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#BiblioCorviale: i nuovi appuntamenti

Prossimi appuntamenti

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Lunedì 16 febbraio   ore 18.00   Invito all’opera

 “Il flauto magico” di W.A. Mozart  a cura di M. Laurenza

 

Martedì  17 febbraio ore 17.00  Costruiamo le maschere

Laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni per la  realizzazione di maschere. Letture a tema

La prenotazione al numero 0645460421

 

Mercoledì 18 febbraio   ore 10.30  

 Presentazione del libro  “Anni spezzati” Storie e destini nell’Italia della shoah

di L. Tagliacozzo e L. Frassinetti.  Lia Tagliacozzo con Paola Modigliani,  sopravvissuta e protagonista di una delle testimonianze raccolte nel libro, dialogheranno con gli studenti e il pubblico presente.




Efficienza energetica e rigenerazione urbanistica nelle periferie

Con il Piano UE 20/20/20, contenuto nella Direttiva europea 2009/29/CE, l’Italia si trova ad affrontare, in maniera sempre più urgente, il problema dell’efficientamento energetico soprattutto per quel che riguarda il costruito esistente.

Si stima, infatti, che sul suolo italiano esistano circa 2.000.000 di abitazioni in precario stato di conservazione, che necessitano di essere demolite e ricostruite o recuperate: ampie aree urbane in cui insistono complessi di edifici che hanno ormai concluso, o stanno concludendo, il proprio ciclo di vita e che sono, dunque, destinate ad una sostanziale riqualificazione. Se lo Stato, da un lato, dovrebbe dare già il buon esempio, risolvendo il problema degli edifici pubblici entro la data di scadenza del 2020, dall’altro lato più del 70% del patrimonio esistente risulta oggi abbandonato a se stesso, non solo per quel che riguarda la manutenzione edilizia ma ancora più per quella energetica. In un paese, come il nostro, in cui lo spazio costruito risulta quasi la totalità della superficie nazionale, appare subito chiaro come il compito di riuscire a riqualificare il patrimonio edilizio sia senz’altro arduo e richieda sforzi non da poco.

Si è, così, di fronte ad una grande opportunità: affrontare il problema con una visione matura che cerchi, sinergicamente, di fare incastrare l’aspetto edilizio, quello urbanistico e ambientale con quello dell’innovazione tecnologica, per poter poi far fronte alle richieste, sempre più pressanti, delle politiche europee, che impongono non solo un cambiamento di rotta per quel che riguarda le risorse utilizzate – dal fossile al sostenibile – ma che, allo stesso tempo e in modo coerente, trattano sempre più temi come l’energia, il cambiamento climatico, le smart city e la sostenibilità, nell’ottica di quella programmazione 2014-2020 che fa, ormai, da obiettivo comune alle politiche direttive degli stati membri.

In una visione più locale, ovvero concentrandoci sui centri abitati italiani, si nota subito come la maggior parte dell’attenzione, in materia di efficientamento o di riqualificazione energetica, venga spesso rivolta o alle nuove costruzioni o agli edifici pubblici esistenti che, spesso, caratterizzano i nostri centri urbani, a volte anche quelli storici. Poche sono invece le idee spese per le aree più lontane dal centro e che costituiscono quelle periferie, spesso degradate e senza servizi, dove invece si concentra un’altissima densità di popolazione. Complessi edilizi da ripensare, da riqualificare o da ricostruire, potrebbero diventare i veri protagonisti di quella class action di rinnovamento energetico allo scopo di creare quartieri finalmente degni di questo nome, con spazi pubblici e privati ripensati in modo smart, in modo “intelligente”, accorciando quella distanza che spesso si è venuta a creare tra il centro, o i più centri, delle nostre città e, appunto, le periferie. Tutto ciò ovviamente non risulta così immediato, soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che questa rigenerazione deve essere a bilancio zero, puntando ad abbattere drasticamente il consumo energetico edilizio (in particolare, nel settore civile, i consumi relativi al riscaldamento, al raffrescamento e all’acqua calda sanitaria, rappresentano attualmente il 22% del consumo primario nel Paese) e ponendosi come obiettivo non solo una sinergia tra professionisti ma anche un’attiva partecipazione dei cittadini, giustamente informati, che sono i primi fruitori dei luoghi, anonimi e non. Una trasformazione, questa, che porterebbe alla creazione di veri e propri Eco-Quartieri, come risultato dell’unione tra riqualificazione energetica e riqualificazione urbanistica, all’interno di strategie di intervento coerenti, che portino a tutti quei risultati che i P.R.U. o i P.R.U.S.S.T. non hanno realizzato concretamente, salvo dovute eccezioni, e che potrebbero, altresì, coniugarsi tranquillamente all’interno dei regolamenti edilizi “energetici” stipulati dai Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile del Patto dei Sindaci (PAES).

E’ con queste premesse che Audis (Associazione delle Aree Urbane Dismesse) e Legambiente promuovono il progetto Ecoquartieri in Italia: un patto per la rigenerazione urbana, una proposta per il rilancio economico, sociale, ambientale e culturale delle città e dei territori. Il progetto, infatti, inteso a contribuire all’affermazione della rigenerazione urbana e ambientale, come chiave strategica per lo sviluppo e la sostenibilità, si pone l’obiettivo di fare da traino verso una meta più grande: ripensare un nuovo modello di città e di territorio. Del resto è proprio nei quartieri che nascono le comunità, i servizi, i centri culturali e tutto ciò che può determinare un moderno vivere sostenibile. Questa riqualificazione, inoltre, non può essere condotta solo sulla base di interventi puntuali su singoli edifici ne, allo stesso modo, su piccole porzioni di territorio, spesso studiati in modo del tutto separato e sconnesso dal resto della città. Proprio in questo senso i professionisti sono chiamati ad agire su aree più ampie, messe in relazione dinamica con il contesto in cui si collocano, con lo scopo di riportare qualità e identità a quelle periferie dimenticate e facendone addirittura esempi virtuosi per la restante parte delle città. Diversi sono, pertanto, le tipologie di intervento che è possibile ipotizzare:

  • interventi innovativi e rispettosi, ovvero trasformazioni profonde che, tenendo conto della storia del luogo analizzato, servano a pensare a quei caratteri che possano portare ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile in situ;
  • interventi che riducano, drasticamente, l’enorme impatto ambientale che hanno, ad oggi, le nostre città sul territorio e che tengano conto, pertanto, della riduzione del consumo energetico del settore edilizio;
  • interventi che, come detto, coinvolgano i residenti, generando coesione e senso di appartenenza di quel luogo. Progettazione partecipata che dia modo ai cittadini, reali fruitori di quel quartiere, di formulare proposte concrete, in totale sinergia con le relative pubbliche amministrazioni e con le competenze professionali locali, uniche e vere risorse in grado di dare vita a progetti che tengano conto di quelle che sono le reali condizioni climatiche, del degrado del patrimonio, dei materiali compatibili con il contesto, del rispetto della storia del patrimonio edilizio esistente.
  • interventi, non in ultimo, che si rendano economicamente autosufficienti in tempi brevi, tralasciando quella burocrazia “delle carte” in cui spesso il nostro Paese ristagna.

