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Caudo: “Roma al lavoro con Piano per la high line verde di Talenti”

pianoL’ARCHISTAR Renzo Piano l’ha anticipato a Repubblica. Vuole riprogettare i due chilometri del “viadotto dei Presidenti”, una linea tranviaria mai più realizzata, un relitto urbano, che doveva collegare Saxa Rubra a Cinecittà. E pensa che possa diventare una high line verde, popolata di alberi e biciclette, dal parco delle Sabine al parco Talenti. Ma il suo interesse avvolge tutta la periferia, con gli altri suoi “strappi”. Per ricucirli.

Un’occasione unica per Roma.
“Assolutamente sì. Proprio sul “viadotto dei presidenti” abbiamo lavorato in questi mesi e raccolto un progetto proposto da due giovani architetti romani, Massimiliano Foffo e Alessandro Lungo” spiega l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo “In quel municipio, il III, abbiamo avviato quella che abbiamo chiamato la strategia municipale del riuso degli edifici dismessi e sottoutilizzati. Un censimento di tutti i palazzi vuoti e le infrastrutture abbandonate. E questo per noi è lo strumento per fare la rigenerazione urbana”.

Ora l’intervento di Piano è una chance importantissima, considerando la sua fama riconosciuta nel mondo intero.
“È proprio così. Pensiamo che il nostro progetto è assolutamente coerente con quello che dice Piano e dunque possiamo sviluppare insieme un intervento”.

Chiederete a Piano un’idea progettuale, dei disegni?
“Il lavoro che lui propone è già illustrato dal gruppo di giovani architetti che lavora con lui. Il contributo dell’équipe di Piano è fondamentale proprio per dare una maggiore concretezza e rilevanza al progetto”.

In che cosa consiste concretamente?
“Il viadotto dei Presidenti, costruito e abbandonato, è un’infrastruttura che nasconde al suo interno il tracciato per una linea di trasporto pubblico. Si tratta di rigenerare questo spazio con usi diversi, che vanno dal verde alle piste ciclabili, a servizi per i cittadini. Quella che oggi è una strada può diventare un’infrastruttura “porosa” e aprirsi agli spazi abitati intorno. Ed è l’inizio di un processo di riammagliatura delle parti slabbrate della periferia”.

Avete già contattato Piano?
“Sì, lo abbiamo cercato e ci parlerò oggi. Spero sia l’inizio di una collaborazione per le periferie. Abbiamo a disposizione per il III municipio un finanziamento europeo per il riciclo urbano. Si potrebbe trattare di una sinergia vincente”.

Quali sono i grandi progetti su cui punta il Campidoglio nei prossimi anni?
“Uno è la Città della Scienza in via Guido Reni, poi il rilancio dell’area Sdo di Pietralata, quindi riavviare tutti i cantieri bloccati lungo la Colombo, da Campidoglio 2 agli ex Mercati Generali, da piazza dei Navigatori all’ex Fiera di Roma fino alla Nuvola. Ma c’è anche l’ex Mattatoio di Testaccio per il quale proprio oggi sono partiti i lavori per la realizzazione della pedonalizzazione dello slar- go davanti all’ingresso principale, con un parcheggio a fianco del Monte dei Cocci”.

E in periferia?
“Interventi sulla città fuori al Raccordo, da Tor Vergata a Ciampino. Poi i nodi delle stazioni su ferro, da Ponte Mammolo a Marconi, vicino ai quali si costruiranno nuovi servizi”.

Quando si realizzerà la pedonalizzazione del Tridente?
“Noi stiamo finendo la predisposizione della pavimentazione e dell’arredo per la pedonalizzazione. Il passo seguente sarà quello di definire le regole per non danneggiare nessuno. Per consentire alle attività commerciali di poter avere ad esempio il carico e scarico delle merci. Mentre per gli abitanti bisogna individuare i parcheggi che saranno destinati a loro. Uno è quello del Galoppatoio e poi si potrebbero razionalizzare i posti auto sul lungotevere”.

E quando cominceranno i lavori per la nuova piazza Augusto Imperatore?

“Dopo l’approvazione del bilancio da parte del Consiglio comunale potremo fare la gara per selezionare l’impresa. Il nostro obiettivo è quello di aprire il cantiere entro quest’anno, il duemillesimo dalla morte di Augusto”.

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Edifici pubblici, un progetto Ue per riqualificarli con tecnologie attive e passive

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Il Bricker project, che partirà in Spagna, Turchia e Belgio, prevede l’implementazione di sistemi trigenerativi industriali e lo sfruttamento di risorse rinnovabili locali
Ridurre del 50% il consumo energetico di edifici esistenti con soluzioni che possano essere prese come esempio da replicare. Si chiama Bricker un nuovo progetto finanziato dall’Ue che ha l’obiettivo di trasformare, in quattro anni, alcuni edifici pubblici in Spagna , Turchia e Belgio in edifici sostenibili ed energeticamente efficienti.

