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Basta con l’architettura di «serie B»

Mario Cucinella ripensa le periferie: «Lì cova il populismo perché sono realizzate male»

Non c’è bisogno di costruire sempre un Guggenheim in stile Gehry per fare buona architettura, non c’è bisogno di progetti su grande scala (musei, grattacieli o stadi che siano) per poter trasformare davvero una città e non è nemmeno necessario scegliere la via del glamour a tutti i costi (il fascino della super residenza costosa e del parco da miliardario) per sentirsi una archistar, anzi il tempo delle archistar può dirsi ormai davvero finito. Mario Cucinella (fondatore nel 1992 dello studio MCA) sintetizza in questi paradossi l’intervento che terrà sabato 24 gennaio, alla Fiera di Bergamo, nell’ambito del convegno annuale della Fondazione Italcementi sul tema Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento, un convegno in cui protagoniste saranno prima di tutto quelle stesse periferie dove per lungo tempo si è concentrato il lato più oscuro della urbanizzazione.

Cucinella (nato nel 1960, tra i suoi progetti più recenti il Villaggio residenziale per l’Expo di Milano) segue tra l’altro in qualità di tutor il gruppo di lavoro incaricato di studiare la periferia di Catania, e in particolare il quartiere Librino, nell’ambito del «G124», il laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città messo in piedi da Renzo Piano e che oltre a Catania sta studiando le periferie di Roma e Torino. E proprio Piano, senatore a vita per meriti architettonici oltre che progettista del Centre Pompidou di Parigi e dell’ampliamento dell’Harvard Art Museum di Boston, aprirà con un suo video il convegno di sabato che vede tra i partecipanti Giampiero e Carlo Pesenti, Emanuela Casti, Michele Molè, Silvano Petrosino, Geminello Alvi, Francesco Daveri, Aldo Mazzocco, Giorgio Gori.

«Periferie come Librino o come Scampia a Napoli — spiega Cucinella — dimostrano da una parte il fallimento della ricostruzione degli anni Settanta, quella ricostruzione globale che è stata prima di tutto una manovra politica, un paradigma da esibire e che ha portato solo emarginazione. Ma dall’altro che non ci devono essere mai cittadini di serie A e di serie B perché in quelle stesse periferie prodotto di quell’idea sbagliata di architettura ci sono persone che vivono e lottano tutti i giorni per recuperare una giusta dimensione dell’esistenza». Ma Cucinella va oltre: «Il degrado è solo il sintomo evidente di un malessere ben più grave, sociale e non solo progettuale, che per essere curato deve essere prima di tutto studia-to e conosciuto bene. I politici ma anche certi famosi architetti preferiscono invece teorizzare senza sapere, senza essere mai andati a vedere una di quelle periferie così degradate». Il risultato? «Un populismo contro tutto e contro tutti».

Partendo sempre dall’esperienza del Librino, Mario Cucinella (che tra i buoni modelli cita anche il laboratorio «A di Città» di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria) definisce i modi per un buon rammendo delle periferie: «A volte può bastare progettare una piccola biblioteca di quartiere, mettere una nuova panchina in un giardinetto o disegnare il percorso pedonale tra una scuola e una palestra per creare nuove opportunità e per migliorare la qualità della vita. Questa è la mia idea di rammendo: qualcosa che non sia imposto, ma che sia ragionato, qualcosa che serva prima di tutto a mettere insieme e non a dividere». Per fare questo bisogna parlare con chi vive nel degrado delle periferie: «Non si possono fare interventi dall’alto, non c’è più bisogno dell’architetto-personaggio e non bisogna neppure più inseguire l’effetto a tutti i costi con progetti che facciano parlare i giornali o le tv, altrimenti si rischiano nuovi fallimenti. I giovani architetti, come quelli che lavorano con me al Librino, in questo sono davvero eccezionali, perché riescono a far parlare le persone dei propri bisogni, riescono insomma a entrare nel cuore della gente. Forse perché sono più consapevoli e non inseguono più i sogni della celebrità. Anche se la cosa più grave resta la totale assenza dello Stato, mentre la distanza tra cittadini e istituzioni continua a crescere giorno dopo giorno».

