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Rifiuti: discussione aperta su rete nazionale

rifiuti“Ci sono alcune questioni che solleveremo cercando soluzioni possibili. Per ora lo stato della discussione è che abbiamo un documento che indica dei criteri, con riserva di definire degli emendamenti”. Così Sergio Chiamparino al termine della Conferenza delle Regioni del 25 settembre chiarisce i termini della questione.

Un articolo del decreto “Sblocca Italia” prevede la possibilità di trasferire il rifiuto solido urbano da una regione all’altra attraverso un sistema che prevede una rete nazionale. L’argomento sarà affrontato in una prossima Conferenza delle Regioni in vista di un’Audizione parlamentare.
Comunque critico l’assessore della Lombardia: “Noi non accetteremo che arrivino rifiuti da altre Regioni. Piuttosto boicottiamo gli impianti – ha detto l’assessore al Bilancio della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia – L’articolo 35 dice che chi non ha fatto il proprio dovere mettendo a posto il ciclo dei rifiuti potra’ avvalersi degli impianti di altre regioni. E’ una cosa che non sta ne’ in cielo ne’ in terra”.
Anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è contrario al provvedimento: “Il mio no a qualsiasi ipotesi di arrivo di rifiuti indistinti da altre regioni è chiaro e netto. Lo è stato in passato a fronte di altre analoghe ipotesi, lo è anche oggi”. “L’autosufficienza nella gestione della risorsa rifiuti dev’essere un obiettivo prioritario, seriamente perseguito da tutte le regioni – aggiunge Zaia – non un optional. Quanto vuole introdurre il governo con questo decreto cerca di scaricare nuovamente sulle regioni che hanno fatto molto, soprattutto in termini di raccolta differenziata, i problemi di quelle che non hanno saputo attuare politiche efficaci in questo settore”. “Ma il Veneto – ribadisce Zaia – non è più disposto a pagare per le carenze di altri”.
Invece il vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, spiega che “l’utilizzo dei rifiuti è legato all’energia e l’energia è qualcosa che riguarda il perimetro nazionale. Sono questioni che non si possono regionalizzare o provincializzare. E poi mi chiedo: perchè i rifiuti solidi urbani non possono essere trasferiti mentre quelli tossici e nocivii si’?”.
Chiamparino getta acqua sul fuoco in merito ad un possibile intervento della Consulta sull’articolo 35 del decreto Sblocca Italia che prevede l’obbligo degli impianti di trattamento di smaltire i rifiuti che provengono da tutta Italia: “Nessuno ne ha parlato. Ci sono alcune questioni che solleveremo cercando soluzioni possibili”, ribadisce Chiamparino.
Quindi Caldoro aggiunge: “Quanto ai rifiuti solidi urbani, invece, l’Europa dice che vanno regionalizzati ma per ragioni economiche e non ambientali. Per questo, ritengo che questa gestione debba essere nazionale. Hanno ragione alcune Regioni a dire che questo passaggio deve essere graduale e che, eventualmente, la compensazione debba essere pagata”.
Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, afferma che “c’è una sorta di anticipazione della riforma del Titolo V della Costituzione in tema di energia”. Per Pittella  “E’ un tema politico significativo nel rapporto tra Regioni e Governo al quale le Regioni non vogliono sottrarsi: sono materie come l’energia che non possono non stare in capo allo Stato ma dobbiamo costruire i giusti equilibri tra consumo del territorio, utilizzo di tecnologie e rapporto con i cittadini che hanno sempre avuto un impatto non favorevole con i termovalorizzatori”.
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Agenda digitale: documento per programmazione 2014-2020

agenda digitaleNel corso della Conferenza delle Regioni del 5 agosto 2014 è stato approvato un documento sulla programmazione dell’Agenda digitale 2014-2020.

