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Roma, stati generali dell’antimafia 2014 – 23/26 ottobre

Video > Intervista di Don Luigi Ciotti




Decoro urbano e condivisione: questo è il messaggio dei Pittori Anonimi del Trullo

 

 

 

Condivisione: all'esterno, un tavolo lungo e adibito per la cena.

Condivisione: all’esterno, un tavolo lungo e adibito per la cena (le foto sono volontariamente sfuocate per tutelare la riservatezza dei pittori)

 

I Pittori Anonimi del Trullo, per rilasciare questa intervista, mi invitano a cena, in una casa che sembra una comune. Un lungo tavolo all’esterno è adibito per la cena. Mi accolgono tante persone sorridenti, mi mettono a mio agio.
E mi sento subito come se fossi a casa mia. Piacevolmente, mi accorgo che l’unico interesse che c’è  tra loro è stare insieme, davanti ad un bicchiere di vino o con le mani sporche di vernice.

 

 

 

 

Carissimi Pittori, come funziona il vostro anonimato? Oramai il progetto è abbastanza avviato, qualcuno vi avrà spiato? Qualcuno vi conoscerà?

“Siamo ancora semi anonimi. Ma alla fine, siamo obbligati a mettere la faccia. D’estate, non ce la fai a non farti vedere, perché le persone si affacciano alle finestre o passano più tempo fuori casa. Addirittura, a volte, devi chiedere a queste persone di chiuderle, per poter lavorare ! E poi, non possiamo uscire troppo tardi, la mattina lavoriamo tutti e non possiamo fare le ore piccole!”

la raccolta di barattoli di vernice

la raccolta di barattoli di vernice

C’è un progetto di base che riguarda solo il Trullo o è un progetto estendibile a Roma?

“L’idea è estendibile, siamo stati alla Garbatella e abbiamo fatto un mercato per autofinanziarci. A noi costa molto questo progetto, non possiamo farcela da soli. Abbiamo dato l’input e riceviamo messaggi da tutta Roma, da Tiburtina, Garbatella stessa. Il messaggio è “Scendi e fallo con noi” o anche “Perché non dipingi tu?”.
“Io ci passo e tu mantieni nel tempo”. Non abbiamo un’esclusiva o un appalto. La gente ci ferma per strada e ci chiede “Ma al mio palazzo non venite?” Forse non siamo riusciti a far capire il messaggio. La gente apprezza, sì, e ci richiede anche. Noi non abbiamo tempo di tornare indietro: quando arriviamo in una zona, puliamo tutto ciò che è pulibile, se dobbiamo dipingere, dipingiamo. Poi andiamo via. E se quella parte viene mantenuta, come l’abbiamo lasciata, è grazie a chi ci abita.”

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ultimo lavoro a Via del Trullo

Come è nato il progetto? Con chi è nato?

“Quando abbiamo fatto questi dipinti, abbiamo pensato di mettere insieme le forze, abbiamo chiesto ai Poeti,
che sono un’istituzione – chi non è fan dei Poeti der Trullo? (https://www.facebook.com/ipoetidertrullo?fref=ts) – se volevano contribuire al progetto e sono stati d’accordo.
C’è anche Solo con noi (https://www.facebook.com/h4solo?fref=ts),
c’è l’architetto di Trasformazioni urbane (http://trasformazioniurbane.weebly.com/) e un ragazzo che scrive a mano le poesie.

Questo progetto ha un nome ed è NINA. Nina è stata ideata e realizzata dallo street artist Solo, dai Pittori Anonimi Trullo e da noi PdT. I Pittori hanno colorato in modalità cubo-di-rubik la Porta di BrandeTrullo, sostenendo con raggi di colore Nina Piangente. Solo ha passato ore su una scala di altezza indefinita con pennello in mano per darle forma, colore, vita. Il calligrafo Daniele Tozzi [https://www.behance.net/danieletozzi] ha prestato la sua abile mano ai nostri versi. Noi abbiamo dedicato a Ninetta una poesia. Ringraziamo tutti i residenti, anziani, genitori, ragazzini che passando ci hanno sostenuto. Ringraziamo Andrea di Trasformazioniurbane per la compagnia evergreen. L'opera si trova tra Via Massa Marittima e Via del Trullo, angolo con Via Sarzana. E non è la prima, e non sarà l'ultima. Push the Poetry: sui muri, nelle vie, in tutte le periferie. PdT