 

Sistema trigenerativo
Alla base del progetto vi è l’idea di combinare tecnologie attive e passive in modo innovativo e nello specifico verrà sviluppato un sistema di trigenerazione in grado di produrre simultaneamente energia, riscaldamento e raffreddamento con una potenza di circa 150 kilowatt e una capacità termica di circa 600 kilowatt. Un sistema che funzionerà grazie all’installazione in copertura di collettori solari parabolici che andranno a lavorare su una temperatura più alta di quella solitamente sfruttata, ovvero a circa 250-270 ° C. E l’innovazione riguarda l’applicazione perché sarà la prima volta che un tale sistema, usato in ambito industriale, verrà implementato in edifici pubblici.

 

Risorse rinnovabili locali
Il progetto prevede, poi, l’utilizzo delle risorse rinnovabili disponibili localmente in ogni regione e quindi ciascuna struttura avrà delle caratteristiche diverse dalle altre. Verranno usate, in base al caso specifico, caldaie a biomassa, sistemi geotermici e refrigeratori ad assorbimento che usano il calore per produrre l’energia necessaria per attivare il sistema di raffrescamento. Tecnologie già in uso ma che verranno “cucite” addosso al singolo sistema-edificio.

 

Sistemi passivi: finestre aerate, isolanti e facciate ventilate
Per quanto riguarda il sistema passivo, verranno implementate delle nuove finestre di aereazione con scambiatore di calore elettronico integrato, sistemi isolanti in PIR (poliisocianurato) e con PCM (phase change materials), materiali in grado di di cambiare, a seconda delle sollecitazioni esterne, il proprio stato da solido a liquido e viceversa, assorbendo e trattenendo il calore. E per finire facciate ventilate.

 

La convenienza di riqualificare piuttosto che costruire
Ma tutti questi interventi rendono la riqualificazione davvero più conveniente rispetto la costruzione di nuovi edifici? Secondo le recenti dichiarazioni del coordinatore del progetto Ue Juan Ramón Jiménez de las Cuevas, assolutamente si, perché “gli investimenti per rendere un edificio esistente efficiente come uno di nuova realizzazione sono soltanto il 20% del prezzo previsto per una nuova costruzione”.

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Rassegna stampa > Roma: il Corviale si riqualifica e diventa sostenibile

wise-society-people-for-the-future-logoA trent’anni dalla sua costruzione l’edificio della periferia di Roma esempio negativo di architettura popolare punta alla rinascita grazie ad un progetto condiviso

E’ possibile trasformare un esempio di architettura residenziale poco riuscita in uno spazio riqualificato dove pensare persino di sperimentare un nuovo modo di abitare la città? Sembra proprio di sì, secondo quanto emerso dal Forum dedicato alla rinascita di un edificio che in realtà, per dimensioni, costituisce da solo un quartiere della periferia ovest di Roma, il Corviale. Il titolo della kermesse, svoltasi a Roma tra il 21 e il 23 novembre scorso, Corviale 2020, intelligente sostenibile inclusivo, rispecchia la giusta ambizione degli abitanti che affiancati dalle istituzioni (Regione Lazio, Comune di Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Facoltà di architettura della Sapienza, Istituto case popolari) si stanno impegnando nel progetto diriqualificazione degli spazi del quartiere  attraverso un protocollo di intesa in cui l’obiettivo è di “promuovere e favorire tutte quelle attività volte a innalzare la qualità della vita e per il benessere della comunità, attraverso lo sviluppo di una cultura dell’abitare e del paesaggio”. L’idea è di creare un modello abitativo innovativo che preveda non solo il consumo ma anche la produzione di energia, di cibo, di innovazione. Insomma l’affermazione di un’economia che genera inclusione sociale e diminuzione della spesa del welfare.Ma cos’ è Corviale? Si tratta di un progetto di edilizia popolare nato alla fine degli anni ’60 in una situazione in cui il problema di dare una casa agli operai era centrale. A questo rispondeva l’idea, per molti versi utopistica, dell’architetto Mario Ferrandino. Ma Corviale divenne in breve l’emblema deldegrado urbano, di povertà e delinquenza. In una parte – l’intero quarto piano, che i progettisti avevano destinato a spazi comuni e commerciali – l’edificio fu occupato in modo abusivo da intere famiglie che oramai lì ci vivono da trent’anni. Una leggenda metropolitana è arrivata addirittura ad accusare Corviale di essere la causa della scomparsa del ponentino, il famoso vento romano… Insomma ciascuno si è fatto un’idea di quello che è anche chiamato il Serpentone, comprese le molte amministrazioni pubbliche succedutesi alla guida della città che hanno oscillato dalle ipotesi estreme di riqualificazione a quelle di abbattimento. Si è detto che Corviale sia troppo grande (e in effetti l’edificio principale è alto nove piani), troppo lungo (un chilometro, adagiato come un enorme grattacielo sul terreno), troppo isolato (qualcuno ha aggiunto, situato tra la fine della città e la campagna). Quello che è evidente è che versa in stato di degrado, avendo necessità, a trent’anni dalla sua costruzione, di manutenzione soprattutto delle parti esterne e di rifacimento degli impianti, alcuni mancanti come quelli antiincendio. E non è un luogo piacevole dove vivere per le oltre 8000 persone che occupano i 1300 appartamenti anche perché mancano spazi di aggregazione, previsti dal progetto ma mai costruiti.Ma negli ultimi anni, è accaduto qualcosa di diverso e di importante che rende Corviale una realtà molto più viva e complessa di come appare a una prima superficiale impressione. “Accanto alle criticità esistono – ha detto l’architetto Paolo Castenovi del Politecnico di Torino – anche potenzialità da sfruttare che rappresentano l’altra faccia della medaglia, per ripensare a un modo nuovo di abitare questi spazi”. Per esempio, proprio per la sua posizione periferica ma immersa nel sistema dei parchi più vasto della città costituito dalla Tenuta dei Massimi e dalla Valle dei Casali, Corviale può funzionare da cerniera tra città e campagna svolgendo un ruolo di integrazione con gli spazi rurali, peraltro molto belli dal punto di vista paesaggistico. Esiste inoltre una forte identitàrispetto a Corviale da parte dei suoi abitanti che può costituire un punto di forza. Infine, è vero che è isolato, ma proprio perché circondato da spazi vuoti, è facile intervenire per creare o migliorare le aeree comuni destinate a servizi e usi pubblici e dall’arrivo dei primi inquilini nel ‘82 sino a oggi, qualcosa è stato fatto. Sono stati costruiti impianti sportivi, uffici pubblici e una piscina comunale, sono attive associazioni come il Calcio Sociale e il Rugby, esiste una biblioteca. C’è un giornale on line, www.corviale.com in cui si svolge anche attività di formazione giornalistica. Da uno spazio abbandonato è nato il Mitreo, centro culturale e artistico di arte sede del comitato Corviale Domani e un mercato a km zero si svolge settimanalmente per le strade del quartiere e raccoglie i prodotti delle aziende agricole circostanti. I cittadini di Corviale, ora puntano a un salto di qualità per trasformare il Serpentone da “mostro” a esempio virtuoso. Per questo il sociologo Fabrizio Battistelli della Sapienza di Roma, ha parlato di “rigenerazione degli spazi”, da realizzare attraverso due strumenti: la partecipazione popolare e lo sviluppo economico sostenibile. Anche la cultura, in questo processo di crescita, “dev’essere integrazione sociale e rilancio” come ha sottolineato l’assessore alla cultura di Roma Flavia Barca – e “questa è una sfida nuova per il quartiere e la città intera che può diventare un modello da esportare anche all’estero”.

