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Giù il franco, la Svizzera preferisce la bolla immobiliare

La Confederazione manda in negativo gli interessi sui depositi   La Banca nazionale svizzera gioca le sue carte in difesa, annunciato che dal prossimo 22 gennaio introdurrà tassi d'interesse negativi su depositi . Non capitava dai primi anni Settanta e tradotto significa che le banche commerciali interessate a depositare denaro nei forzieri della

La Confederazione manda in negativo gli interessi sui depositi

 
La Banca nazionale svizzera gioca le sue carte in difesa, annunciato che dal prossimo 22 gennaio introdurrà tassi d’interesse negativi su depositi .
Non capitava dai primi anni Settanta e tradotto significa che le banche commerciali interessate a depositare denaro nei forzieri della Bns dovranno pagare un tasso di interesse pari a -0,25%, anziché riceverlo.
La decisione era nell’aria ed è stata presa, ancora una volta, per evitare l’apprezzamento del franco, in particolare contro euro e rublo, alla luce di quanto sta accadendo con la crisi finanziaria in Russia e anche in previsione di ulteriori mosse della Bce (Banca centrale europea che fra l’altro in pochi mesi fa in Eurozona, ha portato il tasso sui depositi overnight a -0,2%, proprio sulla falsariga di quello che sta facendo ora Berna).
“L’introduzione di tassi negativi rende meno appetibili gli investimenti in valuta svizzera” ha spiegato chiaro e tondo la Bns in una nota. La decisione dovrebbe in particolare scoraggiare i grandi flussi di denaro verso la Svizzera e riportare il valore del franco su livelli più vicini al valore reale della sua economia, come scelto dalla Confederazione dal settembre 2011, nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani europei, quando la banca centrale annunciò l’inizio dell’era del cambio fisso tra euro e franco svizzero a 1,20.
Poi costanti afflussi di capitale verso la Svizzera hanno comunque spinto la quotazione poco sopra il “pavimento” imposto da Berna, in un continuo braccio di ferro con i mercati valutari.
Un cambio tenuto a bada ha sempre fatto comodo all’export elvetico, bene anche al turismo sulle Alpi Svizzere. Un po’ meno bene all’ immobiliare che da allora è andato sotto pressione: domanda abitativa in aumento e prezzi alle stelle , ben oltre il valore realistico degli immobili.
La politica che Berna sta infatti applicando alla valuta non ha portato bene al mattone, nel senso che storicamente ha favorito un surriscaldamento delle quotazioni, soprattutto quelle residenziali e specialmente nelle principali città svizzere (Ginevra, Zurigo, Berna), così come nelle località turistiche di maggior richiamo.
Uno dei possibile scenari è che ora questa corsa al mattone si rafforzi, soprattutto da parte di capitali esteri in cerca di investimenti sicuri.
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