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Nati ai bordi di periferia

periferie

Paesaggi scialbi, nuovi orizzonti di cemento, spazi. Fisici ma anche mentali. Capacità di trovare nuovi modi per superare, saltare, aggirare gli ostacoli che si trovano quotidianamente davanti, di aprire nuovi percorsi nell’ambiente circostante, di attribuire significati alternativi e senso ai luoghi marginali in cui si vive, di ricercare la bellezza dove manca: è l’immagine perfetta dello spirito di adattamento di una intera generazione nata e cresciuta ai confini delle metropoli, fatti di palazzi moderni, pochi servizi e scarsa manutenzione degli spazi pubblici. Dove mancano possibilità, speranza e futuro.

Descritti ne L’atlante dell’infanzia (a rischio) – Gli orizzonti del possibile, il dossier di Save the Children che fa un viaggio attraverso le città, le strade, i quartieri, le stanze e altri luoghi di vita dell’infanzia, partendo dal presupposto che le città, a seconda della loro conformazione, possono rappresentare o una minaccia per la loro salute oppure una straordinaria occasione di sviluppo. E cioè: la qualità delle abitazioni, la progettazione dei quartieri, la densità e l’allocazione del suolo, l’accesso agli spazi verdi e alle infrastrutture, le aree ricreative, le piste ciclabili, la pulizia dell’aria, l’inquinamento acustico e l’esposizione a sostanze inquinanti influiscono sul benessere dei minori.

Negli ultimi decenni, è cresciuta l’età in cui è permesso stare fuori casa da soli, è diminuita la varietà e la qualità complessiva dei luoghi pubblici nei quali ai bambini è concesso muoversi e sembra aumentare l’insofferenza degli adulti nei confronti dei giochi dei piccoli i quali pagano la scarsità degli spazi ludici con l’assenza di “occasioni di gioco libero, auto-governato e non gestito da adulti e da essi finalizzato”.

Deficitarie di parchi e giardini, piste ciclabili e aree pedonali, più presenti al Nord che al Centro-sud, le città offrono la strada come unico spazio possibile, sebbene, da un lato favorisca, appunto, la mobilità del bambino, dall’altro ne configura il suo filo spinato con effetti preoccupanti sulla salute. Il divieto di giocare in strada, infatti, ne limita l’autonomia, la possibilità di trovare nuovi amici, di sperimentare l’avventura e di attivare processi di crescita.

Così, la contrazione degli spazi dedicati mantiene in auge le classiche attività praticate nei vicoli, tipo nascondino, acchiapparella, mosca cieca, campana, il gioco dell’elastico, biglie, pallavolo. Gli ascensori delle palazzine delle periferie, i carrelli dei centri commerciali adiacenti sono stati introdotti nel repertorio delle cose con cui giocare per riscattare il nulla che li circonda. E le attività sulla strada sono sempre più destrutturate, non basate sul risultato ma aperte alla creatività e al valore del lavoro di gruppo. In questi contesti, però, gli operatori osservano la “precoce perdita della dimensione infantile e della sua necessaria spensieratezza” e la “contrazione dei tempi dell’adolescenza”.

Crescere in contesti di marginalità urbana e disuguaglianza spaziale vuol dire partire da una oggettiva condizione di svantaggio: riduce gli spazi dei bambini di incontro con il mondo, le possibilità di apprendimento, le occasioni di nutrimento culturale e sociale. E in seguito al graduale processo di allontanamento dagli spazi pubblici e dalla strada, le case sono diventate, per la prima volta nella storia, il più importante habitat dell’infanzia, oltreché un potente indicatore di salute.

Settecento mila bambini vivono in appartamenti poco luminosi, un milione e trecentomila in abitazioni con problemi di sovraffollamento (per Eurostat, quando più di due bambini sotto i dodici anni o due adolescenti di sesso diverso, si trovano a dover condividere un’unica stanza), due milione e duecentomila in case umide, con tracce di muffa sulle pareti e sotto soffitti che sgocciolano. Le conseguenze, oltre che fisiche, sui minori che vivono negli alloggi situati nelle aree marginali delle città sono psichici: pochi arredi, ripetitivi e carenti per forma e varietà di colore, che dovrebbero avere un senso, invece, “sottraggono loro opportunità di manipolare e organizzare le proprietà visive dell’ambiente e di strutturare percettivamente e discriminare le sfumature di quel dato ambiente”.