Nel concreto, tenendo conto dell’effettiva applicabilità degli interventi, in particolar modo di quelli per l’efficienza energetica, e al loro rapporto costo/beneficio, occorre, dunque, tener conto:

  • dell’involucro edilizio: facendo riferimento ai parametri standard prescritti dal vigente decreto n.192/05, ci si riferisce a opere di coibentazioni dell’involucro, alla sostituzione di infissi, all’introduzione di elementi schermanti, ecc;
  • degli impianti termici ed elettrici. In tal senso l’ENEA, in collaborazione con il CRESME, ha effettuato una ricerca per la determinazione del parco immobiliare nazionale e della sua distribuzione sul territorio nazionale, attraverso lo studio del sistema elettrico italiano, in modo da determinare un quadro generico dello stato di fatto e dare avvio alla progettazione di interventi integrati, come la sostituzione degli impianti termici esistenti con nuovi impianti ad alta efficienza e, laddove sia possibile, con impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Proprio in tal senso, il convegno annuale di Italcementi, tenutosi a Bergamo lo scorso 24 gennaio, ha visto la partecipazione di nomi illustri del mondo dell’architettura mondiale, sia nell’ambito dell’architettura che in quello della pianificazione urbana, mettendo in luce una serie di problematiche sulla rigenerazione architettonica ed energetica del territorio, da esempi concreti di città, in cui queste tematiche sono state applicate con dei notevoli risultati, al ruolo dei materiali innovativi e delle nuove tecnologie pro-sostenibilità. “Le nostre città, e in particolare le nostre periferie, hanno bisogno di mirati e studiati interventi di riqualificazione, che portino ad una vera rinascita atta a migliorare la vita delle persone che le vivono“, ha spiegato il presidente  Giampiero Pesenti. Del resto città estere come Berlino, Londra, Marsiglia, Parigi hanno fatto scuola, riqualificando le zone più vecchie e degradate, le quali hanno lasciato il posto a quartieri più sostenibili, ad energia quasi-zero e, dunque, più vivibili, contribuendo, anche, alla rinascita sociale ed economica dell’intera città: si ricordino, tra le prime esperienze, il quartiere Vauban a Friburgo, il Solarcity a Linz, prima città disegnata sull’insolazione di quel territorio, il BedZED a Londra, l’Hammarby Sjostad a Stoccolma o il Gwl Terrein ad Amsterdam. Anche alcune città italiane non sono da meno: Genova si fa strada, tra le città portuali, per la creazione del progetto Porto Green, che prevede l’approvigionamento di energia con microimpianti eolici. Torino, Milano e la stessa Genova hanno firmato un protocollo d’intesa per la realizzazione di piattaforme logistiche per i trasporti e le aree urbane, nell’ottica di trasformare l’ormai ex triangolo d’oro dell’industria italiana, in un’area completamente smart. Padova è diventata il punto di riferimento, a livello nazionale, per il progetto “Cortili Ecologici”, insieme a Milano, Cinisello Balsamo e Roma, per adottare abitudini sostenibili e soluzioni intelligenti, mirate a ottenere il 30% di riduzione del consumo domestico di acqua calda sanitaria e il 15% del risparmio energetico nelle abitazioni e nei rifiuti prodotti. E al sud ? Esempi d’eccellenza non mancano neppure nell’Italia meridionale come la cittadina di Baronissi, in provincia di Salerno, che si contraddistingue per tali tematiche applicate ai quartieri periferici ovvero risparmio energetico, isolamento dell’involucro degli edifici esistenti, differenziazione dei rifiuti con sistemi di raccolta interrati e  illuminazione con lampade a led per i sistemi della mobilità. In quest’ottica, tra gli interventi italiani, quello dell’architetto Mario Cucinella, fondatore della Building Green Future, e da sempre impegnato nel campo della sostenibilità, che ha dichiarato come, spesso, per migliorare la vita di un quartiere, a maggior ragione se periferico, può bastare il “minimo intervento”: un giardino, un orto sociale a km zero, un centro culturale, un percorso studiato, insomma non un intervento da “archistar” ma progetti puntuali, mirati e interconnessi, che favoriscano l’incontro tra le persone, che ne migliorino la qualità della vita e che lo facciano in modo non dispendioso, ne in termini di energia, ne in termini di risorse economiche.

In conclusione, nella visione del progetto “Ecoquartieri italiani”, c’è la chiara consapevolezza di come sia difficilissimo intervenire nelle nostre città, sia per la complessità delle procedure burocratiche da applicare per dare avvio agli eventuali interventi, sia per la gestione e i costi degli stessi, sia per la proprietà frammentata dei quartieri periferici. Sono questi, dunque, i reali motivi di questo vuoto, di quel gap che porta l’Italia ad essere un paese arretrato, sotto il punto di vista dell’innovazione energetica e della sostenibilità, rispetto agli altri paese europei. E, in questo contesto, diventa sempre più pressante l’esigenza di semplificazione, di condizioni di vantaggio per gli imprenditori che intendono investire in questi progetti e, dunque, di un network di professionisti che, con un approccio più sensibile, possa sviluppare idee di intervento concrete, che trasformino l’esistente in edifici a energia zero, sfruttando non solo i nuovi materiali e le nuove tecnologie ma anche i materiali presenti in loco, riscoprendo quelle maestranze e quelle tecnologie costruttive, anche del passato, atte a ottenere l’obiettivo di sostenibilità e di riqualificazione energetica senza, però, perdere l’identità dei luoghi in cui questi interventi andrebbero a collocarsi. E’ necessaria, pertanto, la stesura di una concreta normativa di riferimento, che renda possibili queste trasformazioni, senz’altro complesse, in modo da individuare i parametri da raggiungere, in termini di prestazioni energetiche, di uso e consumo delle risorse naturali, ma anche le procedure di attuazione urbanistica, come ad esempio la cessione gratuita di aree pubbliche o i possibili vantaggi fiscali per coloro che intendessero, nel privato, riqualificare energeticamente la loro proprietà.

Sopra tutto questo, poi, una regia nazionale, con degli obiettivi precisi, che possa coordinare quelle esperienze, per ora rimaste isolate, disseminate nel nostro Paese – e che sebbene siano meritevoli, restano incapaci di dare una vera e propria svolta – senza perdersi nel “mai finito” degli eterni incompiuti italiani.