Seguendo la lezione di Piano, Cucinella ipotizza dunque «una serie di interventi sulle periferie che sappiano essere inclusivi e che non siano mai estranei agli abitanti». Anche perché nell’idea delle grandi aree metropolitane che tanto piace ai politici «non esisterà più la divisione tra centro e periferia». Proprio quelle periferie spesso indicate come bacino di elezione della violenza e del degrado («Lo ripeto, la violenza e il degrado sono i sintomi di un malessere più generale») e dove oggi, più che in altre aree urbane, si trovano a convivere popoli e religioni. Eppure per l’architetto Cucinella (che ha firmato anche progetti per scuole ecosostenibili, centri di assistenza e ministeri in Palestina, a Gaza e ad Algeri) non ci sono dubbi: «Finché c’è tolleranza, finché non si giudica l’altro, finché non si hanno pregiudizi contro chi non la pensa come noi ogni confronto, anche quello tra religioni, è fonte solo di nuove idee, mai di conflitti».

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Mostra “Banlieue”

La mostra intende offrire uno spunto di riflessione e uno spaccato simbolico di relazioni artistico e culturali delle periferie e raccoglie opere di artisti italiani e francesi contemporanei.

L’Associazione ArtGallery di Milano, in collaborazione con l’Institut français Milano, è lieta di presentare la mostra collettiva “Banlieue”, a cura di Federica Morandi, che inaugurerà mercoledì 4 febbraio alle ore 18.30 al Palazzo delle Stelline di Milano, Corso Magenta 63. In mostra le opere di Ador&Sèmor, Michele Guidarini, Massimiliano Petrone, Sanja Milenkovic, Jacopo Prina, Giulio Vesprini, Silvano Belloni.

La mostra intende offrire uno spunto di riflessione e uno spaccato simbolico di relazioni artistico e culturali delle periferie: banlieue come luogo d’insicurezza e precarietà sociale, ma anche inno alla ricchezza insita nelle differenze e al valore della convivialità. L’evento raccoglie opere di artisti italiani e francesi contemporanei, rappresentanti delle varie discipline espressive e tecniche artistiche: a coagulare i linguaggi delle opere in esposizione è il tema delle periferie, un confronto reale e diretto con la realtà. Una raccolta di lavori che testimoniano i principali approcci al concetto di periferia e le relative traduzioni formali verso la storia, la cronaca, la contemporaneità. Banlieue delinea una mappa di simboli e linguaggi che punteggiano il nostro oggi: l’arte esiste per gli artisti come risposta immediata alla realtà, alla vita, alla quotidianità, al fine di rappresentare scorci di esistenza con il ritmo frenetico del nostro tempo.

Periodo espositivo: 5 febbraio – 6 marzo 2015

Dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19

www.associazioneartgallery.org

 

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SANBA FINO AL 28 FEBBRAIO STUDENTI E STREET ARTIST RIVITALIZZANO SAN BASILIO A RITMO DI MUSICA

Quando l’arte diventa strumento di promozione culturale e riqualificazione sociale, uscendo dalle stanze dei musei per appartenere a tutti, si chiama arte pubblica. E quando l’arte pubblica contemporanea incontra San Basilio, quartiere della periferia Nord Est di Roma, si chiama SanBa.

Il progetto sembra prendere alla lettera le parole e gli auspici dell’architetto Renzo Piano che da tempo si spende in favore della rivitalizzazione di quelle che chiama “le città del futuro”, le periferie urbane.

SanBa è il progetto artistico nato dall’idea del team creativo di WALLS guidato dal curatore Simone Pallotta che si occupa da anni di Arte Pubblica contemporanea; la manifestazione è realizzata con il sostegno di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e Turismo – Dipartimento Cultura – Servizio Spettacoli ed Eventi e con la collaborazione di Zetèma, Centro Culturale Aldo Fabrizi e Ater.

Alla sua seconda edizione – dopo il grande successo dello scorso anno – quest’anno torna a San Basilio durante il mese di gennaio, fino al 28 febbraio per consolidare il rapporto con i cittadini e il cambiamento culturale in atto. L’obiettivo è di rendere San Basilio un centro di produzione di arte e cultura partecipate attraverso laboratori rivolti agli studenti del quartiere, spettacoli di intrattenimento e opere d’arte permanenti che restituiscono agli abitanti porzioni di territorio in disuso come spazi dalla forte identità artistica.

