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Le scimmie parlano, tradiscono, uccidono: sono umane
di Matt Reeves. Con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell USA 2014
Dopo alcuni anni dalla fuga delle scimmie e dagli scontri con gli umani, a seguito di un virus elaborato nel laboratorio che faceva esperimenti sui primati, l’umanità è stata decimata e un gruppo di superstiti naturalmente immuni vive nelle rovine di San Francisco, sotto la guida del dott. Dreyfus (Oldman). Le scimmie invece hanno fondato una colonia nella vicina foresta di Muir Woods e vivono di caccia e, seguendo i dettami di Cesare (Serkis), rispettano principi di tolleranza (il primo dei comandamenti è “Scimmia non uccide scimmia”). Le due comunità sono in costante reciproco allarme ma un giorno, venuta a mancare l’energia a San Francisco, Dreyfus chiede a Malcom (Clarke) di cercare riattivare la diga che è dentro la foresta. Malcom va con la moglie medico Ellie (Russell), il figlio Alexander (Kobi Smit-McPhee) e un piccolo gruppo di tecnici, tra i quali Carver (Kirk Acevedo) particolarmente ostile alle scimmie ma indispensabile alla missione. Catturati e portati al cospetto di Cesare, gli umani ottengono di poter accedere alla diga; su questa scelta alcune scimmie non sono d’accordo, in particolare il bonobo Koba (Kebbell) che era stato torturato in prigionia e Occhiblù (Nick Turston), il figlio di Cesare, un po’ testa calda. La convivenza sembra andare bene – in particolare Alexander ha fatto amicizia con l’orango maestro di scuola Maurice (Karin Konoval) – ma un movimento brusco del figlio neonato di Cesare fa spaventare Carver che tira fuori una pistola; tutto sembra perduto senonchè Ellie riesce a guarire la moglie di Cesare Cornelia (Judy Geer), in fin di vita per il recente parto difficile. La diga torna in funzione ma la sera dei festeggiamenti Koba, nascosto, spara a Cesare, apparentemente uccidendolo, e con l’accendino di Malcom dà fuoco al villaggio. Gli umani, ritenuti responsabili dell’accaduto, riescono, grazie a Maurice a fuggire e a portare con loro Cesare gravemente ferito ma le scimmie, agli ordini di Koba, assalgono la città ed ha così inizio una sanguinosa guerra. Occhiblù, che era con i ribelli, ritrova il padre che. grazie alle cure di Ellie, è in via di guarigione e con un gruppo di scimmie contrarie al conflitto aiuta Malcom intenzionato ad entrare a San Francisco per cercare di porre fine al conflitto. Dreyfus ha minato tutta la zona nella quale sono accampate le scimmie e Malcom non fa in tempo a fermare la prima, devastante esplosione. Cesare, intanto, si è battuto con Koba e lo ha ucciso ma ormai nulla sembra poter fermare la guerra.
La saga de Il pianeta delle scimmie (nata dal romanzo di Pierre Boulle del 1963) è cominciata nel 1968 con il film omonimo per la regia da Franklin J. Shaffner ed ha avuto 4 sequel più una serie TV con attori ed una in animazione; nel 2001 Tim Burton ne ha diretto un discusso remake e nel 2011, con L’alba del pianeta delle scimmie, Robert Wyatt ha dato inizio ad un nuova capitolo , della quale Apes revolution è il sequel. Dal punto di vista narrativo, è rimasto ben poco della serie originale (in parte, è come se si fosse partiti dal terzo film, Fuga dal pianeta delle scimmie, di Don Taylor del ’71 ma il plot è assai diverso). Come spesso succede con prodotti di questa complessità narrativa, è la tecnica a farla da padrona e, mentre nella prima serie le scimmie protagoniste erano Roddy McDowall e Kim Hunter a recitare truccati (così come, fatte salve alcune innovative tecniche, nel remake di Burton facevano Tim Roth ed Helena Bonham Carter) qui impera il motion capture che regala i movimenti e le espressioni di attori a vere scimmie e, questo, dà alla nuova serie una dimensione di scontro tra la scienza, usata anche irragionevolmente dall’uomo, e la natura, spesso ferocemente ostile. Il passaggio di regia tra Wyatt ed il gotico Reeves (Blood story) accentua con grande efficacia il senso di un cupo, forse ineludibile, destino di distruzione che è la chiave di seconda lettura di questo bel fantasy.