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Da Corviale a questione nazionale: la povertà energetica degli inquilini IACP-ERP

Dai temi del workshop del 4 dicembre cominciamo ad approfondire la questione nazionale della povertà energetica degli inquilini pubblici con gli assessori alla casa di quattro regioni.

Insieme all’Unione Nazionale Inquilini Ambiente e Territorio e a Spiazziamoli rete antimafia e per un nuovo welfare affrontiamo un tema che riguarda l’esercizio attivo dei diritti di cittadinanza altrimenti esclusi dal programma di miglioramento ambientale.

Un secondo approfondimento è in preparazione sui temi dello Smart Building e dello Smart Community con l’obiettivo di promuovere cooperative tra abitanti dei quadranti urbani interessati alla funzione manutentiva dell’edilizia pubblica utilizzando gli incentivi energetici attualmente previsti e per questa via favorire la costituzione di ESCO.

A fine lavori è previsto un aperitivo “biologico”

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Programma

Introduzione

Comunicato Stampa

LA POVERTÀ ENERGETICA DEGLI INQUILINI IACP-ERP

L’iniziativa è orientata a dare evidenza degli ostacoli sociali, tecnici e di mercato che, se non rimossi, impediscono ai cittadini europei di partecipare consapevolmente e attivamente all’obiettivo di miglioramento ambientale e di risparmio energetico promosso dal Parlamento europeo con il programma “Horizon 2020”.

In Europa lo stock immobiliare, inefficiente ed energivoro, costituisce una grave e costante minaccia alla salvaguardia ambientale. Per il loro fabbisogno di energia nella maggior parte dei casi si fa continuamente ricorso a fonti energetiche provenienti dalla filiera fossile. Questo tema rappresenta una delle sfide più impegnative da affrontare e le tecnologie ICT, se diffuse a tutti gli strati sociali, possono dare un forte contributo alla realizzazione dell’obiettivo. La sostituzione di tecnologie mature ad elevato impatto ambientale con le più recenti tecnologie energetiche costituisce una necessaria programmazione industriale e politica.

La crisi economica, ancora in corso in molti Paesi, e i recenti ingressi dei Paesi dell’Est nell’Unione Europea, con stock immobiliari fortemente energivori, hanno reso ancor più urgente intervenire a favore dell’efficientamento energetico degli immobili per garantire il raggiungimento dell’obiettivo ambientale previsto dal Programma Horizon 2020. Il potenziamento dell’informazione, della diffusione di conoscenze e delle migliori pratiche può costituire uno strumento utile e redditizio nella lotta agli sprechi di energia e all’uso consapevole delle fonti energetiche.

Infatti enormi masse di cittadini (in Italia circa 16 milioni e in Europa sono complessivamente 120 milioni i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà) (*) pur avendo una spiccata sensibilità ambientale e un forte senso civico rischiano di rimanere esclusi dai programmi politici di miglioramento ambientale promossi dall’Europa, per il semplice fatto che non hanno redditi sufficienti per investire in tecnologie di efficientamento energetico degli immobili sia di proprietà sia in affitto. Si tratta di gruppi sociali resi incapienti dalla perdita di occupazione e sono già a rischio di esclusione da qualsiasi programma di miglioramento della società europea incluso l’obiettivo di efficientamento della loro casa, ammesso che ce l’abbiano. Inoltre i livelli di vetustità dello stock immobiliare e i dati sui livelli medi di reddito dei cittadini ci informano che il Programma “Horizon 2020” rischia di essere messo in atto solo da pochi e fortunati possessori di case. A tutto ciò aggiungiamo che il perdurare di politiche di austerity, sempre chieste dalla stessa Europa, e la scarsezza di risorse disponibili non incentiva l’investimento finanziario nella rigenerazione urbana e nell’efficientamento del parco immobiliare esistente. Alla luce di quanto precedentemente considerato possiamo affermare che allo stato attuale per milioni di cittadini italiani e europei gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione e alla partecipazione fattiva del programma di miglioramento ambientale europeo sono molti e concreti. Tuttavia riteniamo che alla portata dei nostri amministratori vi siano soluzioni sostenibili sia in termini culturali sia in termini di innovazione tecnologica per dare risposta al secondo Comma dell’art. 3 della nostra Costituzione “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” . I proponenti pensano che sia indispensabile rimuovere soprattutto gli ostacoli che impediscono agli inquilini degli immobili pubblici di partecipare al miglioramento ambientale. Immaginiamo che con interventi mirati a favore dei cittadini svantaggiati, resi vulnerabili dalla decadenza economica dei propri territori, si possano sperimentare forme di riscatto sociale e di riqualificazione urbana, il tutto a vantaggio della causa ambientale.

A nostro avviso il primo ostacolo è costituito dalla mancanza di informazioni sui comportamenti “efficienti”. La lotta agli sprechi, che i cittadini poveri possono mettere in atto in ambito domestico, può contribuire in modo soddisfacente a ridurre il consumo di energia e migliorare il loro bilancio familiare. Questo è possibile con appropriate campagne informative e formative basate anche sull’uso e diffusione della tecnologia digitale, che immaginiamo possa trovare impiego nell’ammodernamento impiantistico degli immobili pubblici.