Questo progetto ha un nome ed è NINA. Nina è stata ideata e realizzata dallo street artist Solo, dai Pittori Anonimi Trullo e da noi PdT. I Pittori hanno colorato in modalità cubo-di-rubik la Porta di BrandeTrullo, sostenendo con raggi di colore Nina Piangente. Solo ha passato ore su una scala di altezza indefinita con pennello in mano per darle forma, colore, vita. Il calligrafo Daniele Tozzi [https://www.behance.net/danieletozzi] ha prestato la sua abile mano ai nostri versi. Noi abbiamo dedicato a Ninetta una poesia. Ringraziamo tutti i residenti, anziani, genitori, ragazzini che passando ci hanno sostenuto. Ringraziamo Andrea di Trasformazioniurbane per la compagnia evergreen. L’opera si trova tra Via Massa Marittima e Via del Trullo, angolo con Via Sarzana. E non è la prima, e non sarà l’ultima.
Push the Poetry: sui muri, nelle vie, in tutte le periferie.
PdT

La prima opera tutti insieme è stata un successo: i poeti hanno messo la poesia, l’architetto ha innestato un vaso sul palo della luce, Solo ha fatto il disegno, noi abbiamo dipinto. La poesia è dedicata a tutti noi e all’Arte.”

 

Parliamo del rapporto con i graffitari, sono d’accordo o siete ostili?

Pittrice anonima durante l'intervista

Pittrice anonima durante l’intervista (le foto sono volontariamente sfuocate per tutelare la riservatezza dei pittori)

“Non abbiamo un rapporto con i graffitari, i muri che abbiamo utilizzati erano principalmente vuoti. C’erano slogan calcistici e politici.
Se ci capita un palazzo con delle tag o dei lavori di altri, noi non li tocchiamo.”

 

Chi sono i pittori iniziali ?

“Un gruppo di amici, originari del Trullo, nati e cresciuti in questo quartiere, fedeli nella loro amicizia da 40 anni. Il progetto è nato in una brutta giornata, in cui un evento funesto ci univa. Autonomamente ci siamo separati per ritrovarci insieme a tagliare l’erba, pulire il giardino davanti la Chiesa San Raffaele per il bene comune, per renderlo più civile (Via di San Raffaele, 28, Roma). Da un episodio brutto, nasce un’esperienza unica. E da qui, un seguito di persone, tutte diverse, che non si conoscevano, provenienti da quartieri limitrofi. Un seguito di persone che porta avanti un progetto che ha superato le periferie, ripreso e filmato dai giornali locali, da Roma Today, dai video blog, oltre che da Repubblica.”

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non solo righe e fasce sono i motivi decorativi della squadra Anonima, ma anche riqualificazione di muretti e scale con disegni e fantasie.

Altre esperienze anonime…

Una ragazza mi racconta che, incuriosita, ogni mattina cercava dove fossero arrivati a dipingere durante la notte. Tutte le mattine va a fare colazione al bar Alexander e lascia 5€ nel salvadanaio di autofinanziamento dei Pittori. Una notte poi, cercando parcheggio, se li ritrova davanti, armati di pennelli e tute da lavoro. Rimane di stucco, scende e il parcheggio non era più un problema, aveva trovato la strada giusta.
Anche lei ora è un’anonima pittrice.

Ritrovo a questa cena una mia collega della biblioteca, che mi racconta: “Io non abito al Trullo – anche se ora lo frequento più del mio quartiere – vivo a Casetta Mattei, poco distante da qui. Mi sono resa conto che c’era un movimento diverso, che qualcosa stava cambiando.
Li ho contattati su Facebook e ho chiesto se potevo partecipare a questa iniziativa e loro mi hanno risposto -Puoi? Devi!-”

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Questo è chiaro: chiunque si può aggregare.
Buona volontà, impegno e la voglia di condividere i colori, che sono l’espressione più immediata e visibile di un sentimento comune che sta cambiando.

#avantitutta, questo è l’hastag di Corviale Domani.

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https://www.facebook.com/pages/Pittori-Anonimi-Trullo/1475527179342965?fref=ts

 

Rassegna stampa sull’argomento:

http://www.corviale.com/index.php/poeti-der-trullo/

http://www.corviale.com/index.php/pittori-anonimi-del-trullo/

 

Intervista e foto b/n: Elisa Longo




Viaggio nella cultura zen: intervista a Alessandro Cives, cantautore creativo romano

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Alessandro Cives, come ti definiresti? Dal punto di vista umano, culturale e musicale?

“Una persona molto curiosa e fantasiosa, per avere curiosità ci vuole fantasia secondo me, dal punto di vista umano un ingenuo e dal punto di vista musicale un semplice creatore di storie, quindi un cantautore.”

