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Sfratti, Marino e Pisapia chiedono proroga

basta sfratti“Una proroga almeno temporanea del blocco degli sfratti per finita locazione è necessaria”, lo affermano oggi il sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino e il sindaco di Milano e della Città Metropolitana Giuliano Pisapia, i quali evidenziano in maniera decisa come l’emergenza casa stia diventando sempre più grave, colpendo in particolar modo le categorie più deboli, ovvero quelle famiglie che avrebbero i requisiti di reddito e sociali e che avrebbero appunto diritto a una proroga.

Marino e Pisapia insistono: “Da parte nostra, stiamo mettendo in campo le misure possibili, ma queste hanno bisogno di tempo per ottenere risultati. Tempo necessario anche per l’attuazione del Piano Casa disposto dal Governo. La mancata proroga è arrivata nella convinzione del ministro Maurizio Lupi di aver stanziato risorse adeguate per affrontare questa emergenza”.

“Ma i finanziamenti sono insufficienti e, soprattutto, arrivano con molto ritardo. Questo genera un vero problema, soprattutto nelle grandi città”, sostengono ancora i due primi cittadini, concludono quindi: “Se agli sfratti per morosità, aggiungiamo l’immediata esecuzione di quelli per finita locazione in casi di fragilità economica e sociale, c’è il rischio concreto di generare nelle grandi aree urbane una tensione insostenibile”.

Sulla questione, nei primi giorni dell’anno, Francesca Danese, Daniela Benelli e Alessandro Fucito, assessori alle politiche abitative di Roma, Milano e Napoli hanno chiesto al premier Matteo Renzi di mantenere il blocco degli sfratti, un provvedimento che non è stato rinnovato nell’ultimo decreto Milleproroghe. Appello rinnovato dalla Danese: “Mi aspetto che Renzi prenda una posizione in tal senso, sarebbe il caso di cominciare a fare un ragionamento da subito, da domattina”.

Rispetto alla proroga aveva preso posizione anche il presidente dell’Anci, Piero Fassino, sottolineando “la crescente preoccupazione dei Comuni, in particolar modo delle grandi Città, per la mancata proroga degli sfratti per finita locazione, in specie a tutela delle persone e delle famiglie in situazione di grave disagio”.

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Stop ai residence comunali e nuove graduatorie: ecco il piano del Campidoglio

residence e sfrattiL’assessore alle Politiche abitative, Danese: ” Chiuderemo i centri di assistenza alloggiativa e daremo i buoni casa”. Poi l’appello al ministro Lupi: “Proroghi il blocco degli sfratti”

Dalla chiusura dei centri di assistenza alloggiativa temporanea al buono casa (a cui hanno aderito già 200 famiglie), dalla richiesta di riapertura dei termini per la morosità incolpevole al tavolo sulle graduatorie. Francesca Danese ha già redatto un suo Piano casa. L’assessore alle Politiche abitative di roma capitale, in carica da poco più di un mese, sembra quasi lo avesse già pronto nel cassetto, come ha raccontato in un’intervista all’agenzia Dire: “Il 23 dicembre, nello stesso giorno in cui sono diventata assessore, come primo atto del mio mandato ho fatto una delibera che contiene una programmazione triennale sulla città, a partire dallo svuotamento dei centri di assistenza alloggiativa temporanea (caat), che ci costano tanti soldi, per consentire l’erogazione del buono casa”.

A riguardo l’assessore ha ricordato che a Roma “abbiamo 31 centri di assistenza alloggiativa temporanea e ogni famiglia che ci vive costa 1700 euro al mese, una cosa indecente per come sta messa l’economia del nostro Paese”. Tuttavia “già 200 famiglie hanno fatto richiesta di fuoriuscita”, aderendo alla possibilità di ricevere il buono casa del Comune (iniziativa in continuità con quella lanciata già dall’ex assessore Daniele Ozzimo) e andare a vivere in affitto al di fuori dei residence. “Il Comune darà questo buono casa tra i 400 e i 700 euro, cifre frutto del patto territoriale roma del 2004”.

Danese ha riconosciuto che il Comune sta pagando “anche lo scotto dei piccoli proprietari che non si fidano, in particolare su Roma dopo quello che è successo. Garantisco che il Piano casa partirà e anche il buono casa. Subito dopo avere tracciato le linee da riprendere con questo tavolo (quello per l’attuazione della delibera regionale, ndr), ne partirà un altro con i piccoli proprietari e i sindacati su come investire tutta la città di una responsabilità”.

Il Piano casa e l’effettivo inizio del percorso di svuotamento dei residence sono strettamente correlati tra loro: “Sarà mia premura, quando consegneremo il primo buono casa, fare una conferenza stampa. Anche il sindaco ci tiene moltissimo, per fare ripartire la fiducia e studiare la città. Vorrei fare a roma una conferenza nazionale sull’abitare con tutti gli attori che a vario titolo si occupano di questo tema, anche urbanisti, sociologi e su questo sbloccare qualcosa che è immobile da più di trenta anni su questo paese”.

