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Social Housing, progetto Ance per valorizzare gli immobili delle banche

Sottrarre alla crisi gli asset immobiliari delle banche, completarli e valorizzarli per destinarli al social housing.
Il progetto, elaborato dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance), mira anche a dare una soluzione al problema delle sofferenze bancarie (il cui valore è pari a circa 170 miliardi) che in Italia sono garantite da asset immobiliari nel 40% dei casi.
CONFERIMENTO DEGLI ASSET IMMOBILIARI A UN FONDO PARTECIPATO DA CDP . Il progetto, ora al vaglio dell’Esecutivo, dell’Abi, Anci, Cassa depositi e prestiti (Cdp) e Alleanza delle cooperative, prevede il conferimento di tali asset immobiliari a un fondo partecipato da Cdp con l’obiettivo di destinarli al social housing.
In particolare, spiega una fonte riportata da Il Sole 24 Ore, è prevista la creazione di un fondo specifico per ogni banca aderente al programma. Ogni istituto bancario potrebbe coinvolgere la Cassa depositi e prestiti per individuare gli asset potenzialmente apportabili al fondo e valutarli. Successivamente la Cdp formulerebbe un’offerta all’istituto di credito e all’impresa costruttrice, oppure alla curatela nel caso di procedure giudiziarie. Una volta apportati gli immobili al fondo, l’impresa e la banca parteciperebbero con il 15-20% delle risorse necessarie, ragionevolmente sotto forma di equity.
VANTAGGI PER LE BANCHE E PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI . In questo modo le banche liberano dalle sofferenze i loro bilanci e le imprese edili hanno lavoro una volta apportati gli immobili da completare e valorizzare, per destinarli all’housing sociale.
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Comprare casa, la Francia ora sta peggio di noi

Il mattone italiano vede nero, pur con qualche spiraglio di luce, giustificato dagli investitori esteri sui grandi asset e da un segmento residenziale che, quantomeno nelle grandi città, ha smesso di perdere terreno.
La nuova malata d’Europa – se si esclude la moribonda Grecia – è ora la Francia , entrata a tutta velocità nel tunnel della crisi. Il quadro su quello che è stato il 2014 e su quelle che sono le aspettative per il 2015 lo hanno tracciato gli stessi operatori del real estate nel barometro Crédit Foncier.
L’indicatore mette anzitutto in evidenza “un serio deterioramento della situazione negli ultimi 4 mesi” del 2014.
Da qui si parte con una serie di numeri che giustificano il morale sotto le scarpe di agenti immobiliari, costruttori, sviluppatori.
Il 53% della filiera francese si aspetta infatti un calo dei prezzi degli immobili residenziali, concentrato soprattutto sul segmento delle abitazioni usate (laddove la situazione sulla cantieristica sembra relativamente sotto controllo ).
Questo il range atteso nei prossimi 12 mesi: oltre il 5% di rasatura sui prezzi dell’usato per il 40% del campione e tra il 2 e il 5% per il 47%.
Con numeri così non stupisce che l’approccio al nuovo anno sia pessimista per il 47% dei professionisti.
Ad aspettarsi il peggio sono i promotori immobiliari (agenti e affini) con il 70% dei pollici versi, a fronte dei costruttori dova la quota degli ottimisti è comunque del 40%.
Quanto all’altro parametro chiave – quello dei volume delle vendite – il campione si spacca in due: il 39% si aspetta un ovvio calo, a fronte di un 40% che si aspetta scambi stabili. Il restante e risicato 20% si aspetta comunque un segno più. A monte di questo scenario c’è una pressione fiscale sul mattone che mette la Francia addirittura in competizione con l’Italia  e un contesto economico difficile, in pratica a crescita zero.
Dove trovare qundi altri spunti positivi?
Non molti degli affitti , dove i canoni sono attesi in discesa dal 64% degli operatori (ma  almeno la Francia sulla questione delle locazioni ha sulla rampa di lancio vari progetti di riforma, sulla scia della linea dettata da Parigi) .
Meglio altri dati macro, come il basso livello dei tassi d’interesse sui mutui che rende l’acquisto della casa favorevole (condizione riconosciuta dall’80% degli intervistati e che accomuna il mercato italiano a quello francese) e le politiche di sostegno all’acquisto della casa volute dall’esecutivo di Hollande, giudicate d’aiuto dal 58% degli operatori.
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Per quali opere relative alla realizzazione della prima casa si può godere dell’aliquota al 4%?

