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Oltre le Mura Festival – Roma Village via Appia Antica 18

Una collaborazione nata spontaneamente dalle frequentazioni dei locali di Via Savorgnan (Certosa) e dalla grande musica che li accomuna. Fare musica nel Prenestino Labicano è la prova dell’impegno civile di una generazione di artisti, testimonianza di una realtà esistenziale, tutt’altro che depressiva,  che ha influenzato la formazione culturale di musicisti  e si afferma con successo di pubblico e di ascolto.

“Oltre le Mura Festival è il luogo di chi non è legato ad ambienti a cerchie a collettivi, ma che liberamente vuole esprimere le proprie idee per mezzo della voce o di uno strumento musicale” afferma Giuseppe Chimenti (Modì) che ha realizzato l’evento insieme al grafico Alessandro Langella.
Gli artisti: Modì, Capobanda, Bombay, Il Sogno della Crisalide, Alaveda, Ryan il Figlio di Margaret saranno accompagnati da una madrina d’eccezione Patty Olgiati (show girl nota al grande pubblico per Sex & Detriti)

Segreteria e ufficio stampa:  informat.agenzia@gmail.com   mob. 335335202

Giuseppe Chimenti in arte Modì

Giuseppe Chimenti in arte Modì

Ryan il figlio di Margaret

Ryan il figlio di Margaret

Bombay

Bombay

Capobanda

Capobanda

Il sogno della crisalide

Il Sogno della Crisalide

Patty Olgiati

Patty Olgiati

Via Appia Antica 18

Via Appia Antica 18

 

Fonte : romainpiazza.it apri l’articolo originale



Giuseppe Chimenti in arte Modì, terremoto a Le Mura live music di San Lorenzo

Roma Est. Dopo due anni di stop, Giuseppe Modì Chimenti – testato nelle vesti di cuoco nelle serate del Torpignattara home restaurant, nelle cucine dei locali della movida del Pigneto, nel bed&brekfast low cost di Villa Certosa Casilina, ma anche nel quotidiano paziente impegno di educatore di sostegno – si è esibito a Le Mura di via di Porta Labicana il 12 Marzo in concerto. Modì è la prova di come la realtà quotidiana di una generazione di artisti sia tutt’altro che depressiva. Modì compone un repertorio tra il pop e il rock tanto brioso quanto tendente a possibili venature psichedeliche, chiose dilatate e ruggenti, canzoni d’amore, seduzioni di solitudine e individualismo.

Giuseppe si trasferisce a Roma per gli studi nel ’97 dal suo paese di origine, Spezzano Albanese (CS), frequenta l’accademia di Belle Arti e nel 2003 si laurea. L’arte figurativa vive nello studio di casa e il sogno rimane la musica. Dopo aver suonato come chitarrista in varie band romane, si dedica alla carriera solista come cantautore; già nel 2004 i suoi primi concerti sui palchi della capitale con lo pseudonimo Modì.

Con il trascorrere del tempo entra a far parte della cerchia di musicisti del Circolo degli artisti. Da lì in poi pubblica due dischi: nel 2009 Odio l’estate, lp autoprodotto e successivamente stampato in vinile proprio dal Circolo degli artisti. Nel 2012 il primo, vero e proprio disco dal titolo Il suicidio della formica per l’etichetta Hydra Music, accolto molto bene dalla critica e da pubblico, lavoro che verrà selezionato per il premio Tenco.

L’ultimo live ufficiale del cantautore risale al febbraio 2014, al Circolo degli artisti. Ma, dopo anni di silenzio, ha in preparazione il nuovo disco che probabilmente porterà il titolo di Canto d’amore. Ispirato ai quadri della metafisica e del surrealismo ma raccontati come se fossero storie di tutti i giorni, il nuovo lavoro di Modì sorprende per nuove sonorità e nuovo sound.

L’artista ha condiviso il palco con artisti degni di nota tra cui: Marco Parente, Paolo Benvegnù, Marta sui Tubi, Soho, Moltheni, Francesco De Gregori, I Sophia (band inglese ex God Machine), Amor Fou, Thalia Zedek, Roberto Dell’Era (bassista Afterhours). Vincitore premio della produzione di un disco Marte live 2005.

Ha collaborato con Alessio Bonomo come bassista e nella scrittura di un brano di Elliott Smith riadattato in italiano, nello specifico Ballad of Big Nothing (La ballata del grande nulla).

