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Roma, Casa. Magi: Dicano verità su emergenza abitativa.

case popolari roma “Dicano verità su emergenza abitativa. Occupazioni unico modo per accedere alle case saltando le graduatorie. Se uscissero abusivi azzerate liste del 2010.”

Dichiarazione di Riccardo Magi, presidente di Radicali italiani e consigliere comunale di Roma:

Temiamo che sulla graduatoria per le case popolari, ma anche sul buono casa, le affermazioni odierne dell’assessore Danese siano quanto meno ottimistiche. A Roma non esiste un’emergenza abitativa, ma un’emergenza legalità. Se si vuole davvero affrontare la questione in maniera corretta è necessario rispondere ad alcune domande. Quanti provvedimenti di accesso e sgombero attualmente sono in giacenza presso il Dipartimento Politiche Abitative, rispettivamente su alloggi ATER e alloggi di proprietà del Comune di Roma?

In merito ai Centri Assistenza Alloggiativa Temporanea (C.A.A.T.), i cosiddetti “residence”, Esiste una graduatoria ufficiale per l’accesso al servizio di assistenza alloggiativa? In questo ultimo anno, sono stati effettuati controlli per verificare la persistenza dei  requisiti degli utenti in assistenza? Quanti? E quanti i procedimenti di revoca avviati? Quanti concretizzati?

Riguardo alle sanatorie varate sulle case popolari (alloggi E.R.P.), è arrivato il momento di chiarire: il numero di domande pervenute; di quelle istruite,  quante sono favorevoli e quante sono contrarie; di quelle rigettate, quante hanno prodotto un provvedimento di sfratto.

Sono queste le domande che abbiamo posto formalmente al Dipartimento Politiche Abitative con una nota protocollata nei giorni scorsi, che è stata inoltrata anche all’Assessore alla Legalità e Trasparenza Alfonso Sabella. E’ infatti il contesto di illegalità diffusa, che ha fatto e ancora oggi fa da cornice alle politiche sulla casa, la causa diretta della crisi denunciata da istituzioni, associazioni e movimenti. La gestione e l’occupazione abusiva sembra essere, a Roma, la via privilegiata di accesso alla casa o alle soluzioni di emergenza abitativa offerte dall’amministrazione. Un sistema in mano agli occupanti organizzati che, partendo da un bisogno reale, aggirano le graduatorie autogestendo in maniera discrezionale e illegale l’assegnazione di alloggi in assistenza.  Un sistema che di fatto vede molti  occupanti abusivi di alloggi  E.R.P. disporre  di  case di proprietà e/o redditi alti senza che l’amministrazione intervenga.

Se si facesse rispettare la legge, facendo uscire dalle case popolari chi non ne ha diritto, si azzererebbe immediatamente la graduatoria del 2010 ancora pendente. La risposta all’emergenza casa, mai affrontata con decisione e con un progetto organico, proprio come l’emergenza nomadi, non è l’attivazione di misure straordinarie, ma ancora una volta il rispetto delle regole attraverso una gestione trasparente e il sistema di controlli interni che, evidentemente, negli anni scorsi è completamente saltato.

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“Il mutuo con il trucco s’è mangiato la casa”

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L’accusa di truffa a Hypo Bank non ferma i pignoramenti. Migliaia di famiglie sul lastrico: dobbiamo pagare lo stesso.

Credito facile e a basso costo: sembrava un sogno, poi s’è trasformato in miraggio. Infine è diventato un incubo per decine di migliaia di imprenditori e professionisti e per le loro famiglie. «Ho ottenuto il leasing nel 2004, 640 mila euro per mettere a posto un albergo. La nostra impresa e la nostra vita, vent’anni di rate. Nei primi cinque anni ho rimborsato mezzo milione. Perché oltre alla rata normale, si paga anche l’indicizzazione degli interessi, un’altra fattura che arriva ogni tre mesi. Ne ho ricevute da 10mila euro, non ne sapevo nulla. Come pago?», riassume un imprenditore del Pordenonese diventato cliente di Hypo Alpe Adria Bank.

Il finanziamento veniva presentato come indicizzato all’Euribor – normale, col tasso variabile – e a un’altra valuta, yen o franco svizzero. Il secondo vincolo, spiegavano i funzionari della banca, «vi assicura contro le bizze dell’Euribor». Alla prova dei fatti ha invece aggiunto alle bizze dei tassi l’effetto moltiplicato di quelle dei cambi, trasformando il prestito in una sorta di derivato. «Quando ho firmato il contratto nessuno mi ha spiegato il meccanismo», racconta Elia Menta, consulente di Mongrosso (Asti), 300 mila euro per la casa, le rate imbizzarrite fino a non poter pagare più. La storia di Menta si avvia all’epilogo peggiore: «un’auto già venduta, la casa pignorata. Attendo da un momento all’altro l’ufficiale giudiziario che mi butterà fuori. Siamo sul lastrico, non dormo più, mia moglie è distrutta».