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In viaggio tra gli eremiti delle periferie

Una web serie in nove episodi per raccontare chi rifiuta la contaminazione della metropoli: filosofi, poeti, vagabondi e pazzi

Selezionata al Festival Tous Ecrans di Ginevra 2014, Ai confini della città racconta di una troupe televisiva inviata nelle periferie della città per intervistare personaggi eccentrici che rifiutano la contaminazione della metropoli: filosofi, poeti, vagabondi e pazzi.

La malinconia fa da sfondo ad un’ambientazione fuori dal tempo. Potrebbe essere un prodotto degli anni ’80. Se si esclude la frammentazione del prodotto nella formula delle webserie, gli elementi presenti richiamano una cinematografia sperimentale del passato dove il ritmo lento e sospeso lascia l’utente spaesato, ma curioso di capire il punto di arrivo.

9 episodi di 5 minuti, scritti, prodotti e diretti da Roberto Di Vito, un filmmaker adulto, come traspare dal suo linguaggio audiovisivo che ha realizzato un prodotto quasi da solo (ha curato anche costumi, il montaggio, la scenografia e le musiche originali).

Roberto vive e lavora a Roma. Ha realizzato numerosi cortometraggi, documentari e backstage che hanno partecipato a vari festival (Locarno, Huesca in Spagna, Montpelier Francia, Bruxelles, e Malaga, Salerno, Fanta-Festival). Ha vinto il premio della critica a Montecatini, il Globo D’oro, Capalbio Festival, Festival di Vedeopolis. Ha realizzato un backstagse su Federico Fellini. Ha auto-prodotto il suo primo film “Bianco”. Distribuito in dvd in italia da Cecchi Gori Home video.

Gli interpreti della web serie sono Giulia Urso, Antonio Prisco, Armando Roscia, Silvana Gasparini, Sestilio Ippoliti E Con Petra Montecorvino, Vittorio Viviani, Gianni Rossi.

Il cast:
Direttore di fotografia:  Mario Amura
Operatore alla macchina: Vittorio Omodei Zorini
Assistente operatore: Mario De Camillis
Aiuto Regia:  Sonia Troiani
Direttore di produzione:   Gianlorenzo Mortgat
Ispettore di produzione: Toni Massara
Segretaria d’edizione:Debora Marone
Fonico di presa diretta: Valerio Brini

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Rome Opening @ Corviale il 15 febbraio 2015

15 febbraio 2015

Opening @ Corviale (edificio Nuovo Corviale)

Il Mitreo Arte Contemporanea, Via Marino Mazzacurati 61 – 63

Ore 17:00 Conferenza performativa di presentazione del progetto con la partecipazione di ospiti del panorama locale, nazionale ed internazionale nell’ambito della new media art. Presentazione di progetti estemporanei d’arte dei nuovi media.

Dalle ore 19.00 alle ore 23.00 – Presentazione dell’installazione interattiva Painteractive4Architecture

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Newsletter Municipio XI

Il Bilancio previsionale 2015 rafforza sociale, cultura e trasparenza

Il Municipio XI ha approvato la Delibera di Bilancio Previsionale 2015 di Roma Capitale. Due gli elementi di grande importanza: la tempestività della presentazione, perché garantisce la possibilità di pianificare gli interventi e di poter operare con un orizzonte temporale ampio e certo; e la possibilità di avere piena disponibilità delle risorse iscritte a bilancio, a differenza degli anni passati, dove più della metà delle risorse erano di fatto bloccate dal Patto di Stabilità. Il Bilancio approvato conferma le risorse dell’anno 2014 (che garantiscono la copertura di tutti i servizi erogati, a partire da quelli delle politiche sociali rivolti ai più deboli) e, grazie alla disponibilità di risorse aggiuntive, consentirà l’aumento dell’offerta dei Centri Giovanili con l’istituzione di un nuovo Centro di Aggregazione; il potenziamento dei Centri Ricreativi Estivi per i più piccoli aggiungendone un altro ai quattro già realizzati lo scorso anno, e la ripresa, dopo anni di sospensione, dei soggiorni estivi per anziani. Ed ancora risorse per cultura, sport, scuola e giovani. Il Bilancio contiene, inoltre, uno specifico finanziamento voluto dal Municipio per garantire l’avvio dello streaming delle sedute consiliari, così come promesso in campagna elettorale. E sempre a proposito di trasparenza ed efficienza, sono previsti fondi per avviare un sistema di Facility management, cioè di gestione informatizzata, trasparente ed oggettiva delle segnalazioni rivolte all’Ufficio Tecnico. Il Municipio ha voluto anche finanziare la lotta all’abusivismo edilizio individuando un budget di 100.000 euro da destinare alla demolizione di opere abusive, dopo anni di mancati interventi su questo fronte. Infine viene ripristinato, finalmente, il Piano investimenti municipale con oltre un milione di euro che servirà a garantire decoro e manutenzioni nel nostro territorio.

 

Registro Unioni Civili: anche in Municipio è possibile registrarsi

Il Consiglio di Roma Capitale ha approvato il Registro delle Unioni Civili, un passo importante, che darà l’opportunità alle coppie legate da un vincolo affettivo di veder riconosciuta la propria unione anche dal punti di vista civile. Il registro delle Unioni civili è stato istituito, da oltre un anno, anche nel nostro Municipio. La Giunta municipale, infatti, ha approvato a luglio 2013 una memoria con la quale ha istituito il Registro delle Coppie di Fatto, predisponendo un apposito regolamento per l’iscrizione, depositato presso l’Ufficio Matrimoni del Municipio, in via Portuense 579. Tutte le informazioni (orari, documentazione necessaria e regolamento del Registro) sono disponibili sul sito del Municipio.

 

Domeniche Ecologiche: tutti insieme per il decoro dei nostri giardini

Domenica 22 febbraio, nei giardini di via Castiglion Fibocchi a Magliana e nei giardini di via degli Irlandesi, a Portuense, si svolgeranno due manifestazioni, organizzate dal Municipio Roma XI nell’ambito delle domeniche ecologiche. Tante le iniziative, a partire dalle ore 10: gli adulti saranno impegnati nella pulizia delle aree verdi, mentre per i più piccoli saranno organizzati giochi e attività ludico-educative. Ci saranno attività didattiche con semi, terra e piantine, strumenti musicali di riuso e riciclo, racconti con intrecci di storie e molto altro. Domenica 22 febbraio, inoltre, al Parco Tevere di Magliana, si svolgerà una Festa di Chiusura. Alle iniziative parteciperanno Comitati di Quartiere, Scouts, associazioni e famiglie: la sensibilizzazione alla cura del bene comune attraverso il coinvolgimento delle persone che quel territorio lo vivono quotidianamente è, infatti, fondamentale. Vi aspettiamo!