Ma il dossier casa è composto anche di altri elementi: “Abbiamo il problema della morosità incolpevole, con tante persone che perdono il lavoro, gli esodati, il ceto medio. Sto verificando con gli uffici come riaprire i termini sulla morosità incolpevole che sono scaduti il 31”. E ancora, sulle graduatorie per chi ha diritto all’alloggio popolare: “Aono partite 11.500 lettere, le ultime 2.500. Qualche giorno fa, che servono per dire alle persone il tipo di punteggio che hanno acquisito ed entro dieci giorni si possono appellare. E’ mia premura fare partire il tavolo delle graduatorie prestissimo, non c’è un attimo da perdere”.

Infine, l’assessore Danese ha ribadito l’appello lanciato anche dai sindaci Marino e Pisapia affinchè il ministro Lupi “”proroghi il blocco degli sfratti, perchè non possiamo buttare per strada persone che hanno anche patologie o altri problemi. Ci sono famiglie con portatori di handicap e anziani con malattie invalidanti, non è che gli amministratori delle città sono stati con le mani in mano”.

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Delibera emergenza casa, tavolo spaccato: si riparte ma senza i movimenti

emergenza case1Censimento delle occupazioni, del patrimonio pubblico e risorse da mettere in campo i punti al centro del piano. Intanto dagli sfratti alle occupazioni le politiche del Governo complicano il lavoro“

Censire gli abitanti delle occupazioni. Reperire risorse. Stilare una mappatura del patrimonio immobiliare che Comune e Regione, tra stabili Ater, Ipab ed enti controllati, e infine il Demanio possono conferire. È ripartito il tavolo interistituzionale sulla delibera regionale che mette in campo circa 260 milioni di euro per il Piano straordinario per l’emergenza abitativa puntando anche sul recupero e il riuso del patrimonio pubblico. Un tavolo ripartito sotto il segno di un certo ‘nervosismo’ verso le politiche nazionali in tema di politiche abitative. Da un lato l’emergenza sfratti e i ripetuti appelli da parte delle istituzioni locali al Governo per il ripristino della proroga per le sentenze di finita locazione per le categorie protette. Dall’altro l’articolo 5 del Piano casa, contro nei giorni scorsi cui si è espressa l’assessore comunale alla Casa Francesca Danese e che ha dato vita nelle scorse settimane a occupazioni e proteste da parte dei movimenti. Al lungo incontro tra l’assessore comunale Danese e quello regionale Fabio Refrigeri hanno partecipato infatti esponenti del sindacato di base Asia Usb, Action e altri movimenti mentre hanno deciso di disertare Blocchi precari metropolitani e Coordinamento di Lotta per la Casa che fino a quel momento avevano lavorato per arrivare all’approvazione della delibera.

Lunedì infatti per quest’ultimi è arrivato lo sgombero da parte delle forze dell’ordine dell’occupazione agli uffici dell’anagrafe in via Petroselli portata avanti per protestare contro la negazione delle utenze e della residenza per gli edifici occupati. “La scelta di sgomberare e di perseguire gli occupanti, fino a rinchiuderne tre dentro a un Cie, con rischio di espulsione e separazione dai percorsi sociali di cui sono parte, non può essere in nessun modo risarcita dal tavolo proposto per il 28 gennaio dall’assessore Danese” hanno spiegato in una nota. “Siamo indisponibili a riprodurre passaggi di confronto deboli e viziati da una mancanza di prospettive strutturali, a continuare con la gestione di un’emergenza infinita che si ha tutto l’interesse a mantenere” continuano. “Sono molto dispiaciuta per quel pezzo di movimento non presente perché quando c’è stata l’occupazione della anagrafe sono andata e ho avuto più colloqui. Purtroppo non posso cambiare una legge nazionale, mi rendo conto che non dare la residenza ai bambini che devono andare a scuola o non dare l’accesso alle cure per le persone è un tema importante che è stato sollevato fortemente” ha dichiarato all’agenzia Dire l’assessore Danese che nel corso della stessa intervista ha inoltre chiesto alla Regione di accelerare lo sblocco dei circa 196 milioni di euro di fondi ex Gescal stanziati dalla regione che riguardano la Capitale.

“Riparte finalmente il tavolo di confronto tra Regione, Roma Capitale e movimenti per il diritto all’abitare” il commento congiunto al termine del lungo incontro nella sede del dipartimento alle politiche abitative capitoline dell’Eur. “Il contesto di questa ripresa è segnato” hanno spiegato i due assessori “sia da un’emergenza casa in espansione, sia dalla messa a disposizione di strumenti che aspettano una rapida attuazione: dalla legge regionale sul recupero e il riuso del patrimonio pubblico e l’acquisizione dell’invenduto, fino al piano operativo triennale del Comune per l’assistenza alloggiativa”.