Da quando fai musica?

“Dal 2001, da quando ho ritenuto di essere in grado di scrivere canzoni autoriali, autonomamente. Ho cominciato nel 1995/6, le prime volte che accordavo qualcosa, che mettevo le dita sulle corde. Usavo una chitarra classica, ma il motivo per il quale ho cominciato non mi fa molto onore: non avevo un interesse sulla musica, volevo fare colpo su una ragazza! È andata a finire che con la ragazza non ci sono mai stato, e con la musica ci vivo tutti i giorni!”

“Era il 2007, quando suonavo nei Linea B, band da me fondata e da altri affondata. Non dimenticherò mai questo progetto. Oggi sono molto diverso da allora, migliore? peggiore? boh…”

Elisa Longo, giornalista, e Alessandro Cives

Alessandro Cives e Elisa Longo durante l’intervista

Alessandro, mi spieghi che cosa sono i giardini zen ?

“Nascono nei paesi dell’estremo Oriente: Cina, Giappone, Corea, Vietnam,e sono legati alla cultura e alla filosofia Zen, buddista. Sono giardini non coltivati, sono fatti di sola sabbia e possono essere molto grandi! Si trovano anche nei monasteri  buddisti, grandi quanto dei giardini normali, fatti di sabbia e di sassi; con un rastrello viene curato dal monaco adibito a questa cura.
In Italia la cultura zen non c’è, o meglio, non è accolta come in quelle terre.
L’oggetto “giardino zen” è importato artificiosamente, come giocattolo occidentale, per il pubblico europeo. Quindi, nell’Occidente, ha perso di valore, mentre dove è nato continua ad avere una forte simbologia. Noi importiamo tutto e, importando, rendiamo tutto prodotto, giocattolo e cosa da poco. Consumismo.
A fine anni 90, inizio 2000, c’è stato un boom di vendita di questo tipo di prodotti etnici e anche misteriosi, comunque fuori dal quadro dell’oggettistica comune, italiana ed europea. A me è sempre piaciuta l’idea di un giardino zen, anche se non mi lego alla cultura buddista. Essendo un creativo, mi piace rastrellare questo piccolo quadratino di sabbia!
Si possono creare forme geometriche disegni, puoi inventarti un mondo! È un modo per uscire dalla quotidianità, spesso grigia e noiosa.”

Alessandro Cives, classe '77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

Alessandro Cives, classe ’77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

E dimmi, che funzione hanno?

“Liberano la mente dai pensieri, e hanno la funzione di alleggerimento dell’anima. Il giardino toglie la pesantezza delle preoccupazioni.
La mia canzone che si chiama, appunto, ”Giardino zen” è un elogio a questo prodotto occidentalizzato, molto più piccolo perchè ne ho uno anche io e mi diverto a immaginare, a sognarci, a disegnare, a creare.
– Mi sento quasi un piccolo re di un piccolo mondo fatto di sabbia – cita il suo brano.La canzone parla del mio giardino zen dove io amo creare, disegnare, considerare che in un giardino zen, amo anche immaginare che ci si possa atterrare con un piccolo aeroplano in miniatura  e che tutto questo possa benissimo sostituire la televisione.
La canzone è stata scritta nel 2008, finita di registrare nel 2009 e pubblicata nel 2010.”

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Profilo personale Alessandro Cives:
https://www.facebook.com/alescives?fref=ts

Alessandro, dove hai suonato di recente?

“Ho suonato in vari locali di Roma, dal Pigneto a San Lorenzo, alla Locanda Atlantide, alle Mura e anche in altre città, come Milano. Faccio musica da cantautore, ma a volte sono accompagnato da un bassista e batterista.”

 

Intervista Elisa Longo




Ritorno a Roma Est: partecipato e originale, il Klamm Circolo

Intervista a Klamm Circolo

 

interno del KLAMM

interno del Klamm, il soffitto, decorato a quadrettoni, è speculare al pavimento. I tavoli, arredamento anni 80, sono quelli della bisca del quartiere che aveva sede qui.

 

L’idea per cui è partito il locale è che le attività culturali non siano una scusa per vendere birra, ma che siano il centro propagante. Anche il modo in cui abbiamo organizzato lo spazio per le mostre è fatto in modo da farti sentire, tu artista, libero di esporre nel miglior modo possibile.
Lo spazio lo abbiamo pensato a disposizione per gli altri, plasmabile sugli altri e sulle attività culturali.