Il luogo di elezione di SanBa 2015 sarà l’area verde tra via Corinaldo, via Loreto, via Arcevia e via Treia. Una piazza dove promuovere l’aggregazione e stimolare l’autonoma produzione culturale, punto d’incontro strategico tra i Lotti Ater 10 e 13, l’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” e il Centro Culturale “Aldo Fabrizi”, partner già di SanBa 2014.

La prima fase del progetto, durante il mese di gennaio, punta all’interazione con il territorio attraverso il coinvolgimento dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” nel laboratorio Draw Your SanBa, una proposta di partecipazione interattiva alla trasformazione del quartiere.
L’Associazione Culturale WorkIn Project, realtà attiva nell’educare i bambini all’arte contemporanea, terrà un laboratorio di alfabetizzazione artistica durante il quale i giovani abitanti potranno immaginare di intervenire in prima persona sul loro territorio attraverso la realizzazione di opere di street art. Un esercizio d’immaginazione creativa utile a una nuova percezione del sé nel proprio territorio. Tutte le opere saranno proiettate su 1 facciata della piazza domenica 8 febbraio durante il primo appuntamento di SANBA con lo spettacolo e il groove di Sweat Drops, che insieme alle realtà musicali con le quali collabora da anni riscalderà anche la serata conclusiva di SanBa.

La seconda fase prevede una vera e propria performance di Arte Pubblica affidata da Walls e dai cittadini al muralista di fama internazionale HITNES.
L’artista, selezionato per la sua capacità di leggere il contesto nel quale va ad operare, avrà il compito di realizzare sulle 6 facciate selezionate un’imponente opera di arte pubblica che diventerà parte dell’estetica della piazza. Proprio per il ruolo centrale che avrà a San Basilio, l’opera sarà il risultato di una serie di incontri con gli abitanti per introiettare l’atmosfera e le voci del quartiere, entrando in contatto con le problematiche e i desideri di un’area così peculiare per restituirle un progetto consapevole e site-specific.

Sarà compito del team creativo di WALLS lavorare verso una soluzione condivisa che sia accettata dai cittadini ma che al contempo non limiti la libertà espressiva dell’artista.

L’imponente opera d’arte sarà presentata al pubblico la sera del 28 febbraio durante una grande festa, dove arte e spettacolo faranno incontrare i diversi agenti presenti sul territorio: i cittadini, grandi e piccoli, si ritroveranno nel quartiere spinti da nuovi stimoli; le associazioni culturali già presenti allargheranno il loro bacino di utenza consolidando il network che gli permette di studiare un’offerta culturale appropriata; e le Istituzioni troveranno un ponte per comprendere le potenzialità e mancanze dei quartieri la cui voce è più debole.

L’arte, pubblica e partecipata, è il collante di questo processo che il team di Walls mira a mettere in atto nelle periferie di tutta la città, e non solo.

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Nelle periferie, come a Kobane, si vince o si perde

Mafia, corruzione, integralismo islamico, razzismo, disoccupazione sono i fronti della guerra che si combatte nelle periferie.
Come ha dichiarato il primo ministro francese la guerra nelle periferie la vinciamo quando lì cesserà l’apartheid.
Come ha capito Renzo Piano è nelle periferie il terreno per vincere la sfida dell’economia.
Quando il comune di Roma ha gestito il 90 % degli appalti a chiamata diretta vuol dire che nelle amministrazioni locali non c’è più legalità.
E se non c’è legalità, attraverso la corruzione, entra mafia.
Se entra la mafia significa che non c’è più democrazia perché i rapporti politici di scambio vengono gestiti non per favorire il rilancio dell’economia ma per spolpare le risorse pubbliche a favore di chi garantisce il mantenimento di un sistema di potere, di fatto, criminale.
E’ questa ormai l’analisi della situazione delle forze sane dei territori.
Ed è chiaro che i prossimi passi saranno fondamentali per gettare le basi per un cambio di paradigma che non può che avvenire ad opera di chi già nei territori concretamente opera per la risoluzione dei problemi e per il rilancio delle prospettive economiche.
In questa partita chi opera su questi fronti non trova nelle istituzioni alleati ma ostacoli, ostracismi, sordità.
Ormai è chiaro che solo con la costruzione di una rete strutturata tra le tante realtà che quotidianamente affrontano le problematiche dei territori si potrà costruire una credibile alternativa al collasso totale di istituzioni marce.
Non c’è più tempo da perdere: occorre costruire la mappa delle buone pratiche per riempire lo spazio della città ormai vuoto di progettualità e di capacità gestionale.