Il secondo ostacolo è rappresentato dalla asimmetria contrattuale tra erogatore dei servizi energetici e consumatore che rende quest’ultimo privo di soggettività riducendo il suo ruolo a semplice pagatore di bollette di cui conosce l’entità e forse la qualità dei consumi soltanto alla data di scadenza. Crediamo fortemente che la costituzione di Esco (**) possa rendere il mercato più elastico nel rapporto tra domanda e offerta misurando anche la qualità del servizio oltre che il mix delle fonti energetiche.

Il terzo è individuabile nella lotta agli oligopoli delle industrie energetiche che rendono la fornitura di energia per uso domestico più costosa che per fini industriali in termini di ritorno dei benefici ambientali. Pensiamo che come è successo per la telefonia anche per il settore energetico si possa passare ad un’offerta di “energia prepagata”. Dall’uso continuo e inconsapevole all’uso necessario ed efficiente. In questo modo sarà possibile misurare anche il ritorno del beneficio ambientale rispetto all’Irpef pagata, indispensabile per sostenere gli investimenti in opere di bonifica e ripristino dei territori. Recenti studi sulla fiscalità ambientale(art. 15 Legge 23/2014) hanno messo in evidenza che il settore industriale italiano con 5 miliardi di gettito Irpef nell’anno 2013 ha generato costi ambientali pari a oltre 13 miliardi di Euro. Di converso le famiglie italiane con un gettito Irpef di 24,9 miliardi nell’anno 2013 hanno generato costi ambientali pari a circa 15 miliardi di Euro. E’ evidente che i costi ambientali creati dalle imprese sono a carico delle famiglie. Riteniamo indispensabile distinguere le responsabilità tra grandi consumatori di materie prime rinnovabili e non rinnovabili introducendo il principio di responsabilità oggettiva e fiscale per gli indifferibili interventi di bonifica ambientale.

Partendo dal riequilibrio dei fattori sopra indicati a nostro avviso si faciliterebbe l’esercizio attivo dei diritti di cittadinanza dei cittadini italiani e europei altrimenti esclusi dal programma di miglioramento ambientale. In ultimo pensiamo che l’Europa se vorrà continuare a puntare su politiche di equità e di inclusività nel mercato energetico dovrà affrontare con maggiore incisività alcuni nodi politici e tra questi, a nostro avviso, vi sono certamente quelli da noi trattati.

(*)     fonte Eurostat 2013

(**)   Energy saving company




Richiesta convocazione Assemblea Capitolina straordinaria aperta sulle mafie a Roma

Roma, 8 aprile 2015

Preg.ma
Valeria Baglio
Presidente Assemblea Capitolina

Preg.mo
Ignazio Marino
Sindaco Roma

e p.c.
Preg.ma
Gemma Azuni
Vicepresidente Assemblea Capitolina

Pre.gmo
Franco Marino
Vicepresidente Assemblea Capitolina

Preg.mi
Capigruppo Pd, Sel, Centro Democratico, Lista Civica Marino, M5S, Pdl, Fratelli d’Italia, Cittadini per Roma, Alfio Marchini Sindaco, Ncd, Alleanza popolare nazionale, Movimento Cantiere Italia, Lega Salvini

Preg.mi
Consiglieri Comunali Roma

Preg.mi
Assessori Comunali Roma

Preg.mi
Presidenti di Municipio di Roma
Oggetto: Richiesta convocazione Assemblea Capitolina straordinaria aperta sulle mafie a Roma
Preg.mo Sindaco, Preg.mo Presidente

L’indagine Mondo di Mezzo, le inchieste su ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, le sentenze e le ultime vicende che hanno riguardano il municipio di Ostia, i numerosi arresti per corruzione ci consegnano un quadro criminale e sociale grave e preoccupante per Roma di fronte al quale in città, nella regione e nel Paese è calato un inesorabile e irresponsabile, qualche volta complice, silenzio.

Le problematiche emerse dalle indagini, però, sono tutt’altro che risolte. Il radicamento delle mafie, l’inquinamento del commercio, dell’economia e del terzo settore, il sistema di corruzione generalizzato, il controllo di interi pezzi di territorio, la diffusione a macchia d’olio di sale slot, i fiumi di droga che arricchiscono i clan, il silenzio delle classi dirigenti sulle dinamiche mafiose, l’impossibilità di cittadini e associazioni di intervenire nei processi decisionali sono questioni esiziali per la democrazia in questa città.

