1

Da Corviale a Torpignattara alla Caffarella, i nuovi corpi intermedi

L’Italia dei cento comuni e dei distretti industriali non può privarsi dei corpi intermedi.
Si tratta d’identificare chi oggi può rivestire la funzione prima svolta da partiti, sindacati, ordini professionali.
Dopo la non eccellente performance della società civile (da De Magistris a Marino) bisogna smettere di rivolgersi a un mondo delle professioni liberali coorporativo e chiuso al nuovo per guardare a chi nei territori quotidianamente dimostra di saper leggere la realtà con le lenti del tempo e soprattutto ne parla gli alfabeti.
Come ben sintetizzato da Francesco Bei in “Marino, le contromosse del Pd” (Repubblica dell’11/10/15) “via libera alle mobilitazioni tematiche su singole campagne, alle riunioni di abitanti di una stessa strada (le cosiddette “social street”), ai comitati di quartiere, a forme di mutualismo”. Come praticato dal Presidente Mattarella che ha premiato gli eroi della porta accanto e del lavoro sociale come il sociologo Maurizio Fiasco per le sue ricerche sui fenomeni del gioco d’azzardo e dell’usura.
Sono anni che sentiamo la litania “bisogna partire dai territori”, ma mai slogan fu più giubilato e non praticato.
E’ ora che chi da tempo, da Corviale a Torpignattara alla Caffarella, ha studiato discusso progettato e iniziato a realizzare in concreto nuovi modelli di partecipazione e di sviluppo abbia finalmente voce in capitolo e riconosciuto quel ruolo di nuovi corpi intermedi che nella realtà già svolge.




Elogio della brevità

“Breve succinto e compendioso” si diceva una volta: Concita De Gregorio oggi su Repubblica raggiunge i vertici di questa vecchia regola. Ci regala una grande lezione di scrittura: ” – Il mio pensiero va soprattutto, anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E’ sufficiente questo. Grazie. – Diciotto parole, 128 caratteri. Il nuovo Presidente, Sergio Mattarella, ha la misura di twitter incorporata nella discrezione atavica, nella sottrazione come metodo. Quelli che per Renzi sono slogan per lui sono la misura e la forma naturale del pensiero. Nessuno sforzo, in entrambi i casi. I capolavori del resto hanno questo di speciale. L’assenza di sforzo apparente. Vedi un disegno fatto senza staccare la matita dal foglio, un tuffo da dieci metri senza schizzi, un ballerino che si alza di un metro da terra e pensi bello, facile. Poi sono Picasso Greg Louganis e Nureyev ma tu sempre pensi: gli è venuto facile.”

E la conclusione, poi, secca e tranchant: “Overbooking, come sempre, sul volo di chi ha vinto.”

Per finire con il commento: 96 caratteri più lapidari di qualsiasi paginata professorale: “I partiti politici coi nomi inventati nascono e muoiono, sono le culture che non si esauriscono.”

E conclude, chiudendo il cerchio, con Bonaiuti: ” – Renzi (…) Sembra che gli riesca tutto senza sforzo – Sembra, dice, che gli riesca facile.”