Le accuse dei giudici

Tra Lombardia, Veneto e Piemonte circolano più di 54mila mutui Hypo costruiti così, e la giustizia si è già mossa. Un’indagine nel 2013, cui la banca ha risposto rimuovendo il management e rimborsando moltissimi clienti senza che nessuno glielo avesse ordinato, mossa che somiglia a un’ammissione di colpevolezza. A ottobre, poi, la Procura di Udine ha comunicato di aver indagato sette dirigenti della banca per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo la Guardia di Finanza avevano installato nel sistema informatico un programma che correggeva i conti: le variazioni a favore dei clienti risultavano molto più basse del dovuto, quelle favorevoli alla banca molto più alte. Le manipolazioni, dicono le Fiamme Gialle, hanno fruttato 88 milioni: la cifra che la banca ha restituito. Ma chi non era nell’elenco della Procura non ha visto un centesimo. Walli Bonvicini, presidente di Federitalia, associazione di tutela dei consumatori di Parma, ne difende un centinaio: «Di fronte all’inchiesta bisognerebbe fermare i pignoramenti, chiedere una valutazione a un perito e poi ricalcolare tutto. Qualche giudice lo fa, molti altri no. Migliaia di famiglie non ce la fanno: la rata, gli interessi, l’indicizzazione. Follia».

 «Mi difendo da solo»

Luca Giani, imprenditore, lavora nel milanese. Ha deciso di difendersi da sé: «Io l’indicizzazione per il cambio non la volevo pagare. A un certo punto mi hanno proposto un piano di rientro, ho firmato tre anni di cambiali. Su una rata da settemila euro cinquemila sono di interessi: mi sembra di pagare abbastanza. A marzo scade l’ultima cambiale, dopodiché non pagherò più indicizzazioni. Non posso fallire, dalla sopravvivenza della mia azienda dipende la mia famiglia e quella di sette dipendenti».

 Nel frattempo la banca ha cambiato volto. La capogruppo austriaca è stata messa sotto tutela dal ministero delle finanze di Vienna, la filiale italiana ha la licenza solo per trattare con i clienti già acquisiti e cerca un compratore. Intanto pignoramenti e ingiunzioni vanno avanti. Si sente urgente il bisogno di un magistrato che prenda a prestito il gergo dei suoi avversari abituali e intimi: «Fermi tutti, questa è una rapina». O almeno lo sembra.

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Euribor negativo, banche spiazzate. Cosa cambia per i mutui? Occhio al contratto

Alla fine è accaduto. L’Euribor a 1 mese, a cui sono agganciati molti mutui a tasso variabile stipulati e offerti in Italia (un’altra bella fetta è agganciata all’Euribor a 3 mesi) è sceso sottozero. Ieri questo tasso interbancario (che sintetizza il costo dei prestiti interbancari a 1 mese, anche se si basa su dichiarazioni delle banche e non su reali transazioni) è stato fissato a -0,002%. Briciole in termini numerici ma che ora pongono un importante interrogativo nei confronti delle banche che non erano attrezzate a questa evenienza.

Sì, perché il calcolo della rata di un mutuo a tasso variabile è effettuato di rata in rata (di mese in mese per la maggior parte dei contratti) sommando allo spread (la % fissa stabilita dalla banca a inizio del contratto che rappresenta il guadagno lordo degli istituti su un prestito) il tasso di indicizzazione scelto (il tasso Bce che in questo momento è positivo ed è pari allo 0,05% e per la maggior parte dei casi, Euribor a 1 e 3 mesi).

Dato che l’Euribor a 1 mese è sceso sottozero vorrà dire che tecnicamente il tasso finale dei mutui ad esso ancorati dovrebbe essere dalle prossime rate, seppur di 1 millesimo, inferiore allo spread. La domanda è: dato che il Tan (Tasso annuo nominale) del mutuo variabile è dato dallo somma tra spread ed Euribor, ora che questo indice è diventato negativo, le banche lo sottraranno davvero?

È possibile? «La discesa dell’Euribor sotto lo zero era una eventualità probabilmente considerata poco realistica dalle banche, che adesso stanno valutando se e come gestire la cosa in termini di calcolo del tasso – spiega Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline.it -. Difficile dire ora se davvero qualche banca prevederà una pura somma algebrica tra un indice negativo e uno spread positivo, che in caso di Euribor sotto lo zero porterebbe ad un tasso finale inferiore allo spread previsto da contratto. Una opzione potrebbe essere quella di stabilire che il tasso non potrà scendere sotto il valore dello spread, ma si tratta di ipotesi che potremo verificare con i prossimi aggiornamenti dei contratti di mutuo o dai fogli informativi delle banche».

Certo, questo aggiornamento potrebbe essere fatto per i nuovi mutui, ma sui vecchi mutui le banche sono difatti spiazzate. A questo punto ai mutuatari non resta che porre personalmente il quesito allo sportello del proprio istituto per constatare se è pronto tecnicamente ad effettuare la somma algebrica (e quindi a sottrarre lo spread). In teoria, è sufficiente leggere il proprio contratto di mutuo. Se non è previsto diversamente, un Euribor negativo dovrebbe continuare ad essere sommato algebricamente (quindi sottratto) allo spread per ottenere il tasso finale del mese su cui calcolare la prossima rata.