 

Emiliano, parliamo dell’organizzazione del Klamm

“5 persone: Sandro, un musicista, Carlo uno scrittore, e poi c’è un altro ragazzo che c’è meno qui, socio come tutti gli altri. Ed io, che sono Emiliano”.

 

Come è nato questo posto e perchè?

“Siamo da un sacco di anni sul quartiere e qui intorno ci sono tanti circoli, molto spesso ARCI, che hanno sempre fatto attività incentrata sulla parte notturna e sul discorso musicale, dei live. Con Fabio, invece, da un anno, ci eravamo posti come questione l’idea che mancasse uno spazio diurno che funzionasse bene, di impreditoria sociale, un ARCI, che promuovesse attività culturali, come il teatro. Al Pigneto c’è tantissima offerta di musica ma mancano gli spazi espositivi per i giovani artisti”.

 

Quindi l’idea è di farlo divenire un distretto dell’arte e della cultura?

“Sì, un luogo che racchiuda tutto, pensando anche alla musica.
Nella zona “divani” pensavamo di organizzarla con dei concerti live, ma niente amplificazione: un falò senza fuoco insomma! 
Deve diventare, perchè così è stato pensato, un luogo meno legato al discorso della movida, legato soprattutto all’attività quotidiana. Ad agosto, avevamo pensato di chiudere lo spazio dietro l’attuale spazio-mercatino per trasformarlo in sala teatro e cinema ma anche per altre attività (corsi, laboratori). E’ un luogo accessibile a tutti perchè versatile. L’idea è di dare lo spazio espositivo andando contro le gallerie che per esporre chiedono tanto denaro. Invece qui puoi esporre gratuitamente e mantenere le tue opere per dieci – quindici giorni”.

 

Parliamo di tutte le attività che proponete
“La mattina apriamo alle 9 con coworking: oramai è pieno di ragazzi che lavorano senza avere un ufficio e che posso usufruire dello spazio con rete wifi gratuita. 
Poi ci sono le proiezioni, il cinema, il teatro e usare quella sala che è chiusa con attività varie. La mattina si fa colazione, si può lavorare, c’è un piccolo spazio cucina in cui facciamo panini, insalate, piatti semplici per il pranzo. Oppure puoi venire dopo pranzo e fare la merenda, stare fino alle 7 e dalla sera, alle 7 d’estate, magari d’inverno un pò prima, l’attività di cinema, di teatro, le inaugurazioni delle esposizione. Partirà ufficialmente il tutto a settembre perchè non è ancora pronta la sala teatro, non avendo quello spazio non può partire tutto. Abbiamo aperto due settimane fa”!

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Il banco del Klamm propone drink e analcolici e un’ampia gamma di spuntini per tutti gli orari del giorno. Dietro il bancone uno dei fondatori del locale.

C’è un’iniziativa che mi è sembrata interessante e originale: “Rassegna cecagna”, che si intende?

È una rassegna nata per il post pranzo della domenica. Tutte le domeniche alle 3 proietteremo un film di cinema d’autore nella sala da attrezzare, con i divani. Deve essere un film post prandiale che accompagni la digestione! È perfetto per il dopo pranzo domenicale: ti vedi un bel polpettone, un bell’Antonioni e dormi se ti sale la cecagna o stai sveglio se vuoi vederlo!

Il tutto gratuitamente?

sì.

E poi c’è un mercatino…
“L’idea del mercatino è quella di organizzare dei mercatini dell’usato in cui ci sia l’abbigliamento e gli accessori unito alla liuteria, gli strumenti musicali e i vinili. Giovedì, per esempio, l’inaugurazione l’abbiamo fatta con Luca Sapio, nostro amico e l’ex leader dei Quintorigo, che fa una serata soul e lui tutti i giovedì sera ha progettato di fare una serata. Ha fatto un disco solista e ha collaborato con persone importanti nel campo della musica, come Charles Bradley. L’idea nostra era “Ti va di mettere i dischi l’apertura?” E lui ha preso talmente bene la prima serata, gli è piaciuto il posto, la gente che mi ha detto “ho una cassetta con una marea di vinili, mi piacerebbe scambiarli o venderli quindi iniziamo che il giovedì scambio o vendo i vinili”. Qui c’è blutopia, radioaction tante realtà che lavorano con i vinili. L’idea sarebbe di unire altre realtà, tra cui un giro di collezionisti, di appassionati che vengono qui per scambiare i loro vinili e rimangono per ascoltare un pò di ritmh and blues.
E il mercatino è tutto questo e tutto in progress, è solo un’idea, che riguardi musica e altro”.