In termini concreti, è in attesa di essere messa a disposizione per gli interventi sul territorio una somma consistente già stanziata di quaranta milioni per partire con la riqualificazione degli spazi e la ristrutturazione degli edifici. Ed anche per realizzare quell’idea che sicuramente potrebbe rivelarsi il simbolo della rinascita di Corviale: il riuso del tetto “più grande del mondo”come luogo vitale di incontro e di aggregazione di persone, beni, informazioni che operano nelSerpentone. Il progetto prevede la creazione di uno spazio verde – costituito da serre idroponiche(tecnica di coltivazione fuori suolo), pergole fotovoltaiche, orti e verde pensile, laboratori artigianali e mini fab lab per servizi digitali personalizzati. – in stretto dialogo con il territorio circostante. In primo luogo con lo spazio che circonda gli edifici che dovrà contenere aree riconoscibili di aggregazione, come le piazze, che oggi non esistono, e poi piste ciclabili e un sistema di pedonalità diffusa. L’integrazione del sistema verde creato sul tetto di Corviale dovrà svilupparsi anche con l’ampia campagna e il bosco circostante per mettere le basi ad un’economia sostenibile, in grado di generare profitti ma anche di fornire migliore qualità di vita.

http://wisesociety.it/

http://wisesociety.it/architettura-e-design/roma-il-corviale-si-riqualifica-e-diventa-sostenibile/