Per queste ragioni lo scorso 6 e 7 marzo oltre 100 associazioni, comitati e gruppi hanno organizzato l’iniziativa “Spiazziamoli – 50 piazze per la democrazia e contro le mafie”, la più importante e partecipata reazione delle società civile a Mafia Capitale e all’aggressione dei clan nella nostra città. Per la prima volta un grande evento, che ha riguardato tutti i municipi e migliaia di persone, ha messo al centro la voglia dei cittadini di dire “no” alle mafie e di contribuire a costruire un futuro migliore per la nostra città che passi attraverso una presa di parola collettiva contro le mafie, la lotta alla corruzione e per la trasparenza; la centralità della costruzione di un nuovo welfare territoriale (a partire dal reddito, strumento necessario per contrastare la marginalità sociale in cui le mafie trovano terreno fertile); l’autodeterminazione dei territori; il contrasto alla speculazione edilizia; il riutilizzo per finalità sociali di beni confiscati e pubblici inutilizzati. Crediamo che questi siano temi centrali per il futuro della città e che sia indispensabile che le istituzioni se ne facciano carico fino in fondo in un processo politico e amministrativo che tenga al centro il confronto e la relazione con le forze sociali della città, con le cittadine e i cittadini di Roma.

Per questa ragione, consideriamo necessario che nella Capitale si dia finalmente avvio a una discussione pubblica, aperta e rigorosa sullo stato della città, sul radicamento delle mafie, sulle strategie da mettere in campo per affrontare e risolvere questo grave problema che rischia di pregiudicare il futuro del nostro territorio. Una discussione che deve iniziare nella casa di tutti i romani: il Campidoglio.

Chiediamo pertanto che ci sia una convocazione urgente – sempre evocata a cui però non s’è mai dato seguito – di una riunione straordinaria aperta dell’Assemblea capitolina sulle mafie a Roma. Serve infatti un atto politico formale inequivocabile e di grande forza da parte della giunta e del consiglio comunale, una presa d’atto senza più timidezze e ondeggiamenti da parte di tutti i rappresentanti istituzionali della Capitale ed è necessario che questo avvenga durante una discussione aperta con le cittadine e i cittadini di Roma.

Distinti saluti
Il coordinamento di associazioni e comitati che ha organizzato Spiazziamoli
info su www.spiazziamoli.it

spiazziamoli@gmail.com
ufficio stampa spiazziamoli




Convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta

Mafie, lettera del coordinamento Spiazziamoli a Roma Capitale
“Convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta”

Oltre cento associazioni, comitati, gruppi e singoli cittadini chiedono l’apertura di una discussione pubblica sull’aggressione dei clan a Roma e sul sistema corruzione svelato dalle indagini e tutt’altro che risolto: “Le nostre idee per una città senza mafie”
La convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta per avviare una discussione pubblica sull’aggressione dei clan a Roma e sul sistema corruzione svelato dalle indagini che consegnano un quadro criminale e sociale grave, diffuso, preoccupante e tutt’altro che risolto. E’ quanto chiede il coordinamento Spiazziamoli che il 6 e il 7 marzo con l’iniziativa “50 piazze per la democrazia e contro le mafie” ha messo in campo la più importante e partecipata reazione delle società civile a Mafia Capitale.

Questa mattina il coordinamento ha infatti inviato una lettera ufficiale dal titolo “Idee per una città senza mafie” indirizzata al sindaco di Roma Capitale, alla presidente e ai vice presidenti dell’Assemblea Capitolina, ai tredici capigruppo, ai consiglieri e agli assessori di Roma Capitale, e infine a tutti i presidenti di Municipio.

“Vogliamo contribuire a costruire un futuro migliore per la nostra città che passi attraverso una presa di parola collettiva contro le mafie, la lotta alla corruzione e per la trasparenza – scrive nella lettera il coordinamento Spiazziamoli – crediamo nella centralità della costruzione di un nuovo welfare territoriale, dell’autodeterminazione dei territori, di un processo di semplificazione burocratica, del contrasto alla speculazione edilizia e al gioco d’azzardo manovrato dai clan, del riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, sequestrati e pubblici inutilizzati”.

“Allo stato attuale invece registriamo l’impossibilità di cittadini e associazioni di intervenire nei processi decisionali vitali per la democrazia in questa città – conclude il coordinamento Spiazziamoli – per questa ragione siamo conviti che la convocazione di un’Assemblea Capitolina aperta, più volte evocata e a cui però mai è stato dato seguito, debba avvenire nel più breve tempo possibile, come primo passo di un percorso in cui le istituzioni si debbano fare carico fino in fondo di un processo politico e amministrativo che tenga al centro il confronto e la relazione con le forze sociali della città, con le cittadine e i cittadini di Roma”.




Contro le mafie far nascere bene, ora, Roma Capitale Metropolitana

Sabato 7 marzo 2015, per iniziativa di CoProNEL, ci siamo incontrati a Boville in una delle 50 PIAZZE METROPOLITANE di “SPIAZZIAMOLI” PER LA DEMOCRAZIA E CONTRO LE MAFIE e abbiamo discusso il tema di come far nascere bene, ora, Roma Capitale Metropolitana.

