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Vita di casa, l’ultimo manuale della collana Uniat
a firma del Presidente campano Estero
 
Presentato presso la sede di Napoli della Uil, con l’intervento della segretaria generale della Uil campana Anna Rea,  l’ultimo libro a firma di Aniello Estero, presidente Uniat Campania.
Vita di casa è un’analisi attenta ed aggiornata del pianeta “casa”. In una fase storica, in cui, il mattone ha subito colpi fortissimi dalla crisi economica e in una regione in cui l’emergenza abitativa continua ad essere tale, lo spaccato che tratteggia Estero finisce per diventare un vero e proprio manuale guida per quanti (tutti nei fatti), da proprietari o aspiranti tal, ad inquilini o aspiranti tali, si imbattono nella giungla del mattone. La casa, da sempre sogno e certezza per gli italiani, rappresenta il settore che più impegna i cittadini. Di qui la necessità, per chi da anni si batte per i diritti delle fasce più deboli della popolazione, di offrire uno strumento utile ed aggiornato per orientarsi.
Un vademecum che rende semplice una materia difficile. Uno scritto utile, norme permettendo, a tutti perché di fatto si rivolge a tutti: inquilini, proprietari, associazione, ricchi e poveri.  Una lettura attuale oggi più che mai indispensabile, vista la vastità della materia e la complessa legislazione che la riguarda.
Ancora una volta, l’Uniat ha scelto di dedicare le sue competenze agli associati che da sempre segue con cura nel caleidoscopio che è la vita di casa, con tutte le fattispecie in cui si rischia continuamente di inciampare. Senza per questo voler essere completamente esaustivi, ma esclusivamente a servizio dei cittadini.
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“Vince Confedilizia”: Il Governo ascolta le richieste di Confedilizia e sfratta anziani,minori e malati terminali.

Saranno circa 30.000 le famiglie italiane che rischiano lo sfratto nel 2015 per finita locazione per effetto della decisione presa dal Governo di togliere la clausola di salvaguardia dal Decreto “Milleproroghe” contenuto nella Legge di stabilità. Sono Famiglie che pagano regolarmente i canoni e che per sopraggiunte condizioni di immobilità sono costrette a casa per cure e assistenza e che abitano immobili non richiesti indietro dai proprietari per i motivi previsti dalla legge. Trattasi di pochissimi casi per i quali negli anni precedenti si è scelto di dare risposte di tipo solidaristico senza recare pregiudizio al diritto e al profitto dei legittimi proprietari anche perché il mercato immobiliare versava e versa in una condizione asfittica. Beffarda la risposta del Ministero delle Infrastrutture guidato dal Ministro Lupi uno cresciuto a pane e solidarietà nella pancia di Comunione e Liberazione che risponde ricordando la dotazione finanziaria dei Fondi per affitto e morosità. Peccato che per accedervi bisogna essere impossessori di reddito e in bancarotta familiare. Ora Uniat, insieme alle altre organizzazioni nazionali che si occupano di inquilini, tenterà di riaprire la partita attivando iniziative territoriali in tutta Italia per restituire garanzie a questa particolare fascia di cittadini svantaggiati.

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La Monsanto sfrutta ed utilizza l’India per contaminare il mondo con sementi OGM. Tratto dal sito EFFEDIEFFE.com, traduzione a cura di Massimo Frulla

 

 

 

Jeffrey Smith – attivista anti-OGM – ha dichiarato ad Russia Today che la Monsanto, essendo riuscita a costringere gli agricoltori indiani ad acquistare le sue sementi geneticamente modificate, grazie a loro sta diffondendo nel mondo organismi alterati in maniera tale che in futuro nessuno possa più competere sul mercato con sementi pure.
È stato stimato che [a causa della Monsanto] in India, ogni 30 minuti, un agricoltore si toglie la vita. Stando a CHRGJ (Center of Human rights and global justice), per la disperazione di non poter più provvedere alle proprie famiglie, negli ultimi 16 anni si sono suicidati oltre 250.000 agricoltori indiani.

Russia Today: Migliaia di agricoltori indiani si sono suicidati a causa delle sementi geneticamente modificate della Monsanto. Cosa li spinge a tanto?
Jeffrey Smith: è accertato che in India vi sia un gran numero di agricoltori che si è suicidato a causa delle sementi Monsanto. La cosa è stata ampiamente documentata da indagini indipendenti e da documenti ‘sfuggiti’ al Governo Centrale Indiano. Indagini porta a porta condotte in quella che ormai è tristemente nota come “la cintura dei suicidi” hanno confermato che l’85% dei suicidi fra agricoltori era collegato direttamente al fallimento della produzione di cotone Bt; ed un altro 10% era collegato sempre al cotone Bt ma in modo indiretto. Sappiamo che il numero dei suicidi in India è altissimo: si calcola sia vicino ai 300.000, 250.000 di essi sono per certo collegati al cotone Bt.

RT: Quali le implicazioni di un fallimento di tali proporzioni del cotone Bt?
JS: Quando un agricoltore acquista dei semi e questi non germinano, o producono un raccolto scarso o danno problemi, l’agricoltore non riesce più a ripagare gli alti interessi sui propri debiti e si suicida. Una brutta storia che continua a ripetersi. Se ne parla sui giornali ed in televisione e si conducono inchieste: noi che indaghiamo sul campo sappiamo di centinaia di suicidi nelle nostre zone e sappiamo quanti problemi dia il cotone Bt: problemi di germinazione, di raccolti ridotti, favorisce il marcire delle radici, l’arricciarsi delle foglie o le infestazioni. La qualità del cotone può essere bassa o richiedere maggior lavoro del “normale” per essere raccolta. Gli agricoltori si lamentano poi di prurito e reazioni cutanee quando toccano il cotone e di morie di bufali, pecore e capre se brucano le piante dopo che c’è stato il raccolto dalle piantagioni di cotone. È tutto documentato, ed un gran numero di suicidi ha una documentazione di prima mano.

RT: Ci puoi dare altri dettagli? Com’è che la Monsanto riesce ad indurre gli agricoltori ad acquistare i semi geneticamente modificati del cotone Bt?
JS: Tale cotone da una resa maggiore con una perfetta irrigazione, ma la maggior parte degli agricoltori, per irrigare, si affida alle piogge. In tal caso una simile resa è impossibile. Le prove effettuate dalla Monsanto e dalla sua sussidiaria Mahyco, sono state condotte in condizioni di irrigazione ideale; inoltre, stando a al parerei di molti esperti, hanno manipolato i dati in modo da poter affermare che le loro sementi OGM “assicurassero” di “diventare ricchi”. Si sono spinti fino ad assicurare quale volume di raccolto dovevano attendersi se gli agricoltori avessero adottato queste costose sementi geneticamente modificate. Gli agricoltori sono andati in banca a farsi fare dei prestiti per acquistare sia queste sementi più costose che i prodotti chimici ad esse collegati. Molti non hanno ottenuto i prestiti e si sono pertanto rivolti al mercato secondario dove gli interessi possono salire fino al 7% al mese. Quando il raccolto non li ha ripagati nemmeno dei soli interessi da restituire – ed avrebbero quindi dovuto affrontare la vergogna di vendere delle terre che magari erano di famiglia da generazioni – molti si sono suicidati andando nei propri campi e bevendo i pesticidi che erano stati costretti ad usare.