Come rendere verdi e pedonali le periferie urbane

seattleOggi più che mai è attuale il dibattito sullo stile di vita attivo, opposto come modello salutare a quello sedentario e dipendente dall’uso dell’automobile per qualsiasi minimo spostamento.
Si tratta di una questione particolarmente importante in un Paese come gli Stati Uniti, dove la conformazione delle cittadine provinciali e dei suburbs (le periferie urbane), costituite da abitazioni isolate, grandi centri commerciali sparsi e mega arterie stradali trafficate, favorirebbero l’uso smodato delle macchine, a discapito degli spostamenti a piedi. Il tutto con ricadute negative sulla salute dei residenti, a rischio obesità e attacchi cardiaci.
MODIFICARE I CENTRI URBANI E SUBURBANI A FAVORE DEI PEDONI E DEL VERDE. In molti urbanisti e architetti si stanno quindi interrogando su come invertire questa tendenza in positivo, modificando questi centri residenziali a favore dello stile di vita attivo. Un esempio ben riuscito in tal senso è rappresentato dal quartiere Northgate, a nord di Seattle, recentemente interessato da un profondo – e ragionato – intervento di retrofit, in chiave green.
PIÙ DENSO, PIÙ VERDE. Northgate è sempre stato “famoso” per essere sede di alcuni dei più antichi centri commerciali del paese, ma anche – negli ultimi tempi – per l’alto numero di malattie croniche associate a stili di vita sedentaria e per i numerosi decessi da incidenti stradali. Ragion per cui un team di progettisti è stato incaricato di riqualificare un’ampia porzione del quartiere, seguendo tre principali direttive: rendere interrati i parcheggi, riportare alla luce il torrente Thornton Creek, costretto sotto terra, e realizzare un vicinato denso, efficiente e verde, con spazi in comune, dove ritrovare il gusto dello stare all’aria aperta e muoversi a piedi.
CONDOMINI LEED SILVER E SPAZI COMUNI. Per Northgate i progettisti, insieme ad una squadra composita di urbanisti e paesaggisti, hanno stabilito un’infrastruttura civica di nuovi parchi, una nuova biblioteca pubblica, un centro comunitario e un grande parcheggio sotterraneo in comune. Tutt’attorno sono stati realizzati una serie di condomini certificati LEED Silver (di cui una parte con alloggi a prezzi agevolati), che incorporano un sistema di teleriscaldamento e che, in fase di cantiere, hanno riciclato il 90 per cento dei rifiuti da costruzione. Tutt’attorno è stato ripristinato l’habitat naturale del fiume Thornton Creek, che aiuta ad assorbire l’acqua piovana in eccesso e che nel giro di pochi mesi ha attirato una serie di specie vegetali e faunistiche andate disperse.
IN MOLTI RESIDENTI HANNO RINUNCIATO ALL’AUTO DI PROPRIETÀ. I risultati non si sono fatti attendere: in moltissimi residenti hanno scelto di rinunciare all’auto di proprietà, preferendo i mezzi pubblici e il car sharing, mentre biblioteca e centro di incontro hanno registrato subito un alto numero di iscritti.

L’auspicio è che ora altri suburbs – americani e non – possano seguire l’esempio.
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Il vademecum per le smart cities

smart-cityPer dare sostegno e supporto alle amministrazioni che vogliono intraprendere la strada dell’innovazione e del cambiamento, lo Smart Cities Council, in collaborazione con la business school ESADE di Barcellona, ha elaborato delle linee guida da seguire per trasformare qualsiasi città in una smarrì city.

Il vademecum, che prende il nome di “Smart Cities Readiness Guide”, contiene oltre 50 casi studio di città intelligenti che affrontano alcune delle problematiche più comuni legate al passaggio da “normale” città a smart city.

CONTENUTI. Nello specifico, le linee guida contengono informazioni su: energia, telecomunicazioni, trasporti, acqua e acque reflue, rifiuti, servizi sanitari e sociali, sicurezza ed aspetti economici. Tra le città studio troviamo invece Malta, Londra, Indiana City, Sino-Singapore Tianjin Eco-City, PlanIT (Portogallo e Barcellona e moltissimi altri.
guida per le smart city
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Concorso Rebuild, i premiati

park associatiI progetti in gara sono stati selezionati secondo una complessa griglia di valutazione di efficienza energetica, sostenibilità ambientale, comfort e qualità costruttiva, sostenibilità economica e sociale
Il 26 Novembre, durante l’Aperitivo REbuild, è stato assegnato il Premio REbuild, il primo concorso in Europa per progetti di riqualificazione sostenibile. A classificarsi per primo è stato il progetto di Lombardini 22 presentato da Marco Amosso. Secondo e terzo rispettivamente Laboratorio di Architettura, presentato da Andrea Rinaldi, e Park Associati, presentato da Filippo Pagani.
IL RUOLO PRIMARIO DELLA RIQUALIFICAZIONE. «Lead by example, i migliori progetti che fanno da esempio per il mercato: questo il senso del Premio REbuild 2013», spiega Alberto Ballardini di Habitech, uno degli ideatori di questo contest. «Il premio è stato concepito per dare visibilità a quelle realizzazioni che in una fase di contrazione degli investimenti e di disorientamento hanno dimostrato la capacità mantenere la rotta verso una realtà di mercato dove il lavori si sposteranno dai nuovi volumi alla riqualificazione degli esistenti.».

L’80% DEI VOLUMI CHE AVREMO NEL 2050 SONO GIÀ PRESENTI OGGI. La prima edizione del premio, ideato da Habitech e Fraunhofer Institute per REbuild, intercetta i recenti sviluppi nel mercato della riqualificazione e la sensibilizzazione verso un consumo più consapevole delle risorse energetiche e del territorio. Un concorso per dimostrare come la riqualificazione sostenibile del patrimonio esistente rappresenti una risorsa immensa per l’ambiziosa sfida di riformare il mercato, limitare gli impatti e migliorare il paese. Secondo una ricerca di Think Project, infatti, l’80% dei volumi che avremo nel 2050 sono già presenti oggi.

CRITERI DI VALUTAZIONE. La griglia di valutazione è stata appositamente elaborata da Fraunhofer Italia con il supporto di Habitech per poter misurare i progetti di qualificazione e costituire un primo database di benchmark di progetti. Spiega Gabriele Pasetti Monizza, del Fraunhofer Institute, ideatore della griglia di valutazione del premio REbuild: «la metodologia messa a punto per il premio deve necessariamente evidenziare che gli aspetti prestazionali sono un elemento imprescindibile di un complesso quadro che include anche aspetti ambientali, economici e sociali. Sulla base di questa riflessione, i candidati sono stati valutati attraverso una griglia multicriteria, pesando algebricamente parametri che dovrebbero sempre essere considerati in occasione di interventi di risanamento.»