Iva prima casaL’aliquota IVA “super-agevolata” del 4% trova applicazione indistintamente a tutte le fatture derivanti da contratti di appalto relativi all’esecuzione di opere complessivamente necessarie per la costruzione della “prima casa”, dalla realizzazione delle opere murarie, all’impianto elettrico, all’impianto di riscaldamento, idrico, di scarico ecc. ecc.

Ovviamente, va rammentato che per accedere alle agevolazioni relative alla realizzazione della “prima casa” è necessario che si concretizzino una serie di requisiti soggettivi (relativi al soggetto richiedente le agevolazioni) e oggettivi (ovvero relativi al fabbricato).

Anche l’ampliamento della “prima casa” (concetto che non va confuso con quello di “residenza principale”) sconta l’applicazione dell’aliquota IVA del 4%, a condizione però che dopo l’ultimazione dei lavori la parte ampliata non costituisca un’unitÀ immobiliare a se stante e non comporti la possibilità di attribuire all’immobile risultante caratteristiche di lusso (in sostanza l’immobile non deve essere suscettibile di accatastamento nelle categorie A/1, A/8 e A/9).

Anche per l’acquisto dei “beni finiti” (e va sottolineato che per tale definizione deve essere tenuto in considerazione non il punto di vista del produttore ma quello dell’utilizzatore, ovvero sanitari per bagno, prodotti per l’impianto idraulico, di riscaldamento, elettrico, di distribuzione del gas, infissi interni ed esterni, eccetera) effettuati direttamente dal committente per la realizzazione della sua “prima casa” compete l’applicazione dell’aliquota IVA “super-agevolata” del 4%, a patto che venga presentata al venditore una dichiarazione attestante che i beni finiti sono impiegati nella costruzione di un immobile avente le caratteristiche di “prima casa”. Per completezza va poi ricordato che anche la realizzazione dell’autorimessa di pertinenza (una sola) di un immobile avente le caratteristiche oggettive e soggettive di “prima casa” sconta l’aliquota IVA del 4%.

Tuttavia, una volta che l’immobile che ha goduto delle agevolazioni previste per la realizzazione della “prima casa” è terminato (ovvero è stata resa la dichiarazione di fine lavori), essendo entrato a far parte di quello che viene definito “patrimonio edilizio esistente”, le opere edili che eventualmente vengano eseguite su di esso (eccezion fatta per l’eventuale ampliamento di cui più sopra si è fatto cenno) finiscono inevitabilmente per rientrare nei concetti di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro o risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia (di cui all’articolo 3 del D.p.r. 380/2001) con la conseguenza che le fatture derivanti sono soggette ad aliquota IVA del 10%.

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Vita di casa, l’ultimo manuale della collana Uniat
a firma del Presidente campano Estero
 