Già nel 2013 era stato approvato un “Contributo delle regioni per un’Agenda Digitale a servizio della crescita del Paese” (vedi “Regioni.it” n.2315). Il nuovo documento è un altro passo in avanti per un’Agenda Digitale che permetta al Paese di passare alla fase esecutiva della digitalizzazione infrastrutturale, nel rispetto dei principi delle politiche regionali dell’Europa.
Si intende così organizzare i livelli e gli strumenti di intervento sugli obiettivi dell’Agenda Digitale europea e dell’Agenda Digitale italiana.
Il digitale può liberare la crescita e funzionare da volano. Le Regioni propongono un insieme di azioni in piena collaborazione interregionale per rendere sostenibile la loro realizzazione. L’attuazione delle agende digitali regionali è uno strumento per arrivare ad un vero cambiamento strutturale del Paese. In questo quadro si può favorire  una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva da qui al 2020.
L’Agenda Digitale è un’idea di futuro, una visione dell’Italia e delle Regioni nell’era digitale, non è un documento programmatico di settore, né solo l’articolazione di un insieme di azioni o interventi. In pratica l’agenda deve ergersi a vero piano industriale e non solo documento di auspicio e indirizzo per l’ adeguamento infrastrutturale e culturale.
L’Italia deve attuare interventi strutturali per essere in grado di sfruttare appieno le opportunità del digitale per produrre cambiamento nell’economia, nel tessuto sociale e nelle istituzioni. L’Italia ha straordinari punti di forza culturali, sociali ed economici per essere protagonista della rivoluzione digitale anche in Europa e nel mondo.
Le politiche per il digitale devono quindi concorrere a creare un quadro normativo ed un ecosistema digitale favorevole alla crescita economica, alla volontà di investire ed innovare, allo sviluppo delle reti tecnologiche (infrastrutture), delle reti sociali tra le persone, delle reti tra istituzioni e tra le imprese.
Per questo occorre una mobilitazione delle migliori energie del Paese per affrontare l’emergenza del divario digitale culturale che ostacola lo sfruttamento delle nuove opportunità del mondo digitale: occorre superare la logica dell’informatizzazione dell’esistente e ripensare i processi profondamente, cambiare l’organizzazione del lavoro sia nel pubblico che nel privato, scoprire nuovi mercati e modelli di business, affrontare le sfide sociali emergenti con l’innovazione sociale, accrescere la partecipazione e l’inclusione, migliorare la qualità della vita, affermare nuovi diritti.
Il Documento integrale è stato pubblicato della sezione Conferenze del sito www.regioni.it :
Documento Approvato – PROGRAMMAZIONE 2014-2020: LE AGENDE DIGITALI PER LA CRESCITA



Documento della Conferenza delle Regioni: governance programmi della Cooperazione europea 2014-20

ueLa Conferenza delle Regioni e delle province autonome, nella riunione del 5 agosto ha adottato una posizione sulla governance dei programmi di  cooperazione territoriale europea 2014-2020.