Abbiamo condiviso una convinzione profonda: le Mafie Capitali hanno gioco facile ad infiltrarsi nel tessuto civile, economico, politico ed istituzionale di Roma perché le nostre Comunità non hanno una governance adeguata al ruolo che la Costituzione attribuisce ad esse.

La Città Metropolitana in funzione dal primo gennaio ha uno Statuto che, di fatto, conferma l’assetto della vecchia Provincia. Si tratta di una vera e propria operazione gattopardesca che risponde esclusivamente alla logica di lasciare le cose come stanno e di non rompere gli equilibri di potere consolidati. Si può ben dire che le mafie questo chiedevano e sono state accontentate.

L’importante e storica occasione dello Statuto “costituente” è stata sprecata. Si sono violate chiare disposizioni costituzionali e legislative. In particolare:
• all’articolo 27 (autonomia e identità locale; sovranità e partecipazione popolare; decentramento ed uguaglianza; autonomia statutaria, funzionale, finanziaria e tributaria);
• agli articoli 2, 28 e 31 (sottrazione allo Stato del potere ordinamentale di definire il perimetro capitolino e metropolitano; stravolgimento dell’ impianto federalista e paritario fra gli enti territoriali costituenti la Repubblica; limitazione/impedimento del potere di Roma Capitale di ripartire il proprio territorio in Zone Omogenee con autonomia amministrativa che lede le potenzialità dei Municipi di evolvere verso l’ autonomia comunale);
• all’articolo 41 (non prevedendovi come l’Iniziativa Popolare debba essere garantita nello Statuto mediante: il rapporto di 1 a 1000 fra firme ed abitanti; iter e tempi certi di decisione dal deposito – entro 3 mesi inizio esame; entro 9 mesi approvazione/bocciatura finale; in mancanza, entro 12 mesi Referendum approvativo – );
• all’articolo 46 (ove, prevedendovi organi e procedure “doppie” rispetto a ciò che già è definito dalla legge – in materia di trasferimenti di funzioni e risorse nonché di mobilità del personale, il monitoraggio e le decisioni avvengono in apposita “sessione” della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali -, si ingenerano confusione, paralisi e ritardi che pongono a rischio la funzionalità dei servizi e la salvaguardia dei posti di lavoro);
• all’articolo 47 (ove rimanda di almeno 4 anni ciò che si può fare ora per l’autonomia dei Municipi).

Muovendo da queste prime indicazioni fondamentali di correzione dello Statuto e dopo aver raccolto ulteriori proposte migliorative, ci impegniamo a presentare a breve una proposta organica di revisione statutaria, a completamento dello schema che il CoProNEL ha inviato il 29 novembre 2014 alla Commissione Statuto del Consiglio Metropolitano. Verificheremo così se risponde ad uno spirito di sincerità la previsione dell’articolo 50 che impegna la Commissione statutaria a monitorare l’attuazione delle norme e a proporre al Consiglio le necessarie modifiche. Se, invece, le proposte di modifica non saranno recepite, ci vedremo costretti a rivolgerci al Governo che – dal 30 giugno 2015 – potrà esercitare i poteri sostitutivi, nei casi di violazioni e/o inadempienze degli organi delle Città Metropolitane.

Abbiamo inoltre condiviso una netta valutazione: l’attuale assetto istituzionale di Roma è inefficiente, inadeguato e farraginoso. Esso va smontato e rimontato mediante un percorso costituente che veda la rete della società civile mobilitata nelle iniziative di SPIAZZIAMOLI attivamente partecipe nel processo da avviare e nelle scelte da compiere.

Abbiamo infine convenuto di proporre TRE TAPPE per raggiungere l’obiettivo di dotare Roma di una governance adeguata al ruolo di una vera Capitale Europea.

La PRIMA TAPPA dovrà essere la capacità di autogoverno dei Municipi a cui l’Assemblea capitolina deve garantire la piena autonomia amministrativa, creando le condizioni perché si trasformino in veri e propri Comuni: nell’immediato con l’adozione, da parte dell’ Assemblea capitolina, della delibera per la individuazione delle Zone Omogenee dotandole di autonomia amministrativa ( da far coincidere con gli attuali Municipi), sulla base della proposta che il CoProNEL ha inviato in Campidoglio sin dal 16 dicembre 2014 e che, in quella sede, ha illustrato nel corso della conferenza stampa del 23 dicembre successivo.

La SECONDA TAPPA dovrà condurre ad un “patto federativo” tra i futuri Comuni interni all’attuale perimetro di Roma e i Comuni e le Comunità che interagiscono con essi da diversi versanti (abitativi, occupazionali, infrastrutturali, ambientali, ecc.) e che devono affrontare i medesimi problemi risolvibili solo in una dimensione di “area vasta”. I Comuni della ex Provincia di Roma che non vorranno far parte di questa aggregazione potranno costituire volontariamente Unioni di Comuni e/o stringere intese istituzionali con il costituendo ente Roma Capitale Metropolitana.