L’iter per l’approvazione della delibera intanto continua. Come ha spiegato l’assessore: “Stiamo organizzando un calendario di incontri su temi specifici, ci rivedremo presto. Ripartiremo dai quattro gruppi di lavoro istituiti prima che diventassi assessore”. A partire dal lavoro per il censimento di quanti vivono nelle occupazioni, annunciato più volte dal suo predecessore Ozzimo, che aveva anche presentato una memoria di giunta, ma che oggi non è stato possibile portare al tavolo. L’assessore ha poi lanciato anche un asse col Patrimonio: “L’assessore Cattoi è d’accordo, dovremmo vederci tra oggi e domani. E poi portare avanti anche una ”relazione” con Caudo e gli altri assessori per mettere insieme le capacità di tutti e rivedere tutto ciò con il tavolo” ha spiegato, sempre all’agenzia Dire, Danese. Gli incontri proseguiranno anche nei prossimi giorni. Prima però, sabato pomeriggio (ore 15 da Piramide), i movimenti per il diritto all’abitare torneranno a manifestare per le strade della Capitale.“

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Mutui: ora riparte anche l’erogato

mutuiGli ultimi tre mesi del 2014 hanno segnato un’inversione di rotta sul mercato dei mutui.

La situazione era a forte rischio di cortocircuito dal luglio del 2013, quando la domanda di credito per l’acquisto della casa è tornata a crescere, a fronte di banche non ancora disposte a concedere liquidità.

A fissare la curva dei prestiti per la casa è una ricerca dell’Ufficio studi Tecnocasa, che ha messo a confronto erogato e domanda dal 2008 al 2014.

Lo scorso anno ha fatto segnare un cambio di passo – con le prime avvisaglie già a novembre – con un ritorno in area positiva (dopo 7 anni consecutivi a segno meno) sia alla voce erogato (+10%) sia alla voce domanda (+12%) (si veda anche tabella in allegato).

Sul bilancio del settore pesano sempre e molto le surroghe e le sostituzioni.

Ma accanto, sempre per quanto riguarda il 2014, va dato il giusto peso ad un paio di indicatori: i tassi di riferimento sono scesi ai minimi storici – si legge nel dossier – si sono ridotti gli spread sui prodotti destinati all’acquisto dell’abitazione principale, la domanda di mutui è aumentata costantemente.

L’offerta bancaria è migliorata, sia come prodotti e approccio alla clientela, ma la qualità del portafoglio resta un fattore determinante per le scelte di erogazione, così come la qualità del debito.

Mutui sì, dunque, ma con molta prudenza.

Non a caso il mercato residenziale, che resta comunque in cattive acque, ha chiuso l’anno con un bottino di compravendite meno risicato del solito: il 2013 si è fermato a quota 410mila case transate, mentre le stime sul 2014 segnalano un mini rimbalzo tra le 415-420mila unità residenziali scambiate.

Se facciamo un passo indietro all’anno precedente – il 2013 – da registrare invece i volumi delle erogazioni di mutui in ribasso.

E’ insomma ancora crisi, anche se il calo inizia a rallentare la sua corsa, soprattutto nella seconda metà dell’anno.

La Bce avvia una serie di manovre di riduzione dei tassi e si riduce il differenziale tra Btp e Bund.

La fiducia dei consumatori comincia a dare qualche segnale di ripresa: la domanda di mutui in discesa dal 2010, torna a salire.

Prima di allora, tre anni orribili per il credito destinato all’acquisto della casa hanno segnato il mercato.
Nel 2012 proseguono le tensioni sia sulla domanda che sull’offerta di credito.

I bassi tassi di riferimento sono in parte neutralizzati da prodotti più costosi.

Viene così meno l’interesse su sostituzione e surroga: si assiste anzi all’uscita dal mercato di alcuni player bancari che fino ad allora avevano offerto prodotti di mutuo.

Le tensioni sul mercato del lavoro, nelle sue componenti di occupazione e reddito, rallentano drammaticamente anche la domanda.

Gli italiani in questa fase non si informano neanche sulle possibilità di mutuo.

Verso la metà dell’anno precedente – siamo nel 2011 – si innescano le prime tensioni sul debito sovrano di alcuni Paesi dell’area Euro, tra cui l’Italia.

Si impenna il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi che comporta un innalzamento dei costi di approvvigionamento degli istituti italiani.

Rincarano i prodotti di mutuo: è qui che parte la crisi da cui stiamo uscendo solo oggi.