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“Rose celesti” di Alessandro Cives

Una scatola di ricordi e fotografie che, tirate fuori, una ad una, mandando avanti traccia dopo traccia, evocano sorrisi e tenerezza. Rose celesti è il primo album solista di un cantautore e artista a tutto tondo romanoAlessandro Cives.

L’album tematico, autoprodotto nel 2008 e riedito nel  dalla casa discografica Terresommerse, è magmatico: una lava densa di significati nascosti tra gli accordi, tra arrangiamenti semplici e irruenti al tempo stesso.

I testi, malinconici, a volte onirici, sono l’accompagno di un artista che ha sempre la testa tra le nuvole, e che per nulla al mondo scenderebbe tra noi tutti, /gli altri/ a spiegarci le meraviglie del suo pianeta, del suo mondo.

I brani narrano piccoli e grandi sentimenti, drammi quotidiani e incontri tra giovani, raccontano sensazioni. Ma è solo un’impressione! Dietro c’è molto di più e questo è l’enigma-Cives, la figura e l’emblema di un personaggio, di una persona e di un artista che va oltre l’apparenza.

Un disco che va scoperto oltre le note e oltre le prime impressioni, un album che non si accontenta di un primo ascolto, ma che rimane evocativo anche quando si sanno tutti i testi a memoria. Ad un primo impatto non risulta un album facile perché può risultare sgradevole, acerbo.

Nel caffè di Andy ha un bel sound, un ritmo incalzante con motivi alti e bassi, modulati dalla voce. È una traccia vintage: ricorda molti oggetti degli anni Settanta – Ottanta, dagli “autobus verdi” (cit. film “Fantozzi”) ai telefoni a gettoni, dalle nevicate abbondanti a Roma e le scuole chiuse. Il lessico mirabolante, stroboscopico, ricorda un giro alle montagne russe tanto che  “sembra di stare in una giostra”, una storia che non è una storia, parole che ricordano di soppiatto i testi dei Subsonica.

Il folk che fuoriesce dalla traccia Di qui recupera un amore per la bella musica anni Sessanta e Settanta, dal folk dylaniano all’armonica di Lennon. Dolcissima anche l’immagine che ci facciamo del protagonista nella quarta storia in cui “Jennifer era già sposata”: Amori che vanno e vengono amori che distraggono e concentrano. Scopriamo in Alessandro una grande forza di spirito e di volontà, una passione che non si accontenta di fare pubblico ed audience, ma che varca le possibilità della sua stessa vita.

Ancora più malinconica, con un tono più dimesso e con una chitarra che vuole gracchiare sulle corde dell’affetto, è la traccia Il guardaroba di Arlette, in cui la protagonista “dici scusa e intanto tu preparata sei/non per me”. Relazioni improbabili, o semplicemente finite. Qui, la sua voce si fa suadente, provocatoria, un dialogo a bassa voce per ricordare, o rimpiangere?, un dubbio: “Ora che cos’hai deciso di fare di me io/ non lo so. (..) E metti il trucco forte, dolce e deciso per/ scordarti di me”.
Melody
 è una strimpellata al mare: lo si sente dalle onde di sottofondo, cornice di una ballata de andreiana, solitaria e armonica. L’incipit ricorda l’accordo iniziale di “Quattro cani” di Francesco De Gregori.

Passi, emozioni sottili, tra azioni banali, quotidiane e cose non importanti che sono la cornice di un fondo perduto, di un barile ricco di petrolio. Non c’è solo Cives in questo album ma c’è tutta la sua cultura musicale, che non sempre viene ripresa negli arrangiamenti, anzi, quasi mai, perché come mi ha detto una sera “Io so quello che voglio, so cosa voglio che si senta nel disco”. Echi.

Alessandro è un ragazzo che ci crede ancora, in un mondo migliore, in un futuro compatibile, e che ha bisogno di crederci nelle sue idee: “le mie idee erano solo idee/e ora guardale”. Un ragazzo che forse ha sofferto nella sua vita e che però ha trovato la via giusta. Ma non siamo qui a fare di questo piccolo capolavoro un’analisi freudiana. “Io passo di qui, non vedi che io/ non mi fermo mai”.

Enigma e sentimento, passione e piccole storie ma alla fine dell’album, ancora dobbiamo capire cosa sono le rose celesti, binomio che in ogni testo viene ripreso. E forse non lo capiremo mai.