RT: Ma perché non sono semplicemente andati avanti a lavorare come facevano da sempre? C’è un qualche monopolio del mercato?
JS: Ci sono degli Stati dove è impossibile non coltivare il cotone OGM. È documentato. C’è poi un monopolio tale per cui i semi non-OGM o sono completamente spariti o sono molto difficili da trovare. C’è anche una fortissima disinformazione che circonda il cotone e che parte dalle promesse stesse di arricchimento: ci sono dei cartelloni che pubblicizzano agricoltori che avrebbero fatto un sacco di soldi con il cotone Bt. Si è indagato su di loro e si è scoperto che o non erano agricoltori o non avevano mai dichiarato quanto veniva fatto loro dire sui cartelloni. Uno era un venditore di sigarette! È saltato fuori poi che la Monsanto, quando ha voluto divulgare le statistiche dei risultati ottenibili con il Bt, non è ricorsa ad un’organizzazione scientifica bensì ad un società di marketing, la quale ha gonfiato alcuni dati anche di 100 volte. Dunque non sono dati attendibili né dei quali ci si possa fidare, eppure sono risultati molto efficaci nel convincere con l’inganno gli agricoltori e nel creare una situazione di monopolio che li ha obbligati ad acquistare le sementi OGM.

RT: Quale ritiene sia più in generale lo scopo della Monsanto?
JS: La Monsanto vorrebbe introdurre sul mercato molti altri tipi di sementi geneticamente manipolate. C’è un gruppo di società del settore delle biotecnologie che vorrebbe introdurre semi geneticamente modificati di melanzana, cipolla, cavolfiore, senape ed altri. Il Governo ha da poco autorizzato delle prove sul campo per i semi di melanzana e di senape; una cosa piuttosto pericolosa perché non appena semini un campo, i semi possono sfuggire al controllo e si rischia d’infettare il materiale genetico praticamente per sempre. E questo è il piano della Monsanto, lo sappiamo da informazioni provenienti da insiders: vogliono contaminare con il proprio materiale geneticamente modificato il mondo, in modo che poi nessuno possa competere sul mercato con prodotti completamente puri. Potremmo dire che lo scopo più generale della Monsanto è quello di sfruttare l’India – che è una delle aree con la maggior concentrazione di agricoltori sul pianeta – quale fonte di guadagni e luogo dove introdurre molte altre varietà di sementi geneticamente modificate che possano dilagare per l’intero pianeta. Una volta che introducono in un’area i propri semi OGM – come hanno fatto per il cotone – prendono il controllo dei prezzi e della disponibilità in quanto si appropriano facilmente delle altre aziende produttrici di sementi. Lo hanno già fatto in tutto il mondo. Negli Stati Uniti 2/3 delle sementi non-OGM disponibili sul mercato, prima che la Monsanto ed altre aziende biotech iniziassero ad impestare con gli OGM, sono scomparsi mentre le tipologie di sementi OGM sono aumentate in modo incredibile per quantità e varietà disponibili. La cosa è confermata sia direttamente dagli agricoltori americani che da inchieste condotte sul campo. Non si trovano più sementi non-OGM di alta qualità.

RT: Ma ci sono casi “positivi”? Non ci sono agricoltori che hanno beneficiato delle sementi Bt? Che hanno avuto raccolti maggiori?
JS: In alcuni casi, con particolari irrigazioni, si possono avere raccolti di cotone più abbondanti con il Bt. Spesso tali aumenti sono addirittura esagerati facendo confronti con qualità “povere” di cotone non-OGM. Comunque sì, alcuni agricoltori hanno notato un aumento dei raccolti in condizioni ideali d’irrigazione e di crescita; ma se si guarda all’insieme degli agricoltori, questi non hanno tali condizioni d’irrigazione. Non mi sento di dire che la Monsanto menta in assoluto quando parla di raccolti più abbondanti, ma a sua volta la Monsanto non dovrebbe negare che in migliaia e migliaia di casi, per l’esattezza quasi ¼ di milione, gli agricoltori si sono suicidati per i risultati in senso contrario ottenuti con le sementi Monsanto.

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla

http://www.disinformazione.it/monsanto_india.htm

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Sogin consegna la lista dei siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari.

 

 

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È partito oggi il conto alla rovescia per la messa in sicurezza delle scorie radioattive prodotte dalla breve stagione del nucleare italiano. La Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning, ha consegnato all’Ispra l’elenco dei siti potenzialmente idonei per la realizzazione del deposito nazionale. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale avrà due mesi di tempo per verificare la correttezza dell’analisi, poi passerà i nomi al governo che si prenderà un altro mese per i controlli. Ad aprile la carta sarà resa pubblica.

Ma cosa c’è in quella mappa? Dalla cartina dell’Italia sono state tolte lagune, zone protette, miniere, dighe, poligoni di tiro e tutte le aree con una delle seguenti caratteristiche: sismiche; soggette a frane o ad alluvioni; sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri di quota; a meno di 5 chilometri dal mare; a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza; vicino alle aree urbane; accanto ai fiumi.

Eliminate le aree da escludere, nella mappa restano evidenziati un centinaio di siti potenzialmente idonei sparsi in una dozzina di regioni. In uno di questi luoghi si dovrà lasciare un chilometro quadrato libero per realizzare il progetto che si compone di due parti. La prima è il deposito nazionale di superficie in cui i barili con le sostanze contaminate verranno avvolti da tre diverse protezioni in calcestruzzo e cemento e poi messi in celle sigillate e ricoperte con più strati di materiale impermeabile. La seconda è il parco tecnologico: un centro di ricerca specializzato nel campo del decommissioning.

Parliamo di un investimento da un miliardo e mezzo di euro che, con quattro anni di lavoro, dovrà servire a mettere in sicurezza 90 mila metri cubi di materiali radioattivi: il 60% verrà dallo smantellamento delle centrali nucleari, il 40% da attività diagnostiche e terapeutiche di medicina nucleare, da laboratori di ricerca e da alcuni settori industriali (questi rifiuti crescono di 500 metri cubi all’anno).

Sulla necessità di dare protezione a materiali pericolosi sotto vari profili (da quello sanitario a quello della security) concordano tutti. E, nell’audizione alla Camera del 30 ottobre 2013 i dirigenti Ispra sono stati molto chiari parlando di rifiuti radioattivi che “continuano ad essere immagazzinati senza un adeguato processo di condizionamento presso strutture non idonee, in particolare dal punto di vista della localizzazione, a una gestione di lungo termine. Va evidenziato che in tale contesto sono emerse negli anni alcune situazioni di particolare criticità”.