PRIMO PREMIO. In prima posizione troviamo il progetto Segreen Business Park, un’idea della società di progettazione architettonica Lombardini22. Si tratta di un esempio di riqualificazione immobiliare improntata al futuro e alla sostenibilità, posizionato in un’area che da sempre è un nodo strategico per il settore terziario direzionale, a 10 km dal centro di Milano e a 5 Km dall’Aeroporto di Milano Linate. Uno sviluppo di CBRE Global Investors, progettato interamente da Lombardini22.

SECONDO PREMIO. In seconda posizione ecco “Brennone21″, un’opera di architettura realizzata a Reggio Emilia da Laboratorio di Architettura Architetti Associati ed esempio reale di sperimentazione sul recupero a zero emissioni della città storica.

TERZO PREMIO. Il terzo premio è andato infine allo studio Park Associati Architetti per la loro ristrutturazione dell’edificio per uffici “La Serenissima”, sito in Via Turati, nel centro di Milano, una struttura progettata negli anni ‘60 da Ermenegildo e Eugenio Soncini.
* Sono state inoltre consegnate 5 menzioni speciali ad altrettanti progetti che hanno saputo eccellere in una delle 10 aree di valutazione. Le menzioni speciali vanno: Efficienza Energetica a Laboratorio Architettura, Sostenibilità e Ambiente a Agenzia CasaClima Srl, Comfort e qualità costruttiva a Park Associati Srl, Sostenibilità Economica a Lombardini22, Sostenibilità Sociale a C+D Architetti Associati.
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La bonifica, sessione plenaria del forum Corviale (22 novembre 2013)

Alfonso Pascale scrittore romano

Alfonso Pascale scrittore romano

Il Progetto Corviale 2020 si fonda sull’idea che la coesione sociale è una premessa, non l’esito dello sviluppo.

A Roma – ma anche in altre parti del Paese – questa idea si può considerare come una tradizione innovativa. Oggi la stiamo riscoprendo, ma è antica almeno quanto Roma Capitale d’Italia.

Se andiamo a vedere i progetti di bonifica integrale elaborati nei primi decenni del secolo scorso nell’Agro romano e poi, successivamente, quelli riguardanti la riforma agraria del secondo dopoguerra – che hanno interessato anche una porzione importante del Comune di Roma – notiamo che alla base dello sviluppo della nostra città, per un lungo periodo, c’è stata una visione sistemica del territorio. Una visione in cui  i legami comunitari, le relazioni umane, le forme dell’abitare, l’istruzione, la cultura, l’arte, i servizi socio-sanitari precedono e condizionano le iniziative per la crescita economica.

E’ una tipicità della cultura tecnica, economica e sociale della prima metà del Novecento quando si produssero significativi esperimenti di bonifica integrale con interventi idraulici, civili, urbanistici, socio-educativi e igienico-sanitari di grande spessore. Un filone utopico che è stato colpevolmente rimosso dalla memoria storica.

I guai seri per la nostra città sono iniziati quando si è abbandonata la visione sistemica dello sviluppo territoriale e si è imposta quella urbanocentrica, caratterizzata dalla separazione e frammentazione delle funzioni urbane e dalla riduzione delle aree agricole, di fatto, ad un ruolo di mera riserva in attesa di essere edificate.

E così da una visione integrata del paesaggio agrario – nel senso che ad esso dava Emilio Sereni come “forma impressa dall’uomo, nel corso e ai fini delle sue attività produttive agricole, al paesaggio naturale” – si è passati ad una visione meramente naturalistica del paesaggio. E tale cambio di ottica ha prodotto una sorta di “divisione del lavoro”  (un perenne e infruttuoso armistizio!) tra chi pianifica e realizza i quartieri e i servizi a questi connessi e chi gestisce le aree agricole sempre più residuali, a partire dalle aree protette.

Più che all’idea di rigenerazione – che richiama la falsa mitizzazione nostalgica dei bei tempi di una volta – dovremmo rifarci all’idea di bonifica integrale come processo perenne di trasformazione territoriale – abbandonando ovviamente ogni risvolto dirigistico e utopico del passato – da declinare, mediante l’utilizzo diffuso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, come bonifica della crosta urbana.

Europa 2020 è una grande opportunità per impostare con siffatta visione la crescita dei territori della nostra città. Una grande opportunità se il Comune di Roma e la Regione Lazio sapranno coglierla scegliendo di adottare l’approccio integrato nell’utilizzo dei Fondi europei.

Sei anni fa, quando si negoziò con Bruxelles la Programmazione 2007-2013, l’Amministrazione capitolina si disinteressò di questi aspetti e non pose al centro della propria iniziativa il ruolo che avrebbe potuto svolgere l’agricoltura urbana al servizio della città e l’esigenza di una strumentazione specifica plurifondo.