Presentato presso la sede di Napoli della Uil, con l’intervento della segretaria generale della Uil campana Anna Rea,  l’ultimo libro a firma di Aniello Estero, presidente Uniat Campania.
Vita di casa è un’analisi attenta ed aggiornata del pianeta “casa”. In una fase storica, in cui, il mattone ha subito colpi fortissimi dalla crisi economica e in una regione in cui l’emergenza abitativa continua ad essere tale, lo spaccato che tratteggia Estero finisce per diventare un vero e proprio manuale guida per quanti (tutti nei fatti), da proprietari o aspiranti tal, ad inquilini o aspiranti tali, si imbattono nella giungla del mattone. La casa, da sempre sogno e certezza per gli italiani, rappresenta il settore che più impegna i cittadini. Di qui la necessità, per chi da anni si batte per i diritti delle fasce più deboli della popolazione, di offrire uno strumento utile ed aggiornato per orientarsi.
Un vademecum che rende semplice una materia difficile. Uno scritto utile, norme permettendo, a tutti perché di fatto si rivolge a tutti: inquilini, proprietari, associazione, ricchi e poveri.  Una lettura attuale oggi più che mai indispensabile, vista la vastità della materia e la complessa legislazione che la riguarda.
Ancora una volta, l’Uniat ha scelto di dedicare le sue competenze agli associati che da sempre segue con cura nel caleidoscopio che è la vita di casa, con tutte le fattispecie in cui si rischia continuamente di inciampare. Senza per questo voler essere completamente esaustivi, ma esclusivamente a servizio dei cittadini.
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“Vince Confedilizia”: Il Governo ascolta le richieste di Confedilizia e sfratta anziani,minori e malati terminali.

Saranno circa 30.000 le famiglie italiane che rischiano lo sfratto nel 2015 per finita locazione per effetto della decisione presa dal Governo di togliere la clausola di salvaguardia dal Decreto “Milleproroghe” contenuto nella Legge di stabilità. Sono Famiglie che pagano regolarmente i canoni e che per sopraggiunte condizioni di immobilità sono costrette a casa per cure e assistenza e che abitano immobili non richiesti indietro dai proprietari per i motivi previsti dalla legge. Trattasi di pochissimi casi per i quali negli anni precedenti si è scelto di dare risposte di tipo solidaristico senza recare pregiudizio al diritto e al profitto dei legittimi proprietari anche perché il mercato immobiliare versava e versa in una condizione asfittica. Beffarda la risposta del Ministero delle Infrastrutture guidato dal Ministro Lupi uno cresciuto a pane e solidarietà nella pancia di Comunione e Liberazione che risponde ricordando la dotazione finanziaria dei Fondi per affitto e morosità. Peccato che per accedervi bisogna essere impossessori di reddito e in bancarotta familiare. Ora Uniat, insieme alle altre organizzazioni nazionali che si occupano di inquilini, tenterà di riaprire la partita attivando iniziative territoriali in tutta Italia per restituire garanzie a questa particolare fascia di cittadini svantaggiati.

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Dove sono finiti i 24 milioni di euro spesi in un anno per i campi rom a Roma?

Dove sono finiti i 24 milioni di euro spesi in un anno per i campi rom a Roma?

Quanti sono i rom a Roma? I rom che vivono in una situazione di emergenza abitativa a Roma sono lo 0,23 per cento della popolazione della città, pari a circa ottomila persone.

Quanti campi rom ci sono a Roma? Ci sono quattro tipologie abitative per i rom a Roma.
1. I campi regolari, che sono sette, costruiti e autorizzati dal comune;
2. I campi tollerati, semiistituzionali, che sono 8;
3. Gli insediamenti abusivi, che sono 186;
4. I centri di raccolta rom, che sono tre: ex fabbriche dismesse in cui il comune ha mandato i rom in emergenza abitativa.

Chi gestisce i campi rom a Roma? Trentacinque associazioni in cui lavorano circa quattrocento persone.

I campi rom autorizzati a Roma

Quanto costano i campi autorizzati? Nel 2013 sono costati 24 milioni di euro. Se si divide questa cifra per ogni persona che vive nei campi, la spesa sostenuta dal comune è di circa 450 euro a persona al mese. Nei centri di raccolta la spesa media è di 700 euro a persona al mese. Se si calcola che una famiglia rom si compone di cinque o sei persone, le cifre partono dai tremila e arrivano agli ottomila euro al mese per famiglia. Secondo alcune stime, negli ultimi dieci anni sono stati spesi circa 260 milioni di euro. L’80 per cento dei fondi è assegnato alle associazioni in modo diretto, senza bando di gara.

Quanto costa uno sgombero? Secondo alcune stime, ogni sgombero costa 1.000 euro per persona sgomberata.