 

Arrangiamenti di Alessandro Cives e Libero Volpe.
Registrazione: maggio/ottobre 2008. Mastering: novembre 2008
Prodotto da Fabio Furnari Edizioni Terre Sommerse

 

 

Written by Elisa Longo

Photo by Lilly Vigna

 

Oubliette -

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http://oubliettemagazine.com/2014/08/26/rose-celesti-di-alessandro-cives-uno-sguardo-malinconico-ed-onirico/




“Vie d’uscite”, primo album di Vladimiro Modolo: un EP da tenere in macchina

Vie d’uscite”, il primo album di Vladimiro Modolo, autoprodotto nel 2013,  è pieno e completo, un ep da tenere in macchina, da ascoltare sull’autobus, o da sottofondo casalingo. Una musica d’altri tempi ma che rilancia un cantautorato moderno. Di classe.

La prima traccia La sindrome del porcospinoè la più roboante di tutte, la più cantautorale, varia spesso moduli ritmici e ha un ritmo da montagne russe. Il motivo pianoforte e violino, che battono le stesse note, nel raccordo finale, ricorda qualcosa di già ascoltato, un motivo elegante che rimane impresso, anche a fine traccia. Si divide in due parti ed è nella cesura il valore prezioso, unico.

La musica mi salverà è una canzone che ha sicuramente qualcosa da dire. Un brano melodico e ascoltabile. Ad un primo ascolto può risultare banale, scontata, una canzone di impegno già ascoltata, ma dentro c’è il cuore di Modolo, il rapporto viscerale con la sua passione per la musica. Un messaggio umano e culturale netto, definito, un appello in difesa di tutti gli artisti, cantautori e non, del mondo.

Dolcissima è Nelle mie lacrime (se mi lasci ti cancello) in cui la tragica fine di una relazione d’amore fa confondere le lacrime dell’innamorato con il ricordo, sbiadito, della sua fiamma. Un pianto della mancanza, tenero ed amaro allo stesso tempo. Un tango in due fittizio, trasportato dalla morbidità melodica. “Se mi lascio ti cancello/ inutilmente/ tanto tu sei qui/nelle mie lacrime/ non riesco a toglierti dagli occhi un solo istante”.

Nella traccia Ascoltare il pazzo, la voce di Vladimiro si modula in solfeggi e falsetti espressivi e piacevoli, su toni diversi. “La vita è bella non si sa/ lo dice il pazzo al posto mio/ se fosse giusto oppure no, fare in modo che qualcosa sempre ci sia”.

Una ghost track, che da il nome all’album, che sembra un live, in acustica, con la parola “affollano/accollano” mascherata, espressione dialettale non propriamente ortodossa! Un ep sicuramente da ascoltare e riascoltare, che riprende spesso le stesse tonalità e lo stesso ritmo, seppur con passaggi interessanti.

Nel suo insieme l’album concentra le cinque più importanti colonne della vita umana: l’amore(Nelle mie lacrime), la passione – in questo caso, per la musica – (La musica mi salverà), la follia (Ascoltare il pazzo), la guerra (La sindrome del porcospino) e la dinamica, il movimento (Immobile).

Melodico, tenero ed espressivo: questi sono i tre aggettivi più giusti per poter definire, qualora fosse necessario, il nuovo album di Vladimiro Modolo, un insieme di passione e tanta creatività.

La sua è musica nuova, l’ascolto evoca la piacevole sensazione di una colonna sonora cinematografica, l’emozione di cominciare un libro, la sorpresa di un mix di delicatezza e di musicabilità. Il progetto grafico, curato da Alessandro Cives, un altro artista che oltre ad esprimersi con la musica, svolge attività di illustratore, contiene in sé un messaggio subliminale, tutto da capire.

 

Il sogno della Crisalide. Vie d’uscita.

Anno di produzione: 2013. Prodotto da Modolo Vladimiro.
Registrazione e mixaggio a cura di Marco Bucci.
Vladimiro Modolo: voce, chitarra acustica e chitarra elettrica
Alberto Poli: pianoforte, violini e arrangiamento
Massimo Pizzuto: basso
Marco Bucci: batteria, seconda voce, tastiere ed effetti.
Giuseppe Chimenti (Modì): chitarra elettrica ed effetti
Jacopo Giannasso: pianoforte
Progetto grafico: Alessandro Cives.

 

Written by Elisa Longo

 

 

 

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