Cake design in periferia: nuovi appuntamenti

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West4: parte da Napoli il primo format che dà voce alle periferie

Un format che dà voce alle tante idee ed energie postive delle periferie italiane. Il 31 gennaio un evento dedicato a Ponticelli, Barra, San Giovanni, dalle 16.30 alle 19.00, all’Istituto Comprensivo Marino Santa Rosa
Parte da Napoli il nuovo format che dà voce alle periferie italiane, che le trasforma in centro per dare spazio e visibilità “alle tante persone per bene che le abitano e le vivono, ai tanti talenti che ogni giorno con le unghie e con i denti cercano di conquistare il proprio spicchio di futuro”.
E’ WEST4, acronimo diWork Education Social Technology for, “il primo format delle periferie italiane (creato dalla passione e dalla professionalità del giornalista Alessio Strazzullo e dal sociologo Vincenzo Moretti) ed è nato per dare voce alle idee, alle energie, ai progetti, alle iniziative e ai fatti positivi che ogni giorno accadono lontano dalle luci della città, nonostante le tantissime difficoltà, grazie al lavoro e all’impegno di persone, associazioni, imprese, ecc. che non intendono rinunciare alla possibilità di cambiare le regole del gioco”.
L’evento dedicato a Ponticelli, Barra, San Giovanni si terrà Sabato 31 gennaio 2015 dalle 16.30 alle 19.00 all’Istituto Comprensivo Marino Santa Rosa in via Luigi Volpicella 372/g (Nuovo Rione Santa Rosa).
Il 14 Marzo 2015 sarà la volta di Ottavia, Roma, Stazione Linea FL3 e il 31 Maggio 2015 quella di Reggio Emilia, Ex Area Industriale.
Ciascuno speaker avrà a disposizione 5 minuti per raccontare la propria idea, il proprio progetto, la propria esperienza sul territorio, i propri obiettivi per il futuro prossimo venturo intorno a tre filoni principali:
1. quelle/i che ce l’hanno fatta, nel senso che la loro eccellenza è già stata riconosciuta a livello internazionale e/o nazionale;
2. quelle/i che innovano, che hanno un’idea da proporre, un progetto da realizzare, una start-up da avviare;
3. quelle/i che “è una vita che in mezzo a mille difficoltà faccio con passione e competenza quello che devo fare”, a prescindere, vale per l’artigiano e per la maestra, per l’operaio e per l’imprenditore, per il postino e per l’architetta.
La narrazione di ciascuno speaker sarà filmata e pubblicata su WEST4 Channel, il canale Youtube dedicato.

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Piano strade: Bene Pucci, nel Municipio XI si parte dal Trullo

Ieri il Sindaco Marino e il neo Assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci hanno presentato il piano di manutenzione stradale con l’obiettivo di risanare la grande viabilità, ascoltando i Municipi, investendo 6 milioni di euro ed intervenendo entro Marzo su 250mila mq con l’obiettivo di arrivare entro l’estate al a 750mila mq (15% del totale): una buona notizia anche per il nostro Municipio dove sarà Via del Trullo (dal civico 215 a Piazza Caterina Cicetti) la prima arteria interessata alla riqualificazione. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

Gli interventi partiranno dalla periferia, con asfalti che garantiranno una durata di anni, ed i cittadini potranno controllare su internet e con appositi countdown installati nelle aree di cantiere, tempi e modalità di realizzazione; si interverrà inoltre sul rifacimento degli attraversamenti pedonali davanti ad oltre 143 istituti scolastici utilizzando vernici con biocomponenti e microsfere di vetro che garantiscono maggiore durata e visibilità. Infine la realizzazione di un piano regolatore per i sampietrini, togliendoli dalle aree centrali di grande viabilità, dove sono pericolosi per l’incolumità di persone e cose, ricollocandoli in periferia in piazza ed aree pedonali realizzate ad hoc.

L’impegno della Giunta e il coinvolgimento dei territori, dimostrano ancora una volta come questa Amministrazione lavori nell’interesse della città, facendo scelte trasparenti e concertate con il territorio in quadro di intervento complessivo, facendo dimenticare, sempre di più, quella logica clientelare e disordinata che aveva mosso l’Amministrazione Alemanno, le cui conseguenze oggi andiamo pian piano a sanare.