La TERZA TAPPA dovrà portare al riconoscimento -da parte del Parlamento – della nuova aggregazione istituzionale con la definizione – mediante una legge ad hoc – dell’ordinamento di Roma Capitale Metropolitana; il quale, ovviamente, potrà prevedere anche l’attribuzione dei poteri e delle competenze regionali.

Facciamo appello a tutte le forze vive e responsabili di Roma e delle Comunità limitrofe affinché su questa proposta aperta si apra un ampio dibattito politico e culturale. L’assetto delle istituzioni è questione che interessa ciascuno di noi perché incide profondamente nelle nostre vite.

Essendo decisivo come e con chi condividerne il percorso, ci rivolgiamo, in particolare, alle Comunità municipali – ai rispettivi organi istituzionali e a movimenti/associazioni di base – affinché, organizzando incontri/assemblee/riunioni consiliari ed approvando ordini del giorni, facciano maturare il processo costituente dal basso.

Auspichiamo che le realtà promotrici di SPIAZZIAMOLI ne siano i principali artefici quale forza decisiva dal basso per conquistare la fondamentale sponda istituzionale di “Roma Capitale Metropolitana”, ai fini della lotta per la legalità da vivere quotidianamente.

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Un calcio contro mafia capitale

Un calcio alle mafie. Forte e ben assestato. Da parte di chi si confronta e combatte il fenomeno della criminalità organizzata anche quotidianamente. A Corviale, va in scena una partita di calcio particolare. A mettere gli scarpini infatti, saranno proprio i magistrati. L’iniziativa si inserisce nella cornice della manifestazione “Spiazziamoli: 50 piazze per la democrazia e contro le mafie” che si svolgerà venerdì 6 e sabato 7 marzo.

UN CALCIO A MAFIA CAPITALE – Il Municipio XI, attraverso una memoria di giunta, ha aderito dell’iniziativa, indetta dalle associazioni Libera e Da Sud. Nello specifico, all’interno del territorio municipale, si giocherà una partita di pallone. E’ stata organizzata per la giornata di sabato, presso il Campo dei Miracoli di via Poggio Verde 455, a Corviale. All’evento “Un calcio contro l’illegalità contro Mafia Capitale” oltre alla  Nazionale Magistrati,  prenderà parte l’Associazione Avviso Pubblico, e l’Associazione Calciosociale.

“Con questa adesione continua l’impegno del nostro Municipio contro le mafie e l’illegalità, iniziato a novembre 2013 con l’adesione al ‘Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco di azzardo’ – ha ricordato il Presidente municipale Maurizio Veloccia – abbiamo inoltre sottoscritto  il Protocollo ‘Municipi senza Mafie ‘anche questo promosso dall’Associazione DaSud, per ribadire il nostro impegno nella diffusione dei valori della legalità e delle buone pratiche di prevenzione e controllo sui fenomeni di corruzione e illegalità.

L’IMPEGNO DEL MUNICIPIO – Sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, il Municipio XI si è speso in altre iniziative.”Abbiamo partecipato alla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si è tenuta il 22 marzo 2014 a Latina, ed abbiamo promosso un accordo con Libera – ha infine aggiunto Veloccia – per lanciare  percorsi di sensibilizzazione tra gli studenti del territorio”. La strada è ancora lunga. Ma qualche passo, indubbiamente, è già stato fatto.

link all’articolo




#Spiazziamoli all’ Università Roma Tre

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La gravità e la diffusione dei fatti messi in luce dall’indagine “Mondo di mezzo” della Procura di Roma, rendono urgente una reazione civile e sociale diffusa nella città e nei luoghi della formazione.
Da questa idea nasce “SPIAZZIAMOLI”, una rete di associazioni che scelgono di contrastare le mafie in modo autentico che nella giornata del 6 e del 7 marzo mettono in campo 50 iniziative sul tema di Mafia Capitale all’interno della città di Roma.

Noi studenti e studentesse di Link Roma Tre abbiamo deciso di aderire a SPIAZZIAMOLI perché crediamo sia necessario parlare di contrasto alle mafie anche nelle Università,
perché crediamo che l’informazione e la formazione sul tema rappresentino il primo necessario passo verso un’azione comune, perché la mafia uccide il territorio, accentua le diseguaglianze, saccheggia le nostre risorse e rompere il silenzio sulle mafie significa aprire una discussione pubblica sul futuro di questa città, promuovere la trasparenza nelle amministrazioni locali, promuovere i diritti sociali e civili come antidoto al ricatto dei clan, valorizzare le buone pratiche, per costruire una nuova stagione di impegno profondo, che coinvolga i territori e lavori sui diritti e la partecipazione.
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Per approfondire la tematica, capirne le dinamiche, i protagonisti, e capire come si affronta un fenomeno di tale complessità ne parliamo con

– Lirio Abbate – Giornalista de L’Espresso

– Celeste Costantino – ex portavoce di “Associazione antimafie daSud”

– Marco Genovese – Referente di “Libera.Associazioni,nomi,numeri contro le mafie”

– Prof. Eligio Resta – Filosifa del Diritto, Roma Tre
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L’incontro si terrà

il 6 Marzo alle ore 9.30
in Aula 7
nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre




#Spiazziamoli al Mitreo Arte Contemporanea

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Aprire una fase costituente della Capitale d’Italia

La proposta di organizzare a Roma, il 6 e il 7 Marzo, “Spiazziamoli”: 50 Piazze Contro le Mafie va sostenuta con convinzione perché è la prima iniziativa concreta con cui la società civile risponde “dal basso” allo scenario gravemente preoccupante emerso con l’inchiesta “Mondo di mezzo” e le altre indagini su ‘ndrangheta e camorra. Si tratta di “riprenderci la città” e ricomporre il tessuto sociale che il sistema mafioso ha disgregato. Deve, tuttavia, essere chiaro il quadro entro cui l’associazione mafiosa ha potuto costituirsi e proliferare: un’estrema debolezza e frantumazione della politica e dell’intera classe dirigente della città, un’impressionante inefficienza, inadeguatezza e farraginosità delle istituzioni locali, una caduta verticale delle funzioni di rappresentanza degli interessi (sindacati, organizzazioni imprenditoriali, terzo settore).   Occorre, dunque, dar vita ad un’opera di lunga lena per creare una nuova classe dirigente e per dotare Roma di istituzioni adeguate per una Capitale. Le due cose devono necessariamente marciare insieme perché l’una tiene l’altra. Si tratta di aprire una vero e proprio processo costituente che deve partire dai cittadini e dalle loro forme associative di base.

Nella Costituzione c’è scritto: “Roma è la Capitale d’Italia. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. La norma non esplicita a quale categoria di ente locale debba essere ricondotta Roma. Se si segue solo un criterio territoriale si può ricondurre Roma a uno dei livelli territoriali previsti dalla Costituzione: comune, provincia, città metropolitana, regione. Se invece si segue anche un criterio funzionale, la città di Roma è da ricondurre ad un nuovo e diverso ente locale da aggiungere ad essi. Mi sembra che il secondo criterio sia importante alla pari del primo per dare una veste giuridica adeguata alla Capitale d’Italia. Non ci si può infatti limitare alla sola dimensione territoriale, perché lo statuto giuridico della Capitale è connotato da un rapporto di immedesimazione funzionale con la Repubblica e il suo ordinamento.

Se si utilizza esclusivamente il criterio territoriale, quattro sembrano essere le possibilità su cui ragionare: 1) Roma capitale è una forma particolare di comune; 2) Roma capitale è una forma particolare di città metropolitana; 3) Roma capitale è una forma particolare di provincia; 4) Roma capitale è una forma particolare di regione. Se si prendono in considerazione sia il criterio territoriale che quello funzionale, alle quattro possibilità prese prima in esame va aggiunta un’altra ipotesi: Roma capitale è un nuovo ed ulteriore ente autonomo, diverso e non assimilabile a nessun altro.

A quest’ultima ipotesi riconducono criteri di razionalità rispondenti ai principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza, leale collaborazione, efficienza e buon andamento. A me sembra, infatti, del tutto irrazionale la scelta effettuata in questi mesi di creare una città metropolitana di Roma all’interno della quale è ricompreso il comune autonomo di Roma capitale. E questo perché quest’ultimo, in virtù della sua autonomia speciale prevista dalla Costituzione, potrebbe ben possedere poteri e competenze pari, se non maggiori, e comunque confliggenti, rispetto a quelli del “contenitore” in cui è ricompreso.

Così da un lato viene reso vano il ruolo di “supercomune” che dovrebbe svolgere la città metropolitana, in quanto il suo comune principale “sfuggirebbe”, per così dire, al suo controllo; dall’altro viene limitata l’autonomia di Roma capitale che dovrebbe fare i conti, quotidianamente, con la difficile relazione di convivenza con la sua città metropolitana di riferimento. Ne viene fuori un’organizzazione complessivamente inefficiente, inadeguata e farraginosa, tra l’altro completamente esorbitante da un’ottica sussidiaria, che rappresenterebbe l’esatto capovolgimento degli obiettivi prefigurati dal dettato costituzionale.

Si fa ancora in tempo a raddrizzare il processo avviato aprendo una vera e propria fase costituente di Roma capitale. Si tratta di lottare per trasformare i municipi in comuni autonomi e intorno ad essi sollecitare l’iniziativa dei comuni e delle comunità contermini per aderire al processo costituente che deve dar vita al nuovo soggetto istituzionale. Occorre un grande movimento dal basso per dare istituzioni dignitose a cittadini che desiderano vivere in una vera Capitale. “Spiazziamoli” può costituire una prima occasione per far crescere nelle comunità locali questa consapevolezza politica e culturale.

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il 6 e 7 marzo a Roma

spiazziamoliCondividi il documento che centinaia di associazioni e cittadini hanno scritto in queste settimane di lavoro, partecipa anche tu a “Spiazziamoli – 50 piazze contro le mafie e per la democrazia” che si svolgerà a Roma il 6 e 7 marzo con eventi in tutta la città. Sarà una grande festa della partecipazione e del protagonismo delle cittadine e dei cittadini romani di fronte alla quale i rappresentati istituzionali non potranno che stare ad ascoltare. Per riuscirci, ti chiediamo di seguire poche e semplici regole a garanzia dei tanti e diversi che stanno facendo insieme Spiazziamoli.