Nel 2010 invece l’incremento della domanda registrata l’anno precedente influisce positivamente sui volumi erogati.

Le banche, esaurita l’onda lunga dei mutui subrpime, tornano a registrare interesse per il prodotto mutuo.

Il 2010 segna decisamente il miglior anno per il settore degli ultimi cinque.

Nel 2009 continua l’attenzione nelle politiche di credito da parte degli istituti che incidono negativamente sui volumi di mutui erogati.

L’accesso al credito si restringe a favore dei cittadini Italiani.

Il sentiment dei consumatori è (ancora) in una fase positiva, i dati macroeconomici sembrano trasmettere fiducia: assistiamo ad un rimbalzo della richiesta di finanziamento.

Nel 2008 – ultimo anno preso in analisi – le erogazioni diminuiscono per il secondo anno consecutivo, influenzate dall’attenzione alle politiche del credito degli istituti che registrano un aumento delle sofferenze sui mutui erogati negli anni precedenti.

La domanda di credito cala, ma in maniera moderata, il mercato resta ancora influenzato dal fenomeno “subprime”.


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Città grandi e immobili commerciali, il mercato riparte da lì

citta1Che fosse una ripresa a zig zag lo si era capito dai dati sullo stato di salute del mercato immobiliare italiano che si sono succeduti degli ultimi trimestri, dove a cifre con davanti il segno più si sono alternate altrettante cifre a segno meno.

Niente cambio di rotta deciso e preciso, dunque, piuttosto un limbo, dove ad un passo avanti spesso e volentieri segue un passo indietro.

E in attesa di una vera svolta, meglio accontentarsi dei rimbalzi di mercato su volumi di vendite scesi a livelli “che più bassi non si poteva”.

Questo dicono anche gli ultimi dati diffusi dall’Istat che riguardano gli atti firmati davanti ai notai per compravendite e mutui chiusi nel corso del terzo trimestre del 2014.

Da luglio a settembre dell’anno passato, il mercato immobiliare ha ripreso a crescere – scrive l’Istat nel dossier scaricabile in allegato in versione integrale – segnando un +3,7% sul terzo trimestre 2013, dopo la battuta d’arresto del secondo trimestre.

Nei primi nove mesi dell’anno, la crescita è stata dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2013 (per un totale di 425.975 le convenzioni rogate).

Sempre rispetto al terzo trimestre del 2013, i segnali di miglioramento riguardano sia il comparto delle abitazioni (+3,7%), sia il comparto economico (+4,8%), definizione sotto il cui cappello finiscono negozi, uffici e gli altri spazi commerciali, artigianali e industriali.

Le case in termini assoluti pesano per oltre il 90% delle transazioni totali, ma si stanno muovendo più lentamente rispetto agli altri asset.

I notai che hanno sede nelle grandi città italiane sono i principali beneficiari di questi segnali positivi che arrivano dal mercato, con aumenti del 4,8% sul comparto abitativo (contro il +2,8% degli archivi notarili con sede nelle città più piccole) e del 14,7% sul comparto economico (a fronte dello -0,9% nei centri minori).

Bene anche i mutui per comprare casa, che registrano uno spiccato aumento (+13,9%, per un totale di 66.350 nuove pratiche).

Nei primi nove mesi dell’anno, la crescita è stata del 7,8% per un totale di 201.079 rogiti firmati.

Numeri tutt’altro che scontati, viste le difficoltà che le banche hanno avuto ad erogare credito negli ultimi anni.

Anche in fatto di finanziamenti si replica quindi il gap tra grandi e piccole città già visto nel conteggio delle compravendite, dove le “big” sembrano fare da apripista: il balzo in avanti dei mutui negli Archivi notarili dei grandi centri è stato stato del 16 6,1%, mentre nei centri più piccoli del 12,4%.


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Immobili produttivi: nel 2015 gli imprenditori restano in affitto C.G. 28/01/2015

immobili produttiviPer il segmento degli immobili non residenziali il 2015 si prospetta ancora un anno dominato da prezzi d’acquisto e canoni di locazione in calo.

Anche per i volumi di compravendite niente di nuovo all’orizzonte: il 2015 sarà un anno simile al precedente.

La scelta di prendere in affitto gli spazi dove svolgere la propria attività sarà quindi un diktat per gli imprenditori.

Questo il quadro per l’anno appena iniziato tracciato da un report Tecnocasa.

La novità potrebbe essere una maggiore facilità da parte dei proprietari a trattare in ribasso i canoni di locazione rispetto alle resistenze del passato, fanno però sapere dall’ufficio studi del gruppo di agenzie immobiliari in franchising, coordinato da Fabiana Megliola (foto).

Colpa del fisco: l’aggravio di tasse, che su questo segmento di mercato si è fatto sentire in modo importante, sta portando ad una maggiore flessibilità dei proprietari che puntano alla continuità dei pagamenti.