In un basket di contratti visionati dal Sole 24 Ore non sono stati riscontrati “ombrelli sull’Euribor”, ovvero limiti oltre il quale l’Euribor non possa scendere per il calcolo della rata. Per cui in teoria questi contratti dovrebbero prevedere la sottrazione automatica dell’Euribor (quando negativo) allo spread fisso per ottenere il tasso su cui calcolare la nuova rata.

Lo stesso discorso vale per i mutui in franchi svizzeri concessi ai cittadini italiani (e tanto criticati in questi giorni dopo la decisione della Banca nazionale svizzera di lasciar liberamente rivalutare il franco sull’euro dopo aver bloccato il tasso di cambio per tre anni fino a 1,2, una decisione che costerà cara per i mutuatari italiani che devono rimborsare rate in franchi e percepiscono un reddito in euro). In questi giorni il Libor – il tasso interbancario svizzero utilizzato per indicizzare i mutui variabili elvetici – è sceso sotto 0, molto più pesantemente dell’Euribor. Il Libor a 3 mesi è addirittura sceso a -0,66%.

Al momento, visionando i fogli informativi delle banche italiane che propongono questi mutui in franchi, non si leggono indicazioni accessorie. Il che lascia pensare che anche in questo caso gli istituti siano stati spiazzati dalla rapida discesa sottozero degli indici interbancari e che, allo stesso tempo, non abbiano previsto un tetto sotto cui (a punto la soglia negativa) il tasso interbancario non possa scendere ai fini del calcolo della rata.

Del resto, la logica di un mutuo a tasso variabile, nell’era dei tassi negativi che stiamo vivendo in questo delicato momento di trappola della liquidità e deflazione nell’Eurozona, prevederebbe appunto che i tassi interbancari negativi debbano essere sottratti (cioè sommati algebricamente) allo spread. Occhio quindi a come gestire questa fase in cui molti istituti potrebbero cercare di rinegoziare con il cliente in corsa il contratto, inserendo o praticando difatti quella clausola per essi tutelante che non hanno mai inserito perché non si sarebbero forse mai immaginati di operare in un mondo dove i tassi vanno al contrario.

link: twitter.com/vitolops


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Imu terreni montani, il 21 gennaio l’udienza di merito del TAR Lazio sul ricorso dell’Anci

imu terreniFra pochi giorni, il 21 gennaio per l’esattezza, si terrà al Tar Lazio (sezione II) l’udienza di merito sul ricorso presentato dalle Anci regionali contro il decreto interministeriale del 28 novembre 2014 sull’esenzione dall’Imu per i terreni agricoli montani.

Questo provvedimento è già stato sospeso nel dicembre 2014 dallo stesso Tar del Lazio (LEGGI TUTTO) con il decreto n. 6651/2014 con le seguenti motivazioni: assoluta incertezza dei criteri applicativi, irragionevolezza dell’imposizione, effetti gravi sul pareggio di bilancio dei Comuni, dissesto, pesanti conseguenze sull’erogazione dei servizi, ristrettissimi tempi per la riscossione del tributo e palese violazione delle norme a tutela del contribuente in materia di retroattività.

Il decreto interministeriale del 28 novembre 2014 prevede che l’esenzione IMU dei terreni agricoli sia articolata sulla base dell’altitudine del «centro» del comune, più precisamente:

a) per i comuni con altezza del centro fino a 280 metri tutti i terreni agricoli sono soggetti all’IMU secondo le modalità ordinarie (complessivi 3.911 comuni per una popolazione di 44 milioni di abitanti);

b) nei comuni con altezza del centro tra 281 e 600 metri sono esenti dall’IMU i terreni agricoli posseduti o anche solamente condotti da agricoltori professionali (2.568 comuni per una popolazione di 10 milioni di abitanti);

c) nei comuni con altezza del centro maggiore di 600 metri vige l’esenzione generale dall’IMU dei terreni agricoli (1.578 comuni per una popolazione di 3 milioni di abitanti).

L’ANCI LAZIO MOBILITA 56 COMUNI. Contro questo provvedimento l’Anci Lazio ha mobilitato 56 comuni oltre alle Anci regionali di Umbria, Veneto, Liguria e Abruzzo.

LA NOTA DI ANCI NAZIONALE. Secondo notizie di agenzia, il Governo starebbe ulteriormente rivedendo i criteri di imponibilita’ dei terreni montani nelle more della decisione del Tar Lazio. “Le modifiche che sembrano prospettarsi – scrive l’Anci nazionale in una nota del 9 gennaio scorso – non possono tradursi nella legificazione di criteri comunque sommari, ai quali non potranno in ogni caso corrispondere informazioni adeguate circa i gettiti acquisibili con il nuovo regime. Appare altresi’ azzardato ipotizzare che un’eventuale rettifica dei requisiti di imponibilita’, che riguarderebbe migliaia di Comuni e decine – se non centinaia – di migliaia di contribuenti, possa comportare obblighi di pagamento entro il termine del 26 gennaio, nell’arco quindi di pochi giorni”.

Secondo l’Anci “La strada utile per assicurare una revisione ordinata dell’imponibilita’ dei terreni montani consiste in una ampia concertazione, comprensiva della ricognizione delle principali caratteristiche territoriali e di rischio idrogeologico, di utilizzo e di possesso, nonche’ di redditivita’ dei fondi agricoli montani, resa possibile dalle ingenti risorse impiegate da oltre un decennio per la revisione degli archivi agrari e del relativo catasto”.