Sfilate, manifestazioni e feste: il Carnevale di Piazza Fabrizio De André

Manifestazioni di Carnevale in Municipio! Si inizia domenica 15 febbraio 2015 in piazza Fabrizio de André con “Un Quartiere in Maschera” una festa che si svolgerà dalle ore 9 alle ore 19 in cui ci saranno stand di associazioni, laboratori didattici, attività ludiche, giochi ed intrattenimento per bambini, teatrino dei burattini. A far da cornice una piccola esposizione di stand enogastronomici di aziende agricole del Lazio e punti ristoro. Martedì 17 febbraio, martedì grasso, sarà la volta di “Una Scuola in Maschera”, sempre in piazza Fabrizio de André.  L’appuntamento è alle ore 10 per assistere alla la sfilata delle scuole materne ed elementari del quartiere: gli alunni sfileranno con le maschere ispirate ai quadri del famoso pittore Van Gogh e realizzate durante i corsi-laboratorio curati dagli educatori dell’associazione L’Arteaparte. Prima della sfilata, educatori ed intrattenitori allieteranno i bambini con giochi, attrazioni e magie.

 

Nuovo calendario delle visite gratuite dei siti archeologici, storici e paesistici

È stato approvato il calendario delle aperture ordinarie e delle visite gratuite dei luoghi inseriti nella Rete dei siti archeologici, storici e paesistici del Municipio per l’anno 2015. Il circuito, istituito nel 2014, comprende 15 siti culturali tra i più conosciuti del territorio, gestiti unitariamente e coordinati nelle date di apertura al pubblico. Rispetto a quello dello scorso anno, il Calendario 2015 si arricchisce di una importante novità: le «passeggiate di quartiere» realizzate grazie al supporto delle realtà del posto e dei proprietari privati. Questi i quartieri interessati: Portuense (Villa Bonelli), Magliana (Pian Due Torri), Trullo, Corviale, Magliana Vecchia, Ponte Galeria e Marconi. Con questo nuovo ciclo di aperture e visite gratuite contiamo confermare il successo di pubblico ottenuto lo scorso anno.Il calendario sarà consultabile sul sito del Municipio Roma XI.

 

“Giardino d’Inverno” per vivere il Parco Tevere come d’estate

Dal 6 al 28 febbraio si svolgerà la prima edizione del Festival di Arti e Paesaggio nel “Giardino d’inverno”, nel Parco del Tevere, a Magliana. Il programma della manifestazione prevede performance teatrali, , workshops, spettacoli di acrobati ed aeroclown e serate di cinema, mentre per i più piccoli saranno realizzati laboratori e momenti di gioco-ritrovo. Duplice l’obiettivo: offrire un’offerta culturale poliedrica ed internazionale e permettere la fruizione del Parco Tevere anche nella stagione invernale, anche grazie all’allestimento di uno spazio polifunzionale coperto e temporaneo in pvc, totalmente trasparente (come una sorta di serra) appositamente realizzato. Il programma definitivo sarà presto disponibile sul sito del Municipio.

 

Aperto il Centro Aggregazione Giovanile di Piana del Sole

Finalmente Piana del Sole ha il suo Centro di Aggregazione Giovanile! Il Centro si trova in viale Pescina Gagliarda ed è aperto il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì dalle ore 15,00 alle ore 19,30. Molte le attività svolte al suo interno: sostegno scolastico, consulenza psicologica, attività di laboratorio ludico/educative (teatro/laboratori, attività artistiche e a manuali, erboristeria, scrittura creativa, inglese) ed attività di animazione. Il Centro di Piana del Sole va ad aggiungersi agli altri tre attualmente presenti nel Municipio XI: il C.A.M. – Centro Aggregazione Giovanile di Magliana, in via Pieve Fosciana 144/6, il Centro aggregazione Giovanile Trullo in viale Ventimiglia, 38 e il Centro Aggregazione Giovanile Corviale, in via Mazzacurati 76.

 

Sportello di assistenza sociale a Corviale, in collaborazione con Farmacap

Presso la Farmacia Comunale di via dei Sampieri 6, a Corviale è attivo un servizio di assistenza sociale dedito a promuovere azioni di prevenzione, orientamento, educazione sanitaria, tutela e sviluppo del benessere socio-sanitario della collettività. Lo sportello, realizzato in collaborazione con Farmacap, dispone anche di Recupweb Lazio, il servizio di prenotazioni esami clinici e strumentali della Regione Lazio.

 

Stadio AS Roma, il plastico è esposto alla Biblioteca di Corviale

Da lunedì 2 febbraio, fino al 2 marzo, in accordo con l’AS Roma e l’Amministrazione capitolina, il plastico del progetto dello Stadio è esposto presso la sala mostre della Biblioteca comunale “Renato Nicolini” di via Marino Mazzacurati n.76 a Corviale. Si discute molto del progetto del nuovo Stadio della AS Roma che, sebbene sorgerà a Tor di Valle nel Municipio Roma IX, avrà molte ricadute nel nostro territorio. Lo Stadio può essere una grande opportunità per la città, per migliorare il sistema della mobilità nel quadrante ovest e per questo il Municipio attraverso la realizzazione del sottopasso ferroviario di via Luigi Dasti e la realizzazione  di importanti opere tra cui un ponte pedonale sul Tevere fino a Magliana e un parco fluviale tutto intorno allo Stadio. Proprio nella prospettiva di riqualificazione del contesto urbano in cui si inserisce il nuovo Stadio che abbiamo proposto l’esposizione del plastico: un’occasione per tutti di conoscere questo progetto che porterà importanti novità anche nel nostro territorio. Il plastico (mt 1,70×2,20) e le schede informative sul progetto sono a disposizione dei cittadini e dei tifosi che vogliono prenderne visione.

 

Aperto giardino davanti il Ponte della Scienza, una nuova area verde per Marconi

Continua il lavoro per il quartiere Marconi. Tra i vari interventi realizzati in questo anno e mezzo per migliorare la qualità degli spazi e della vita nel quartiere, dopo la risistemazione e riapertura del giardino di via Blaserna e dei due parcheggi sempre a via Blaserna e a via Tirone, pochi giorni fa è stato inaugurato il giardino di fronte al Ponte della Scienza. Uno spazio verde recitato, con un’area giochi, illuminazione ed impianto di irrigazione. Un ulteriore tassello, quindi, per il quartiere Marconi.

