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Quando la terra trema

Quando la terra trema non ci resta che stringerci attoniti.
È quello che riusciamo a fare in questi momenti terribili dimenticando tutte le differenze e le divisioni. Siamo con voi non riusciamo che a dire. Siamo con chi soffre, come sempre, per scelta, per istinto, col cuore e la testa. Siamo con voi. Dalle periferie di Roma alle periferie dell’Appennino. Diteci come possiamo aiutarvi e cercheremo di farlo, con la solidarietà dei simili, con l’affetto degli ultimi.
Il Coordinamento Periferie di Roma aderisce alle iniziative in corso del CESV e del Forum del Terzo Settore per i terremotati.




I frigoriferi della solidarietà

Dopo il caso della Spagna, anche in Brasile arrivano i frigoriferi della solidarietà. La nuova iniziativa è nata nella località di Goiás. L’idea di per sé è semplice ma molto efficace.

Lungo le strade si installano dei frigoriferi dove chiunque può lasciare del cibo che altrimenti vorrebbe buttare. Tutti possono partecipare, dai comuni cittadini ai ristoranti. L’iniziativa nasce sia per ridurre gli sprechi alimentari che per aiutare le persone in difficoltà economiche.

Il primo frigorifero della solidarietà di questo progetto è stato installato su un marciapiede da Fernando Barcelos, uomo d’affari brasiliano. Voleva fare qualcosa per aiutare i bisognosi e ha preso spunto dai frigoriferi della solidarietà già installati in altri Paesi, come la Spagna, l’Olanda e l’Arabia Saudita.

Gettiamo nella spazzatura ogni anno un terzo del cibo che acquistiamo. Proprio il cibo avanzato potrebbe diventare una risorsa per nutrire chi non può permettersi di fare la spesa. Il frigo della solidarietà non rimane mai vuoto e tutte le persone che abitano in quel quartiere cercano di dare il proprio contributo.

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Bologna: benvenuti in via Fondazza, la prima social street italiana. Scopri cos’è