Il documento (pubblicato sul sito www.regioni.it) è stato inviato dal Presidente Sergio Chiamparino al sottosegretario Graziano Delrio, auspicando l’apertura di un confronto politico sul tema.
Si riporta di seguito il testo integrale.
Posizione delle Regioni e delle Province autonome  sulla governance dei programmi di cooperazione territoriale europea 2014-2020
Le Regioni e Province autonome ribadiscono l’importanza di conservare un forte ruolo nella governance dei Programmi di cooperazione territoriale, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti nel periodo di programmazione 2007-2013.
Nel richiamare le posizioni già espresse nel “Documento di posizionamento e proposte operative delle Regioni e Province autonome sui temi prioritari della cooperazione territoriale 2014-2020”, le Regioni e le Province autonome manifestano la propria contrarietà rispetto ad alcune proposte, contenute nella Nota tecnica del 25 giugno 2014 relativa alla “Governance nazionale dell’attuazione e gestione dei Programmi di cooperazione territoriale europea 2014-2020”, che sintetizza le proposte del DPS, del MEF-IGRUE e dell’UVER, in quanto disallineate rispetto all’obiettivo del miglioramento della governance dei programmi di cooperazione territoriale.
Infatti, a fronte dell’affermato intendimento della conferma sostanziale del sistema di governance della programmazione 2007-2013, contraddistinto dal ruolo primario delle Regioni e delle Province autonome, i cambiamenti proposti con la Nota tecnica comportano l’accentramento in capo alle Amministrazioni centrali delle funzioni di indirizzo e sorveglianza dei programmi di cooperazione territoriale, riservando alle Regioni e Province autonome un ruolo sostanzialmente ancillare, e lo spostamento di compiti gestionali e amministrativi, attualmente in capo alle Amministrazioni centrali, alle Regioni e alle Province autonome, senza cenno, peraltro, ad un corrispondente trasferimento di risorse finanziarie e umane. Di seguito sono specificate le questioni problematiche sulle quali occorre trovare un punto di accordo tra Governo e Regioni.
COMITATI NAZIONALI – Le Regioni e Province autonome non condividono la proposta di affidare la presidenza dei Comitati Nazionali dei Programmi per i quali detto organo è previsto (Italia-Croazia, Adriatico-Ionico, Spazio Alpino, Europa Centrale, MED, Interreg Europe, Espon, Urbact, ENI-CBC Mediterranean Sea Basin) ad un’Amministrazione centrale (DPS-MAE-MIT).
Chiedono sia confermata l’assegnazione della Presidenza e Vice – Presidenza di detti Comitati alle Regioni e Province autonome, in quanto se, come sottolineato nella Nota tecnica del 25 giugno 2014, il sistema di governance 2007 – 2013 ha ben funzionato, la ragione è da ricercarsi nell’impegno congiunto delle Presidenze/Vice-Presidenze regionali, nei risultati ottenuti nell’assolvere detta funzione e nella sinergia sviluppata tra livello statale e regionale, anche assicurando un forte coinvolgimento di altri stakeholders del territorio.
Le Regioni e Province autonome evidenziano la debolezza delle argomentazioni poste dalle Amministrazioni centrali a supporto della propria proposta, argomentazioni che richiamano la necessità di garantire l’applicazione del “Codice di condotta sul partenariato nell’ambito dei fondi strutturali e d’investimento europei” e di garantire una posizione di terzietà rispetto agli attori dei territori.
In ordine al primo punto, già per il periodo di programmazione 2007 – 2013 sono componenti dei Comitati Nazionali – oltre alle Regioni – i soggetti del partenariato istituzionale e socioeconomico, come da Delibera CIPE 158 del 21 dicembre 2007 e i componenti dei Comitati (tutti) sono stati sistematicamente aggiornati con le informazioni disponibili e coinvolti nelle decisioni che le delegazioni italiane nei Comitati di sorveglianza hanno riportato. Per quanto concerne invece la necessità di assicurare una posizione di terzietà, non si condivide che detta esigenza possa essere garantita solo dal livello centrale. Si evidenzia, infatti, fra le varie circostanze elencabili, che chi siede nei Comitati nazionali in rappresentanza delle Regioni e Province autonome non è coinvolto direttamente nella realizzazione di progetti.
COMITATI DI SORVEGLIANZA – La Nota tecnica del 25 giugno 2014 conferma il ruolo di capo delegazione al DPS per tutti i programmi transnazionali, interregionali, per il programma transfrontaliero Italia-Croazia e per il Programma IPA-CBC Italia-Albania-Montenegro ed al MAE per i Programmi ENI-CBC (Italia-Tunisia ed ENI-CBC Mediterranean Sea Basin).
Le Regioni e Province autonome chiedono che la Delegazione italiana sia sempre composta da almeno due rappresentanti delle Regioni e Province autonome (con esclusione dei Programmi per i quali la delegazione di ogni Stato è unipersonale), in particolare, delle Regioni e Province autonome che hanno assunto la Presidenza e Vicepresidenza dei Comitati Nazionali, in coerenza con quanto sopra esposto.