Inoltre, avendo una quantità di rifiuti nucleari abbastanza ridotta, possiamo evitare l’incognita del cimitero per le scorie ad alta radioattività: un problema a tutt’oggi irrisolto (si tratta di garantire la sicurezza per un tempo molto maggiore di quello che ci separa dall’avvento dell’agricoltura). In Italia il deposito sarà limitato alle scorie a media e bassa attività: il luogo potrà essere recuperato nell’arco di 300 anni.

Tuttavia la vera incognita resta l’affidabilità della gestione. E il governo non è partito con il piede giusto. Il senatore a 5 stelle Gianni Girotto, ha definito la decisione di nominare Antonio Agostini a capo dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, “un atto da vecchia politica: si è scelto un personaggio che non ha le competenze richieste dalla legge”.

Tra quattro mesi si entrerà nel vivo della questione. Senza garanzia di trasparenza nei criteri di scelta del sito e un dialogo reale con le popolazioni coinvolte si rischia di bloccare il processo. Lasciando irrisolto un problema di sicurezza che richiede una soluzione rapida.
TagsArgomenti:nuclearescorie nuclearimateriali radioattividecommissioningSo

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/01/02/news/scatta_il_conto_alla_rovescia_per_il_deposito_nucleare-104186959/?ref=HREC1-21

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​A Natale non si butta niente, il decalogo per una raccolta differenziata dell’organico senza sprechi

 

 

 

Il Consorzio Italiano Compostatori presenta un decalogo per una raccolta differenziata dell’organico di qualità, virtuosa e senza sprechi: dieci consigli utili partendo da ciò che si mette nel carrello della spesa

A Natale e Capodanno la tavola è il luogo di incontro di molte famiglie italiane. Per questo motivo, i generi alimentari fanno registrare un aumento delle vendite rispetto ad altri periodi dell’anno. Il periodo natalizio è pero caratterizzato anche da un aumento della produzione di rifiuti, in particolare quelli organici. Com’è noto, una parte degli scarti umidi è rappresentata da cibi e prodotti ancora commestibili: si stima che nel Mondo, ogni anno, si sprechino circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti. Nella sola Europa sono circa 90 milioni, pari a circa 180 kg pro capite ogni anno.

Lo spreco di cibo potrebbe essere ridotto partendo da ciò che si mette nel carrello della spesa. Ma non solo. Gli sprechi alimentari si combattono anche prestando attenzione a ciò che si butta nel cassonetto. Per questo motivo, il Consorzio Italiano Compostatori presenta, in vista delle festività, un decalogo per una raccolta differenziata dell’organico di qualità e senza sprechi.

1. Prevenire è meglio che riciclare. Durante la spesa per il pranzo di Natale o la Cena di Capodanno considerate il quantitativo di cibi di cui avete effettivamente bisogno. Consultate le indicazioni di conservazione e – soprattutto – le date di scadenza. La dicitura “consumare preferibilmente entro” significa che dopo quella data l’alimento è ancora commestibile, in alcuni casi anche per mesi, e mangiandolo non si rischia alcun mal di pancia.
2. Donare può essere un gesto concreto. In Italia si sono diffuse iniziative di recupero e ridistribuzione di prodotti alimentari dal settore della distribuzione e/o ristorazione, in cooperazione con strutture non-profit o servizi sociali. Cercate quelle attive nella vostra città e contattatele per verificare se potete destinarle gli alimenti ancora confezionati, o se potete sostenerle economicamente. Se organizzate banchetti o cene con un numero elevato di invitati potreste donare anche una parte dei pasti cotti.
3. Raccolta differenziata dello scarto alimentare, ma in maniera corretta. La raccolta degli scarti alimentari, sia cotti che crudi, rappresenta un’abitudine quotidiana per milioni di italiani. Ma per potere trasformare tali avanzi in biogas (combustibile rinnovabile) e in compost (fertilizzante organico per i terreni) è necessario separare tali rifiuti in maniera pulita. Non vanno quindi raccolti con l’umido oggetti in vetro, metallo, plastica, lattine.
4. Cosa mettere nel cestello dell’organico. Possono essere raccolti tutti gli scarti di preparazione dei cibi, sia di tipo vegetale che animale. Potete inoltre raccogliere tutti gli scarti commestibili che avanzano dalle portate dei pasti. Fate raffreddare i cibi cotti fino a temperatura ambiente, per evitare che sciolgano i sacchetti compostabili.
5. Utilizzate il sacchetto giusto. Dareste da mangiare la plastica al vostro animale domestico? Probabilmente no. La plastica è “indigesta” anche ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari in compost, pertanto è necessario che per i secchielli sottolavello vengano utilizzati solamente sacchetti in carta o bioplastica certificata ai sensi della Norma EN 13432.
6. Per chi non vuole lavare le stoviglie. Esistono in commercio stoviglie (piatti, bicchieri, posate) in materiale compostabile certificato (ai sensi della Norma EN 13432). Tali stoviglie possono essere trasformate in compost, in impianti industriali, senza costituire rifiuti da smaltire. Prima di raccogliere tali manufatti insieme all’umido verificate con il gestore o l’Azienda di raccolta se tale percorso è fattibile nel vostro Comune.
7. Attenzione al calendario di raccolta. Natale è un momento di festa e di ferie anche per gli operatori che raccolgono e avviano a recupero i vostri rifiuti. Se nel vostro Comune è attiva la raccolta porta a porta, consultate bene il calendario, perchè nei giorni di Natale e Capodanno è possibile che vengano modificati o soppressi i passaggi.
8. L’albero di Natale. Se avete acquistato un albero ceduo (senza radici) potete avviarlo a recupero con la raccolta differenziata dello scarto verde del vostro Comune. Informatevi sulle corrette modalità di raccolta e verificate se potete conferirlo direttamente presso il Centro di Raccolta del vostro Comune. Potrà essere avviato a recupero in un impianto di compostaggio, restituendo energia alla terra sotto forma di compost, un concime organico.
9. Il Compost. Trasformare gli scarti organici in compost è uno dei modi per contribuire in modo significativo all’uso sostenibile delle risorse. Dal compostaggio nasce un fertilizzante naturale che restituisce sostanza organica alla terra. Per saperne di più sul compostaggio e sulle possibilità di utilizzo: www.compost.it.
10. I marchi di certificazione del CIC. Il Consorzio Italiano Compostatori ha scelto la garanzia della qualità. Per questo ha creato due marchi, uno per il compost e l’altro per i manufatti compostabili. Utilizzare il compost a marchio CIC e usare manufatti compostabili certificati Compostabile CIC significa avere in mano prodotti di qualità, per un’impronta ecologica più leggera e sicura. Qui i marchi di certificazione Cic.