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KLAMM – Il mercatino: work in progress…!

Parliamo del locale: come mai avate scelto proprio questa sede?

“Cercavamo e giravamo cercando un posto che ci piacesse e tra quelli che avevamo visto questo ci piaceva dal punto di vista estetico. È stato un colpo di fulmine!
Il soffitto era tutto bianco, i quadrettoni li abbiamo fatti noi per farlo speculare al pavimento. Era l’unica cosa che non ci convinceva! Era asettico, un pò da ospedale. Mettendoci i quadri bianchi e neri ha preso ancora più carattere. Questa è una bisca storica, non sono convinto dell’età, ma c’era probabilmente da 20 – 30 anni. Ci piaceva l’atmosfera che si respirava, l’arredamento fine anni 70, anni 80, tutto come era ! Infatti non c’è vintage ricostruito, tutto è rimasto così, perchè dovevamo stravolgerlo? Ci siamo inseriti noi. Abbiamo tolto i biliardi, sì, perchè non ci interessavano, abbiamo messo qualcosa di nuovo che veniva da noi, ognuno ci ha messo qualcosa. Abbiamo dipinto qualche colonna di nero, abbiamo risistemato un pò il bancone. Era talmente bello di per sè e funzionava dal punto di vista estetico che non aveva bisogno di grandi modifiche! Abbiamo portato i divani, per alimentare l’idea dell’ozio, lavorando sulla solidarietà: abbiamo scritto ad alcuni amici perchè non avevamo un grande budget da investire, e dopo qualche giorno di ricerca ci sono arrivate le risposte “abbiamo un divano! Mia zia ha buttato il divano, lo volete?”

E’ stata una cosa participata.

E il nome invece “klamm” che può diventare anche “kalm”, il luogo del riposo e dell’ozio ?
“Ci piaceva dal punto di vista onomatopeico, non facciamo il discorso movida quindi tu vieni qui con l’idea di passare una serata tranquilla, sentire un pò di musica, leggere un libro, fare due chiacchiere, bere una cosa. E invece il caos, lo sfascio non era nostra intenzione gestirlo, nè organizzarlo. Il nome nasce da un personaggio del Castello di Kafka, ci piaceva più che altro il suono, ci suonava bene in testa. Siamo stati fino alla settimana scorsa senza nome: avevamo il posto, avevamo l’idea, ma come lo chiamiamo? Quando è così, vai nel panico perchè il nome è importante. Un giorno eravamo in una sorta di riunione, chiacchieravamo e alla fine è uscito tra mille proposte questo nome, klamm. Anche perchè è un posto dove i libri ci sono, come vedi, all’entrata proprio”.

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“Se sei stanco e vuoi leggere un libro, noi ti offriamo anche il divano” Sembra lo slogan di una pubblicità, in realtà Emiliano mi racconta anche che la zona ozio – divani è utilizzata per “Fuoco senza falò” concerti acustici, la sera.

Come funziona lo spazio libri ? È una sorta di biblioteca?
“No, biblioteca no. Più uno spazio lettura, dal momento che è aperto tutto il giorno. Puoi venire qui per leggere un posto, è un circolo frequentato da soci, se un socio mi dice questo libro mi piace, posso portalo a casa? Te lo riporto la settimana prossima. Io dico “sì, va bene”. Anche se in linea di massima è un posto di consultazione. La musica è in sottofondo, puoi scegliere di sdraiarti su un divano e leggere. L’idea è quella di fruirne qui”.

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“Spazio libri: prendi, usi e lasci. Ma, in casi straordinari, te lo possiamo prestare qualche giorno! “

E il discorso musica invece? Il dj set tutte le sere diverso?
“Lo chiamiamo dj set per convenzione anche se in realtà non è un vero e proprio dj set .
Nella logica del locale non deve esserci la musica alta, è una musica su cui le persone possono parlare, o, eventualmente, ascoltarla. Non è proprio fare il dj set, piuttosto accompagnare l’apertivo con playlist scelte da noi, preparate a tema. Per dire l’altra sera abbiamo cenato con wrustel e crauti e abbiamo messo musica kraut, stasera c’è la partita abbiamo messo musica brasiliana. Però l’idea è anche di creare percorsi musicali d’ascolto, scegliere dei dischi, parlarne insieme a delle persone competenti. E ci beviamo su. Fare un percorso guidato, non che sia didattico ma che abbia una logica, hai presente i circoli dei lettori ? Una cosa simile”.

 

 

 

 

(Intervista, foto e articolo di Elisa Longo )