Subimmo così l’esclusione dagli incentivi destinati dalla politica di sviluppo rurale alle attività multifunzionali e di diversificazione che avrebbero offerto una qualche prospettiva alle aziende agricole della Campagna romana e, al contempo, una risposta concreta alle nuove sensibilità per lo sviluppo sostenibile manifestate in modo crescente dall’insieme dei cittadini.

Questa volta, è augurabile che Roma non perda di nuovo il treno.

Spetta alla Regione Lazio decidere se estendere l’approccio Leader, finora utilizzato solo nelle aree rurali, anche alle città e se i Partenariati pubblico-privati che nasceranno potranno utilizzare contestualmente i diversi Fondi comunitari. Il Comune di Roma farebbe bene a sollecitare la Regione a compiere questa scelta se vuole creare nei territori cittadini delle vere e proprie comunità.

E’ ormai sempre più palese che le trasformazioni territoriali non si possono più né programmare né pianificare con gli strumenti che abbiamo utilizzato finora. Si possono solo accompagnare con percorsi partecipativi condivisi, da progettare “ad alta risoluzione”. Ma questa modalità richiede una rigenerazione – qui è proprio il caso di usare questo termine! – della funzione pubblica che deve acquisire la cultura partecipativa e quella della sussidiarietà e la capacità di riconoscere alla società civile la funzione di autorganizzarsi sulla base di valori comunitari per gestire i beni collettivi.

In sostanza, ci vogliono nuovi occhi perché gli spazi aperti, quelli edificati, le attività non vanno più visti come entità rigide, separate e monofunzionali, ma vanno scomposti e ricostruiti in modo polivalente. I singoli soggetti e i gruppi che li compongono non vanno più separati per categorie e ingabbiati in determinati interessi specifici. Si tratta, invece, di cogliere la molteplicità e, al contempo, l’unitarietà dei bisogni degli individui, ricomponendone i frammenti.

Oggi l’agricoltura non è più soltanto un settore produttivo – come lo abbiamo immaginato quando eravamo pervasi di cultura fordista – ma è anche un’attività che fornisce alla città servizi sociali, culturali, ricreativi e ambientali e che ha pertanto bisogno di spazi edificabili.

Oggi il Welfare in trasformazione non è soltanto il vecchio Stato sociale redistributivo ma è anche un Welfare produttivo.  Altro che fine del sociale! Siamo ad un suo rilancio ma su nuove basi: un Welfare che dismette le forme assistenzialistiche del passato per produrre esso stesso – in forme imprenditoriali – ricchezza, occupazione, benessere collettivo.

Dobbiamo, dunque, progettare gli spazi e le attività come insediamento nell’antispazio delle reti informatiche, come nodi delle reti, polivalenti, interscambiabili. Senza rigidità e separatezze. Dobbiamo costruirli come sensori, quasi interfacce di computer.

Per costruire le interconnessioni bisogna praticare senso di comunità e fraternità civile e avere sotto gli occhi le mappe del territorio. Più un territorio autorappresenta le sue funzioni sotto forma di mappatura in continuo divenire, più il suo destino evolve in un processo di ri-appropriazione collettiva dell’identità. Un’identità perennemente mutevole perché aperta al diverso.

Il Progetto Corviale 2020 non ha più nulla di utopico perché la sua realizzazione avviene nella concretezza quotidiana della pratica relazionale generativa di fiducia e dell’utilizzo diffuso delle tecnologie di nuova generazione. E’ questo il significato dello slogan “Il territorio è la sua mappa”. E qui si colloca anche un’evoluzione della logica distrettuale, che diventa capacità di una comunità in movimento di autodefinirsi, modificando continuamente – con l’innovazione sociale – la mappa delle sue funzioni.

 

 




Piano Nazionale di Rigenerazione Urbana‏

rigenerazioneIl tema della rigenerazione urbana sostenibile, a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche e delle pessime
condizione del patrimonio edilizio costruito nel dopoguerra è, per gli architetti italiani, la questione
prioritaria nelle politiche di sviluppo dei prossimi anni.
Questione da intendersi non solo come materia rilevante nella pratica urbanistica, ma come una politica per
uno sviluppo sostenibile delle città, limitando la dispersione urbana e riducendo gli impatti ambientali insiti
nell’ambiente costruito: frenare il consumo di nuovo territorio, attraverso la densificazione di alcuni ambiti
solo a fronte della liberalizzazione di altre aree urbanizzate, da tramutare in servizi e luoghi di aggregazione.
In città sempre più disgregate a causa dell’incontrollata crescita degli ultimi decenni, la riqualificazione delle
periferie deve essere il punto di partenza per poter dare una svolta ad una situazione precaria sia a livello edilizio
che ambientale. L’assenza di spazi pubblici di qualità e il consumo del suolo arrivato al livello di guardia,
il costo energetico non più in grado di sopportare sprechi e lo smaltimento dei rifiuti e dei materiali non riciclabili,
hanno determinato consapevolezza da parte dei cittadini con richiesta di interventi e di soluzioni.
Piano_Nazionale_per_la_Rigenerazione_Urbana_Sostenibile