Il Consorzio Italiano Compostatori è l’associazione italiana per la produzione di compost e biogas. Il Consorzio, che conta più di 130 soci, riunisce imprese e enti pubblici e privati produttori di fertilizzanti organici e altre organizzazioni che, pur non essendo produttori di compost, sono comunque interessate alle attività di compostaggio (produttori di macchine e attrezzature, di fertilizzanti, enti di ricerca, ecc.). Il CIC promuove la produzione di materiali compostati, tutelando e controllando le corrette metodologie e procedure. Promuove le iniziative per la commercializzazione e la corretta destinazione dei prodotti ottenuti dal compostaggio e svolge attività di ricerca, studio e divulgazione relative a metodologie e tecniche per la produzione e utilizzazione dei prodotti compostati.

http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/natale-non-si-butta-niente-decalogo-raccolta-differenziata-dellorganico-senza-spr

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Alluminio e l’invenzione di Bayer. Articolo di Giorgio Nebbia, Professore emerito di Merceologia, Università di Bari

 

 

Il glorioso e terribile ventesimo secolo è stato un “secolo lungo”; non si può capirne l’ambiguo fascino, e non si può capire neanche questo ventunesimo secolo, se non si fa un salto indietro all’inizio del 1800; nel 1800 affondano, infatti, le radici di tutte le innovazioni di cui oggi godiamo i benefici. Ogni volta che ci chiediamo da dove vengono le materie, le merci, i processi di oggi, dobbiamo andare a cercare quando tutto è cominciato. Credo che questa sia la ragione del moltiplicarsi, fortunatamente, di mostre e musei e incontri sulla storia della scienza e della tecnica. Fra le varie mostre di questi mesi merita di essere ricordata quella sull’Esposizione Universale di Parigi del 1855, durante la quale il gioielliere Charles Christofle presentò le sue preziose novità costituite da posate e pentole …. di alluminio ! E si trattava veramente di cose rare e costosissime, come ha indicato anche l’altra mostra contemporanea americana intitolata: “Alluminio: dalla gioielleria agli aeroplani a reazione”.

Oggi gli oggetti di alluminio sono banali e diffusissimi, ma ai primi dell’Ottocento l’alluminio era ancora una sostanza misteriosa, benché fosse e sia il terzo elemento più diffuso sulla crosta terrestre, dopo l’ossigeno e il silicio. Il suo carattere misterioso è dovuto al fatto che l’alluminio si è trasformato, nella lunga storia geologica della Terra, in ossidi e idrati difficilmente attaccabili da altre sostanze chimiche: le terre rosse del Salento o del Gargano sono ossidi di alluminio miscelati con ossidi di ferro; le argille che, scaldate ad alta temperatura, si trasformano nei mattoni di coloro rosso vivo, sono idrati e ossidi di alluminio, ferro e silicio.

La scoperta che tanti diffusi minerali nascondevano un “nuovo” metallo si deve al chimico tedesco Friedrich Wöhler (1800-1882), che nel 1827 riuscì a trasformare l’ossido di alluminio in cloruro di alluminio e ad ottenere, trattando l’ossido con potassio metallico, un metallo bianco, argenteo, leggero e molto bello, resistente alla corrosione. Ci volle un altro bel po’ di tempo per ottenere quantità apprezzabili di alluminio con processi lenti e complicati, tanto che, quando arrivò in commercio, l’argento costava più dell’oro.

Soltanto nel 1854 il francese Saint-Claire Deville (1818-1881) scoprì che era possibile scomporre il cloruro di alluminio con sodio metallico, meno costoso del potassio usato da Wöhler. La scoperta fu salutata come rivoluzionaria e l’alluminio e le sue proprietà ebbero l’onore delle prime pagine dei giornali. L’orefice parigino Christofle capì che la borghesia emergente, curiosa delle novità, sarebbe stata attratta da oggetti di alluminio e li propose al pubblico, appunto durante l’Esposizione del 1855, sotto forma di monili, ornamenti e posaterie di lusso. Curioso personaggio, questo Christofle, ricco gioielliere, ma anche imprenditore attento ai nuovi tempi: fu uno dei primi a garantire, nel 1845, l’assicurazione contro le malattie ai suoi operai, a creare fondi di piccolo risparmio e a dare una forma di istruzione ai lavoratori. Fu nominato fornitore ufficiale di Luigi Filippo (re dei francesi fino al 1848), e poi di Napoleone III che, comprendendo l’importanza dell’alluminio, sponsorizzò le imprese per la sua produzione industriale. Questi incentivi e la grande pubblicità assicurata alla novità scatenarono la corsa alla produzione dell’alluminio a costi sempre più bassi. Ormai si trattava di cercare una materia prima abbondante e sicura; un ufficiale francese di stanza nella Guinea aveva scoperto un minerale uguale a quello che si trovava anche in Francia a Le Baux, nella Provenza, e che fu chiamato bauxite. La bauxite divenne — ed è ancora oggi — la materia prima standard per la produzione dell’alluminio. La messa a punto di un processo industriale per tale produzione richiese vari altri anni di una concorrenza internazionale fra Francia, Germania, Stati Uniti, Austria: bei tempi quelli in cui le guerre si combattevano per inventare nuove merci.

Il primo successo si ebbe con la scoperta che era possibile purificare la bauxite trattandola con acqua e idrato sodico; l’alluminio forma un idrato solubile mentre resta insolubile un fango contenente ossidi di ferro e di altri metalli. La soluzione contenente idrato di alluminio può essere scomposta in modo da ottenere una polvere di idrato di alluminio molto puro e da questo l’ossido di alluminio. Detto in poche parole sembra tutto facile, ma ci sono voluti anni per perfezionare il processo che prende il nome dall’austriaco K.J. Bayer (1847-1904) e che fu brevettato nel 1888. Adesso si trattava di scomporre l’ossido di alluminio puro ottenendo alluminio. Varie persone avevano intuito che la scomposizione avrebbe potuto essere realizzata per elettrolisi, ma l’elettricità stava muovendo i primi passi su scala industriale; quando l’elettricità divenne disponibile a basso prezzo si ebbe il colpo finale e ancora una volta si trattò di una avventurosa invenzione: due giovani sperimentatori, entrambi di 22 anni, Héroult in Francia e Hall negli Stati Uniti, scoprirono indipendentemente e brevettarono, nel 1886, a poche ore di distanza, uno da una parte e uno dell’altra dell’Oceano, il processo elettrolitico che si segue ancora oggi.

L’invenzione consisteva nello “sciogliere” ad alta temperatura l’ossido di alluminio in una sostanza, la criolite, costituita da fluoruro di alluminio e potassio; il passaggio della corrente elettrica attraverso questa soluzione scompone l’ossido di alluminio in alluminio e in ossigeno che reagisce con l’elettrodo di carbone e da luogo alla formazione di ossido di carbonio. Con questo processo l’alluminio si avviava a diventare il nuovo metallo strategico e compariva sul mercato proprio nel momento in cui nascevano l’industria automobilistica e quella aeronautica; gli aeroplani avrebbero potuto sollevarsi e volare soltanto se la loro struttura fosse stata sufficientemente “leggera” e l’alluminio, che pesa tre volte meno del ferro, divenne subito il metallo favorito. Nel 1903 fu costruito il primo blocco motore per aereo in lega di alluminio e rame.