Che cos’è il piano nomadi di Gianni Alemanno? Con un decreto approvato dal governo Berlusconi il 21 maggio del 2008 , la giunta guidata da Gianni Alemanno ha speso 32 milioni di euro in più di fondi pubblici per la gestione dei campi rom rispetto alla gestione ordinaria, per un totale di quasi 60 milioni di euro. Gli sgomberi sono stati 536.

Il modello spagnolo. In Spagna vivono 800mila rom e non ci sono campi, i rom vivono in casa. Secondo le stime dell’associazione 21 luglio, in tre anni con una spesa di 24 milioni di euro all’anno è possibile risolvere l’emergenza abitativa dei rom a Roma. Nella capitale ci sono 1.200 ettari di edifici abbandonati che fanno parte del patrimonio pubblico e che possono essere recuperati. In questo modo in tre anni si potrebbero chiudere tutti i campi.

La condanna dell’Europa. La Com­mis­sione europea ha minac­ciato di aprire una pro­ce­dura d’infra­zione a causa delle poli­ti­che abi­ta­tive di segregazione che le auto­rità ita­liane adottano nei con­fronti dei rom. “Le violazioni dei diritti umani nei confronti dei rom da parte delle autorità italiane, incluse quelle di Roma, continuano: sgomberi forzati, segregazione in campi in condizioni abitative gravemente inadeguate ed esclusione dall’edilizia residenziale pubblica stanno proseguendo sotto l’amministrazione del sindaco Ignazio Marino”, ha detto John Dalhuisen , direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty international in occasione della giornata dei rom ad aprile.

“Insieme ad Amnesty international, anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks ha evidenziato il carattere discriminatorio di una delibera che impedisce ai rom residenti nei campi autorizzati di veder riconosciuto il proprio stato abitativo gravemente disagiato e dunque riduce enormemente le loro probabilità di vedersi assegnata una casa popolare”, ha ricordato Dalhuisen.

 

 

Fonte internazionale.it         vai all’articolo originale


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Tasse sulla casa, di quanto sono aumentate

Raddoppiate o addirittura triplicate in soli 3 anni. E’ questo l’andamento registrato in Italia dalle tasse sulla casa e sugli altri immobili , che oggi pesano come un macigno sui bilanci delle famiglie e delle imprese. I calcoli sono stati effettuati dall’ufficio studi della Cgia, la confederazione degli artigiani di Mestre che ha preso in esame diverse tipologie di fabbricati, sia residenziali che commerciali e produttivi.
Tasi, come si calcola la nuova imposta sulla casa
I risultati a cui sono giunti gli esperti della Cgia non lasciano spazio a dubbi: negli ultimi tre anni, i proprietari di immobili sono stati letteralmente tartassati dal fisco. Ecco qualche esempio di come sono aumentate dal 2011 le imposte sul mattone, calcolate in base alla media delle aliquote applicate nei comuni.
– Per un appartamento affittato a canone concordato , cioè dato in locazione con una rata più bassa della media del mercato, nel 2011 i proprietari pagavano 230 euro per la vecchia Ici, che allora era il principale balzello applicato dal fisco sugli immobili. Oggi, tra imu e tasi, lo stesso titolare dell’appartamento deve sborsare ben 773 euro all’anno , con un aumento dell’imposizione pari al 236% .
-Non se la passano meglio i proprietari di seconde case date in locazione con un canone libero. Per loro, l’aumento delle tasse registrato dal 2011 è del 150% circa, con un esborso cresciuto da 364 a 911 euro annui.
-Anche i commercianti non hanno di che rallegrarsi. Sugli immobili destinati a negozio o bottega, infatti, la crescita delle imposte è stata del 140% in tre anni , con un esborso medio salito da 410 a 983 euro .
-Un bel salasso è arrivato anche per i proprietari di grandi superfici destinate ad attività produttive o ricettive. Quest’anno, per esempio, il titolare di un albergo deve pagare mediamente 11.855 euro di imu e tasi (contro i 6mila circa per l’ici di tre anni fa). I proprietari di supermercati, invece, devono sborsare mediamente 7.931 euro , il 96% in più rispetto al 2011, mentre un’azienda proprietaria di una grande fabbrica è attualmente soggetta a un’imposta media di 6.385 euro e ha visto crescere il peso del fisco sui propri immobili del 95% in un triennio.
Tasse sulla casa, ecco come aumenterà la Tasi
Quasi tutte le categorie di proprietari, dunque, hanno dovuto subire un consistente aumento delle tasse anche se i più colpiti, almeno in termini percentuali, risultano essere i titolari di abitazioni secondarie . “Non va dimenticato”, dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi , “che le seconde case oggi non appartengono solo a famiglie benestanti che hanno acquistato un’abitazione per le vacanze al mare o in montagna”. In questa categoria di proprietari, secondo Bortolussi, ci sono infatti anche molte persone che hanno ereditato un immobile dopo la scomparsa dei genitori o hanno cambiato residenza a causa del trasferimento in un’altra città e hanno deciso di mantenere la loro abitazione di origine, destinandola appunto a seconda casa. A subire maggiormente l’aumento delle tasse sul mattone, dunque, non sono soltanto gli italiani più ricchi. In molti casi, a pagare il conto più salato è la classe media.