solidarietaUn’idea tanto banale quanto geniale: perché non trasformare le amicizie su Facebook in amicizie vere? E perché non aiutarsi come si faceva un tempo? Ecco le risposte. Che diventano anche una soluzione anti crisi
Via Fondazza, a Bologna, è la prima social street italiana. Non ne hai mai sentito parlare? Ecco che cos’è e come funziona: ce lo spiega chi ci vive.
A COSTO ZERO – Dall’estraneità alla condivisione. Dal senso di solitudine al «buongiorno vicino» indirizzato al dirimpettaio. Dall’isolamento, alla consapevolezza di far parte di un gruppo che ha energia e potenzialità contagiose. Le finestre aperte di via Fondazza, la strada bolognese che è diventata la prima social street italiana, non si richiuderanno tanto facilmente. Grazie ad un’intuizione a costo zero, un gruppo su Facebook, Federico Bastiani ha trasformato la sua via, una strada della vecchia Bologna, in una palestra di buone pratiche, una community di buon vicinato, dal successo contagioso.
TUTTO NASCE DA FACEBOOK – «Mi ero accorto che, dopo tre anni, eccetto qualche negoziante, non conoscevo nessuno dei vicini», racconta Federico, 36 anni. «Ai primi di settembre, ho creato un gruppo su Facebook e ho affisso sotto i portici volantini con l’invito ad aderire. La risposta mi ha sorpreso: una valanga. Aspettavo venti adesioni, in tre settimane eravamo cento; adesso siamo 500. Volevo soprattutto trovare coetanei di mio figlio Matteo, 2 anni e mezzo. Ma i fondazziani mi hanno travolto».
IL PORTICO – Via Fondazza, una strada nel centro storico di Bologna, con l’immancabile portico, conta novantuno numeri civici: palazzi affiancati a case più semplici, molte botteghe di alimentari kebab e verdure, gestite da immigrati, che si intrecciano a qualche artigiano, il calzolaio Antonio, il tappezziere, i falegnami, una legatoria. In un ex convento ristrutturato, aule della facoltà di Scienze Politiche. Residenti di lungo corso, novantenni nati nella stessa casa nella quale vivono tuttora, come fece per tutta la vita, al 36, Giorgio Morandi, il pittore delle bottiglie e degli scorci dei giardini, studenti fuorisede o da Erasmus, giovani coppie.
IL BENVENUTO AI NUOVI ARRIVATI – In pochi giorni la bacheca del gruppo Residenti in via Fondazza è diventata un tripadvisor a km zero, una lavagna di benvenuto per i nuovi arrivati, con uno scambio vivacissimo di informazioni, richieste, suggerimenti. A 360 gradi. «Dalle domande sulla focacceria migliore, alla ricerca del veterinario che venisse a domicilio nel week end. Il passaggio dalle informazioni allo scambio di servizi è venuto da sé. Due studenti cercavano una lavanderia a gettone e Sabrina li ha invitati a usare la sua lavatrice in cantina. Laurell cercava una baby sitter e Veru ha proposto di assumerne una sola per tutti i bambini di età simile della strada. I negozianti hanno offerto prezzi scontati, il cinema ha invitato tutti i residenti a un’anteprima, il bistrot francese ha preparato un menù riservato ai residenti».
AMICIZIA REALE, NON VIRTUALE – Presto hanno deciso di conoscerci di persona, racconta ancora Bastiani: «L’idea di trasferire l’amicizia virtuale nella vita reale si è fatta largo rapidamente. Ci siamo dati appuntamento di domenica mattina, nella piazza più vicina, per guardarci in faccia». La scintilla era scattata. Dagli incontri in piazza sono nate belle abitudini, il caffè assieme la mattina, le feste di compleanno nel bar sotto casa, i tanti progetti per il futuro.
ANTISPRECO, ANTICRISI – La community dei fondazziani ha dimostrato subito una spiccata vocazione antispreco e anticrisi. «Le possibilità sono infinite», dice Bastiani. «Da una sorta di banca del tempo dove ci si scambiano le competenze, al gruppo di acquisto solidale, il gas della strada, facile da gestire. Oppure lezioni di pianoforte in cambio di un’ora di inglese, il materasso che dalla cantina di Michele si è spostato a casa di Paolo, l’ SoS per il computer infettato da un virus, e dopo 5 minuti trovi davanti alla porta, in ciabatte, il vicino di casa informatico smanettone. Federica doveva fare traslocare da sola, e ha trovato tre amici mai visti prima che l’hanno aiutata a spostare tutti gli scatoloni. A me serviva il seggiolino da auto per Mattia? Ho messo un annuncio e Saverio me l’ha prestato». Oppure per evitare sprechi alimentari: «Parto, e ho il frigorifero pieno di cibi che non posso congelare? Metto un post e invito i vicini a venire a prenderseli», spiega Laurell, moglie di Federico.
SOLUZIONE AI BISOGNI – La social street è nata così, per condividere bisogni e offrire soluzioni. «Abbiamo capito che siamo una forza. Un gruppo di persone come noi può fare un sacco di cose», dice Luigi Nardacchione, manager neopensionato, uno dei più attivi del gruppo, nominato sul campo, “vice” di Bastiani. «Risolvere problemi quotidiani di tutti, ma anche migliorare la qualità e la vivibilità della strada, tenerla pulita, aiutare le persone in difficoltà, come gli anziani che vivono soli, candidarsi per far visitare al pubblico la casa museo del pittore Morandi, che in questa via visse e lavorò, dotarsi della banda larga e metterla a disposizione di tutti. E organizzare momenti ludici, cene, una festa della strada».
UN NUOVO CLIMA – Tra le priorità della social street, la più pressante è trovare i modi per coinvolgere tutti quelli che non usano Facebook. Al primo incontro pubblico, organizzato per farsi conoscere e per presentare il sito, ha partecipato quasi un centinaio di persone. Molti venuti da altri quartieri a osservare quest’oggetto misterioso dalla identità incerta. Il sito, creato per rispondere alle decine di richieste che arrivano da tutta Italia, spiega la filosofia dell’iniziativa e contiene le indicazioni per creare altre social street. «Anche il sito è rigorosamente made in Fondazza, a costo zero, grazie a Filippo, che di mestiere progetta siti, e a Laura, la grafica che ha disegnato il logo, scelto, ovviamente, on line. «La cosa più importante, però, non è l’interesse suscitato, ma è il nuovo clima che abbiamo creato», dice Nardaccchione. «Dal virtuale siamo passati presto alla vita reale perché abbiamo avuto il desiderio genuino di conoscerci. Grazie alla spontaneità si è creato tra noi un senso immediato di fiducia reciproca».
COME UN PICCOLO PAESE – Nel successo della social street c’è qualcosa di molto legato al momento che viviamo, ragiona Federico. «In tanti mi hanno raccontato che in via Fondazza si è sempre vissuto così, come in un piccolo paese. Un posto dove tutti si conoscevano, si salutavano, collaboravano. Però quell’abitudine è andata sparendo, ed è scomparsa, da almeno venti anni. Se oggi la vecchia Fondazza rinasce come social street vuol dire che il bisogno di socializzare, compartecipare e condividere è ancora fortissimo, inalterato, anche ai tempi di Facebook». E su Facebook qualcuno gli fa eco: «Fino a poco tempo fa non amavo molto questa strada, anzi, la trovavo brutta. Ora la guardo con occhi nuovi. Comincia a piacermi».
Rita Cenni
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Facebook, dal virtuale al reale: così in via Fondazza ci si dà una mano tra vicini di casa