 

Notizie positive per la Scuola di via Pensuti: il Polo scolastico si farà per intero

Finalmente buone notizie per Muratella: il Polo scolastico di via Pensuti sarà completato per intero, Scuola dell’infanzia e Asilo nido. Da nuove indagini effettuate dal Dipartimento Lavori Pubblici di Roma Capitale è emerso così come da nuova progettazione, infatti, che i fondi a disposizione sono sufficienti per completare l’intero Polo, senza il bisogno di stanziamenti integrativi e grazie, anche, al recupero delle somme mancanti dai ribassi d’asta. Qualche settimana fa, durante un incontro, abbiamo spiegato ai cittadini le difficolta nel riattivare il cantiere, fermo dal 2008, dopo il fallimento della prima ditta che si era aggiudicata l’appalto nel 2007: per la complessità realizzativa dell’opera, lo stato di abbandono in cui è rimasto il cantiere per 5 lunghi anni, e il difficoltoso iter di affidamento lavori tramite una gara con un fortissimo ribasso. E sempre durante lo stesso incontro abbiamo spiegato che la precedente struttura verrà totalmente demolita e si ricostruirà il Polo su un unico piano. Gli interventi di demolizione inizieranno a febbraio mentre il Dipartimento Lavori Pubblici ci ha confermato il mese di giugno come data probabile per l’inizio dei lavori di costruzione. Il Polo di via Pensuti, che avrà 3 sezioni di nido e 3 di scuola di infanzia potrebbe, quindi aprire già a fine del 2016.

 

Nuova illuminazione pubblica a LED: iniziamo da Magliana

E’ in arrivo una nuova illuminazione pubblica a Magliana: 120 impianti lungo le principali vie del quartiere saranno, infatti, presto sostituiti con la tecnologia LED. L’intervento fa parte del programma per la sostituzione graduale di tutte le lampade utilizzate per la pubblica illuminazione promosso da Roma Capitale e, nel nostro Municipio,  partirà dal quartiere Magliana, che da sempre convive con problemi di scarsa illuminazione, soprattutto in alcune strade con bassa intensità luminosa. Le vie interessate sono: via città di Prato, via Vaiano, Piazza Certaldo, Via Pian Due Torri, via Pescaglia, Via Cutigliano, via Pieve Fosciana, via della Scarperia, via Foiano della Chiana, via Greve e viale Vicopisano. La sostituzione con il sistema LED comporterà un importante efficientamento del sistema di illuminazione pubblica, una riduzione dei costi ed un miglioramento consistente della luminosità dei nostri quartieri. Partiremo da Magliana, ma progressivamente si raggiungeranno tutti i nostri territori, con effetti positivi sul tema della sicurezza e sulla la qualità dell’illuminazione.

 

In arrivo a Parco de’ Medici le condutture per l’allaccio del gas

Da metà febbraio partiranno i lavori per l’allaccio del gas a via Alfredo Testoni, nel quartiere Parco De’ Medici. I lavori riguarderanno l’installazione di circa 1,3 km di condutture, dureranno circa 2 mesi e non avranno costi per gli abitanti della via, ad esclusione dell’allaccio al domicilio. In base ad una Convenzione siglata tra Italgas e Roma Capitale, infatti, il gestore del servizio di distribuzione gas fornisce 2 km di allacciamenti annui gratuiti. Nel nostro territorio ci sono ancora alcune zone sprovviste della rete di gas, soprattutto nei quartieri più periferici, per questo motivo abbiamo deciso di utilizzare la Convenzione esistente tra Italgas e Roma Capitale. Contiamo di estendere questo tipo di intervento per la realizzazione di altri chilometri di nuova rete, in modo da portare un servizio alle famiglie non gravando sul loro bilancio.

 

Bonificata la “Bretella” di Ponte Galeria

È stata bonificata la cosiddetta “Bretella”  Ponte Galeria, il tratto di strada senza nome che collega via della Muratella a via di Ponte Galeria. A seguito delle numerose segnalazioni di mancata pulizia e di rimozione discariche, infatti, il Municipio aveva più volte richiesto un intervento urgente di bonifica, che è stato effettuato – finalmente – nella settimana dal 19 al 26/01/2015.

 

Spallette, Via delle Moratelle è stata riaperta al transito

È stata riaperta al transito via delle Moratelle, nel comprensorio di Spallette. Il nostro Ufficio Tecnico, infatti, ha eseguito le operazioni di ripristino igienico ed ambientale rese necessarie in seguito a delle perdite di acqua che fuoriusciva sulla sede stradale, creando pericoli alla circolazione delle automobili.

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A Scampia serve il lavoro

“Più sostegno alle associazioni sportive di Scampia”. L’appello è di Gianni Maddaloni, titolare della palestra che da dieci anni offre corsi gratuiti ai ragazzi disagiati con padri in galera e madri senza lavoro. A offrire lo spunto per una riflessione sul futuro delle periferie di Napoli è “L’oro di Scampia”, il libro in cui Maddaloni descrive la speranza e la voglia di riscatto sociale degli abitanti di un quartiere diventato sinonimo di camorra e degrado. “Lo sport è uno strumento formidabile per educare, formare e insegnare le regole della convivenza civile ai ragazzi – sottolinea il judoka, padre del campione olimpico Pino – A Scampia abbiamo sottratto molti giovani dalla strada e coinvolto altrettante famiglie nei progetti di rilancio del quartiere, senza dimenticare gli otto detenuti recentemente messi alla prova”.

Per Maddaloni, però, all’impegno delle associazioni non corrisponde sempre il necessario sostegno da parte delle istituzioni. Ecco perché il judoka napoletano chiede più attenzione per le realtà sportive che operano a Scampia e nelle altre periferie cittadine, ma anche maggiori opportunità di lavoro per giovani ed ex detenuti. “Lo sport è fondamentale per contrastare patologie come diabete e obesità, oltre che per combattere la delinquenza. Eppure rischia di non bastare – aggiunge Maddaloni – Alla gente di Scampia serve il lavoro e le discipline sportive possono risultare utili anche in questa prospettiva: sostenere lo sport è un investimento e un segno di intelligenza politica”.

In prima fila, alla presentazione de “L’oro di Scampia”, anche Giovandomenico Lepore. Per l’ex procuratore della Repubblica di Napoli, “Gianni Maddaloni ha fatto e continua a fare tanto per Scampia, ma le sue sole forze non bastano”. Anche per il magistrato, dunque, è necessaria una presa di coscienza da parte delle istituzioni: “Gli aiuti non giungono a tutte le associazioni sportive oppure non a tutte in egual misura – conclude Lepore – Per anni ho denunciato queste disparità ai politici, ma nulla sembra essere cambiato. Per salvare le periferie napoletane occorre un intervento più deciso e omogeneo da parte delle istituzioni”.