Tanto più che lo spazio dove si cresce non è mai neutro, può, appunto, avere un ruolo di sviluppo oppure essere un potente fattore regressivo. Anche perché i bambini attribuiscono un’importanza strategica ai luoghi in quanto spazi di rapporto con gli adulti e con le proprie possibilità più intime, diventando lo spazio sociale necessario in cui affermare la propria identità. “C’è qualcosa che permea la polis, le famiglie e la scuola insieme: tutti sembrano incapaci di trovare modi di una presenza adulta non ingerente, discreta, che lasci a sé senza abbandonare”, ha detto Mario Rossi Doria, maestro di strada, che di politiche educative e insegnamento in quartieri difficili ne ha un certa infarinatura.

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Illuminiamo il Futuro

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Opportunità a tutti i bambini per combattere la povertà educativa

 

In Italia la povertà dei bambini e degli adolescenti ha raggiunto livelli allarmanti. Un milione vive in povertà assoluta e 3 milioni e mezzo, uno su tre, sono a rischio povertà ed esclusione sociale. A colpire il presente e il futuro dei bambini non è solo la povertà materiale, ma anche la povertà educativa. La mancanza di opportunità educative pregiudica il rendimento scolastico e blocca sul nascere la possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni dei più piccoli.

 

Combattere la povertà educativa significa dare a tutti i bambini non solo una scuola di qualità ma anche garantire loro spazi educativi sul territorio, accesso al gioco e allo sport, possibilità di leggere libri, conoscere la musica, poter fare una gita o un campo estivo con i coetanei. Per Save the Children combattere la povertà educativa significa illuminare il futuro dei bambini garantendo tutte le opportunità necessarie per la loro crescita.

 

Illuminiamo il futuro dei bambini se investiamo su di loro

 

Per l’infanzia spendiamo meno che nella stragrande maggioranza dei paesi europei. È fondamentale investire su i bambini e sui loro bisogni educativi. Per farlo possiamo chiedere “una regola d’oro per l’infanzia”, in modo che le spese per i bambini e gli adolescenti vengano considerate un investimento e separate dal calcolo dell’indebitamento.

 

Illuminiamo il futuro dalla prima infanzia

 

Gli asili nido e i servizi per la prima infanzia sono fondamentali per contrastare la povertà educativa. Per questo è necessario rifinanziare il Piano Nidi nazionale interrotto dal 2010 e investire le risorse europee già stanziate ma non utilizzate e garantire ai bambini e alle loro famiglie il diritto a servizi per la prima infanzia di qualità.

 

Illuminiamo il futuro dei bambini quando mettiamo al centro la scuola e la cultura

 

Una società che non parte dalla scuola e dal sapere non dà un futuro ai bambini. Per dare loro una scuola di qualità occorre mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e garantirne la buona manutenzione, promuovere il tempo pieno, valorizzare il ruolo degli insegnanti, garantire il servizio mensa gratuito per i bambini in condizione di povertà, rendere accessibili per tutti il materiale e i

 

libri di testo.

 

Illuminiamo il futuro quando diventiamo comunità educante

 

Non solo la scuola, ma tutti gli ambienti di vita dei bambini e dei ragazzi: le reti familiari, le realtà locali, associative, culturali sono fondamentali per lo sviluppo e la crescita dei bambini. è importante che tutte queste realtà condividano la responsabilità educativa sui bambini e facciano rete. Per dare maggiori opportunità educative vogliamo promuovere lo sviluppo di “comunità educanti” e fare in modo che vengano valorizzate tutte le risorse presenti nei diversi territori.

 

Illuminiamo il futuro quando incentiviamo il gioco e le attività extrascolastiche

 

Tutti i bambini hanno diritto al gioco e all’accesso alle attività extrascolastiche, ma spesso molte attività quali lo sport, la musica, i campi estivi non sono accessibili ai bambini e ragazzi più in difficoltà. Per dare opportunità anche a loro e non discriminarli rispetto ai coetanei, dobbiamo promuovere il diritto di tutti i ragazzi ad avere pari accesso a questi beni educativi. Dobbiamo garantire più servizi al territorio, attivare ingressi agevolati per le strutture sportive e le iniziative culturali e artistiche.

 

Illuminiamo il futuro dei bambini insieme,

 

Combattiamo la povertà educativa.

 

Accendiamo la luce delle opportunità

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