 




Teatro Villa Torlonia, da domenica 25 gennaio la seconda edizione di Cinema di Periferie”

Domenica 25 gennaio alle ore 17.00 il Teatro Villa Torlonia ospita il primo appuntamento della seconda edizione di “CINEMA DI PERIFERIE”. In programma la proiezione dei documentari “Lampedusani” di Costanza Quatriglio, un racconto sospeso tra natura e poesia per spiegare chi sono davvero i lampedusani e cosa contraddistingue la loro vocazione all’accoglienza, e “Ma che Storia…” di Gianfranco Pannone che ha ricostruito un lungo periodo storico attraverso i cinegiornali e i documentari dell’archivio Luce, dagli anni dieci agli ottanta, che attraversano non senza retorica la storia nazionale.

Le proiezioni saranno seguite dall’incontro con gli autori.

“CINEMA DI PERIFERIE è una rassegna realizzata dalla Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea – struttura promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e Turismo di Roma Capitale e gestita da Zètema Progetto Cultura – dalla Direzione Generale per il Cinema del MIBACT, in collaborazione con Luce Cinecittà, Centro Sperimentale di Cinematografia, con la partecipazione di ISPRA TV, e di DocScient International Scientific Film Festival.
Il suo obiettivo è promuovere la cultura cinematografica, in particolare del film di contenuto documentaristico e stimolare riflessioni e occasioni di discussione, con particolare sensibilità verso le periferie romane e un pubblico giovanile. In programma la proiezione di film di alcuni dei più importanti autori del cinema italiano nelle sale della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea con particolare attenzione verso gli studenti, che saranno coinvolti in eventi realizzati appositamente per sollecitare la loro partecipazione e il loro interesse.

SINOSSI DOCUMENTARI

Ma che Storia… di Gianfranco Pannone
Il Risorgimento in un racconto lungo 150 anni: gioie e dolori di un paese grande.
Il racconto di questa epopea si sviluppa tra i cinegiornali e i documentari, dell’archivio Luce, dagli anni dieci agli ottanta; un sentimento critico e amaro, anche ironico, tutto presente nelle parole di scrittori e poeti di estrazione politico-culturale diversa. Così il sobrio ricordo di uno zio morto nella Grande guerra risvegliato da Vittorio Foa, si incontra con le strofe cantate di Raffaele Viviani contro ogni guerra. Un Paese, come ci ricorda Alberto Arbasino, cresciuto a marcette, celebrazioni, lustrini, lumini, icone, fino all’inevitabile rigetto. Un Paese che si potrebbe dire morto, se non fosse che gli appartengono pagine straordinarie di storia e letteratura oltre che una ricchezza antropologica unica.

Lampedusani di Costanza Quatriglio
Un racconto di 20 minuti sospeso tra natura e poesia per spiegare chi sono davvero i lampedusani e cosa contraddistingue la loro vocazione all’accoglienza. A narrare le storie di vita che s’intrecciano nella splendida cornice dell’isola e del suo mare sarà la regista Costanza Quatriglio che, insieme con lo scrittore Erri De Luca, ha realizzato un viaggio attraverso luoghi di dolore, di faticosi approdi, di interminabili attese ma anche di gioia, salvezza e speranza. Un breve film sull’incontro, sul riconoscimento e sull’apertura all’altro – al diverso, allo straniero – al di là di ogni paura; immagini e versi dedicati ai lampedusani.

Cinema di periferie 2015

Domenica 25 gennaio ore 17.00 si inaugura la seconda edizione
con la proiezione dei documentari “Lampedusani” di Costanza Quatriglio
e “Ma che Storia…” di Gianfranco Pannone

saranno presenti i due autori

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti con prenotazione obbligatoria allo 060608

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Marconi, chiarimenti sui fondi per la riqualificazione dell’area del Mercato Macaluso

