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Rapporto sulle città 2015

Lo stato dell’arte ragionato sulle aree metropolitane.
“La politica in Italia dovrebbe occuparsi di più delle nostre città, a cominciare dalle città metropolitane, e questo produrrebbe benefici per tutto il paese, come raccomandato peraltro dall’Unione europea e dalle agenzie internazionali. E questo nonostante che l’Italia sia un’eccezione nel panorama mondiale, non tanto perché molto urbana, l’eredità storica delle cento città, ma, al contrario, perché diversamente urbana”.

È quanto suggerisce il “Rapporto sulle città 2015” di Urban@it, il Centro nazionale di studi per le politiche urbane, costituitosi il 15 dicembre 2014 e promosso da sette università – Università di Bologna, Politecnico di Milano, Università IUAV di Venezia, Università di Firenze, Università Roma Tre, Università Federico II di Napoli, Politecnico di Bari – a cui si sono aggiunte l’Università La Sapienza di Roma e l’Università Milano Bicocca, e da altri tre soggetti (ANCI, Società Italiana degli Urbanisti e Laboratorio Urbano).

Quest’anno, a seguito dei lavori promossi da gruppi che riuniscono ricercatori, studiosi e decision makers, il Rapporto presenta uno stato dell’arte ragionato sull’Agenda urbana, e in particolare, sulle aree metropolitane. I capitoli del rapporto riguardano infatti: a) le conoscenze disponibili; b) le innovazioni istituzionali; c) le risorse e gli strumenti; d) i modelli e gli esempi che ci vengono dall’estero.

QUALE AGENDA. Il Rapporto sottolinea la necessità di coordinamento delle diverse politiche settoriali e dei diversi attori pubblici e privati che investono sulle medesime aree e territori; la mancanza di una regia nazionale e la sostanziale inattività del Cipu (Comitato interministeriale per le politiche urbane); i rischi ai quali queste incertezze espongono iniziative recenti come la riforma metropolitana e il Programma operativo nazionale per le città metropolitane del ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 (Pon metro).

LE CONOSCENZE. Sul fronte delle conoscenze, il documento evidenzia i contributi che il sistema della ricerca universitaria ha dato più volte alla conoscenza delle problematiche urbane; i recenti e importanti approfondimenti sulla forma dell’urbanizzazione, la diffusione dell’immigrazione e le priorità del riciclo; i gravi problemi ancora da affrontare soprattutto in relazione a traffico, trasporti, alloggi, energia e coesione sociale.

INNOVAZIONI. Dal Rapporto emerge l’eterogeneità delle situazioni createsi con la coincidenza di provincia e città metropolitana, con gli estremi di Firenze e Torino, nonché l’interesse per la sperimentazione del Piano strategico metropolitano.

Nell’attuale delicato momento di attuazione della riforma delle città metropolitane, le soluzioni individuate presentano un carattere ancora interlocutorio.

La redazione e adozione degli statuti metropolitani è in anticipo rispetto alla definizione delle leggi regionali di riordino istituzionale.

STRUMENTI E RISORSE. Prive da sempre di un indirizzo coerente, le politiche urbane in Italia vivono una fase incerta. Il Pon metro prende le mosse sia dall’identificazione della centralità delle città nella definizione di processi di uscita dalla crisi economica e sociale, sia dal riconoscimento della profonda diversità di condizioni di partenza dei contesti metropolitani italiani.

Il documento, oltre a descrivere l’attuale delicato momento di attuazione della riforma delle città metropolitane, e i gravi problemi di traffico, trasporti, alloggio, energia e coesione sociale da affrontare, evidenzia l’opportunità di inserire i programmi italiani nel processo aperto dalle istituzioni internazionali.

MODELLI ED ESEMPI. Infine, il Rapporto illustra la varietà dei paesi del mondo che hanno adottato e stanno realizzando politiche urbane; il ruolo svolto da organismi internazionali e sovranazionali nel diffondere modelli e far circolare esempi e conoscenze; il ruolo crescente dei paesi di recente urbanizzazione anche nella elaborazione di nuovi interventi; il carattere innovativo e sperimentale di molte esperienze anche se di minor peso o geograficamente marginali.

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Approvato il programma operativo europeo per le città metropolitane

La Commissione Europea ha adottato il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014 – 2020 (PON METRO). Il programma, dedicato allo sviluppo urbano sostenibile, mira a migliorare la qualità dei servizi e a promuovere l’inclusione sociale in 14 aree metropolitane (Torino, Genova, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo).Titolare del programma è l’Agenzia per la Coesione Territoriale.

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Ignazio Marino e la sua “vision” della Città Metropolitana

Roma, la grande metropoli ha enormi problemi quotidiani e c’è il rischio che questi si cumulino con quelli già esistenti nei comuni di quella che fu la provincia e oggi è la città metropolitana, anche se Ignazio Marino mira ad un lavoro comune per «affrontare problemi che non guardano certo ai confini amministrativi dei comuni». Convinto che «proprio gli Enti di prossimità, con le loro peculiarità e con l’attenzione che il Governo deve ai Comuni contribuiranno a fare uscire il Paese dalla crisi».