Forum per Corviale: tre giorni di laboratori verso un nuovo ‘Serpentone’“

roma todayDal 21 al 23 novembre nello scenario del ‘kilometrone’. Cantieri, incontri e inziative che coinvolgeranno quasi 200 tra amministratori, ricercatori, artisti, architetti, ma anche e soprattutto cittadini“
Da simbolo di degrado a esperimento di rigenerazione urbana, nel segno della filosofia ‘smart’. Il ‘serpentone’ di Corviale sarà al centro di una tre giorni di incontri, happening artistici, mostre e laboratori per gettare le basi di un quadrante che da anni aspetta la sua rinascita.
Il sogno di Fiorentini, l’architetto che progettò nel’ 77 i ‘grattacieli orizzontali’ che oggi ospitano 6 mila famiglie, guarda all’Europa, all’efficienza energetica, all’architettura contemporanea, a nuove vocazioni sociali e culturali, alla valorizzazione internazionale di un paesaggio cittadino rivendicato con orgoglio dai residenti come il simbolo del secondo ‘900 romano.
IL FORUM – Corviale 2020 – Intelligente, Sostenibile, Inclusivo, è un forum che si svolgerà dal 21 al 23 novembre nello scenario del ‘kilometrone’. Tanti i temi che verranno affrontati nei 21 tra cantieri, incontri e inziative che coinvolgeranno quasi 200 tra amministratori, policy maker, ricercatori, artisti, architetti, pensatori, ma anche e soprattutto cittadini e realtà associative del quartiere: dall’arte contemporanea alle opportunità connesse alla strategia comunitaria Europa 2020, dalle tecnlogie per l’energia sostenibile agli orti slow, passando per il tema chiave dello sviluppo delle periferie.
L’iniziativa è stato presentata oggi in Campidoglio dagli assessori capitolini allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana, Paolo Masini, e alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Flavia Barca. Sono intervenuti Maria Grazia Bellisario – Direttore del Servizio architettura e arte contemporanee MiBAC, Daniel Modigliani – Commissario Ater di Roma, Maurizio Gubbiotti – Commissario straordinario RomaNatura, Pino Galeota – Presidente CorvialeDomani onlus.
IL PROGRAMMA – Apriranno i lavori, giovedì 21 novembre, i rappresentanti delle istituzioni coinvolte nel progetto: Mibact, Comune, Regione, Municipio XI e XII, Ater e Università La Sapienza. A seguire abbiamo dal censimento, il primo, della comunità di Corviale ai cantieri di lavoro con il mondo della ricerca, dai dibattiti sulla mobilità sostenibile, sul recupero urbaistico di due piazze del quartiere e sul progetto orti slow per Corviale alle visite guidate nella Tenuta dei Massimi e nella Valle dei Casali, curate da Roma Natura, per la giornata di sabato.
Il Forum sarà il punto d’avvio di un Tavolo di Concertazione Istituzionale. L’obiettivo è la definizione di un progetto di riqualificazione del quadrante di Corviale da candidare al finanziamento dei programmi comunitari 2014/2020.
IL COMUNE – “Intorno a questo tavolo sono seduti tutti coloro che contribuiranno, e hanno già contribuito al miglioramento di questo quadrante della città. Come giunta Marino abbiamo già avviato un lavoro capillare sulla riqualificazione e valorizzazione dei quartieri periferici della città. Corviale è tra questi”.
Così l’assessore allo Sviluppo delle Periferie, Paolo Masini, che ha annunciato l’avvio del “secondo stralcio dei lavori nella scuola Mazzacurati e l’illuminazione a breve dell’area davanti al serpentone”. Questo nell’immediato. “Poi è fondamentale lavorare sul quarto piano dei palazzoni, occupato da decenni”.
MIBACT – Presente anche la dottoressa Mariagrazia Bellisario del Mibac. “Abbiamo già avviato un protocollo di intesa nel 2012 per il quartiere di Corviale, un ‘programma comune di attività di promozione, ricerca e documentazione relative ai valori architettonici, paesaggistici, culturali e socio economici della zona’”. Un partecipazione passata e oggi riconfermata che sancisce l’intento del Ministero: proseguire in un percorso “di tutela maggiore del patrimonio di epoca contemporanea” e “in una ricerca sui grandi temi dell’abitare”.
Parole di soddisfazione e di incoraggiamento anche dall’assessore alla cultura, Flavia Barca. “Questo forum è un primo pezzo di un percorso molto significativo cominciato da qualche mese. Ringrazio il Mibact per la sfida che ha lanciato, al quartiere, alla città e alla cultura. Uno dei temi fondamentali è l’idea di cultura come punto di rilancio del territorio. C’è una grande attenzione a Corviale come laboratorio di idee”.
ATER – “Siamo impegnati da tantissimi anni per migliorare le condizioni di Corviale, dai primi anni ’80”. Presente al tavolo del Campidoglio anche la prorietà degli edifici, Ater, che ricorda brevemente una storia di piccoli successi e grandi fallimenti. “Alcuni interventi di riqualificazione sono stati già effettuati dal ’97 in poi, ma il più deve essere fatto. Corviale ha una valenza culturale enorme, già vivacissima ma assolutamente da potenziare”. Così il presidente Dario Modigliani.
“C’è da lavorare su sicurezza e legalità del fabbricato di Corviale, una prima operazione da fare è sui corpi scala, poi c’è il recupero del quarto piano, quello occupato abusivamente dall’82, nell’accordo di programma è previsto un intervento di costruzione di nuove case”. Un progetto che già esiste, ma i fondi sono stati bloccati nel 2009 dalla Regione Lazio. E ancora sono fermi.
IL MUNICIPIO – Tra gli attori del tavolo per il ‘kilometrone’ c’è anche il presidente dell’XI Municipio, Maurizio Veloccia. “Negli anni passati c’era addirittura chi voleva abbatterlo. E chi il centro commerciale lo ho chiamato con il nome del quartiere più vicino, Casetta Mattei, perché il nome Corviale era un marchio di degrado. La vera vittoria sarà quella di dare forza al quartiere, di farlo diventare un marchio che attiri operatori economici e culturali. E’ importante che Corviale si apra a nuove realtà, un nuovo mix funzionale e sociale. Realtà che non siano solo residenziali”.
CORVIALE DOMANI – Ma chi davvero vive il quartiere da sempre e si batte per renderlo ogni giorno migliore è Corviale Domani, l’associazione di quartiere in prima linea in tutti i progetti, passati e presenti. E tra i protagonisti anche del Forum che partirà giovedì. A parlare in Campidoglio è il presidente Pino Galeota.
“il nostro obiettivo civile e politico è il ripristino a Corviale, e nell’intera città, dell’etica della responsabilità: in politica e nell’amministrazione. Il blocco di 42 milioni di euro per la ristrutturazione di Corviale delle giunte Alemanno-Polverini, in un momento di crisi e di disoccupazione ha comportato per gli abitanti e per tutti i cittadini un danno finanziario che configura un reato civile, penale ed erariale. Oggi la questione di Corviale, passa dalla dinamite che lo voleva abbattere alla dinamite della questione politica, di un territorio che inizia con la lotta e la progettazione la sua rigenerazione”.
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Corviale 2020, tre giorni di dibattito sulla riqualificazione del ‘Serpentone’

