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Local tax per abitazione principale, spunta un ribasso dell’aliquota al 2 per mille

La nuova ipotesi allo studio del Governo prevedrebbe per l’abitazione principale un’aliquota del 2 per mille con una detrazione fissa di 90 euro, che allargherebbe la platea di abitazioni esenti dalla tassa unica locale

Dalla risposta ad un question time di ieri del Ministro dell’Economa Padoan in Senato, spunta una nuova ipotesi allo studio del Governo in relazione alla “local tax”, ovvero la «tassa unica» locale che accorperà IMU e TASI. Mentre la prima bozza di emendamento alla Legge di Stabilità prevedeva per l’abitazione principale un’aliquota standard del 2,5 per mille con una detrazione fissa di 100 euro, ora una nuova riflessione governativa prevedrebbe un abbassamento dell’aliquota al 2 per mille con una detrazione fissa di 90 euro. In questo modo, l’aliquota, riducendosi di 1/5, scenderebbe in misura maggiore rispetto alla detrazione (che scenderebbe solo del 10%) e ciò comporterebbe un allargamento della fascia di esenzione fino a comprendere 3,2 milioni di abitazioni (contro i 2,6 milioni). L’ipotesi allo studio del Governo, se confermata, si tradurrà probabilmente in un emendamento al Ddl di Stabilità da presentare in Senato.

 Fonte: Il Sole 24 Ore

http://www.fiscoetasse.com/rassegna-stampa/19023-local-tax-per-abitazione-principale-spunta-un-ribasso-dell-aliquota-al-2-per-mille.html?ric=12370&rac=Guazza

 

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La Local tax rischia di slittare: chi l’anno prossimo pagherà più tasse sulla casa

La Local tax rischia di slittare: chi l’anno prossimo pagherà più tasse sulla casa
L’introduzione della Local tax, che dal 2015 avrebbe dovuto assorbire i due tributi immobiliari Tasi ed Imu, rischia di slittare al 2016, secondo l’ipotesi emersa ieri in un vertice tecnico di Palazzo Chigi.
In tal caso l’anno prossimo “le famiglie correranno il pericolo che l’aliquota Tasi sulle abitazioni principali aumenti fino al 6 per mille”. A dare subito l’allarme è la Cgia di Mestre, secondo cui la legge che ha istituito il tributo sui servizi indivisibili sulla prima casa non lascia dubbi: “per il primo anno di applicazione, il 2014 per l’appunto, l’aliquota base è prevista all’1 per mille, mentre quella massima può arrivare fino al 2,5 per mille per salire ulteriormente fino al 3,3 per mille nel caso in cui il Comune introduca delle detrazioni a favore delle famiglie meno abbienti; tuttavia, a partire dal 2015, la legge prevede che l’aliquota possa addirittura salire fino al 6 per mille.
Questa ultima ipotesi, sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “pareva scongiurata con l’introduzione della local tax che dall’anno prossimo. Se il debutto della local tax dovesse effettivamente slittare al 2016, così come riportato dalle fonti parlamentari di questi giorni, l’anno prossimo corriamo il pericolo di subire un aumento boom della Tasi sulla prima casa. Infatti, con l’ulteriore contrazione dei trasferimenti che i Comuni subiranno con la legge di Stabilità 2015, i Sindaci non avranno altra scelta: dovranno agire sulla leva fiscale, molto probabilmente ritoccando all’insù l’aliquota Tasi”.
I Comuni che hanno applicato quest’anno l’aliquota massima del 3,3 per mille hanno incassato mediamente 347 euro per un’abitazione di tipo civile A2; nel caso in cui l’anno prossimo l’aliquota venga aumentata al 6 per mille, i proprietari di prima casa pagheranno 631 euro: praticamente quasi il doppio. La stessa cosa si verificherà per un’abitazione di tipo economico A3: dai 233 euro pagati quest’anno si raggiungeranno i 424 euro nel 2015.
Anche peggio andranno le cose per i proprietari di prima casa che nel 2014 hanno dovuto applicare aliquote inferiori al 3,3 per mille. Alla luce del fatto che l’aliquota media Tasi applicata quest’anno è stata del 2,3 per mille, l’eventuale incremento al 6 per mille farebbe schizzare il gettito riferito ad un’abitazione A2 da 242 euro pagati nel 2014 a 631 euro da versare nel 2015 (variazione + 160 %). Per un A3, invece, si passerebbe dai 134 euro di quest’anno ai 424 euro da versare l’anno prossimo (variazione + 216,4%).
Analisi simile arriva da Valerio Angeletti, presidente nazionale Fimaa (Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari), che commenta così l’ipotesi di rinvio della Local tax al 2016: “A rischiare di più sarebbero i proprietari che abitano nei Comuni dove l’aliquota Imu è cresciuta maggiormente fra il 2012 e il 2013. Fare chiarezza, semplificando con una tassa sulla casa unica e secca, così come annunciato dal premier Renzi lo scorso ottobre, avrebbe voluto dire mettere ordine nella giungla delle imposte sul mattone, dando qualche occasione di ripresa al settore delle compravendite immobiliari. L’immobiliare è il motore per far ripartire il Paese. Quello che serve per rimettere in moto la macchina delle compravendite immobiliari e l’intero indotto è uno choc che dia fiducia ai cittadini e a tutto il sistema Italia, a partire dall’abbassamento della pressione fiscale sul mattone. Senza tasse eque e chiare non si va da nessuna parte”.