L’Associazione nazionale dei comuni, “vista la situazione di confusione, ritiene pertanto indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni, rimandando al 2015 l’obiettivo di una revisione sensata, attesa da anni e quindi sottoposta alla necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni”.

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Investimenti immobiliari in Europa, Milano sale al 12° posto (+9%)

investimenti immobiliariMalgrado le incertezze sulla stabilità della ripresa economica in Europa, il settore immobiliare non perde il suo appeal: il 70% degli investitori prevede un maggiore flusso di capitale di rischio e di debito, alla ricerca di rendimenti migliori rispetto a quelli offerti dai mercati azionari e obbligazionari.

Infatti, secondo il rapporto “Emerging Trends in Real Estate Europe 2015” pubblicato da PwC e Urban Land Institute, la forte concorrenza sui prime asset nei principali mercati europei sta guidando da tempo i maggiori operatori verso i secondary asset e i mercati in ripresa.

RITORNA L’INTERESSE PER LE CITTÀ PIÙ COLPITE DALLA CRISI. Emerge un rinnovato interesse per le opportunità di investimento nelle città più colpite dalla recessione economica, con notevoli recuperi di posizione nelle classifiche di quest’anno: Madrid (salita di 16 posizioni), Atene (+23), Lisbona (+17) e Milano (+9).

Secondo gli intervistati i fattori che avranno un impatto sul business sono, nell’ordine: la carenza di asset di qualità; il costo del debito; la regolamentazione crescente; le vendite forzose di attivi da parte delle banche costrette al deleveraging; la sostenibilità.

Il primo effetto generato dalla carenza di beni di qualità sarà lo spostamento dei ricchi fondi sovrani e dei fondi pensione asiatici e nord-americani verso mercati meno competitivi, secondary asset e opportunità di sviluppo.

AUMENTA L’INTERESSE PER GLI INVESTIMENTI RESIDENZIALI. Una conseguenza interessante di questo gioco di equilibri è il crescente interesse per gli investimenti residenziali, stimolato dalla carenza di alloggi in tutte le principali città europee. A fianco del tradizionale settore residenziale si stanno affermando nuovi filoni legati alle case per gli studenti, le residenze per anziani e malati cronici, anche grazie alla rilevanza che occupano nell’agenda politica dei governi, alle prese con l’esigenza di garantire spazi di vita adeguati a tutta la cittadinanza.

Infine l’interesse nel residenziale per gli affitti è particolarmente marcato nel Regno Unito e in Germania, per ragioni culturali. Tra gli altri settori apprezzati dagli investitori figurano la logistica, trainata della crescita degli acquisti online e la sanità.

I PRINCIPALI MERCATI D’INVESTIMENTO PER IL 2015

1. Berlino. La città ha guadagnato posizioni rispetto all’anno scorso, spodestando Monaco come migliore prospettiva di investimento. Storicamente dominata da acquirenti nazionali, con l’afflusso in città di capitali esteri, il trend di investimento a Berlino è cambiato: fulcro per i media e la tecnologia, ha visto crescere l’appeal del settore residenziale grazie ai molti giovani che hanno scelto di viverci.

2. Dublino. Di nuovo al secondo posto, la città ha avuto un altro anno di grandi opportunità per i suoi investitori. La spiegazione si deve a fattori positivi come un forte aumento degli affitti basato sulla scarsità dell’offerta, la crescita dell’occupazione e un’economia in risalita. Gli affitti e i valori commerciali stanno recuperando in maniera significativa, anche se dovrà passare del tempo prima che raggiungano i livelli pre-crisi.

3. Madrid. Quest’anno la città spagnola ha stravolto la classifica come prospettiva di investimento, diventando il bersaglio di molti investitori internazionali. Ma la questione se la Spagna offra o meno delle solide prospettive commerciali a lungo termine rimane particolarmente accesa tra gli investitori a caccia di opportunità.

4. Amburgo. Quest’anno la città è scivolata di una posizione; ma piuttosto che trattarsi di un vero e proprio declino in termini di dati, è la conseguenza del fatto che gli investitori stanno guardando a mercati più piccoli e meno consolidati. Gli investitori internazionali stanno affollando Amburgo, con una quota di 2,4 miliardi di euro di transazioni nei primi nove mesi del 2014: la popolazione in crescita indica un settore residenziale in grande fermento.

5. Atene. Atene rappresenta la principale sorpresa di quest’anno, balzando al quinto posto, con un salto di ben 23 posizioni. Malgrado gli investitori abbiano espresso nelle recenti ricerche Emerging Trends la volontà di accedere ad altri mercati problematici come Spagna, Irlanda e Italia, la Grecia sta cominciando ad attirare attenzione. L’economia più duramente colpita in Europa rimane fragile: ma qualche investitore ardito si sta facendo avanti per sfruttare le opportunità che precedono la ripresa.