roma italiaTrasformare la periferia dimenticata in una smart city innovativa. Il sogno (non irrealizzabile) prende vita di nuovo: il “Serpentone“, come è conosciuto dai romani il progetto edilizio “Nuovo Corviale“, torna ad essere al centro del dibattito pubblico. Da giovedì 21 a sabato 23 novembre, nel cuore del Municipio XI si succederanno incontri, visite ai cantieri e inaugurazioni di mostre e laboratori artistici, in una tre giorni intitolata “Corviale 2020“.
Questa mattina la conferenza stampa di presentazione in Campidoglio. In presenza di Paolo Masini, assessore allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana e di Flavia Barca, assessore alla Cultura, è stato esposto il programma del forum, giunto alla sua seconda edizione. Riqualificazione degli spazi, efficientamento dei servizi e interventi di ristrutturazione, i temi in cima all’agenda.
Il “Serpentone” lungo un chilometro ospita circa 1200 appartamenti, più 120 alloggi realizzati abusivamente al quarto piano. E’ proprio dalla messa in sicurezza degli appartamenti abusivi che parte la rinascita di Corviale: l’Ater ha programmato la ristrutturazione, a cui seguirà il bando per l’assegnazione dei locali. La compartimentazione dell’edificio in 27 ingressi diversi, che tuttavia non altereranno la forma della struttura, è il passa successivo.
Ma la riqualificazione del “Serpentone”, promessa dalle istituzioni ma mai completamente attuata, passa soprattutto attraverso il miglioramento dei servizi e interventi mirati a fare di Corviale una smart city viva ed autosufficiente. “È necessario dare un nuovo senso all’abitare mediante percorsi partecipativi, educativi e culturali che pongono l’esigenza di una diversa regolazione del metabolismo urbano costruendo e definendo in progress la mappa del territorio in trasformazione – scrive in una nota Pino Galeota, ex consigliere comunale e ora membro dell’associazione “Corviale Domani” -. Uno sviluppo fondato sull’equilibrio tra bisogni sociali, attività economiche e ambiente e sulla volontà della popolazione di svolgere un ruolo attivo nella trasformazione da un welfare assistenziale a un welfare produttivo che dia profitti sociali sia alla prevenzione che alla coesione. Elementi fondanti, insieme allo spazio pubblico di qualità, ad un attualizzato welfare pubblico”.
In sostanza – affermano i comitati – Corviale rinasce solo se si investe in sostenibilità e se si incentiva la cultura, l’artigianato e le attività di formazione. E’ dello stesso parere Masini, che a margine della conferenza stampa ha assicurato: “Entro i prossimi sei mesi si potranno avviare i lavori per il recupero e la messa a norma della scuola di via Mazzacurati, per la riqualificazione dello spazio pubblico vicino le entrate del palazzone di Corviale e per la nuova illuminazione”. Nel programma coperto dal Comune anche la realizzazione di una ludoteca in via Mazzacurati e la riqualificazione del parco in via dei Sampieri, per un totale di circa 3,4 milioni di euro.
Giulio Canini
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