Durante tutto il Novecento la produzione di alluminio è aumentata continuamente. In questo inizio del XXI secolo nel mondo vengono estratti ogni anno 55 milioni di tonnellate di bauxite, principalmente in Australia, Guinea, Giamaica, e vengono prodotti 25 milioni di tonnellate di alluminio (si tratta del secondo metallo come importanza industriale; la produzione del primo, l’acciaio, supera di poco gli 800 milioni di tonnellate all’anno). Una parte dell’alluminio è ottenuto dal riciclo di lattine, imballaggi, eccetera; il consumo di energia per ottenere l’alluminio riciclato (alluminio secondario) è venti volte inferiore a quello che si ha quando si produce alluminio primario dalla bauxite.

Queste poche notizie non riescono a rendere giustizia all’importanza dell’alluminio, con il quale è possibile preparare migliaia di leghe con altri metalli, ciascuna delle quali ha speciali proprietà. L’alluminio può essere reso resistente alla corrosione mediante un trattamento elettrolitico superficiale; molti infissi di finestre e porte sono di alluminio “anodizzato”, come si suol dire. La maggioranza degli impieghi sono nell’industria automobilistica, motociclistica, aeronautica, dove le proprietà di “leggerezza”, cioè di basso peso specifico, sono particolarmente importanti, nell’industria elettrica, nella produzione di imballaggi anche alimentari, e in innumerevoli altri campi nella vita domestica. Con la loro sigla AL, alluminio appunto, dentro un esagono, le “lattine” di molte bevande dicono ad alta voce di che cosa sono fatte e invitano a raccoglierle separatamente, dopo l’uso, per poter ridiventare presto nuovo alluminio riciclato.

Giorgio Nebbia, La Gazzetta del Mezzogiorno, 11 ottobre 2oo3

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A pagare per “Mafia Capitale” saranno i detenuti

Il ministero della Giustizia sospenderà la sperimentazione lavorativa delle cooperative in dieci carceri italiani. Una scelta letta come conseguente all’inchiesta romana sulle cooperative. Una marcia indietro che sarebbe deleteria non solo per i detenuti e i percorsi sperimentali di anni, ma anche per le casse dello Stato e la qualità della vita nelle case di reclusione
«Se un commercialista sbaglia non si persegue l’intera categoria. Lo stesso vale per qualunque altra professione. Invece con le cooperative sociali, dopo “Mafia Capitale”, si pè deciso di farla pagare all’intero settore. In particolare a chi, come noi, lavora da anni in carcere». A parlare è Nicola Boscoletto, responsabile della cooperativa Giotto , che insegna un mestiere ai detenuti del carcere di Padova.
Ed in effetti quello che sta succedendo dopo l’esplosione del caso Buzzi delle cooperativa “29 giugno” a Roma è che insieme all’acqua sporca si getti via anche il bambino. Il ministero della Giustizia, in 10 carceri dove cooperative sociali sperimentano da anni la gestione delle cucine, dice basta per mancanze di fondi.
La storia
Nel 2003 il Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, avvia una sperimentazione in dieci penitenziari in tutto il Paese, da Torino a Bollate, da Padova a Rebibbia nuovo complesso e casa di reclusione fino a Trani e Siracusa. Con il finanziamento del Dap si ristrutturano a fondo gli impianti delle cucine e si affida la gestione a cooperative sociali che devono formare professionalmente i detenuti. Che significa lunghi periodi di formazione, affiancamento a professionisti, gestione con criteri di efficienza, adeguamento agli standard di qualità e sicurezza, fino all’inserimento dei detenuti in articolo 21 e misure alternative alla detenzione. E stipendi altrettanto veri, allineati al contratto collettivo nazionale.
La sperimentazione
La sperimentazione prende il via nel 2004. Dal 2009 il finanziamento non viene più erogato direttamente dal Dap, ma dalla Cassa delle Ammende, l’ente del Ministero della Giustizia che finanzia i programmi di reinserimento in favore di detenuti. Risultati? La gestione d’impresa si nota, eccome. La qualità dei pasti decolla. Il ricorso al cosiddetto sopravvitto, i generi che i detenuti possono acquistare con il proprio denaro, si abbatte. Anche il Dap è soddisfatto. L’ex capo del dipartimento Giovanni Tamburino il 17 marzo 2014 dopo un incontro con i direttori delle dieci carceri dichiara: «Bisogna confrontarsi con l’oggettività che danno i direttori, che vedono le cose concrete, pratiche, quotidiane. Il giudizio è fortemente positivo: non si torna indietro, anzi si va avanti». Con l’esplicito intento di passare dalla fase sperimentale a una strutturale e di diffondere l’iniziativa anche in altri istituti.
La marcia indietro
Nel frattempo Tamburino con il cambio di governo decade dall’incarico. E nonostante i solleciti delle cooperative e dei direttori a rinnovare l’affidamento del servizio che scade a fine 2014, da via Arenula giunge solo un assordante silenzio. Le cooperative scrivono due lettere, a luglio e ottobre, al ministro Orlando per discutere la questione. Nessun riscontro. Fino a questi giorni. Come risposta, una proroga di quindici giorni, fino a metà gennaio, che non lascia presagire nulla di buono.
Secondo quanto scrive Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere, è «lo scandalo delle coop sociali di Roma fatto pagare ai detenuti che lavorano». In effetti la prefigurata cessazione dell’affidamento è qualcosa di ben poco razionale. Come scrivono i direttori in una lettera al Dap del 28 luglio scorso, le cooperative hanno fatto risparmiare in termini di manutenzione delle strutture, di acquisto di prodotti, utenze, mercedi (le paghe dei detenuti), spese di mantenimento. Ma il guadagno sostanziale «è in termini trattamentali». «I detenuti assunti dalle cooperative», scrivono i direttori, «hanno avuto modo di sperimentare rapporti lavorativi “veri” che li hanno portati ad acquisire competenze e professionalità decisive per il loro reinserimento sociale». Non solo. Sul mercato la manodopera vale circa 3,60 euro, mentre le coop sociali ricevono dallo Stato meno di 2 euro tra gettone e sgravi fiscali. Quindi per le casse statali questa marcia indietro che non conviene.
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Scaglioni e aliquote Irpef 2014 e 2015

Riepiloghiamo le aliquote Irpef 2014 – 2015 da applicare sull’ammontare del reddito delle persone fisiche, 5 aliquote che vanno dal 23% al 43% a seconda degli scaglioni di reddito

L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è un’imposta sul reddito progressiva, ovvero aumenta più che proporzionalmente rispetto all’incremento del reddito, secondo i principi costituzionali della capacità contributiva e della progressività.