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Controlli e multe per i contratti immobiliari senza APE, le novità del decreto Semplificazioni fiscali

In vigore da sabato 13 dicembre le norme sulla semplificazione fiscale contenute nel Decreto legislativo 175/2014 attuativo della Delega fiscale ( Legge 23/2014 ).

Eliminazione di alcune comunicazioni da inviare all’Agenzia delle Entrate e abolizione della responsabilità solidale negli appalti tra le novità più importanti del provvedimento.

Irregolarità nell’APE
Per chi non allega l’attestato di prestazione energetica ( APE ) ai contratti di compravendita immobiliare e affitto, il decreto prevede un sistema di controlli e anzioni attraverso la cooperazione tra l’Agenzia delle entrate e il Ministero dello sviluppo economico che si scambieranno online una serie di informazioni. Il  Ministero potrà esaminare i dati raccolti dall’Agenzia delle Entrate con la registrazione nel sistema informativo dei contratti e applicare le dovute sanzioni.

Finora la normativa ha previsto multe da 3 mila ai 18 mila euro, accompagnate da accertamenti condotti dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, che avevano però presentato una serie di criticità .

Ecobonus e comunicazione all’Agenzia delle Entrate
Il decreto elimina l’obbligo, a carico di chi sta realizzando interventi di riqualificazione energetica usufruendo della detrazione fiscale del 65%, di comunicare all’Agenzia delle Entrate i lavori che proseguono da un anno all’altro. In base al DL 185/2008 la comunicazione doveva essere inviata entro 90 giorni dal termine di ciascun periodo di imposta in cui erano state sostenute le spese; in caso contrario veniva applicata una multa da 256 a 2.065 euro.

Responsabilità solidale negli appalti
Viene abrogata la responsabilità solidale fiscale negli appalti. Il decreto abroga i commi dal 28 al 28ter del DL 223/2006 . Le norme prevedevano che l’appaltatore fosse obbligato, in solido con il subappaltatore, al versamento all’erario delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente dovute dal subappaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell’ambito del rapporto di subappalto. La disposizione, lo ricordiamo, è stata preceduta dal Decreto del Fare (DL 69/2013) che aveva già eliminato la responsabilità solidale fiscale in materia di Iva.

In base al decreto, inoltre, l’Inps deve rendere  disponibili all’Agenzia delle Entrate, con cadenza mensile, i dati relativi alle aziende e alle posizioni contributive dei loro dipendenti. Per evitare elusioni e evitare difficoltà nei controlli sulle imprese nel periodo di scioglimento e liquidazione, l’estinzione della società avrà effetto, agli esclusivi fini fiscali, dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione dal Registro delle imprese.