PROBLEMA DI POTERI – Per questa nuova istituzione c’è poi un problema di poteri ancora non ben definiti soprattutto con la Regione Lazio, con la quale il sindaco di Roma intende lavorare per mettere a sistema le deleghe necessarie». Oltre alle deleghe esiste un corposo problema di risorse finanziarie, ma secondo Marino «il Governo, ha recepito in gran parte le richieste che i sindaci metropolitani hanno messo sul tavolo». Quali ad esempio «l’eliminazione delle sanzioni per le città metropolitane che hanno ereditato dalle ex Province e lo sforamento del Patto di stabilità». Certamente il quadro normativo della Città Metropolitana è ancora in fieri tuttavia già si prevede la costituzione di «zone omogenee, per consentire azioni proficue e assicurare uno sviluppo equilibrato tra i territori ed il Comune di Roma. Anche attraverso la Conferenza metropolitana, dove tutti i sindaci svolgono l’insostituibile ruolo di rappresentanza delle comunità, la Capitale d’Italia si è aperta al suo territorio».

PRIORITÀ – Per quanto riguarda le priorità Marino prevede la «valorizzazione e l’integrazione col territorio dei poli universitari e della ricerca, l’ottimizzazione della mobilità metropolitana in connessione con le “porte di accesso” (aeroporti, porto di Civitavecchia, penetrazione della rete autostradale)». E ancora «la riqualificazione e rilancio dei poli industriali quali la il quadrante della Tiburtina e Pomezia, la ridefinizione degli assi strategici del sistema turismo cultura, per finire col rilancio dell’agroalimentare». Il tutto con «azioni di “assistenza tecnico-amministrativa” ai comuni come la centrale unica di committenza, stazione appaltante». Ma oltre alle risorse pubbliche occorrerà puntare su «azioni di “fund raising” per le amministrazioni del territorio, sia per la progettazione, gestione e rendicontazione di interventi finanziati con risorse europee». Per quanto riguarda i municipalismi, inevitabili in un’area vasta estremamente variegata, Marino è convinto che se ne debba tener conto valorizzando tuttavia gli interessi comuni e le possibilità di sviluppo.

L’OCCASIONE DEL GIUBILEO – Fra queste una possibilità immediata è rappresentata dal Giubileo ormai alle porte per il quale anche i comuni metropolitani, dovranno venir coinvolti. Per questo proprio i comuni dovranno prendere decisioni molto importanti, che non riguarderanno solo il Centro di Roma. Basti pensare, aggiunge «alle migliaia di pellegrini, che arriveranno via mare a Civitavecchia, o a piedi lungo la via Francigena, e dovranno andare a San Pietro, creando un percorso turistico religioso che toccherà i comuni del nostro territorio metropolitano. O se pensiamo ai tantissimi luoghi legati storicamente al culto, le abbazie, i santuari nell’area della città metropolitana». Per quanto riguarda il lavoro del Consiglio e le 7 deleghe recentemente attribuite ad altrettanti consiglieri, Marino spiega che alla base della scelta c’è «un completo rapporto di fiducia, che si traduce in un lavoro di squadra». Sulla programmazione delle scadenze del Consiglio si stanno mettendo in cantiere iniziative per l’edilizia scolastica, il sociale e l’ambiente sempre «che i tagli comunque previsti siano compatibili con la nostra strategia di Governo». Fra i problemi di prospettiva c’è quello della elezione popolare del Consiglio e del sindaco della Città Metropolitana che sino ad oggi è stata affidata solo a rappresentanti delle autonomie locali, occorrerà vedere, risponde il sindaco «quali saranno le condizioni normative compatibili a riproporre questa esperienza che io ritengo importante. Si tratta di un percorso che coinvolge l’architettura istituzionale complessiva dello Stato. Oggi – prosegue – il nuovo Ente è chiamato a riflettere maggiormente sul futuro del territorio metropolitano, superando l’antica tendenza a sviluppare azioni di breve periodo e puntando – questa la nostra ambizione – sulla costruzione di una visione per percorsi di sviluppo sostenibili» . Ma oggi c’è l’opportunità «di rendere questa Città Metropolitana un punto di eccellenza europeo, al pari di Parigi, Londra o Berlino».

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Manifesto delle città metropolitane

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Un Manifesto delle città metropolitane, che potrebbero essere motore di crescita per il Paese. Il documento è il risultato del lavoro della Rete delle associazioni industriali metropolitane, un network di 10 realtà confindustriali.