Anche i grandi marchi, alla ricerca di negozi per nuove aperture, chiedono un ribasso dei canoni di locazione, focalizzando il loro interesse sulle top location dello shopping delle grandi città italiane.

Rimarrà sempre alta l’attenzione per negozi in cui insediare attività legate al food.

Le vie non di passaggio soffriranno di più rispetto a quelle più transitate.

Sul fronte uffici lo scenario si profila simile, anche se c’è da segnalare qualche segnale di maggior interesse da parte delle aziende, per lo più multinazionali, in cerca di spazi direzionali.

Le location centrali o posizionate in zone ben servite dalla metropolitana sono e rimarranno le preferite.

Per risparmiare si riducono le metrature o si decentra la posizione (si registra a questo proposito un ritorno d’interesse sui centri direzionali di nuova costruzione posizionati nell’hinterland delle grandi città, facilmente raggiungibili e con ampi parcheggi).

Milano, ad esempio, sotto questo aspetto fa testo: sono infatti attesi nuovi spazi dedicati agli uffici, ristrutturati e adeguati ai nuovi standard.

Le posizioni centrali tengono per l’insediamento di uffici di rappresentanza.


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La signora Anna, 80 anni, sotto sfratto: io, vittima del governo Renzi

sfratti roma

Il no dell’esecutivo alla proroga del blocco degli sfratti rischia di far finire in strada migliaia di anziani soli e malati. Solo a Roma ci sono 3mila le famiglie con l’intimazione a andare via per contratto scaduto non per morosità.

Il 29 gennaio busserà alla porta di Anna Badatin l’ufficiale giudiziario. Non è la prima volta, la donna ha 80 anni e già da tempo il proprietario di casa sta provando a mandarla via nonostante paghi ogni mese con grande puntualità l’affitto, i canoni accessori e tutti i conguagli richiesti. Finora il governo aveva prorogato il blocco degli sfratti e offerto una possibilità a chi era in difficoltà. Quest’anno il governo ha scelto di cambiare verso e dire addio alle proroghe. “Il ministro Lupi non vuole, e noi che fine faremo?”, si chiede la signora. Il ministro ha spiegato di aver stanziato fondi e di voler risolvere il problema in modo diverso ma quando il 29 gennaio l’ufficiale giudiziario busserà alla porta che cosa gli dirà la signora Betadin? Che il governo ha promesso una cifra che sembra sostanziosa ma in realtà è la somma degli stanziamenti fino al 2020? E che cosa gli dirà il signore del piano di sopra che si trova nella stessa situazione e con un tumore da curare e anche un giorno di tranquillità in meno perché da lui l’ufficiale arriverà già domani?

Siamo a via Giolitti in quelle che un tempo erano le case dei ferrovieri. In cambio della loro piena disponibilità, e quindi della possibilità di chiamarli a qualsiasi ora della notte oltre al normale lavoro durante il giorno, gli operai ottenevano un appartamento a due passi dalla stazione. In caso di incidenti o guasti, in cinque minuti erano sul posto, pronti ad intervenire. Nulla di lussuoso. Visto dall’esterno il palazzo sembra un blocco di marmo circondato dai binari: quelli del tram lungo la strada e quelli dei treni sul lato opposto. Il marmo è lo stesso della stazione Termini perché della stazione l’edificio è sempre stato il prolungamento naturale.

Il marito della signora Anna, Ubaldo Urbani, aveva ottenuto uno dei 12 appartamenti del palazzone. Era uno dei più piccoli, al piano terra, 80 metri quadrati circa, una cucina e due stanze con vista sulla mensa delle ferrovie e unite sul lato opposto da un lungo corridoio buio. Quello che basta per crescere tre figli e vivere in modo dignitoso a chi, per anni, è stato costretto a correre nel cuore della notte, prima come operaio poi come verificatore.

All’inizio degli anni Novanta arriva il momento di andare in pensione. Purtroppo due anni dopo una malattia si porta via Ubaldo, la signora Anna rimane da sola con la pensione di reversibilità del marito nella piccola casa dal corridoio buio e la vista sulla mensa dei ferrovieri.

Un giorno arriva una lettera. Il proprietario del palazzo fa capire che c’è una possibilità di acquistare ma promette di lasciare comunque gli inquilini in affitto nell’appartamento, a patto che paghino e abbiano un reddito inferiore a 58 milioni di euro l’anno. “E chi li aveva! Magari avessimo avuto una cifra simile, saremmo andati a vivere altrove. E, quindi, non ci siamo preoccupati” racconta la signora Anna. Nel frattempo, però, le Ferrovie sono state spezzettate, gli immobili sono diventati di proprietà della società Metropolis poi passeranno a Grandi Stazioni, una Spa controllata al 60% da Ferrovie dello Stato e al 40% dalla società Eurostazioni Spa, di cui fanno parte Edizione Srl (Gruppo Benetton), Vianini Lavori Spa (Gruppo Caltagirone), Pirelli & C. Spa (Gruppo Pirelli) e Sncf Partecipations S.A. (Société Nationale des Chemins de Fer).