Il decreto sulle semplificazioni interviene anche sull’articolo 29 del Dlgs 276/2003 , che regola la responsabilità solidale in materia retributiva, contributiva e assicurativa fino a due anni dopo la cessazione dell’appalto. In base a questa norma, il committente e l’appaltatore, ed eventualmente i subappaltatori, sono obbligati in solido, ma il creditore deve rivalersi sui beni del debitore principale e poi eventualmente passare ai coobbligati. Con il decreto sulle Semplificazioni fiscali viene precisato che il committente, oltre al pagamento, deve assolvere agli obblighi del sostituto d’imposta. Ciò significa che deve versare delle imposte dovute da altri soggetti e per questo è autorizzato ad effettuare delle trattenute dalle somme loro dovute. La disciplina resta invariata rispetto alla prassi amministrativa, ma serve a chiarire che, per questo scopo, il committente deve applicare una ritenuta agli importi corrisposti ai lavoratori. Secondo gli addetti ai lavori, però, questo provocherà delle incertezze sul modo in cui le ritenute verranno applicate dal momento che non sempre il committente ha rapporti diretti con i lavoratori.

Spese di vitto e alloggio dei professionisti
A decorrere dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2015 le spese di vitto e alloggio sostenute direttamente dal committente non costituiranno compensi in natura per i professionisti che ne usufruiscono. I professionisti non dovranno quindi riaddebitare in fattura queste spese al committente e non potranno considerarle come componente di costo deducibile dal reddito di lavoro autonomo.

Spese di rappresentanza
Secondo la disciplina al momento vigente, le spese per gli omaggi di valore unitario non superiore a 50 euro sono interamente deducibili ai fini delle imposte sui redditi. Ai fini IVA, invece, la detrazione dell’imposta è ammessa solo per gli omaggi di valore inferiore a 25,82 euro. Si tratta di una differenza che crea complicazioni per le imprese, tanto che il decreto ha equiparato i due limiti portandoli entrambi a 50 euro.

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Soluzioni per una casa a basso consumo energetico

Una breve guida rivolta al consumatore per informarsi sulle soluzioni tecniche più idonee ad alimentare la propria abitazione con le rinnovabili. Dall’analisi energetica dei consumi al percorso per ridurli, fino ad arrivare alla completa indipendenza energetica. Un excursus su interventi, impianti e soluzioni tecnicamente ed economicamente convenienti per risparmiare sulla bolletta.

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INDICE

Introduzione

Analisi energetica dell’abitazione: consumi e impianti
L’isolamento termico per l’inverno e l’estate
Produrre acqua calda con il sole
Una casa ad energia solare
Dobbiamo ristrutturare la casa?
Facciamo la nostra elettricità con il fotovoltaico
Il calore con l’uso delle biomasse
Verso l’indipendenza energetica
Soluzione elettrica o termica?
Un percorso di decrescita energetica

 

Aziende Sponsor:

SCHEDA SPONSOR: Eca Technology

Contatta l’azienda

SCHEDA SPONSOR: EasiLy

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SCHEDA SPONSOR: Mitsubishi Electric Europe

Contatta l’azienda

SCHEDA SPONSOR: Nuove Energie Srl

Contatta l’azienda

SCHEDA SPONSOR: Solink

Contatta l’azienda

A cura di: Roberto Salustri

Esperto di energie rinnovabili e risparmio energetico, con più di venti anni di esperienza nella progettazione e realizzazione di impianti solari. Ha partecipato ai più importanti progetti europei sulla diffusione dell’utilizzo degli impianti termici solari. È direttore tecnico scientifico dell’EcoIstituto RESEDA. Docente e ricercatore dal 1999 è impegnato a migliorare le tecniche di utilizzo delle fonti rinnovabili e a diffondere le migliori pratiche di progettazione e installazione degli impianti solari. Ha ideato e realizzato attività di ricerca innovative sulla tecnologia termica solare come i progetti “SolaCip” e “Geosolare”.