1. Aderire a Spiazziamoli! significa organizzare un evento. Se non puoi, è altrettanto importante partecipare: sostenendo, promuovendo, pubblicizzando l’evento, dando una mano a organizzare uno o più eventi. Sarà una straordinaria occasione per conoscerci e costruire un pezzo di percorso insieme.

2. È possibile (ne saremmo felici) organizzare iniziative di ogni tipo (spettacoli, performance, sit in, flash mob, presentazioni, dibattiti, assemblee, volantinaggi, biciclettate, camminate, etc) e a tutte le ore del giorno e della notte del 6 e 7 marzo.

3. Ogni gruppo/associazione organizza l’iniziativa in autonomia ma ci piacerebbe trovare il modo di avviare collaborazioni e momenti di confronto tra singoli e tra realtà organizzate.

4. Ogni gruppo/associazione che aderisce deve proporre la sua iniziativa scrivendo a spiazziamoli@gmail.com, indicando titolo, tema, luogo, orario, programma, organizzazione organizzatrice e contatto. Una email di risposta vi confermerà che siete nel programma.

5. Tutte le iniziative devono essere pubblicizzate utilizzando i materiali di Spiazziamoli (loghi, grafiche, indicazione di sito, mail e pagina fb): ciascun appuntamento deve fare da effetto moltiplicatore. Per questa ragione tutte le realtà che aderiscono devono pubblicizzare il programma di Spiazziamoli sui propri mezzi di comunicazione (siti, pagina facebook, newsletter) Piccola avvertenza per i partiti: possono aderire (e quindi organizzare un evento) i circoli territoriali.

Cosa vogliamo  come aderire richiesta autorizzazioni spiazziamoli.it facebook.com/spiazziamoli




Nei Municipi di Roma co-progettare lo sviluppo locale

L’inchiesta “Mondo di mezzo” ha messo a nudo una realtà romana in cui emerge la crisi della rappresentanza non solo sul piano della politica e delle istituzioni ma anche su quello della società civile. Una crisi che viene da lontano e che dipende dal deteriorarsi delle forme tradizionali  con cui avvenivano le relazioni tra sistema politico e società civile e dalla messa in discussione dei sistemi di welfare edificati nelle società del benessere, i quali avevano anche modellato le forme della rappresentanza.

Approfittando dell’indebolirsi delle capacità dei corpi intermedi di svolgere la propria funzione primaria, l’associazione mafiosa si è insediata negli interstizi lasciati vuoti tra cittadini, formazioni sociali e istituzioni, laddove appunto le rappresentanze degli interessi dovrebbero cogliere e selezionare i bisogni sociali e tramutarli in richieste leggibili per la politica e per i cittadini.

In sostanza, la mafia non ha fatto altro che colmare vuoti e lacune della rappresentanza. Ha potuto così alimentare la corruzione e il malaffare anche nell’ambito dei servizi sociali destinati ai più deboli, trovando terreno fertile per coinvolgere nell’intreccio mafioso  perfino alcune cooperative sociali. La vera e propria attività lobbistica della mafia si esplica nella capacità di “creare” emergenze, pilotarne la percezione da parte dell’opinione pubblica e orientare le risorse pubbliche a vantaggio delle proprie attività.

Tale fenomeno dipende dall’intreccio di una serie di fattori: l’impoverimento di ampie fasce sociali dovuto alle debolezze strutturali del tessuto economico del Paese e all’acuirsi della crisi; l’assenza di una cultura del merito o, comunque, di regole efficaci per poterla affermare; l’ipertrofia normativa negli ambiti più diversi della pubblica amministrazione e dei rapporti tra questa e i soggetti economici e sociali; il frequente ricorso a procedure d’emergenza che eludono gli iter di garanzia e alimentano fatti degenerativi e relazioni perverse tra politica e istituzioni e tra società e istituzioni; l’assenza di una co-progettazione condivisa tra gli attori in gioco e i pubblici poteri in un quadro programmato e di ampio respiro; l’accumularsi di errori nell’azione pubblica di governo della città, specie in quella che avrebbe dovuto assicurare inclusione sociale ai suoi cittadini più vulnerabili (servizi essenziali di urbanizzazione, di sicurezza, abitativi, di cura degli anziani e dell’infanzia, etc.).

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L’altro elemento che a Roma sostanzia e acuisce la crisi della rappresentanza a tutti i livelli è il mancato riassetto delle istituzioni locali, le cui inefficienze rischiano di aggravarsi ulteriormente a seguito della recente istituzione della città metropolitana di Roma. Di fatto, si è semplicemente sostituita con questo nuovo ente la Provincia omonima, lasciando tutto come prima.