Non è solo una questione di nomi, per gli inquilini del palazzo cambia tutto. Siamo nel nuovo Millennio, la signora Anna ha settant’anni e un’invalidità all’80%: non le toglie la possibilità di camminare ma gli acciacchi si sentono. I figli sono lontani, ognuno di loro ha la sua famiglia. Nel 2006 scade anche l’ultimo contratto stipulato con Metropolis. La signora Anna e Marino Riva, l’inquilino del piano di sopra, mandano lettere su lettere per chiedere il rinnovo, nessuna risposta. La signora Anna inizia a preoccuparsi: senza contratto non ha più alcuna protezione. Fa domanda per un alloggio popolare, le assegnano un punteggio abbastanza alto: invalida, vedova e con un reddito non alto come potrebbe essere diversamente? Se il Comune di Roma assegnasse delle case popolari potrebbe anche ottenerne una. Ma in Campidoglio nulla si muove.

La signora Anna è costretta a rimanere dov’è. Se potesse lascerebbe quest’appartamento dove la vita diventa ogni giorno più difficile. In bagno e in quella che un tempo era la stanza dei figli sono pure scoppiati i tubi del riscaldamento, la casa si è mezza allagata e nessuno è venuto ad aggiustarli. Ma di affitto paga 96 euro, più altri 116 di oneri accessori. Se si sommano anche i conguagli, le spese di gas, luce, telefono, riscaldamento e nettezza urbana ogni mese vanno via almeno 400 euro. Ne entrano poco meno di mille grazie alla pensione del marito, vuol dire rimanere con 500 euro per vivere. “Va bene così ma non ho i soldi per andare ad affittare un’altro appartamento con i prezzi che ci sono a Roma”, spiega. Invia altre lettere per proporre un aumento di affitto, vorrebbe pagare anche il doppio, ma nessuno risponde. E’ un dialogo fra sordi. Grandi Stazioni non ha alcuna intenzione di lasciare lei e l’altro ex-ferroviere dentro quelle case, e non importa se anche Marino Riva ha un’invalidità all’80% e ora un tumore accertato per cui sta iniziando a curarsi. A poco a poco è riuscito a mandare via la gran parte dei vecchi inquilini dal palazzone di marmo, per riempirlo di uffici e di affitti che nemmeno l’intera pensione della signora Anna basterebbe per pagare.

Nel 2008 arriva il primo ordine di sfratto, nel 2011 la sentenza che rende lo sfratto esecutivo. Da quel momento a salvare la signora Anna e Marino Riva sono solo il governo e la proroga del blocco agli sfratti per persone in condizioni di particolare bisogno come loro. Quest’anno la proroga non è stata riconfermata, il governo ha annunciato misure di sostegno ma quando la settimana prossima l’ufficiale giudiziario busserà alla porta la signora Anna che cosa gli dirà per evitare di finire sotto un ponte? ‘Gli dirò che il governo ha promesso un sostegno – mormora fa sé la signora Anna – ma finirà che prima o poi ci manderanno via come bestie’.

articolo di FLAVIA AMABILE

 

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Casa, sgomberati gli uffici dell’anagrafe occupati dai movimenti.