In relazione alle dichiarazioni di ieri del Presidente Veloccia, con le quali si sostiene l’esistenza di un finanziamento per la riqualificazione dell’area del mercato Macaluso, si rileva che questa affermazione non trova evidenza nei documenti contabili ed in particolare non se ne trova traccia nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici 2015-2017. Ritenere poi che nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici 2015-2017 non debba essere inserite l’opera già finanziata in quello 2014-2016 è errato: stanziare i fondi per un’opera non significa averla fatta e pertanto, se in una annualità questa non viene realizzata allora l’impegno di spesa relativo deve essere richiesto e riproposto anche nell’anno successivo. Proprio così ha fatto il Municipio che, come si evince dalla deliberazione di Giunta capitolina n. 393 del 30.12.2014, ha comunicato al Campidoglio la richiesta di inserire nuovamente, nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici 2015-2017, i fondi per finanziare l’opera in questione (per la cifra di 1,2 milioni di euro). Rimane di certo intatta la disponibilità del Campidoglio a finanziare l’opera indicata dal Municipio ma questa assicurazione deve aver fuorviato chi probabilmente ha confuso quella che è una disponibilità politica dall’effettiva disponibilità di bilancio. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI.




Persone, progetti e fondi per far rinascere le periferie del Bel Paese

Si è svolto sabato 24 gennaio alla Fiera di Bergamo, ha lanciato alcuni idee programmatiche per il recupero delle periferie italiane.

Il tema è ostico, anche se affascina. “Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento”. Sottotitolo: “Rammendare le città e il territorio, a partire della periferie urbane”.

La Fondazione Italcementi Cav. del Lav. Carlo Pesenti ormai ci ha abituato a volare in alto con il suo convegno annuale e, quest’anno, non è da meno.

L’appuntamento di sabato 24 gennaio alla Fiera di Bergamo riserva diverse sorprese. L’atrio del polo fieristico è un vero incantevole giardino, degno del Rinascimento, anche se il vero obiettivo di portarci fuori dal chiostro del Medioevo (leggi la crisi economica che attanaglia da sette anni il mondo intero) sono gli interventi dei relatori.

Ad aprire il cancello che si affaccia sul nuovo Rinascimento è Giam Piero Pesenti, presidente del Gruppo Italcementi, che nel fare gli onori di casa rammenta che serve “una rinascita che cambi in meglio le realtà urbane, le periferie in particolare, e la vita stessa delle persone che le vivono. È accaduto e accade in molte parti del mondo e dell’Europa: pensiamo a Marsiglia, Berlino, Londra e alle molte altre realtà urbane in cui zone vecchie e degradate dei centri abitati hanno lasciato il posto a quartieri più sostenibili, più belli, più vivibili, contribuendo alla rinascita economica e sociale di intere città”.

Un augurio? Forse qualcosa di più.

Un progetto realizzabile, se lo delinea un architetto come Renzo Piano che con il suo contributo video ne traccia le linee guida. Piano cita Londra, Berlino facendo eco a Pesenti.

E Bergamo non è lontana. Il rammendo, antica arte del cucito per recuperare un abito ferito da una lacerazione, sta alla base anche del progetto RIFO promosso da Italcementi e realizzato dall’Università di Bergamo con il coordinamento dalla professoressa Emanuela Casti, che in un video spiega il percorso di ricerca che ha portato a individuare in diverse città lombarde, tra cui in particolare Bergamo, gli spazi inutilizzati che potrebbero essere recuperati in un’ottica di “rigenerazione urbana”. Una strategia che prevede la demolizione di caseggiati ormai non più sostenibili dal punto di vista della sicurezza e delle qualità ambientali, architettoniche e urbanistiche e la loro sostituzione con edifici realizzati con nuovi materiali e tecnologie.

La matita sulla planimetria di una città è come un ago della rammendatrice. Lo evidenzia l’architetto Mario Cucinella, fondatore dell’organizzazione no profit “Building Green Future”, che osserva: “A volte per migliorare la vita di un quartiere può bastare una nuova biblioteca, un giardino curato, un percorso pedonale tra una scuola e una palestra. Non interventi dall’alto, da “archistar”, ma soluzioni che migliorano la vita quotidiana e favoriscono l’incontro tra le persone”. Come in una sartoria dove si confrontano le scuole di taglio, anche il convegno vede scontrarsi due scuole di pensiero capitanate da una parte da Silvano Petrosino, Filosofo e professore dell’Università Cattolica che rimarca “l’impossibilità dell’uomo di non abitare, ovvero di prendersi cura dei luoghi e della loro buona gestione. Una legge ormai capovolta che occorre ripristinare per aprire le possibilità del nuovo Rinascimento”.

