Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Due imprenditori «diventano» poveri In «Secret Millionaire» due manager di successo traslocano per 10 giorni in quartieri disagiati e provano a vivere con un budget molto ristretto: Su Italia 1 dal 14 luglio.
Quando il tuo hobby è collezionare orologi o auto sportive, può capitare di non avere ben presente cosa significhi vivere in una situazione di disagio. Quando abiti in un bel appartamento del centro, succede che non sia sempre chiarissimo capire come possono essere quelli delle periferie più degradate. Quando si è abituati a mangiare in ristoranti stellati, non sempre ci si rende conto di cosa vuol dire mettersi in coda in una mensa per poveri o cercare qualcosa direttamente nei cassonetti. Eppure le esistenze di persone che appartengono a mondi tanto diversi si sfiorano ogni giorno, il più delle volte senza entrare mai veramente in contatto, senza andare mai oltre qualche sguardo di sfuggita, spesso carico di paure e pregiudizi. «Secret Millionaire», il nuovo programma in onda su Italia 1 a partire dal 14 luglio, ha cercato di azzerare questa distanza. Per farlo, ha scelto due imprenditori molto ricchi e li ha fatti vivere per dieci giorni come fossero persone in difficoltà: per loro soltanto un tetto fatiscente, e 150 euro in tutto, 15 al giorno.
Uno dei due imprenditori è Fabrizio Rigolio, 41enne di Gallarate, amministratore delegato di un’azienda di accessori per moto. L’altro è Armando Saggese, titolare di un’azienda di abbigliamento, ha un centinaio di negozi. Ha accettato di cambiare la sua identità per questa trasmissione «per vedere come potrei essere io in altre condizioni». Le altre condizioni si sono rivelate essere un appartamento con le sbarre alle finestre all’interno del Corviale, un ammasso di cemento, carcasse di auto bruciate e case occupate, simbolo del fallimento dell’edilizia popolare a Roma. Vedendo l’imprenditore entrare in quell’alloggio spoglio e degradato viene automatico pensare: è tutto finto. «Non è così — spiega —. È stata un’esperienza molto impegnativa dal punto di vista emotivo, mi ha segnato. Davo per scontata la mia normalità e rendermi conto di come possono vivere altre persone mi ha aperto gli occhi».
Non è stato semplice: «La prima notte in cui ho dovuto dormire, solo, in quell’appartamento, ho avuto paura. Tanta paura. Ho saputo che sarei dovuto stare per dieci giorni al Corviale solo quando ho aperto la busta durante il programma, quelli del programma non mi avevano preparato prima. E la notte nessuno è rimasto con me, assolutamente nessuno. Mi sono chiuso dentro con il lucchetto e ogni rumore mi spaventava». All’interno di quel contesto degradato, fingendosi un disoccupato, Saggese ha conosciuto diverse persone. «Gente che non ha nulla e che non si tira indietro se può offrirti un piatto di pasta. Non hanno quasi niente, ma quel poco lo condividono anche con uno sconosciuto». Sentimenti ben diversi rispetto a quelli a cui è più solito. «Più si ha e più si è invidiosi di quello che possiedono gli altri. Conoscere queste persone è stata una lezione».
Non se lo aspettava quando la tv lo ha cercato. «Mi avevano detto che stavano contattando degli imprenditori di successo e mi sono fatto incuriosire. Per fortuna». Perché attraverso il docu-reality ha incontrato non solo chi vive con poco o nulla, ma anche chi ha scelto di dedicare la sua vita agli altri. Fingendosi una persona con molto tempo libero a disposizione, ha dato così una mano a un parroco che aiuta i più poveri e alla titolare di un gruppo di volontariato. Ha poi parlato con chi non ha nulla, ha servito alle mense dove si rivolge chi non ha soldi per sfamarsi e ha distribuito vestiti e sacchi a pelo usati a chi ne aveva bisogno.
«La differenza tra me e chi ho conosciuto è solo l’occasione di potersi esprimere», racconta lui, che al termine della trasmissione ha aiutato economicamente molte delle persone che ha incontrato e con cui, a distanza di qualche mese, è ancora in contatto. «Se mettiamo tutto sulla bilancia, non so chi ha dato di più all’altro. Da questa esperienza, quello che ne esce davvero arricchito sono io».