ITALIA

12. Milano. Milano guadagna 9 posizioni nelle preferenze degli investitori internazionali, balzando dal 21° al 12° posto, nonostante l’Italia risenta di un’economia debole e viva in un clima politico incerto. Si rafforza il mercato degli investimenti in immobili destinati ad uffici. Significativa la presenza del fondo sovrano Qatar Holding che ha rilevato il 40% del progetto Porta Nuova e la sede italiana di Credit Suisse da Tishman Speyer per 108 milioni di euro. Le conversioni di destinazione d’uso da uffici a residenziale sono sempre più diffuse in Italia e aumentano i gestori di fondi che acquistano immobili a Milano e Roma. A Milano, i prezzi per metro quadrato residenziale superano quelli per gli uffici.

27. Roma. Roma cede 3 posizioni passando dal 24° al 27° posto nella classifica. Malgrado l’interesse degli investitori, le opportunità sono limitate e con gli spazi sfitti in aumento, i canoni risentono di una pressione al ribasso. La recente Asset Quality Review dell’Autorità Bancaria Europea e gli stress test hanno messo in luce i deficit di capitale delle banche italiane, spingendole a fare pulizia nei loro bilanci. Pertanto gli investitori si attendono di poter sfruttare la necessità di vendita di crediti deteriorati, attraverso operazioni di cartolarizzaione. Il segmento lusso rimane attivo e ha registrato una crescita anche maggiore rispetto allo scorso anno negli affitti delle location più prestigiose.

Nel 2015 gli investitori immobiliari – osserva Elisabetta Caldirola, partner PwC Italia Real Estate Leader – si troveranno di fronte a un delicato esercizio di equilibrismo: il mercato europeo sta beneficiando di un afflusso di capitali provenienti da tutto il mondo come non si vedeva da tempo. A un primo sguardo, sembrerebbe trattarsi di un problema di facile gestione, ma prevediamo un protratto aumento dei prezzi dovuto alla carenza di prodotto appetibile, più accentuato nelle destinazioni urbane preferite dagli investitori globali. E nonostante l’incertezza del clima economico che pervade tutta Europa, gli investitori dovranno gettare lo sguardo oltre i mercati nord europei più liquidi e indirizzarsi verso città regionali e asset secondari.

Secondo Lisette Van Doorn, CEO di ULI Europe

Con il ritorno, negli anni recenti, della fiducia verso i mercati immobiliari mondiali, si è verificato un progressivo spostamento verso la parte alta della curva di rischio. Gli investitori hanno riscontrato difficoltà nell’individuare asset primari, fra l’altro costosi; di contro, vi è stato il tentativo di cercare nuove opportunità nelle città secondarie (in ripresa), nei asset secondari e nelle opportunità di sviluppo, ma anche in classi nuove o alternative di prodotti immobiliari, un trend che si è affermato ormai da qualche anno negli USA ed evidenziato per la prima volta nel report Emerging Trends Europe dello scorso anno, quando gli investitori si sono rivolti al mercato irlandese e spagnolo. Anche se dallo studio di quest’anno, il sentimento sembra prendere quota ugualmente in città reputate potenziali hot spot di interesse come Atene, Amsterdam, Birmingham e Lisbona.

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Sfratti: cosa possono fare gli inquilini in difficoltà


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Emergenza sfratti, Lupi: “Sono le Regioni che non distribuiscono soldi ai Comuni”

lupiIl ministro Trasporti e delle infrastrutture interviene a gamba tesa nella vicenda della mancata proroga degli sgomberi e attacca gli enti locali: “Facciano il loro dovere”. Poi anticipa che il governo è disponibile a “recepire proposte per dare una risposta al disagio abitativo, ma indisponibile ad usare strumenti vecchi, obsoleti e che non risolvono il problema”

Maurizio Lupi addossa alle Regioni la colpa del caos sfratti. Il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, nel corso di una audizione davanti alla commissione Ambiente del Senato sulla mancata proroga degli sfratti, che non è stata inserita nel decreto Milleproroghe. “È importante che lo Stato faccia la sua parte stanziando le risorse necessarie ma è importante anche che le regioni facciano il loro dovere, perché, nel 2013, lo Stato ha distribuito 100 milioni per il Fondo affitti ma solo 5 regioni su 20 hanno distribuito a loro volta ai comuni i fondi che lo Stato aveva stanziato per risolvere le emergenze”, ha sostenuto Lupi. Insomma: dopo Confedilizia, che ha accusato i Comuni di “drammatizzare il problema” per avere più soldi, ora è il governo stesso ad attaccare gli enti locali.

“Ribadisco la disponibilità del governo – ha aggiunto Lupi – qualora, in sede di conferenza Stato-regioni, si ritenesse, dati alla mano, che i fondi non siano sufficienti. Noi, con il presidente Renzi, abbiamo detto che le risorse che vengono messe a disposizione devono essere spese, il problema della Pa è la capacità di spesa, questo vuol dire che dobbiamo iniziare ad attuare insieme gli strumenti che ci siamo dati, dopo di che, come nel caso del Fondo affitti, sarà più facile fare la battaglia con la Ragioneria dello Stato per rifinanziare il fondo”. Nel frattempo “cento milioni sono stati già ripartiti tra le regioni, altri 100 saranno ripartiti entro il 22″.