Renzo Piano, ricostruire le periferie è facile ma bisogna farlo con abilità

A parte un paio di congiuntivi che Renzo Piano ha sbagliato, la sua intervista rilasciata a Italcementi tocca temi importanti, sempre a proposito di periferie da riqualificare.

Una delle prime cose che dice Renzo Piano è che riqualificare le periferie non bisogna crearne di nuove, perché non sono sostenibili dal punto di vista economico, umano e ambientale. Bisogna tenere presente sempre la Green Belt di Londra, oltre alla quale non si può costruire: questo non significa che la città non si può espandere, ma che deve espandersi non per esplosione ma per implosione. Significa, sempre secondo l’esempio di Londra, che la campgan deve rimanere campagna e che su quella non si può costruire. Significa ricostruire, riusare le zone dismesse, aumentare la densità, perché la città è bella quando è intensa, abitata. “Le città troppo diluite non sono belle” (cit.). Ovviamente, utilizzare l’altezza è necessario, il che non vuol dire per forza costruire grattacieli, come dice anche Piano.

 

Costruire sul costruito, continua Renzo Piano, vuol dire “costruire completando”.

 

A questo proposito l’architetto dice che è “facile” ricostruire: bisogna pulire, fare le fondamenta e andare in altezza. Si, quando ci sono i soldi per farlo, si, e anche quando il progetto è di qualità è una soddisfazione ricostruire… Ma quando il progetto è osceno e non ci sono soldi non è così “facile”.

 

Dopo aver detto che è facile, Renzo Piano un po’ si contraddice e sostiene che ricostruire richiede abilità. Chi ha più abilità tenta di vincere anche le sfide più difficili. La difficoltà non è una cosa negativa: i migliori costruttori saranno quelli che trovano il modo per risolverle, con la propria abilità, e l’abilità del costruttore deve diventare più sottile, e più diventa sottile, più avremo capacità di risolvere i problemi della città, del cantiere e delle persone.

 

A proposito di persone, Renzo Piano dice che bisogna “fertilizzare la periferia”, cioè portarci le persone a vivere, non solo a dormirci. È necessario costruirci luoghi d’incontro, per il tempo libero, rendere la periferia abitabile 24 ore. La periferia deve avere una sua bellezza che deve essere costituita anche da questo: dal suo essere abitabile.
Spesso le periferie sono state costruite con disprezzo, con superficialità. Nonostante questo in loro c’è una bellezza. Non solo quella degli sguardi dei ragazzini “eccetera eccetera… questo è molto romantico”, ma anche la bellezza degli scorci, dei tramonti. Perché questo non è romantico Renzo?

I temi toccati sono importanti, come è importante capire bene come bisogna rigenerare le periferie italiane, in modo intelligente e non ottuso, cioè non prendendo la rigenerazione come un dogma ma pensando, riflettendo, trovando modi di costruire per l’uomo, per dargli protezione, per farlo stare bene.

Renzo Piano è una fonte d’ispirazione per molti, ma è anche la tradizione, la regola. Per le periferie servono anche idee nuove, fresche, di architetti che non siano la regola ma che si debbano impegnare al massimo per farsi riconoscere un progetto come buono, perché a loro niente è riconosciuto come bello a prescindere. Quelle sono le forze migliori, e servono anche quelle per rifare le periferie, non solo le idee di Renzo Piano. Sarà stato questo il suo scopo quando ha assunto i 6 giovani architetti? Forse, ma è importante che i Comuni diano importanza ai progetti dei giovani architetti, che i concorsi siano davvero selettivi, che vengano premiate le idee migliori, quelle che nascono dall’impegno matto e disperatissimo, dalla ricerca di lavoro e di riconoscimenti, dalla voglia di imparare e di fare cose, dagli architetti che non sono (ancora) famosi e la cui parola non viene presa come buona a prescindere.

Per fare un progetto e per presentarlo, quegli architetti (che non sono il 100% degli architetti italiani ma una parte della totalità che non vi so quantificare), quelli che hanno un po’ di talento dettato dall’amore per l’architettura, pensano pensano e pensano. Non voglio dire che Renzo Piano non pensi, ma dallo sforzo massimo nascono sempre le idee migliori, e gli architetti non famosi se non si vogliono sputtanare devono sempre sforzarsi al massimo.

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Islam, mafie, città globali e periferie

Falsi spaventi veri pericoli

Dopo gli atti terroristici di Parigi, si è molto discusso di islam. Dietro a queste vicende c’è una cattiva interpretazione dell’islam. Tuttavia spiegare i fatti parigini come un conflitto tra islam e occidente è una semplificazione: lo scontro di civiltà e religioni, evocato dopo l’11 settembre 2001 sulla scia di Samuel Huntington. È peraltro una lettura popolare tra gli islamisti, tanto che la traduzione del libro dello studioso americano è stata molto venduta nel mondo arabo. Le semplificazioni sono attraenti per animi spaventati: l’islam sarebbe ineluttabilmente aggressivo. Le semplificazioni procurano consenso in casa nostra, mentre il richiamo alla complessità appare inutile. Se si vuole rispondere sul serio, bisogna però capire. Dobbiamo identificare i punti deboli delle nostre società. Senza dimenticare che molti Paesi europei sono vicini geograficamente a terre segnate dalla guerra: Siria, Libia e Iraq. Siamo in un mondo complesso perché globale, che necessita spiegazioni multiple.

Un punto decisivo nei fatti sono le banlieues di Parigi. Qui si addenserebbero quasi due milioni di musulmani. Un esempio: Ivry sur Seine, centro della banlieu rossa, come si vede dalla centrale Avenue Thorez, il nome dello storico leader comunista. Qui, il cattolicesimo francese, dagli anni Trenta, si pose il problema di penetrare nel proletariato comunista. Cattolici come Madeleine Delbrel proposero una prossimità, alternativa allo scontro con i comunisti. Era il mondo dove, nel secondo dopoguerra, la Chiesa sentì la fragilità della parrocchia e lanciò i preti operai.

Oggi questo mondo è finito: la rete comunista dissolta, la presenza cattolica ristretta. Quella cristiana è spesso affidata a comunità protestanti o neoprotestanti, composte da immigrati. L’islam è una grande realtà e le moschee si moltiplicano. Mancano reti, comunità: la gente è sola, spesso senza lavoro né legami. Sono finiti i partiti e tanti altri tessuti aggregativi. Ha dichiarato il primo ministro Manuel Valls: «In Francia esiste un apartheid territoriale, sociale ed etnico». Non solo a Parigi o in Francia, ma nelle città globali: mancano i corpi intermedi e la gente è sola. Ogni città ha la sua storia, ma la globalizzazione le trasforma tutte.

