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Nostra inchiesta sui guai della capitale. Dalla sporcizia in centro al malessere delle periferie. Ma il suo declino riguarda il Paese intero. Perché l’invivibilità a cui sono condannati 
i suoi abitanti può anticipare una tendenza nazionale S fascio Capitale è il titolo della copertina di questo numero. Sintesi dell’inchiesta del nostro

Nostra inchiesta sui guai della capitale. Dalla sporcizia in centro al malessere delle periferie. Ma il suo declino riguarda il Paese intero. Perché l’invivibilità a cui sono condannati 
i suoi abitanti può anticipare una tendenza nazionale

S fascio Capitale è il titolo della copertina di questo numero. Sintesi dell’inchiesta del nostro Fabrizio Gatti condotta lungo strade note ai più e in quartieri sconosciuti agli stessi romani, per giorni e notti. E che notti cupe, quando cala il sipario sulle luci scintillanti della Città Eterna. La grande bellezza – potenza di un Oscar – trasfigurata nel colpevole abbandono. Sotto gli occhi di turisti disincantati non meno dei suoi stessi abitanti.

Monumenti assediati dagli abusivi, sporcizia dilagante, topi in agguato. Questa è la documentazione raccolta in una serie di video pubblicati sul nostro sito www.lespresso.it. E poi il malessere oscuro delle periferie, contorno di una ricchezza che non appartiene loro. Metropoli cosmopolita e arretrata. Qui, nella corona di spine di quartieri lontani dai palazzi del potere, cova un’insorgenza popolare di cui abbiamo provato a raccontare le origini la scorsa settimana (“l’Espresso” n. 47). Alle esasperazioni delle persone oneste, sulle cui spalle si scaricano le tensioni di una immigrazione problematica e conflittuale, si mescolano le manovre di una destra fascio-leghista. C’è Casa Pound e il padano Mario Borghezio nelle proteste di piazza. Ma innanzitutto c’è il disinteresse della politica, intesa come strumento di composizione dei conflitti in una società complessa.

Roma appare come una metropoli fuori controllo capace di amplificare oltre misura le paure degli italiani. La città non solo è male amministrata – il che sarebbe in qualche modo emendabile – ma è ormai senza guida: politica, culturale, morale. Le responsabilità non sono solo di un sindaco isolato e impopolare quale è Ignazio Marino, considerato colpevole ben oltre la sua inadeguatezza. Chiama in causa le classi dirigenti del Paese. Roma non è soltanto un problema dei romani. Purtroppo per l’Italia. Se si andasse a votare da qui a qualche mese per il Campidoglio, per ridare ai cittadini una nuova amministrazione – come forse piacerebbe a qualche notabile – non è azzardato prevedere un astensionismo esasperato. Il non-voto come arma spuntata contro le non-decisioni. Roma è questione nazionale, dunque; l’esasperazione di un declino nel quale si specchiano preoccupati gli italiani del Nord e del Sud.

L’illusione dell’assegnazione delle Olimpiadi 2024, con il loro carico di rifacimenti, appalti e ulteriore consumo del territorio urbano, è un espediente per parlar d’altro. È un modo per affidare alle tifoserie in servizio permanente effettivo, quelle sempre pronte a dividersi tra favorevoli e contrari di qualsiasi cosa si parli, un dibattito destinato alla inconcludenza. Il Grande Evento sbandierato come risolutore dei problemi della tremenda quotidianità. Alla quale non sono estranei quei lavori pubblici infiniti di cui Gianfrancesco Turano traccia la mappa.

La Roma politica invece è intenta a valutare le ripercussioni del voto in Emilia Romagna e in Calabria, immersa nelle manovre per il Quirinale, tentata o terrorizzata, dipende dai punti di vista, dalle elezioni anticipate (Damilano). Finora Matteo Renzi, che prima di scalare Palazzo Chigi è stato sindaco di Firenze con successo, ha preferito non impicciarsi dei mali della Capitale: troppo fitta di impegni la sua agenda. Eppure lo sfascio romano non può essergli indifferente.

Un titolo coniato dall’“Espresso” quasi sessant’anni fa ed entrato da allora nel linguaggio pubblico recitava: “Capitale corrotta, Nazione infetta”. L’inchiesta di Manlio Cancogni denunciava il sacco edilizio che stava deturpando in maniera irrimediabile la città e le ricadute su tutto il Paese. Oggi Roma e i romani sembrano condannati a una nuova invivibilità, anticipatrice di una tendenza destinata a farsi nazionale. Difficile cambiar verso all’Italia se la Capitale va per il verso storto.
 

vai all’articolo originale, espresso.repubblica.it

 

 

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