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di Rolando Ravello. Con Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Paolo Calabresi, Susy Laude, Pia Engleberth Italia 2014
Roberto (Leo) fa lavori saltuari, scrive strampalate favole con protagonisti barboni, immigrati e cassintegrati, vive in casa dell’amico poliziotto Francesco (Calabresi), sposato con Valeria (Laude) ed è cleptomane ; Bea (Angiolini) è una maestra, convive con l’industriale Amedeo (Ennio Fantastichini) ed è narcolettica con tendenza ,di fronte ad emozioni troppo intense, all’amnesia. Entrambi vanno in cura da una psicologa, la dottoressa Grimaldi (Engelberth). Un giorno si incontrano sul portone dell’analista e Roberto, vedendo Bea attraversare la strada passando compulsivamente su ogni striscia bianca (come, del resto, fa anche lui), decide che lei è la donna della sua vita e, da quel momento, la corteggia ininterrottamente, regalandole gli strani oggetti che gli capita di rubare. Bea non ne vuole sapere e Francesco – terrorizzato all’idea che la moglie, una volta libera la stanza, gli chieda di avere un figlio- tenta continuamente di disilluderlo. Alla fine ,però, Bea si scioglie , i due diventano amici e si aiutano a superare le rispettive nevrosi, finchè ( complici lo choc di Bea che trova Amedeo a letto con un’altra e la pubblicazione delle favole di Roberto) non si mettono insieme. Nasce il piccolo Ruben (Manuel Pischedda) e i tre vivono felici e teneramente nevrotici. Un giorno, però, lei vede Amedeo , ha una forte amnesia e va a vivere, dimentica della vita precedente, con lui in Svizzera. Roberto, aiutato da Francesco e Valeria (che si sono separati.. ma chissa?)ne trova il recapito e va da lei…
Ravello ha esordito nella regia cinematografica con “Tutti contro tutti”, tratto dal lavoro teatrale “Agostino”, che lui aveva portato in scena , qui prende la commedia di Massimiliano Bruno (suo co-sceneggiatore nel primo film) e, con l’ausilio di Paolo Genovese, di Edoardo Falcone e dello stesso Leo, la trasferisce sullo schermo. Le due operazioni hanno almeno un punto in comune: per “Agostino”, Ravello era solo in scena e dava voce a tutti i personaggi, così come Ambra Angiolini e Edoardo Leo erano accompagnati solamente da sgabelli che rappresentavano le varie situazioni; ovviamente al cinema i vari personaggi prendono corpo. Entrambe le riduzioni sono, certamente, garbate (Ravello e attento e sensibile) ma un po’ affaticate. Niente da dire, nel caso di “Ti ricordi di me?”, sul cast – se non che è un po’ troppo una compagnia di giro – ma l’esilità, ancorchè piacevole, del soggetto rende i novanta film un po’ eccesivi per la storiellina con, talora, rischi di pretestuosità.