Si sono così arrestati tre percorsi innovativi che si erano avviati da circa quindici anni e che sembravano dover convergere in un unico riassetto complessivo: l’evoluzione dei Municipi in veri e propri Comuni; l’individuazione di un’area vasta coincidente coi Municipi di Roma, da trasformare in Comuni, più i Comuni e le Comunità della cintura romana; la confluenza delle funzioni speciali di Roma capitale e di quelle di area vasta nella città metropolitana.  L’aver frenato tali processi riformatori fa emergere in modo impietoso la fragilità delle istituzioni più prossime ai cittadini, quali sono i Municipi. Una fragilità che si ripercuote negativamente sulla capacità di selezionare i bisogni e sull’efficacia dei servizi alle persone e alle comunità. E il tutto contribuisce ad alimentare la sfiducia tra pubblica amministrazione e società.

C’è dunque un interesse comune delle istituzioni locali e delle organizzazioni di rappresentanza a supportare progetti territoriali da realizzare nei territori municipali al fine di promuovere: la partecipazione, la coesione, lo sviluppo locale, la legalità e l’integrazione.

Si tratta di affidare all’innovazione sociale un ruolo importante per invertire le tendenze in atto, innanzitutto mappando le comunità, i suoi leader naturali, la cittadinanza attiva e l’associazionismo diffuso, e poi strutturando, in modo sano e trasparente, gli spazi di definizione dei bisogni sociali partendo “dal basso”.

Lo sviluppo locale dovrebbe essere l’asse di progressione su cui tentare di rinforzare le funzioni della rappresentanza sociale e di incanalare il decentramento istituzionale, attivando energie oggi magari inespresse, formalizzandole e funzionalmente distribuendole fra singole responsabilità. Il fine è quello di far crescere le persone, la qualità umana dei singoli mediante l’aumento della buona occupazione e della relazionalità.

Il Terzo Settore potrebbe svolgere un ruolo determinante nel favorire la collaborazione tra i vari corpi intermedi e tra i diversi settori e competenze. Promuovendo la capacità di lavorare insieme, il non profit potrebbe meglio ricostruire la reputazione del proprio brand anche mediante l’introduzione di percorsi capaci di connettere la governance delle cooperative sociali e delle associazioni di volontariato con gli operatori e con gli utenti e di sostenere la valutazione partecipata dei servizi offerti ai cittadini.

Nell’ambito dei servizi sociali non ha senso che i soggetti non profit competano al massimo ribasso, magari tagliando le buste paga dei lavoratori o lesinando nell’offerta. Non si tratta di eliminare i bandi, che sono il modo per chiamare a raccolta le disponibilità del territorio, ma di sostituire le gare d’appalto con la co-progettazione pubblico-privata, laddove la normativa lo consente, chiamando a partecipare i portatori di bisogni (le famiglie) e i produttori (le fondazioni, le cooperative sociali, gli organismi di volontariato, le associazioni, gli operatori). In tal modo la cultura del merito si potrà esprimere nella capacità di declinare l’efficienza mediante processi riorganizzativi, fusioni, specializzazioni per aree di bisogno. E la cultura della sussidiarietà potrà crescere promuovendo “punti comunità” in ogni quartiere, gestiti in forma auto-organizzata dai soggetti sociali presenti e disponibili, nonché ridisegnando le maglie dei servizi sociali sul territorio in modo totalmente sussidiario.

I territori municipali presentano spesso forti elementi storico-culturali-ambientali che permettono sia di costruire concretamente un’identità in cui gli abitanti possano riconoscersi, sia di comporre un quadro d’insieme e una “visione” di sviluppo, a medio-lungo termine, capace di coinvolgere le aree più significative dei territori medesimi e i relativi processi trainanti, di trasformare la convivenza di una pluralità di etnie in opportunità e di attrarre anche investimenti dall’esterno e dall’estero.

Diventa a tal fine necessario far interagire i diversi ambiti della programmazione pubblica, tra cui i processi di trasformazione urbanistica (a partire dalla Carta dei Valori redatti dai Municipi in vista della Conferenza urbanistica cittadina), i piani di zona dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, i piani di assetto delle aree protette, etc.

Di primaria importanza è l’utilizzo integrato territoriale dei Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020, realizzando anche programmi di cooperazione con territori di altre capitali europee al fine di introdurre percorsi innovativi di riqualificazione urbana, agricolture civili e sviluppo locale. Si tratta di chiamare a raccolta le forze istituzionali, imprenditoriali, culturali e sociali locali (e anche forze esterne), disponibili a mettersi in gioco per prendere parte attiva allo sviluppo dei territori municipali.

La prima risorsa che dovrebbe essere messa a valore è la condivisione delle informazioni. Tutti i soggetti economici e sociali dei territori dovrebbero avere il massimo delle informazioni relative agli ambiti in cui operano. E tutti i buoni progetti dovrebbero essere messi in comune senza il timore che qualcuno li rubi, senza gelosie e con l’idea che insieme si potranno realizzare progetti migliori.