La Delegazione italiana presente nei Comitati di Sorveglianza dovrà esprimere la posizione convenuta nell’ambito dei Comitati nazionali dei rispettivi Programmi.
CIRCUITO FINANZIARIO – Le Regioni e Province autonome, nel convenire sulle modalità di erogazione del cofinanziamento nazionale, già adottate nel periodo di programmazione 2007-2013 per i programmi transfrontalieri con Autorità di gestione italiana, modalità da estendere ai programmi transnazionali con Autorità di gestione nazionale, esprimono invece forte contrarietà rispetto al nuovo meccanismo proposto dal MEF-IGRUE per le procedure di erogazione del cofinanziamento ai beneficiari italiani in caso di programmi transnazionali e interregionali con Autorità di gestione estera.
Tale meccanismo, che prevede il trasferimento alle Regioni e Province autonome delle quote di cofinanziamento nazionale destinate ai beneficiari italiani delle singole operazioni, non rappresenta una semplificazione bensì un appesantimento procedurale e del monitoraggio, con ripercussioni negative per i beneficiari italiani; impatta negativamente sui vincoli del patto di stabilità delle singole Regioni e Province autonome; sposta sulle Regioni e Province autonome la responsabilità di eventuali oneri per il recupero di somme indebitamente versate; non garantisce alle Regioni e Province autonome certezza di risorse, creando un problema di anticipazione di risorse regionali; sposta sulle Regioni e Province autonome l’onere di assicurare un adeguato assetto organizzativo, anche in termini di risorse umane, sempre più scarse in tempi di revisioni della spesa e blocco delle assunzioni.
Le Regioni e Province autonome chiedono venga confermato il circuito finanziario operante per il periodo di programmazione 2007-2013, dimostratosi pienamente soddisfacente e funzionale, e propongono di porre in capo al DPS o alla neo-costituita Agenzia per la Coesione Territoriale l’erogazione della quota di co-finanziamento nazionale destinata ai beneficiari italiani dei Programmi transnazionali e interregionali con Autorità di gestione estera, circuito che pone direttamente in capo all’Amministrazione centrale l’erogazione della quota di cofinanziamento nazionale.
SISTEMA NAZIONALE DEI CONTROLLI – Le Regioni e Province autonome ribadiscono l’intenzione di ricorrere, sulla base di scelte diverse operate dai vari Programmi, o ad una organizzazione dei controlli di primo livello centralizzata nell’Autorità di gestione italiana, che potrà svolgerli direttamente, anche attraverso l’utilizzo di apposite liste di controllori esterni ancorché validata dalla stessa Autorità, o delegare alle Regioni partner i controlli di primo livello sul territorio italiano del Programma, oppure ad una organizzazione decentralizzata, con il coinvolgimento della Commissione mista Stato, Regioni e Province autonome.
Inoltre, le Regioni e Province autonome ribadiscono che deve essere chiaramente e tempestivamente individuato l’organo nazionale responsabile dei controlli di primo livello nel caso di Programmi per i quali viene attivata la predetta Commissione mista.
Evidenziano altresì che permane scarsa chiarezza sull’organo nazionale responsabile dei controlli di primo livello per i Programmi con Autorità di gestione estera, qualora detta responsabilità non sia ricondotta in capo all’Autorità di gestione medesima.
PERSONALE OPERATIVO DEI SEGRETARIATI TECNICI – Come già riportato nella scheda 9 “Personale operativo nel JST. Modalità di gestione contrattuale al fine di garantire continuità operativa” del Documento di posizionamento approvato dalla Conferenza dei Presidenti in data 11 luglio 2013, le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità siano adottati provvedimenti finalizzati a superare i vincoli temporali o di spesa imposti dalla normativa vigente per i contratti a tempo determinato e di collaborazioni, al fine di allinearne la durata al periodo di programmazione 2014-2020, fino alla chiusura dei programmi stessi.
RISORSE FINANZIARIE – Le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità sia assicurata dallo Stato adeguata copertura finanziaria, anche a valere sulle risorse del PON Governance, per le funzioni che le Regioni e Province autonome si impegnano con questo documento a svolgere.
Inoltre, posto che le risorse di assistenza tecnica dei Programmi non coprono la governance interna degli Stati partner e che non tutti i Programmi finanziano i contact points, le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità che detti costi, non coperti dalle risorse di assistenza tecnica dei programmi, siano finanziati a valere sul PON governance o su altri strumenti eventualmente individuati.
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