Dall’altra Geminello Alvi, scrittore ed economista, va più al sodo e chiede un grande investimento di fondi per rammendare quel tessuto urbano. Senza denari non si va da nessuna parte.

Uno scontro tra titani che si sfidano a termini in greco e filosofie e scuole di pensiero. Si cita persino l’Apocalisse. “Alla termine dell’Apocalisse c’è una città celeste che va realizzata, agli architetti il compito di progettarla” conclude sarcastico Alvi.

Dalla città celeste, ovvero Gerusalemme, a New York, il passo non è breve, ma serve a Francesco Daveri, economista, per portare l’analisi di due casi: la rinascita di Harlem, da quartiere degradato a nuovo centro di gravità della Grande Mela, e un sistema d’incentivi per spingere i migliori professori a lasciare i quartieri centrali per quelli periferici. “Il recupero delle periferie parte dal basso, da chi ci vive” conclude Daveri.

Ma esistono casi di rammendo anche in Italia. L’esempio lo testimonia l’attività di Aldo Mazzocco (CEO di Beni Stabili Siiq Spa e Presidente di Assoimmobiliare) che illustrato la rigenerazione sostenibile del complesso Torri Garibaldi in area Porta Nuova a Milano, e il progetto Symbiosis, che andrà a ricucire il territorio urbano in area Porta Romana, sempre a Milano, in adiacenza con il nuovo Museo della Fondazione Prada e con l’area dismessa dell’ex scalo ferroviario. Dal suo osservatorio Mazzocco appunta che servono all’Italia per svolgere un buon lavoro di rammendo urbano: “competenze trasversali, modelli finanziari e il superamento di politiche e strumenti urbanistici obsoleti”.

“Il rammendo delle periferie necessita di punti aggregativi e di riferimento – sottolinea il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori –. Bergamo ha 23 quartieri dove c’è sempre una chiesa, una biblioteca, una polisportiva, un’associazione di volontariato. Da questo punto di vista partiamo avvantaggiati, perché per un vero rammendo servono innanzitutto coesione sociale e spirito di partecipazione. E’ pur vero che come afferma Zygmunt Barman “le città contemporanee sono una sorta di bidoni della spazzatura, dentro i quali i poteri globali lasciano cadere i problemi affinché vengano risolti”, ma la nostra città ha dimostrato anche di avere notevoli capacità di affrontare questi problemi e tanto più sarà capace di partecipare e rendersi protagonista di un rammendo urbano delle periferie”.

Come in un laboratorio di sartoria, al convegno della Fondazione Italcementi, sembrerebbe che la tecnica per salvaguardare il Bel Paese anche a fronte del grande sviluppo urbano subito negli ultimi sessant’anni si sia trovata. Ma a mettere in guardia tutti è l’architetto Michele Molè, progettista del Padiglione italiano a Expo 2015: “Purtroppo però ci sono ancora zone e città in Italia dove si stanno realizzando migliaia di metri cubi che sono una porcheria, perché manca un progetto d’insieme”.

Poi mostra il video di Palazzo Italia con le nuove tecnologie, realizzato con un innovativo cemento biodinamico in casseri particolari, la sostenibilità e l’innovazione tecnologica. Uomini, mezzi e tecnologie ci sono per avviare il nuovo Rinascimento urbanistico italiano.

Le conclusioni a Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi: “Serve un quadro di legislazione unica, che dia l’indirizzo pur lasciando l’autonomia necessaria a tutte le regioni. Non è possibile avere un quadro normativo diverso per ogni ente locale italiano”.

“Rammendare le periferie e il tessuto urbano è un tema profondamente innervato nel sociale – conclude Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi -: parliamo della qualità della vita delle persone, della salvaguardia del territorio e dello sviluppo economico. Lo diciamo apertamente: la creazione di valore è la precondizione necessaria per poter condividere il benessere generato dall’impresa. Un’operazione dove gli interessi collettivi si intrecciano con gli interessi dell’impresa, verso un Rinascimento sociale ed economico del nostro Paese. Questa operazione, però, può essere declinata solamente attraverso una grande visione politico-istituzionale che incoraggi l’innovazione sostenibile di prodotti e processi. Noi ci sentiamo in prima linea su questo fronte, insieme a molte altre imprese italiane”.

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