Roma_-_Via_L._Petroselli

Sono stati sgomberati stamattina gli uffici dell’Anagrafe di Roma occupati alcuni giorni fa dai movimenti di lotta per l’abitare. I locali di via Luigi Petroselli, al centro storico, erano stati occupati alcuni giorni fa dai militanti per protesta contro l’articolo 5 del Piano Casa.- «La scelta dello sgombero rappresenta la risposta più chiara alle richieste avanzate dai movimenti: nessuna disponibilità a mettere in discussione una legge odiosa che sostiene la speculazione e cancella il diritto alla casa in questo paese». Con queste parole i movimenti per il diritto all’abitare commentano lo sgombero del presidio agli uffici dell’Anagrafe del comune di Roma avvenuto questa mattina. «Anche i tentativi di mediazione del neo assessore Danese – spiegano – risultano inutili di fronte a tanta protervia. Il decisionismo renziano viene adottato e sostenuto dall’amministrazione e dalla prefettura romana. Al confronto si preferiscono le divise e i manganelli. Si preferisce continuare a sguazzare nell’emergenza piuttosto che affrontare le questioni sollevate dai movimenti e mettere mano a interventi strutturali e definitivi». I movimenti chiudono poi la nota annunciando una manifestazione per sabato prossimo. «Le dimissioni di questa giunta sono ormai inappellabili – affermano -, il mondo di sopra va tolto di mezzo!».«È previsto per mercoledì mattina, nella sede del dipartimento capitolino Politiche abitative, al Quadrato della Concordia, l’incontro fra i Movimenti per il diritto all’abitare e gli assessori alle Politiche abitative di Roma Capitale, Francesca Danese, e della Regione Lazio, Fabio Refrigeri». Lo ha annunciato Cristiano Armati del Coordinamento cittadino lotta per la casa, durante la conferenza stampa in corso davanti all’Anagrafe di viale Petroselli, sgomberata stamattina dalle forze dell’ordine dopo un’occupazione di due settimane. Sul tavolo, spiega, «la delibera della Regione Lazio sull’emergenza abitativa, varata lo scorso anno e finora in sostanza osteggiata dal Governo con il suo Piano Casa e rallentata dal Campidoglio quando era assessore Daniele Ozzimo, poi coinvolto nella vicenda ‘Mafia Capitalè». In particolare, sottolinea Armati, «chiediamo che tutti coloro che vivono negli stabili occupati e censiti abbiano il pieno diritto alla residenza e a tutto quanto ne consegue, a partire dal diritto all’istruzione e alla sanità».

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Piano Casa: in quali Regioni è ancora in vigore?

italia

Nessun Piano Casa per Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia. Mentre molte Regioni hanno prorogato fino a dicembre 2015, altre hanno introdotto delle novità importanti e proroghe fino al 2017.

 

Se in Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia è già scaduto da un po’ di tempo, altre Regioni hanno invece deciso di prorogarlo per uno o addirittura due anni. Stiamo parlando del Piano Casa sugli ampliamenti edilizi e le ricostruzioni introdotto nel 2008 dal Governo Berlusconi ed ancora oggi in vigore in alcune Regioni e addirittura permanente in altre (Umbria, Valle d’Aosta e Provincia di Bolzano).

ULTIME PROROGHE. Le ultime Regioni ad aver deciso di prorogare in ordine di tempo il Piano Casa sono state Calabria, Abruzzo, Puglia, Piemonte e Marche.

Nello specifico, in Calabria il Piano è stato prorogato fino al 31 dicembre 2016, mentre in Abruzzo si è deciso di posticipare di un anno il termine per la presentazione delle domande (31/12/2015).

In Puglia, invece, oltre la proroga al 31 dicembre 2015 sono state approvate alcune novità come, ad esempio, il bonus del 20% di ampliamento rispetto alla volumetria esistente, ora applicabile anche agli immobili non residenziali con volumetria esistente prima dei lavori inferiore o pari a 500 metri cubi.

Infine, in Piemonte sarà possibile continuare a usufruire dei permessi di ampliamento ancora per tutto il 2015, mente nelle Marche – oltre allo slittamento dei termini al 31 dicembre 2016 – la nuova disciplina prevede il recupero e la trasformazione dei sottotetti.

LE ALTRE REGIONI. Ricordiamo che in Basilicata, Sicilia e Toscana la proroga del Piano Casa fino al 31 dicembre 2015 era già stata approvata nel 2014, mentre Campania eMolise già nel 2013 avevano votato positivamente per prolungare rispettivamente fino al 10 gennaio 2016 e al 31 dicembre 2015 il bonus cubature.

SCADENZA AL 2017 PER FRIULI, LAZIO e VENETO. Nel 2017 scadranno invece i Piani di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lazio.

Oltre alla proroga, il Lazio ha deciso di riscrivere quasi completamente il Piano Casa (leggi qui). Rispetto al Piano precedente, il nuovo prevede numerose modifiche, a partire dall’eliminazione della premialità di un aumento di cubature del 10% sulla volumetria dell’intero piano attuativo del piano regolatore per le costruzioni nelle aree libere edificabili. In tal modo la premialità consiste solo nel cambio di destinazione d’uso. Una seconda modifica di rilievo riguarda l’introduzione di norme che vincolano le risorse aggiuntive derivanti dal Piano casa alla realizzazione di opere e servizi per i cittadini: se non si potranno realizzare i servizi, secondo quanto stabilito dal Piano regolatore, è prevista infatti la cosiddetta “monetizzazione degli standard urbanistici”, ossia un pagamento sostitutivo vincolato alle modifiche introdotte. Per questo, inoltre, vengono cambiate le norme che andavano ad incidere sulla pianificazione urbanistica attraverso un sistema di deroghe – in particolare i cambi di destinazione d’uso – con relativo premio di cubatura, restituendo centralità alle Giunte e ai Consigli comunali.