L’uomo e la donna contemporanei sono spaesati, senza identità e capacità di lettura del mondo. La città, come spazio comunitario, si restringe ai luoghi del potere e dell’economia, ad aree centrali o abitate da ceti particolari. È la città “utile”, centro di scambi e relazioni globali.

E il resto del mondo urbano? L’islam, nelle periferie francesi, specie nelle forme estremiste, ridà identità a giovani che non ne hanno. Con terribili semplificazioni, individua nemici simbolici cui addossare la responsabilità di tanti mali. La comunità ebraica torna un bersaglio. È un fatto gravissimo che preoccupa gli ebrei del mondo e noi tutti. L’islamismo crea un sistema compensatorio che, con la militanza o la violenza, fa passare i periferici dall’anonimato all’”eroismo”. Diventa un’ideologia di massa per i “dannati della terra”, laddove non esiste cultura condivisa e manca il legame di prossimità. Il presidente egiziano al-Sisi ha parlato di un islam ridotto a «ideologia».

Il problema non è solo l’islam, ma la città globale, caratterizzata dalla frattura tra la parte “utile” e periferie. Non è un caso che, in tante metropoli latino-americane o africane, i benestanti si chiudano nei compounds e interi quartieri siano fuori controllo. Qui non aggrega l’ideologia islamica, bensì le mafie, in cui il movente criminale è però capace di creare una rete sociale e addirittura una proposta religiosa (come il diffuso culto della Santa Muerte in Messico). Tante città messicane sono soffocate dalle mafie e dalla loro “guerre civili”. In Italia, nonostante le dimensioni modeste delle città rispetto alle megalopoli, si deve stare attenti. Nella periferia di Roma, sono scomparsi i corpi intermedi e la gente è sola.

Finiscono anche le figure istituzionali di prossimità come gli assistenti sociali. Chi ascolta la gente di periferia e la orienta in un mondo complicato? Le recenti vicende della “mafia” romana fanno riflettere sulle strumentalizzazioni della xenofobia.

Non è un caso che papa Francesco, figlio di una megalopoli, Buenos Aires con le sue Villas miserias, ponga il problema di ricominciare dalle periferie. Spesso, in alcune città europee o latino-americane, la Chiesa cattolica è nelle periferie una risorsa unica, ma risente del sovraccarico di domanda e della fragilità del suo personale. La realtà è complessa. Sarebbe però un errore trascurare il grande protagonista del nostro tempo: le masse periferiche, colpite dalla crisi economica, penalizzate dall’infragilimento delle istituzioni, estranee a una cultura condivisa. Sono le masse degli immigrati, ma non solo.

Non le si recupera con una politica emozionale o con il messianismo dei leader, come in alcuni Paesi latino-americani. Nelle periferie, l’alternativa a una vita anonima sembra la violenza, favorita dalla grande circolazioni di armi, da reti mafiose o islamiche. Scriveva il poeta David Turoldo: la periferia «è come un cerchio di fuoco dove si azzuffano angeli e uomini…».

Occorre affrontare, presto e in una prospettiva di lungo periodo, la questione delle città globali e delle periferie, prima che diventino invivibili e inestricabili. Ormai la storia del mondo è divenuta essenzialmente urbana dopo che, nel 2007, per la prima volta dalle origini, gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne. Non si creda però che questa storia possa essere scritta senza inclusione delle masse periferiche. Sarebbe una storia pericolosa.

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Il cemento e le periferie

David Harvey nel suo recente saggio The Crisis of Planetary Urbanization, scritto per il catalogo della mostra Uneven Growth Tactical Urbanisms for Expanding Megacities (in corso al MoMa di New York), sostiene che mai come negli anni della peggior crisi economica globale il cemento  si stato «versato ovunque e ad un ritmo senza precedenti sulla superficie del pianeta terra». E tuttavia, se da una parte la bolla immobiliare spinge il PIL di molti paesi emergenti, come la Cina, molto al di là delle secche della crisi, «il crescente costo della vita, in particolare del cibo, dei trasporti e della casa, ha reso la vita quotidiana progressivamente più difficile per le popolazioni urbane».

Le periferie delle grandi città sono i luoghi dove stanno andando in scena con maggiore intensità gli effetti della crisi planetaria scatenati dall’uso senza precedenti di cemento. Harvey sottolinea come «il boom dell’urbanizzazione abbia avuto poco a che fare con il soddisfacimento dei bisogni delle persone. E’ servito piuttosto ad assorbire il surplus di capitale, a sostenere i livelli di profitto, e a massimizzare i valori di scambio indipendentemente dai valore d’uso. Le conseguenze sono state spesso del tutto irrazionali: da una parte una cronica carenza di alloggi a prezzi accessibili in quasi tutte le principali città, dall’altra condomini vuoti per gli ultra-ricchi il cui interesse principale è di speculare nei valori immobiliari».

Le enormi disuguaglianze urbane si consolidano grazie alle politiche di austerità di bilancio, che minano la possibilità di mantenere servizi accessibili a tutti. «La riluttanza nel tassare i ricchi, determinata dallo strapotere di una oligarchia ormai trionfante, significa declino dei servizi pubblici per le masse e accumulo di ulteriori sorprendenti ricchezza per pochi», aggiunge Harvey. Le rivolte delle periferie di Londra Stoccolma e Parigi, insieme al manifestarsi in altre forme dell’indignazione per le disuguaglianze sociali o per le repressioni violente della polizia, sono la manifestazione di quanto il processo di urbanizzazione che ha generato la bolla immobiliare e innescato la crisi economica, sia diventata «su scala planetaria il centro di una travolgente attività economica, mai vista prima nella storia dell’umanità». C’è un dato che rappresenta molto bene questo processo: lo sviluppo economico della Cina, fortemente trainato dal settore delle costruzioni, ha generato tra il 2011 e il 2012 una produzione di  cemento e acciaio equivalente a più della metà di quella degli Stati Uniti in tutto il XX secolo.

L’analisi del geografo britannico è chiara: «L’urbanizzazione da sempre è un ambito fondamentale per l’infinita accumulazione del capitale al cui interno sono ospitate, in nome del profitto, forme di barbarie e di violenza sulle popolazioni». Secondo questa lettura la crescente emarginazione sperimentata dagli abitanti delle periferie e le rivolte che ne sono scaturite non sono affatto sorprendenti. Il modello di sviluppo imposto dalla urbanizzazione planetaria ha «spazzato via tutte le pretese di governance urbana democratica, e ha progressivamente cercato la sorveglianza della polizia militarizzata e del terrore come principale modalità di regolazione sociale». Il cemento è quindi l’altra faccia della violenza operata attraverso la segregazione spaziale e sociale, contro la quale si sta rivoltando una classe urbana emergente in molti paesi del mondo.