Riferendosi alle circa 2mila famiglie colpite dalla mancata proroga, Lupi ha detto che sono concentrate in poche città, Roma, Napoli e Milano, e da parte dell’esecutivo “c’è massima disponibilità nel confronto con Regioni e Comuni a recepire proposte che vadano nella direzione di dare una risposta al disagio abitativo, ma massima indisponibilità ad usare strumenti vecchi, obsoleti e che non risolvono il problema e ricreano incertezza”.

Lupi ha precisato che “la richiesta di sfratto per finita locazione riguarda l’8% dei casi: nel 2013 le richieste di esecuzione di sfratto presentate sono state 130 mila, gli sfratti eseguiti 32mila. La maggior parte degli sfratti è per morosità“. “La proroga non risolve il problema e crea un effetto indiretto sulle politiche che il governo ha approvato”: la politica fiscale “fatta agevolando il canone concordato ha avuto effetti clamorosi, tra il 2011 e il 2014 gli affitti dati a canone concordato sono stati 200 mila in più”.

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L’opera incompiuta di Roma sono le case popolari: ecco l’elenco del Governo „L’opera incompiuta di Roma sono le case popolari: ecco l’elenco del Governo

case popolariNell’elenco dei progetti non terminati ci sono soprattutto interventi dell’Ater: nuovi alloggi e abbattimento delle barriere architettoniche. Buone notizie però per il 2015: sbloccati circa 40 milioni di euro. Tra le opere da finanziare anche le ‘incompiute’“
Dalla ristrutturazione di un asilo in via Nuvolari a quella di piazza Lorenzo Lotto, passando per il risanamento del Fosso della Patatona al confine tra Roma e Ciampino e dalla ristrutturazione di un presidio Asl in via Catacombe di Generosa. Ma nell’elenco romano dei progetti iscritti all’anagrafe delle Opere Incompiute elaborata dal Governo ci sono soprattutto le case popolari. Non mancano edifici di nuova realizzazione, tanto preziosi per una città in perenne emergenza e con liste d’attesa lunghe dieci anni. Da Garbatella a San Basilio passando per Montesacro, Pietralata e Tor Marancia sono però decine i palazzi che necessiterebbero di lavori di ristrutturazione volti all’abbattimento delle barriere architettoniche finanziati e ma mai portati a termine. In particolare gli ascensori. Con buona pace di quanti, con problemi fisici e di deambulazione, abitano ai piani alti.“
IL QUADROA vincere la classifica delle incompiute è proprio il Lazio con ben 82 opere pubbliche non terminate. Anche se l’elenco è incompleto. E all’appello manca un’opera simbolo delle (grandi) opere incompiute nel nostro paese: la Città dello Sport di Calatrava eletta anche come sede per il convegno istituzionale dal titolo ‘Grandi opere: quale futuro?’ che si è tenuto il 13 gennaio scorso. Per terminare le ‘Vele’ di Calatrava mancano all’appello altri 400 milioni di euro. Dato che altererà di molto l’altro lato della classifica: quella degli importi, dove primeggia il Veneto, facendo schizzare il Lazio con oltre 470 milioni di euro.

CASE POPOLARI OPERA INCOMPIUTATra le opere incompiute nell’elenco regionale e, in particolare a Roma, rientrano tre interventi che fanno capo all’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma. Quasi terminato, ma non del tutto (manca un 10%), un recupero edilizio e ristrutturazione di due fabbricati per ottenere 80 alloggi in zona Pietralata, in via Tagliacozzo. Altri 80 appartamenti, con tanto di attività commerciali connesse, erano invece state finanziate a Cesano, nel piano di zona B20, per un totale di poco meno di 10 milioni e 489 mila euro. In questo caso però i lavori sono stati eseguiti solo in minima parte, il 7,84% e per terminarli servono altri 5 milioni e 79 mila euro. I cantieri invece a Tor Vergata non sono mai partiti. Nel piano di zona D qui per il completamento di un edificio di edilizia residenziale pubblica per un totale di 42 alloggi erano stati finanziati 21 milioni e 485 mila euro. All’appello mancano 3 milioni e 289 mila euro.

BARRIERE ARCHITETTONICHENumerosi invece gli edifici dove l’abbattimento delle barriere architettoniche, per lo più ascensori, è rimasto incompiuto. Solo per citare alcuni esempi, nell’elenco sono inseriti 31 edifici tra Pietralata Vecchia, Tiburtino e San Lorenzo dove le opere, dal costo di 3 milioni 225 mila euro sono state realizzate al 40%; 22 palazzi invece sono stati adeguati solo al 29% tra Tor Marancia, Borgo del Trullo, Acilia, Ostia Antica, Laurentino, Spinaceto, Ostia Lido per un costo di 2 milioni 221 mila euro. Lavori fermi al 21% anche a Pietralata  (1 milione e 600 mila euro circa); al 13% per 26 edifici a San Saba, Garbatella, Settechiese, Testaccio e Ostiense (2 milioni e 442 mila euro); 10% per 30 palazzine tra San Basilio, Tor De Cenci, Quarticciolo 30 edifici (2 milioni 719 mila euro) e infine lavori fermi al 4.24% per 22 immobili a Valmelaina, Montesacro (2 milioni 41 mila euro). Perché però opere così importanti, come l’abbattimento delle barriere architettoniche, non sono mai state terminate? Secondo quanto ci hanno potuto spiegare realtà vicine all’inquilinato questi lavori, avviati con una delibera del 2006, la 843, che ha messo in campo un finanziamento per il Lazio, si sono fermati per diversi motivi. L’esempio più frequente riguarda gli ascensori da installare in quei palazzi dove vivono inquilini disabili. In alcuni casi, visto il lunghissimo iter di selezione delle richieste, progettazione e ammodernamento, le condizioni possono essere cambiate nel tempo. Per esempio per il trasferimento del disabile. Fatto che blocca i lavori in quanto finanziati con fondi specifici. Nei casi di palazzi molto vecchi e sottoposti a tutela come Garbatella o San Saba, sono arrivate autorizzazioni negative.