IN VENETO EMANATA UNA CIRCOLARE ESPLICATIVA. In Veneto, invece, la riformulazione del Piano Casa che ha fissato la scadenza al 2017 è stata duramente criticatata, tanto che la Regione è dovuta intervenire con una circolare esplicativa che fornisce indicazioni al fine di superare eventuali dubbi interpretativi e rendere uniforme l’applicazione delle recenti norme regionali che reiterano il Piano Casa (L.R. n. 32/2013).

La circolare, che spiega dettagliatamente come si applica la legge, ha ottenuto il parere della competente commissione consiliare e sarà trasmessa ai comuni e alle Province sostituendo le precedenti (leggi qui).

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Nuovo catasto, primo incontro tra Entrate e associazioni

Prevista la suddivisione degli immobili urbani in due grandi gruppi: la categoria ordinaria e la categoria speciale.

Venerdì scorso si è tenuto a Roma un importante incontro fra l’Agenzia delle entrate-ramo territorio e il Coordinamento nazionale interassociativo Catasto, costituito da Abi, Ance, Ania, Casartigiani, Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confindustria e Fiaip.

Le linee guida dell’attuazione della riforma sono state illustrate dalla dott.ssa Gabriella Alemanno, vicedirettore dell’Agenzia delle entrate, mentre gli aspetti tecnici dell’operazione sono stati trattati dal dott. Gianni Guerrieri, presente insieme a numerosi dirigenti dell’Amministrazione.

GLI ANNI DI RIFERIMENTO. Nel corso dell’incontro, l’Agenzia del territorio ha confermato – riferisce una nota di Confedilizia – che gli anni che saranno presi a riferimento ai fini della determinazione di valori e rendite degli immobili saranno il 2012, il 2013 e il 2014 e che le aste giudiziarie saranno considerate ai fini della determinazione del valore degli immobili, così come del resto fa già l’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia. E’ stato confermato, anche, che l’orizzonte temporale della riforma è quinquennale.

IL NODO DELL’INVARIANZA DI GETTITO. Un acceso confronto si è avuto tra Agenzia e Coordinamento in merito alla norma in tema di invarianza di gettito, che la prima considera da valutarsi negli effetti su scala nazionale e non su scala comunale, rendendola quindi controllabile, come la Confedilizia interpreta invece il disposto della legge delega. Altrettanto, opinioni radicalmente diverse sul fatto che si vogliano modificare gli ambiti territoriali dell’OMI, peraltro sulla base di imprecisi criteri.

A RISCHIO GLI IMMOBILI STORICO-ARTISTICI. Per gli immobili storico-artistici gli esponenti dell’Agenzia del territorio hanno riferito che i castelli saranno inquadrati in uno speciale Gruppo catastale mentre la posizione dei palazzi storici sarà singolarmente esaminata per inquadrare gli stessi, in ragione della prevalenza dell’aspetto abitativo o monumentale, nell’anzidetto Gruppo o in quello degli immobili ordinari.

All’uscita dall’incontro, il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato: “L’incontro è stato abbastanza deludente e particolarmente preoccupante in ispecie relativamente al trattamento degli immobili storico-artistici. Comunque, speriamo in miglioramenti anche con il concorso dell’Ufficio legislativo del Ministero delle finanze, che ha attualmente all’esame il provvedimento, per il quale contiamo su una approfondita valutazione anche da parte del Consiglio dei ministri, che lo esaminerà nella seconda metà di febbraio e, comunque, delle Commissioni Finanze di Senato e Camera. Nel fissare valori e rendite non si può infatti prescindere dall’attuale smodata pressione fiscale”.

SI PARTIRÀ DAI ROGITI 2012-2014. Il secondo decreto attuativo della delega fiscale – dopo quello sulle commissioni censuarie – arriverà in Consiglio dei ministri nella seconda metà di febbraio, e dovrebbe prevedere, come punto di partenza per la definizione dei nuovi valori catastali, i rogiti dell’ultimo triennio (2012-2014), tenendo presenti anche le aste giudiziarie. Il calcolo del valore catastale si baserà su un algoritmo determinato in base alla categoria dell’immobile e alle zone.

NUOVE CATEGORIE CATASTALI. È prevista la suddivisione degli immobili urbani in due grandi gruppi (anziché i 5 attuali): la categoria ordinaria e la categoria speciale.

Nella categoria ordinaria rientreranno gli immobili “a destinazione ordinaria” – le abitazioni – identificati con la lettera “O”. Questa categoria sarà articolata in 8 sub-categorie – da O/1 a O/8.

Nella categoria speciale andranno gli immobili “a destinazione speciale”, identificati dalla lettera “S”. Qui saranno previste ben 18 sotto-categorie in base alla tipologia di attività degli impianti – ambiente, industria, energia, logistica miniere – o degli immobili occupati da servizi (commerciali, direzionali, sanità scuole, eccetera).

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