Curare le periferie con il cemento

Anche nel nostro paese le periferie sono in subbuglio: il diritto alla casa viene negato dall’assenza di politiche abitative che consentano ai meno abbienti l’accesso ad un alloggio dignitoso, le ristrettezze dei bilanci comunali hanno progressivamente ridotto la disponibilità di servizi di base e deteriorato la qualità dello spazio pubblico. Eppure nel dibattito sulle periferie si parla solo di scadente qualità architettonica, di fallimento dei piani urbanistici senza mai sfiorare il tema del progressivo aumento delle disuguaglianze di reddito che hanno approfondito le differenze nell’esercizio del diritto alla città. L’unica voce che a questo riguardo si è levata è stata quella di papa Francesco che ha esortato a «seguire la linea della integrazione urbana» e ha ammonito contro «quei progetti che intendono riverniciare i quartieri poveri, abbellire le periferie e “truccare” le ferite sociali invece di curarle promuovendo un’integrazione autentica e rispettosa». Si possono curare le periferie con nuove e più “sostenibili” iniezioni di cemento? Con tutta evidenza no.

Eppure sulle pagine dei giornali in questi giorni sta circolando il resoconto di un convegno, promosso dalla Fondazione Italcementi, dal significativo titolo Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento. «L’incontro, che si è svolto alla Fiera di Bergamo, ha avuto come riferimento il corpus teorico e progettuale sviluppato da Renzo Piano – presente con un video e attraverso la testimonianza di uno dei suoi principali allievi, Mario Cucinella – nel suo anno da Senatore a vita: rimediare alle slabbrature architettoniche e urbanistiche, economiche e sociali del Paese adottando non più la logica delle grandi opere, ma quella della ricucitura e del rammendo» precisa Il Sole 24 Ore. Dal sindaco di Bergamo, dove si è tenuto il convegno, al ministro delle Infrastrutture, fino al Ceo di Italcementi, il leitmotiv è stato – ça va sans dire – la rigenerazione urbana e le grandi opportunità che offre per utilizzare nuove tecnologie edilizie. «Basti pensare ai nuovi tipi di cemento e di legno, di alluminio e di vetro che la nostra industria ha sviluppato», precisa il Ceo di Italcementi Carlo Pesenti. Insomma le periferie come campo di applicazione su grande scala di sperimentazioni già avviate. Come, ad esempio, Rifo, «una iniziativa promossa da Italcementi e realizzata dall’Università di Bergamo che prende il nome dal modo gergale con cui i ragazzi dicono «rifacciamo» nei loro giochi. In questo caso, il «rifacciamo» riguarda l’urbanizzazione delle città italiane con il recupero delle aree dismesse e l’ammodernamento di asset immobiliari e infrastrutturali obsoleti».

Se la cura che si sta profilando per le periferie riguarda innanzi tutto la valorizzazione del patrimonio immobiliare, compreso ciò che resta dell’edilizia residenziale pubblica, si ha più di una ragione a guardare con sospetto l’enfasi che sta crescendo attorno all’idea di “rammendo” lanciata da Renzo Piano , sempre più coincidente con l’«architettura di facciata» di cui parlava il papa. Un po’ più di attenzione a ciò che sta succedendo nel resto d’Europa, a questo riguardo non guasterebbe ed eviterebbe di ricorrere alla retorica del Rinascimento italiano per mascherare un rimedio che rischia di essere peggiore del male.

Riferimenti

D. Harvey, The Crisis of Planetary Urbanization, in Post Notes on Modern & Contemporary Art around the Globe, 18 novembre 2014.

P. Bricco, «Rifacciamo» le città partendo dalle periferie, il Sole 24 Ore, 25 gennaio 2015.

J. M. Bergoglio, Seguire la linea dell’integrazione urbana, Millennio Urbano, 29 ottobre 2014.




Massimo Alvisi per il ‘rammendo urbano’ di Battipaglia

Tracciare le linee strategiche del Puc della città sulla base del ‘Manifesto’ di Renzo Piano

Le linee guida urbanistiche e strategiche per la città e la periferia di Battipaglia, in provincia di Salerno, saranno redatte da Massimo Alvisi, e dal suo team, secondo i principi del ‘rammendo urbano’ maturati nel corso dell’esperienza con il team di Renzo Piano.

Massimo Alvisi, insieme a Mario Cucinella e Maurizio Milan, è stato tra i tre tutor del Gruppo G124 di Renzo Piano e si è occupato (a titolo gratuito) di seguire e coordinare i sei giovani architetti che sviluppano il progetto per riqualificare le periferie.

Le linee strategiche per le politiche urbanistiche della città di Battipaglia, che l’architetto redigerà affiancando il commissario prefettizio della città, dott. Gerlando Iorio, porranno i presupposti per la futura redazione del PUC.

In una conferenza pubblica tenutasi il 22 gennaio, nel palazzo comunale di Battipaglia, Massimo Alvisi ha descritto i criteri con i quali il team di professionisti da lui diretto opererà nel corso dei prossimi sei mesi per favorire il miglioramento della qualità della vita nel disgregato tessuto della città campana e per incoraggiare l’attivazione delle risorse economiche, culturali, sociali presenti nel suo territorio.

In merito ai criteri che utilizzerà Alvisi ha dichiarato alla redazione di Edilportale: “Affronteremo il progetto attraverso una prima fase di ascolto della città e dei cittadini. Raccoglieremo il lavoro già fatto fino ad oggi di programmazione e analizzeremo capillarmente la città e il territorio attorno per comprenderne le potenzialità. Battipaglia ha delle risorse straordinarie sia nella sua realtà produttiva che nel suo tessuto se considerato fino al mare che deve tornare ad essere una risorsa attiva della città”.

Inoltre l’architetto si avvarrà di sistemi di partecipazione, non solo di analisi e ascolto, ma anche di azione di trasformazione e gestione futura dei beni comuni.

Il suo team di lavoro sarà composto da molti dei giovani architetti che, selezionati a partecipare al primo anno di attività di G124, hanno ora costituito un team di progetto autonomo, denominato INSITI; i giovani architetti coinvolti sono: Roberta Pastore, Eloisa Susanna, Federica Ravazzi, Roberto Corbia, Francesco Lorenzi. Alle loro professionalità si aggiungono quelle dell’urbanista Umberto Bloise, del sociologo Carlo Colloca e dell’esperto di governance Christian Iaione.

Le linee strategiche per il PUC saranno pronte entro la fine di giugno 2015, dopo di che verrà lanciato un concorso per la redazione del Piano.

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