VIA LIBERA AI LAVORIQualcosa però negli ultimi giorni si sta muovendo. Il 30 dicembre del 2014, con delibera 939 alcuni di questi progetti sono partiti. Tor Vergata è stata rifinanziata per un totale di 5 milioni e 700 mila euro. Cesano per un finanziamento totale di poco più di 8 milioni e 600 mila euro. Qui gli edifici indicati sono 110 mentre nell’elenco delle opere incompiute nelle mani del governo erano 80. In campo anche i soldi per terminare l’intervento di via Tagliacozzo, 10 case in tutto, per 861.217 euro. A questo si aggiungono 12 appartamenti a Torrevecchia e 8 a Primavalle.

BILANCIO 2015Diverse novità sono state inserite anche nel bilancio 2015 dell’ente con un “positivo andamento economico” scrive l’Ater in una nota. “Il documento di Budget 2015 prevede investimenti complessivi per 54,9 milioni di euro, di cui 39,9 (20 milioni circa su fondi aziendali e 19 milioni circa da finanziamenti regionali) per lavori di manutenzione straordinaria su alloggi, ascensori, impianti e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per lavori di completamento di opere incompiute e nuove costruzioni sono stanziati 9.2 milioni”. Ecco gli interventi indicati da Ater: Cesano – avvio completamento fabbricato (110 alloggi); Corviale Contratto di Quartiere II – avvio ristrutturazione e cambio d’uso locali non residenziali 3°, 4° e 5° piano (103 alloggi); Primavalle Contratto di Quartiere II – completamento ricostruzione edificio via Bembo (12 alloggi); Primavalle – recupero piani pilotis di fabbricati esistenti, via Ascalesi (8 alloggi); Quarticciolo – avvio ristrutturazione Lotto VII fabbricati 10 e 11,via Ugento (24 alloggi); Tiburtino – avvio recupero edilizio di due edifici, via Tagliacozzo (10 alloggi); Tor Vergata – avvio completamento fabbricato E (42 alloggi); Torrevecchia Contratto di Quartiere II – demolizione e ricostruzione edificio via Gasparri (12 alloggi).

DISMISSIONIContinua la nota: “Per il 2015, inoltre, è previsto un piano di dismissioni di 503 alloggi che, assommati a locali commerciali e terreni, porterà nelle casse Ater circa 26 milioni di euro”. Continua la nota: “I dati che emergono dal budget preventivo 2015 e, in particolare, il pareggio di bilancio e dei flussi di cassa imposte incluse confermano i risultati positivi già ottenuti lo scorso anno e l’azione di risanamento ed efficientamento dell’Azienda” dichiarano Daniel Modigliani, Commissario straordinario e Claudio Rosi, Direttore generale di Ater Roma. “Il nostro obiettivo è il consolidamento in attivo del bilancio consuntivo e, allo stesso tempo, l’utilizzo di tutte le risorse disponibili per le manutenzioni e i nuovi cantieri, un’inversione di tendenza davvero storica per l’Azienda. Tuttavia, non possiamo non evidenziare, ancora una volta quanto sia necessaria una revisione della fiscalità sull’edilizia residenziale pubblica: basti pensare che, solo per il 2015, Ater affronta un carico fiscale di 28,5 milioni, risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare lo stato degli alloggi e realizzarne di nuovi”.

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Catasto, in Gazzetta il decreto sulle commissioni censuarie

catasto  2Il decreto approvato è solo il primo step della Riforma del Catasto e individua le regole per nomine e funzioni delle commissioni censuarie

Dopo ben 7 mesi dalla prima bozza presentata dal Governo alle commissioni parlamentari, è stato finalmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 9 di ieri 13 gennaio 2015 il Decreto legislativo n. 198 del 17.12.2014 che, in attuazione della Legge delega fiscale (precisamente dell’art. 2, comma 3, lettera a), della Legge n. 23/2014) ridefinisce “composizione, attribuzioni e funzionamento delle commissioni censuarie” provinciali e centrale che dovranno approvare l’attesa riforma del Catasto. Si tratta dell’unico decreto finora approvato per la riforma del catasto. In particolare, tra i 6 membri della commissione censuaria centrale ci saranno due rappresentanti delle Entrate, uno degli enti locali, tre tra professionisti, tecnici, docenti qualificati ed esperti di statistica e di econometria, indicati da Ordini e associazioni di categoria. Il presidente sarà nominato con Dpr, su proposta decreto del ministro dell’Economia e previa deliberazione del Consiglio dei ministri. A livello locale, invece, le nomine dei presidenti delle commissioni e dei membri e del presidente delle sezioni passeranno dal presidente del Tribunale locale. Le commissioni censuarie avevano funzioni importanti anche prima, ma di fatto, a causa del blocco delle nomine, da alcuni anni aveva perso ormai di significato. Ora, invece, le commissioni, che non a caso sono state oggetto del primo dei decreti legislativi torneranno a funzionare. Le nuove regole per nomine e funzioni entreranno in vigore dal 28 gennaio.
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SFRATTI: NIENTE PROROGA BLOCCO PER IL 2015, TORNA L’EMERGENZA CASA