 

Lo Speciale di Qualenergia.it è una breve guida rivolta al consumatore sulle soluzioni tecniche più idonee ad alimentare la propria abitazione con le fonti rinnovabili. Dall’analisi energetica dei consumi al percorso per ridurli, fino ad arrivare alla completa indipendenza energetica. Un rapido excursus degli interventi, degli impianti e delle soluzioni tecnicamente ed economicamente convenienti per risparmiare.

In 46 pagine (incluse le schede tecniche delle Aziende Sponsor) le strategie e le possibilità per ridurre o annullare nella propria abitazione l’utilizzo di combustibili inquinanti grazie al risparmio energetico e all’installazioni di impianti a fonti di energia rinnovabile come il solare, le biomasse e le pompe di calore.

 

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Mediatori del credito: da un’indagine i giudizi dei consumatori

Come cambia la distribuzione del credito per le famiglie in Italia? Chi sono i mediatori creditizi e come vengono visti dalla clientela e dai consumatori? Ha approfondito il tema la prima indagine in Italia sulla  customer satisfaction  legata ai consulenti del credito .
L’indagine, realizzata da Adiconsum e Auxilia Finance, ha intervistato oltre 300 soggetti e fornisce una fotografia dettagliata delle dinamiche di mercato, approfondendo la relazione tra i mediatori e gli istituti di credito.
I mediatori – si legge nella ricerca – sono visti dai consumatori come professionisti che aiutano famiglie e piccole medie imprese nell’ottenere finanziamenti/prestiti o mutui immobiliari. L’ 80% del campione intervistato dichiara che il promotore viene presentato da un conoscente, il 17% sostiene invece che lo conosceva già e  solo il 3% lo ha conosciuto tramite pubblicità.
Sono soprattutto le  agenzie immobiliari  a presentare il consulente del credito o il promotore (54,7%), mentre per il 39,3% sono gli amici a indicare la figura professionale del mediatore creditizio, per il 1,7% vengono indicati dai costruttori, banche o arrivano grazie a convenzioni, come nel caso di quella con l’Associazione Nazionale Magistrati e solo lo 0,9% viene segnalato  da commercialisti.
I professionisti del credito nella maggioranza dei casi hanno illustrato alla clientela più di una tipologia di mutuo bancario, nel 37% dei casi invece è stato presentato un unico prodotto. Viene ritenuta più che soddisfacente dagli intervistati la qualità delle informazioni ricevute dalla clientela da parte del consulente del credito, sia in generale che per quanto riguarda le condizioni economiche del mutuo/finanziamento. Buono anche il giudizio sull’accessibilità alle informazioni della banca e soddisfacente il rapporto con il proprio istituto di credito e vi è molta disponibilità da parte dei consulenti creditizi che accompagnano la clientela in ogni fase della compravendita immobiliare.
“L’indagine sulla customer satisfaction dei consumatori nei confronti dei mediatori creditizi era il primo punto del protocollo d’intesa siglato tra noi e Auxilia Finance – dichiara Renato Calì, Segretario nazionale di Adiconsum – Il monitoraggio rappresenta il punto di partenza di un percorso che si pone l’obiettivo di migliorare la tutela del consumatore in una logica di confronto e di partecipazione condivisa”.
“Dallo studio – aggiunge Samuele Lupidii, amministratore delegato e general manager di Auxilia Finance – emerge per la prima volta in Italia una foto nella quale si evidenzia come le agenzie immobiliari sono il canale principale per gli intermediari del credito che permette l’incontro tra i promotori e i clienti che vogliono acquistare un immobile o ristrutturarlo. Si riscontano buoni livelli di soddisfazione rispetto all’attività svolta dai consulenti del credito, opportunamente formati e monitorati. Si registrano anche buone relazioni tra gli stessi intermediari creditizi e le banche, quando ci sono accordi chiari e trasparenti per la distribuzione dei vari prodotti”.
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fonte: www.monitorimmobiliare.it  

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