Il contribuente verserà l’imposta in funzione degli scaglioni di reddito nei quali rientra, applicando le relative aliquote che variano dal 23% al 43% per il 2014 e anche per il 2015.

Determinazione dell’imposta

Per calcolare l’imposta dovuta, il contribuente dovrà determinare:

il reddito complessivo (dato dalla somma dei redditi imponibili netti di ciascuna categoria: Reddito da lavoro dipendente e assimilati; Reddito da lavoro autonomo ed esercenti arti o professioni; Reddito di impresa; Redditi fondiari; Reddito di capitali; Redditi diversi).
il reddito imponibile , dato dalla differenza tra il reddito complessivo e gli oneri deducibili e le eventuali perdite di anni precedenti
l’imposta netta , calcolata applicando al reddito imponibile le aliquote progressive corrispondenti ai diversi scaglioni. Dall’imposta lorda così ottenuta si dovranno sottrarre le detrazioni, gli oneri detraibili e crediti d’imposta , ottenendo così l’imposta netta.

Infine dall’imposta netta dovranno essere scomputate le ritenute d’acconto subite e gli acconti versati ottenendo così l’imposta effettivamente da versare.

Scaglioni e aliquote IRPEF 2014 e 2015

Come abbiamo detto l’imposta viene calcolata in rapporto all’ammontare del reddito del contribuente, applicando aliquote diverse per scaglioni di reddito, la somma delle imposte dovute sui diversi scaglioni di reddito costituisce l’imposta lorda.
Riportiamo le aliquote IRPEF attualmente in vigore, considerate al netto delle addizionali :

Reddito imponibile

Aliquota

Imposta dovuta sui redditi intermedi (per scaglioni) compresi negli scaglioni

fino a 15.000 euro

23%

23% del reddito

da 15.001 fino a 28.000 euro

27%

3.450,00 + 27% sulla parte oltre i 15.000,00 euro

da 28.001 fino a 55.000 euro

38%

6.960,00 + 38% sulla parte oltre i 28.000,00 euro

da 55.001 fino a 75.000 euro

41%

17.220,00 + 41% sulla parte oltre i 55.000,00 euro

oltre 75.000 euro

43%

25.420,00 + 43% sulla parte oltre i 75.000,00 euro

Per determinare l’importo dell’imposta lorda (IRPEF lorda) si deve prima di tutto individuare lo scaglione in cui rientra il nostro reddito imponibile.

Esempio: se il reddito imponibile annuo per il 2014 è di 24.000,00 euro, quindi rientrante nel 2° scaglione di reddito, l’importo dell’IRPEF lorda sarà dato dalla somma di:

15.000,00 euro * 23% = 3.450,00 euro
e la parte del reddito imponibile eccedente il limite inferiore del 2° scaglione moltiplicato per l’aliquota corrispondente, ovvero 27% sulla parte oltre i 15.000,00 euro (24.000,00 – 15.000,00 = 9.000,00) = 2.430,00 euro

per un totale di 5.880,00 .

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SALVA LA DATA > Verso il Forum Corviale 2015