emergenza caseRoma- Niente proroga per il blocco degli sfratti. Ed é braccio di ferro tra Governo, Comuni e associazioni. Quest’anno non ci sarà il ‘tradizionale’ allungamento dei tempi per gli inquilini che si ritrovano con il contratto di affitto scaduto. Un diritto che veniva riconosciuto alle famiglie con determinati limiti di reddito e in difficoltà per avere a carico persone malate o più figli piccoli. Il Milleproroghe, pubblicato da due settimane in Gazzetta Ufficiale, non contiene infatti lo slittamento dei termini per impedire di mettere in strada quelle che per il Sunia, il sindacato degli inquilini, sono circa “30 mila famiglie, in estremo disagio abitativo“. Numeri subito contestati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il quale il 92% dei 140 mila sfratti richiesti è per morosità e non per fine locazione e quest’ultima interessa meno di 3 mila famiglie. D’altronde, dal ministero di via Nomentana si difendono: non c’é stata la proroga anche perché sul fronte affitti sono già operativi due fondi previsti nel decreto casa, con uno stanziamento di 446 milioni di euro: il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e quello per la morosità incolpevole.
Ma il problema persiste, soprattutto nelle grandi città, perché le risorse previste per il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione sono ripartite tra le varie Regioni e spetta poi ai singoli Comuni attivarsi con la pubblicazione di un bando che indichi i criteri per poter essere ammessi alla garanzia del Fondo, i tempi e le modalitá, senza dimenticare la burocrazia.
Tanto che le tre città a maggiore densità abitativa, Milano, Roma e Napoli, hanno lanciato un appello per richiedere la proroga degli sfratti. Solo Roma ha registrato oltre diecimila sentenze per fine locazione; 4500 a Napoli e 4 mila le sentenze di sfratto a Milano sempre tra il 2008 al 2013. Il 70% di queste famiglie avrebbe i requisiti di reddito e sociali (anziani, minori, portatori di handicap) previste dalla legge per la proroga.
Dall’inizio della crisi, cinque anni fa, sono stati emessi 265 mila sfratti per morosità e 140 mila provvedimenti sono stati eseguiti. Considerando quelli emessi precedentemente, si stima che almeno altri 200 mila nuclei familiari siano coinvolti in provvedimenti di prossima esecuzione. “Dati che – precisa Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil – riguardano solo l’emergenza più visibile: la punta dell’iceberg di un disagio sociale che la crisi fa lievitare, all’interno del quale il disagio abitativo e’ evidentemente una componente fondamentale. Almeno 400 mila famiglie – conclude – hanno bisogno di un’abitazione a costi sostenibili o di forme di sostegno al reddito che risolvano le morosità già presenti e quelle che potranno insorgere in un prossimo futuro. Occorrono azioni immediate, a partire dall’assegnazione degli alloggi disponibili e dall’utilizzo delle risorse stanziate”.
Una risposta, questa del sindacalista, all’intervento sul problema degli sfratti del ministro Maurizio Lupi durante il question time di mercoledì alla Camera: “Il disagio abitativo è un’emergenza che il governo ha posto come grande priorità” ma una proroga degli sfratti avrebbe “un effetto devastante sulla politiche innovative e concrete che il governo ha adottato in questo campo. La Consulta ha sancito per ben due volte che si tratta di uno strumento incostituzionale”. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha aggiunto: “Non è pensabile tornare indietro, con un piccolo provvedimento, nella politica dell’emergenza abitativa”.
Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha inviato una lettera al ministro Maurizio Lupi in difesa della proroga: “In assenza della proroga degli sfratti, la già grave emergenza abitativa generata dalla crisi in atto da diversi anni rischia di acuirsi. Per far fronte a ciò, Ti ribadisco la necessità di inserire la questione in sede di conversione del decreto legge Milleproroghe”. Nella missiva il presidente dell’Anci sottolinea “la crescente preoccupazione dei Comuni, in particolar modo delle grandi Città, per la mancata proroga degli sfratti per finita locazione, in specie a tutela delle persone e delle famiglie in situazione di grave disagio. Pur apprezzando l’attenzione che hai riservato alle tematiche inerenti le emergenze abitative – da ultimo l’istituzione e i riparti del Fondo Affitto e Fondo Morosità incolpevole (annualità 2014) – rimane alto l’allarme, in quanto le risorse appaiono inadeguate ed erogate con procedure non celeri”.

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