il portico di destra di via Fondazza, direzione via Santo Stefano

il portico di destra di via Fondazza, direzione via Santo Stefano

Un progetto singolare, nato dall’idea di un residente: si tratta di un gruppo che, sfruttando il più noto social network, mette in contatto i cittadini della zona, che qui si trovano a condividere problematiche comuni e informazioni utili. Ma soprattutto socializzano
In città, si sa, il ritmo di vita convulso fa sì che spesso neppure conosciamo il nostro dirimpettaio. Fare gruppo, invece, con chi condivide il nostro stesso quotidiano, con i suoi problemi annessi ed esigenze comuni, puo’ rendere la vita più semplice e piacevole. Puo’ farci sentire meno solo. D’altra parte, l’unione, si sa, fa la forza.
Così, spontaneamente, in via Fondazza, ha preso il via un singolare progetto, nato dall’idea di un suo residente. Si tratta di un gruppo che, sfruttando il più noto social network, ovvero Facebook, mette in contatto i cittadini della zona, che qui si trovano appunto a condividere le problematiche legate al loro quartiere e tante informazioni utili. Ma soprattutto socializzano, dando il via a rapporti di buon vicinato.
BolognaToday ha intervistato Federico Bastiani, la “mente” del progetto, che nel giro di pochi giorni sta prendendo il volo.
Come è nata l’idea di fondare questo gruppo?
L’idea mi è venuta questa estate passeggiando per Via Fondazza da dove abito da 4 anni…vedevo facce conosciute ma non le conoscevo, con qualcuno al massimo scambiavo un “buongiorno” e niente di più. Passeggiavo per la strada e sentivo qualcuno suonare il piano e mi domandavo chi fosse…ho trovato questa “indifferenza” fra vicini triste ed ho pensato a come poter risolvere il problema. Lo spunto quindi l’ho preso dal sito americano “meet the neighbors” un sito che ti geolocalizza ed individua chi vive nella tua strada o nel tuo condominio solo che io non volevo investire fondi per un progetto simile e cosi ho pensato di usare lo strumento che tutti usano, Facebook. Ho creato cosi un gruppo chiuso “residenti in via fondazza”. L’unico problema era farlo conoscere cosi ho stampato 50 volantini A4 con la mia stampante ed li ho appesi alle colonne dei portici di Via Fondazza, risultato, in un mese siamo arrivati quasi a quota 200..(anche grazie alla stampa nazionale che si è occupata di noi..). Quando una persona si iscrive dice che civico è, del tipo “ciao dal 10” ciao dal 5 etc…cosi abbiamo la strada mappata.
Che scopo ha il gruppo e in che modo gli iscritti si danno una mano?
Ci tengo a precisare che l’obiettivo di questo gruppo e della mia idea non era quella di “cambiare il mondo” o avere traguardi per fare chissà che cosa..l’obiettivo era uno solo, socializzare. Socializzare poi può avere tante ripercussioni, anche a livello economico nel senso che si possono trarre vantaggi. Faccio un esempio, in via Fondazza vivono tanti studenti che si sono appena trasferiti qua e non conoscono la zona o persone con le quali interagire, hanno necessità tipo sapere dov’è una lavanderia a gettoni economica, un’estetista che faccia prezzi accessibili…tutte necessità che vengono postate nel gruppo ed il gruppo (non io) trova le soluzioni dove possibile.
Quali sono le problematiche maggiori segnalate dai residenti nella zona?
Le problematiche più rilevanti sono quelle connesse alla microcriminalità in zona, mi riferisco ai notevoli furti in casa, grazie a questo strumento, informiamo in tempo reale i vicini della presenza di furti e stiamo in allerta, e poi la pulizia dei portici. A questo proposito ci sono già alcune proposte che verranno poi discusse (di persona) con gli altri membri del gruppo. Questa domenica (13 ottobre) organizzeremo il secondo meeting dei “fondazziani” per conoscerci ovviamente ma anche per esporre queste problematiche. La parte interessante di questo progetto è che si può passare dal virtuale di facebook al reale semplicemente affacciandosi alla finestra se si vuole. Facebook ci aiuta solo nella comunicazione che è istantanea e non impegnativa.
Quali invece le iniziative/interazioni più curiose?
Guarda, un ragazzo aveva da dar via un frigorifero, ha messo il post nel gruppo e dopo poco una persona del civico di fronte (che non si conoscevano) ne aveva giusto bisogno e con il minimo sforzo massimo risultato la transazione è andata a buon fine. Poi ovviamente ci sono anche le iniziative proposte dalle attività commerciali della strada. In Via Fondazza ad esempio c’è lo storico Cinema Roma che ha proposto per i fondazziani sconti particolari, cosi come l’Osteria francese e così via, devo dire che il tutto è nato spontaneamente, io sono solo il coordinatore, il tutto si alimenta dal basso e trovo questo molto bello!
Il gruppo è nato da pochissimo, ma si sta allargando velocemente e diversi progetti ‘bollono in pentola’. Tra gli iscritti anche nomi noti.
Sì è vero. Come dicevo siamo quasi 200, adesso funziona molto il passaparola, anche Andrea Mingardi si è appena aggiunto, gli avevo chiesto di diventare “fondazziano onorario” visto che è un vero bolognese doc ed ha accettato. Visto che abbiamo scoperto che in questa strada risiedono vari musicisti, stiamo pensando di organizzare un “concertino di via Fondazza” e molte altre idee in cantiere.
Facebook, dal virtuale al reale: così in via Fondazza ci si dà una mano tra vicini di casa
anna matino
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