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Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente (Le cochon de Gaza)

di Sylvain Estibal. Con Sasson GabayBaya BelalMyriam TekaïaGassan AbbasKhalifa Natour  Francia, Germania, Belgio 2011

Jafaar (Gabay) è uno sfortunato pescatore palestinese e vive con la moglie Fatima (Belal)n in una misera casa sul cui terrazzo stanziano due sentinelle israeliane (Ido Shaked e Thierry Lopez). Lui pesca pochissimo pesce (anche per via del divieto israeliano di andare nelle acque alte) ed ha un forte debito con il commerciante (Khaled Riani) del villaggio. Un giorno nella sua rete si impiglia qualcosa di grosso e Jafaar spera sia un grande pesce ma invece salta fuori un maiale proveniente , chissà come, dal Vietnam. Il pover’uomo da buon mussulmano, pregando e lavandosi, si monda come può dall’impurità della bestia proibitissima dall’Islam. Il suo amico barbiere (Abbas) gli presta un kalashnikov per farlo fuori ma lui, un po’ perché inesperto di armi e un po’ perché si sta affezionando all’animale, non riesce ad ucciderlo. Prova a venderlo ad un funzionario tedesco (Ulrich Tukur) dell’ ONU ma viene cacciato via; riesce a parlare con Yelena (Tekaia), immigrata russa che, malsopportata dagli altri coloni israeliani, alleva maiali e lei si offre di comprargli lo sperma della bestia per ingravidare le sue scrofe. La prima volta Jafaar, si masturba e porta il suo poco seme alla ragazza ma lei gli dà metà del pattuito, comunque sufficiente a pagare il debito col negoziante, a comprare un vestito nuovo ed un profumo alla moglie ed a munirsi di una bacinella e di un paio di guanti, oggetti indispensabili per intervenire sul maiale; si procura, con l’aiuto di un furbo orfanello (Nicholas Galea), anche una confezione di pillole Viagra, che infila nei pesci che dà in pasto al suino. Le vendite di seme gli fruttano bene ma Yelena deve partire e lui si deve liberare del maiale; il capo della locale resistenza palestinese Hussein (Natour), a causa di un’ involontaria soffiata del ragazzino, lo fa arrestare e lo costringe a diventare, insieme al maialino, una bomba umana con l’obiettivo di far saltare il campo dei profughi russi. L’attentato non fa male a nessuno ma Jafaar, creduto morto, viene celebrato come martire della resistenza; a questo punto Hussein gli impone di spararsi (non si è mai visto un martire vivo!), lui riesce a scappare e insieme a Fatima, Yelena e al ragazzo ebreo Netsah (Uri Gabay) scappa con una barchetta verso un mondo di concordia.

La programmazione estiva ci porta questo piccolo film, opera prima di un giornalista franco-uruguayano, che nel 2012 aveva vinto il Cèsar (l’Oscar francese).Il protagonista, Sasson Gabay è iracheno e lo avevamo già notato nel franco-israeliano La banda del 2007 ed è anche merito della sua bravura se il racconto fila piacevole, da un lato, senza appesantimenti ideologici e, dall’altro, con grande efficacia nel raccontare, con levità e con impegno civile, la quotidianità in una tragedia. Stona un po’ (ma è un peccato veniale) il finale tra l’onirico ed il predicatorio ma è un bene che, sia pur due anni dopo, possiamo vederlo anche noi.

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