Il Manifesto per le città metropolitane è un documento di lavoro con le priorità e le aspettative del mondo produttivo. Le Città metropolitane – si legge nel documento – sono il motore delle economie nazionali, fondamentali per le prospettive di sviluppo del sistema industriale, come dimostrato dalle esperienze europee di Barcellona, Lione, Monaco, Stoccolma, Amsterdam. Il Manifesto è frutto dell’impegno del territorio, nato dal lavoro della rete delle Associazioni industriali metropolitane di Confindustria, un network costituito da dieci associazioni confindustriali: Assolombarda; Confindustria Bari e Barletta-Andria-Trani; Confindustria Firenze; Confindustria Genova; Confindustria Reggio Calabria; Confindustria Venezia; Unindustria Bologna; Unindustria – Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo; Unione industriali della Provincia di Napoli e Unione industriali Torino

Aree metropolitane motore delle economie nazionali

Le aree metropolitane – si legge nel Manifesto – sono il motore delle economie nazionali e hanno un ruolo sempre più rilevante negli scenari economici, sociali e istituzionali. È necessaria una geografia amministrativa coerente con la geografia economica e sociale del territorio. Nelle aree metropolitane si concentra gran parte di popolazione, prodotto interno lordo, gettito fiscale e investimenti pubblici. La frammentazione dell’organizzazione territoriale e amministrativa al loro interno è un problema di interesse nazionale che deve essere superato. Questo visto che la scala più efficiente per attrarre investimenti è quella metropolitana.

Una volta costituite le Città metropolitane possono svolgere meglio alcune funzioni fondamentali: migliorare la produzione e la regolazione di beni e servizi pubblici locali; realizzare una maggiore dimensione delle economie di scala, costruire politiche urbane più integrate e una pianificazione solidale del territorio, aumentare gli investimenti pubblici e ridurre la loro duplicazione; esercitare il potere unitario nella negoziazione di accordi con le amministrazioni periferiche per la realizzazione di interventi di interesse nazionale, quali infrastrutture e trasporti.

Correggere il ddl in Parlamento

È all’esame del Parlamento l’iniziativa del Governo assunta con il ddl “Disposizioni su città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni”, che istituisce direttamente le città metropolitane, senza prevedere il rinvio alla volontarietà dell’iniziativa da parte degli enti locali interessati. Il ddl, già approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato, non raggiunge l’obiettivo di snellire la burocrazia – si legge nel Manifesto – e rischia di trasformare le aree metropolitane in un ulteriore livello politico e amministrativo. La cornice legislativa risulta, infatti, per alcuni aspetti ancora inadeguata , in particolare dove prevede la possibilità di istituire ulteriori città metropolitane rispetto a quelle previste dal progetto originario.

Si rischia così di snaturare il concetto stesso di Città metropolitana, che diventerebbe una semplice variante della Provincia invece che un’istituzione speciale di governo destinata a caratterizzare le maggiori aree urbane del paese. Questo potrebbe creare gravi difficoltà nell’individuare politiche che possano caratterizzare in modo differenziato le più importanti realtà urbane, a partire dal Pon (Programma operativo nazionale) di utilizzo dei fondi strutturali europei per le città metropolitane previsto per il periodo 2014-2020. La Città metropolitana non deve creare un ulteriore livello politico e amministrativo aggravando la complessità e la frammentarietà del contesto istituzionale che le imprese italiane fronteggiano ogni giorno.

Le priorità del mondo produttivo

La Città metropolitana dovrà mettere in moto strumenti di programmazione e pianificazione strategica, capaci di individuare risorse, tempi, soggetti e modalità attuative, valorizzando la progettualità locale e delineando una visione condivisa delle vocazioni e delle prospettive di sviluppo dei territori. Dovrà accorciare – si legge nel Manifesto – i tempi della decisione pubblica; raggiungere una maggiore efficienza tecnico-amministrativa.

Dovrà attivarsi per lo sviluppo metropolitano e locale, realizzando interventi incisivi per la competitività del territorio e il sostegno delle imprese su temi strategici come: il marketing territoriale e l’attrazione degli investimenti; la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale; l’accompagnamento alla localizzazione di nuove imprese; la realizzazione di aree produttive e poli tecnologici attrezzati; le politiche attive di lavoro, formazione e ricerca; la valorizzazione di tutte le opportunità finanziarie, collegate alle Politiche europee per la ricerca, l’innovazione, lo sviluppo, la coesione territoriale e sociale. La costituzione delle Città metropolitane è una condizione essenziale per non perdere queste grandi opportunità e sviluppare iniziative in un’ottica di smart city e smart community che rappresentano il futuro dell’organizzazione degli enti locali.

Gli impegni delle Associazioni industriali metropolitane di Confindustria

Le Associazioni industriali metropolitane di Confindustria – anche alla luce dei principi del “partenariato rafforzato” previsti dal Codice di condotta europeo sul Partenariato – si impegnano affinché: le Città metropolitane diventino protagoniste di una nuova politica nazionale per le aree urbane, intesa come asse fondamentale della politica industriale del Paese, catalizzatori di progetti e interventi provenienti dagli enti di governo locale, ma anche dalle Regioni, dallo Stato e soprattutto dall’Unione europea; si valorizzi la straordinaria ricchezza in termini di offerta rappresentata dalle diverse peculiarità delle Città metropolitane italiane per lo sviluppo sostenibile del Paese.

Ricchezza che, sulla traccia del modello collaborativo sviluppato dalla rete delle Associazioni industriali metropolitane, occorre valorizzare in termini di complementarietà, geografie funzionali e in un’ottica di competitività internazionale. L’auspicio è che le Città metropolitane italiane vengano avviate contemporaneamente e con tempestività.

di Nicoletta Cottone

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