Verso il Forum 2015
LA MINIERA DI CORVIALE E DEL SUO TERRITORIO
Giovedì 4 dicembre CESV via Liberiana 17 ore 9.30-18
Dalle linee guida ATER al concorso internazionale RIGENERARE CORVIALE
Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana.
Dal secchio della spazzatura al lavoro.
Reti consapevoli e infrastrutture al servizio delle comunità.
Centralità del patrimonio culturale per la coesione e l’integrazione sociale nelle periferie urbane.
Una giornata di confronto tra buone pratiche e realtà sociali per una progettazione partecipata per “comprendere e rispettare il passato, proporre il futuro”.
Comprendere i valori del passato, proporre le soluzioni per il futuroProsegue il cantiere di lavoro e il confronto sulle linee guida per il concorso internazionale di progettazione per la rigenerazione urbana del Quadrante Corviale promosso dall’ATER .
Giovedì 4 dicembre CESV
via Liberiana 17 ore 9.30-18
Dalle linee guida
“La rigenerazione rappresenta il punto di partenza per recuperare in termini attuali il carattere di avanguardia che lo ha caratterizzato… Il percorso di partecipazione deve essere previsto in tutte le fasi dalla stesura delle linee guida fino alla realizzazione del progetto per stralci funzionali secondo la metodologia del cantiere evento” (dalle linee guida per il concorso internazionale).
Introduzione
Lo sblocco dei fondi per “Rigenerare Corviale” e lo stanziamento di 517.000 euro per il concorso internazionale – presentato ad ottobre dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – fanno voltare pagina alla lunga vertenza iniziata nel 2008 con il silenzio della giunta Alemanno e la complicità della giunta regionale Polverini-Buontempo, che volevano demolire il Palazzo Ater noto come il Kilometro.
Guardando caparbiamente l’orizzonte abbiamo avviato inchieste, mappato il territorio, connesso relazioni, promosso lotte, incontri, manifestazioni ed eventi, che la comunità di Corviale ha “messo in bella”, trasformando il “profit, no-profit, volontariato, istituzioni”, che il territorio aveva autogenerato, in un progetto concreto di rigenerazione urbana.
Il frutto dei “lavori in corso” perseguito nel corso degli anni è patrimonio condiviso da parte di tutti i partner che hanno sottoscritto l’Atto di Intesa (allegato), arricchito dalla cooperazione, spesso volontaria, di coloro che hanno animato e sostenuto il progetto e consentito ad esso di arrivare fino a questo punto.
Un patrimonio che va allargato e arricchito con un processo di partecipazione di buone pratiche, non solo nella stesura del bando del concorso internazionale che Ater promulgherà entro i primi mesi del 2015, ma in tutte le fasi del processo di rigenerazione, per presentarlo all’Expò 2015 di Milano.
Il bando di progettazione, che si offrirà allo scenario internazionale, si baserà sulle “linee guida” che Ater ha predisposte e su cui ha attivato la condivisione nel il Tavolo di Concertazione Istituzionale promosso e coordinato dal Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo.
L’iniziativa del 4 dicembre presso la sede del Cesv, con i “tavoli di lavoro” sugli specifici temi che caratterizzano la multidisciplinarietà del progetto, ha l’obiettivo di allargare e far vivere la progettazione partecipata nella concretezza delle future attuazioni, valore aggiunto negli indirizzi della U.E, per un “Corviale 2020 intelligente inclusivo sostenibile”, su cui stiamo lavorando a partire dai Forum del 2012 e 2013.
I partecipanti ai tavoli di lavoro delle “Miniere” dovranno raccordarsi alle “linee guida” Ater per delineare il contributo da apportare alla efficacia del progetto, frutto di esperienze personali o collettive, per connettere il più possibile i contenuti del concorso internazionale ai fabbisogni condivisi.
Per ulteriori approfondimenti sulle “linee guida”, visitare il sito www.aterroma.it o www.corviale.com in cui è riportato il contributo della comunità di Corviale.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA DEL 4 DICEMBRE 2014
Mattina
Tavolo lavoro 1 sala 1
Ore 9.30 – 13.30
La Miniera della Qualità della Vita
“Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana”.
Dalle linee guida:
“Recuperare la vivibilità e la sicurezza spazi esterni ed interni è un dovere civile per non lasciare al degrado una eredità di creatività urbana, di qualità architettonica e infine una testimonianza di coraggio e di grande impegno costruttivo”
Interventi di prevenzione, rispetto delle regole, animazione e controllo sociale sono le condizioni per una rigenerazione consapevole e condivisa, sia da parte delle Istruzioni che della Comunità che vive all’interno, per il Palazzo ATER e per il territorio. Rigenerazione dell’edificio e del suo intorno vuol dire:
– interventi capaci di amplificare positivamente il potenziale di Comunità attraverso spazi adeguati a favorire relazioni sociali e a funzioni tradizionali (mercati, servizi di assistenza vari agli anziani, ai bambini, alle famiglie etc.);
– il potenziamento dell’offerta culturale, delle attività di animazione esistenti, per attività imprenditoriali di economia civile (esempi: concessioni di spazi per studi artista, piccoli artigiani, start-up per innovazioni tecnologiche, cooperative e imprese sociali, a servizi innovativi e formativi …);
– politiche attive sul lavoro, con particolare attenzione alle categorie svantaggiate e al disagio sociale. Il riferimento è in particolare al lavoro che presidia edificio e territorio, producendo identità e senso di appartenenza al vivere in comune (vedi appalti in autogestione di servizi, del ciclo dei rifiuti…);
– riorganizzazione ambientale e paesistica degli spazi verdi, dei percorsi e delle aree attrezzate esistenti intorno all’edificio stesso.
Coordinano:
Daniel Modigliani (ATER), Francesca Danese (CESV), Pino Galeota (Corviale Domani)
Report Alessandra Fraddosio (Magliana Solidale)
Partecipano:
Carla Bartolucci (CNCA), Fiammetta Mignella Calvosa (LUMSA) Luciano Castaldi (Regione Lazio), Roberto Crea (Cittadinanza attiva), Sergio Giovagnoli (Arci Solidarietà),) Giorgio Mirabelli (Amate l’Architettura), Bruno Monardo (la Sapienza), Gianni Palumbo (Forum Terzo Settore), Stefano Regio (Il cammino), Guendalina Salimei (architetto), Massimo Vallati (CalcioSociale), Maurizio Zucconi (Federculture), Miani Mimma (Municipio XI)Angelo Scamponi (CIC), Elio Bovati (Com. Arvalia), Marcello Paolozza, Alessandro Giangrande ( Roma Tre), Latella Roberto (Formazione sociale), Masimo Taddia (Social street), Paola&Daniele (ARCI Corviale), Paolo Gelsomini (Carte in Regola) , Paola Rossi ( architetto) Martini Mauro (architetto)
Tavolo di lavoro 2 sala 2
La Miniera dell’Ambiente e dell’Economia Verde
Ore 9.30 – 11.30
Dal “secchio della spazzatura al lavoro”.
Dalle linee guida:
“Corviale per la sua estensione e densità abitativa consente di sperimentare soluzioni spaziali e gestionali innovative per pratica la raccolta differenzia dei rifiuti (…) la previsione di attività di animazione sociale, artigianali e commerciali al servizio del quartiere al fine di recuperare quell’effetto città che a Corviale è sempre mancato, ma che il progetto originario prevedeva nel piano libero.”
– Rigenerazione delle reti impiantistiche finalizzate al riuso-riciclo-recupero locale e diretto.
– Rigenerazione delle coperture attraverso la creazione di orti, serre idroponiche fotovoltaiche, community gardens e mini labs e fablabs.
– Formazione per la consapevolezza della Comunità sull’importanza e sulle opportunità legate al nuovo modello dell’abitare.
– L’interazione con il sistema formativo, sia per la conoscenza che per le opportunità relative a sbocchi lavorativi per nuove figure professionali.
– Realizzare Centri di riparazione e riuso di beni e prodotti eccedenti non pericolosi, che avvii una filiera di recupero nel territorio di oggetti “ingombranti” e di comune uso personale, domestico e dell’abitare in grado di essere scambiati o riparati per essere re-immessi nel circuito del consumo privato.
Ore 11.45- 13.45
Coltiviamo insieme Corviale
Dalle linee guida:
“È necessario, inoltre, potenziare le connessioni con le attività produttive e gli spazi nelle aree agricole circostanti, come individuate dal piano di assetto delle Riserve Naturali di Roma Natura, e con le aree di verde pubblico interne ed esterne all’ambito stesso.”
– Valorizzare aree agricole e spazi naturali in una prospettiva multifunzionale integrata volta a sviluppare potenzialità inscritte nei parchi agricolo-naturalistici (Parchi Roma Natura Tenuta dei Massimi e Valle dei Casali), che delimitano il quadrante Corviale attraverso presidi agro-ambientali, prodotti a Km 0, mercati del contadino, agriturismi, agriasili, centri educazione ambientale, ecc.
– Favorire una politica e cultura della sana alimentazione, incentivare e promuovere artigianato alimentare e prodotti tipici. I Centri, luoghi di lavoro e cooperanti sui temi dell’educazione ambientale e alimentare (lotta agli sprechi e alla povertà crescente, all’obesità, agli acquisti compulsivi, cucina degli avanzf ecc.) connessi con attività di formazione, ludiche e culturali aperte a tutta la popolazione tesi ad avviare nuovi stili di vita.
– Importante ruolo del sistema scolastico per intervenire sull’intera filiera della Comunità.
Per entrambi i tavoli di lavoro, adottare strategie rivolte all’inclusione sociale e lavorativa per le categorie svantaggiate.
Coordinano:
Claudio Rosi (ATER) Maurizio Gubbiotti (Roma Natura) Eugenio De Crescenzo (AGCI) Alfonso Pascale (Reti Fattorie Sociali) Report Rossella Ongaretto (Roma Natura)
Partecipano:
Giorgio Boldini (Verde pensile), Marotta Maurizio (Capodarco), Massimo Piras (Zero Waste) Andrea Ferraretto (Ass.to Ambiente) Lucilla Brignola (Amate l’architettura), Marco Fratoddi (Nuova Ecologia), Massimo Leone (ifoRD), Francesco Montillo ( la Sapienza), Teresa Bernardini (CD) , Adriano Zaccagnini (Camera dei Deputati), Antonio Alliva (3D Italy), Marina Galati (Cooperativa Ciarrapani), Roberto Leonardi (Consorzio Sociale)), Stefano Panunzi (Unimol), Augusto Pascucci (UNIAT), Gianni Russo (Keplero), Antonio Iannelli e Angelo Alesi (Corviale Domani) Vittorio Lovera (ATTAC Italia), Adolfo Riviello ( AMICA), Alessio Di Giacomo ( Imprenditore), Paolo Menichetti (Territorio Roma)
Pomeriggio
Tavolo lavoro 3
Ore 14.45-18.00 sala 1
La Miniera del Patrimonio Culturale.
Da “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Comitato delle Regioni. Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa. 22.7.2014″
Nei nuovi indirizzi della U.E. 2020 il patrimonio culturale, da intendersi come bene relazionale, assume un approccio integrato che permea la dimensione culturale, fisica, digitale, ambientale, umana e sociale, apportando un contributo alla crescita economica e alla coesione sociale.
Risposte ad uno stato sociale del ben-essere con positivi riscontri nelle persone, anche in condizioni di disabilità e di disagio sociale.
Il patrimonio culturale oltre che costituire un punto di riferimento imprescindibile per la storia del territorio offre opportunità e potenzialità capacità per incentivare l’integrazione sociale attraverso la condivisione di attività ludiche, ricreative, sportive, relazionali che contribuiscono alla riqualificazione di zone degradate, alla creazione di posti di lavoro radicati nei territori e la promozione di un’ idea condivisa e del senso di appartenenza ad una comunità.
L’offerta culturale deve essere sempre più parte integrante del territorio ( centri culturali, sportivi, del tempo libero…) e della comunità locale, dato che le strutture e i siti producono e distribuiscono capitale sociale e ambientale.
Possono dare riposte occupazionali diffuse, diventando motori dell’attività economica, centri di conoscenza, di ereatività, di interazione e integrazione della Comunità territoriale.
Generano innovazione e contribuiscono ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in linea con gli obiettivi della strategia U.E. 2020.
E’ anche questo il tema da approfondire per valutare le ulteriori indicazioni che usciranno dalla Commissione europea a breve e che dovranno trovare, attraverso una mirata verifica di congmità, l’inserimento nelle linee guida per il concorso internazionale.
Coordinano:
Maria Grazia Bellisario (MIBACT), Claudio Bocci (Federculture), Umberto Croppi
Rapporteur Silvia D’Amico (Federculture)
Partecipano:
Antonio Trimarco (Biblioteche Roma), Concetta Di Spigno (Keplero), Simona Elmo (Fondazione IFEL), Roberto Ferrari (economista cultura), Pietro lacobone (CSV Matera ), Daniela Vaccher (Il Tempo Ritrovato), Monica Melani (Il Mitreo), Pino Galeota (Corviale Domani), Claudio Butera (Arvalia Nuoto) , Claudio Lombardi (Carte in Regola), ThemArt, Martini Stefano (Fedim), Tonino Tosto (Upter) Francesco Nucci ( Volume!)
Tavolo di lavoro 4
Ore 14.45-18 sala 2
La Miniera di infrastrutture e reti consapevoli.
Dalle linee guida:
Corviale non essendo un edificio ma una parte della città costituisce per la sua forma, la sua estensione e la densità abitativa un modello di sperimentazione di Smart Building
– Il Corviale come HUB di produzione e riproduzione, condensatore sociale, energetico, formativo e di comunicazione teso a favorire una migliore qualità del vivere in comunità.
– Il progetto di rigenerazione per essere efficace e duraturo deve essere soprattutto infiastrutturale e sistemieo a tutte le scale dimensionali. Dall’edificio, alle strutture esterne, al territorio, le infrastrutture devono corrispondere a reti, materiali e immateriali,
– consapevoli. Tutte le proposte, i progetti, le indicazioni e le future attività in campo economico, sociale, culturale e ambientale, nonché quelle relative all’ accessibilità urbana, devono tendere all’aumento del presidio e della sicurezza degli spazi aperti, delle reti e dei nodi, favorendo il movimento quotidiano dei cittadini con conseguente riduzione del traffico veicolare a favore del potenziamento del trasporto pubblico. L’obiettivo è di ridurre costi e consumi, aumentare il benessere, il confort e l’uso delle opportunità offerte da ogni tipo di rete sistemica nelle abitazioni, nelle attività sociali e produttive. –
– Rendere agevole gli spostamenti per l’accesso ai servizi adottando nuove tecnologie di comunicazione (leggi: servizi anagrafici, atti amministrativi, rilascio certificati ma anche visite mediche, biglietti per spettacoli, mostre, iscrizioni scolastiche).
Coordinano:
Lucina Caravaggi (Sapienza), e Stefano Panunzi (Unimol),
Report Costantino Carluccio (Unimol)
Partecipano:
Alessandro Fuschiotto (Agenzia Mobilità), Michele Lavizzari Alessandro Giangrande (Carte in Regola), Cristina Imbroglini (Sapienza), Francesco Pazienti ( Piattaforma Testaccio) Francesco Tupone ( Linus ) Alessandro Reali ( Undici Radio) Anna Lei ( Sapienza) Rodolfo Grimani (Rotetecnology), Federico Coppola (Expò 2015), Antonello Fratoddi (MediterRAId), Stefano Medori ( esperto reti)
Tavolo di lavoro 5 Saletta
Ore 14.30- 17.30
Le periferie. La partecipazione, il racconto, la comunicazione. Un nuovo mainstream?
Raccontare e far raccontare a chi le vive le periferie è un modo per ritrovare una nuova centralità delle persone che vivono e abitano le nostre città nel mainstream comunieativo. Corviale è una esperienza di frontiera che ha già sperimentato numerose forme di partecipazione e comunicazione che hanno la necessità di trovare nuove sintesi e nuovi percorsi per colonizzare gli altri spazi della città e degli immaginari contemporanei.
Coordinano:
Andrea Volterrani (Tor Vergata) e Tommaso Capezzone ( blogger )
Partecipano:
Anna Maria Bianchi (Carte in Regola) Salvatore De Mola (sceneggiatore) Giuseppe Manzo (Legacoopsociali) Gaia Peruzzi (Sapienza) Paola Springhetti (CESV), Federico Valerio (Undici radio), Alice Valle (social media blogger), Sandro Zioni (Informat srl), Elisa Longo (“Giornale Le periferie”), Ivan Selloni ( Corviale.com), Aldo Feroci (Fotografo)

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Presentazione della Ricerca Green economy e veicoli stradali: una via italiana a basse emissioni

L’evento, che prevede gli interventi e i commenti di numerosi ospiti, si terrà il   16 dicembre   a Roma   nella sede del   Campidoglio , (sala della Protomoteca – Ore 09:30-12:45) ed è organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile , in collaborazione con Assogasliquidi, Consorzio Ecogas e con il patrocinio dell’Assessorato Trasporti e Mobilità di Roma Capitale.

 

Programma_convegno_impatto_veicoli_stradali_gas_metano

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