http://www.monitorimmobiliare.it/la-local-tax-rischia-di-slittare-chi-l-anno-prossimo-paghera-piu-tasse-sulla-casa_201412111726

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Lo smart working arriva in banca: lavori da casa, o da un’altra sede, per 8 giorni al mese

Quel bancario con le maniche della camicia bianca tirate su per non sporcarle di inchiostro, chiuso nel suo ufficetto, in una dimensione stanziale è una figura polverosa che ormai fa parte degli archivi delle banche.

Ancor di più adesso che nel credito è arrivato lo smart working, che trova la prima applicazione nel gruppo Intesa Sanpaolo, dove ieri azienda e sindacati hanno siglato un accordo che farà partire, in via sperimentale da marzo 2015, con termine a dicembre, un progetto di lavoro nuovo. «La nostra è una società nomade dove le nuove tecnologie possono essere sfruttate per dare un contributo a un’organizzazione del lavoro diversa. Fare smart working significa muoversi rispetto alle proprie esigenze e alle esigenze dell’azienda», spiega il chief operating officer Eliano Omar Lodesani.
 Quando è diventato titolare del nuovo incarico, lo scorso giugno, racconta di aver ricevuto molte richieste da parte dei lavoratori per poter lavorare in un luogo diverso dalla sede di assegnazione. Da casa, ma non solo e non necessariamente. La storia dello smart working in Intesa Sanpaolo nasce dal basso, dai lavoratori ed è stata oggetto di un confronto col sindacato. Quel che più conta però, alla fine, è «riuscire a fare le cose – osserva Lodesani -. Siamo stati i primi a raggiungere un accordo con i sindacati sui matrimoni non civilmente riconosciuti, oggi siamo i primi a fare un accordo sullo smart working con cui vogliamo essere vicini alle nostre persone che per noi sono al centro. Sono convinto che se i nostri collaboratori sono a proprio agio lavorano meglio e responsabilmente. E la loro performance è migliore».
Come spiega una nota dell’azienda, lo smart working prevede «lo svolgimento della prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede di assegnazione». Questo significa che sarà possibile lavorare «dai cosiddetti hub aziendali, ossia uffici diversi dal proprio, previa prenotazione». Oppure «da casa o dal cliente, nell’ambito delle regole aziendali». La modalità di lavoro porterà le persone, fisicamente, sempre più fuori dalla sede del posto di lavoro. Questo è «un grande valore aggiunto offerto dalle nuove tecnologie. E genera a sua volta più valore per l’azienda attraverso le persone che si muovono». Gli esempi che si possono fare sono molteplici. In una multinazionale come Intesa Sanpaolo c’è chi, per esempio, sopporta un pendolarismo molto forte. «Con lo smart working invece di stressarsi sul pendolarismo, si può lavorare da un’altra sede e guadagnare tempo di vita», spiega Lodesani.

Ma, per fare un altro esempio, ci possono essere anche le mamme con i bambini piccoli, malati, a casa che sono fisicamente in ufficio ma con la mente altrove. Con lo smart working «possono lavorare da casa, essere più tranquille e dare un contributo maggiore», continua il manager. Per sgombrare tutti i dubbi l’iniziativa sarà accompagnata da interventi di informazione e formazione.A beneficiare di questa opzione sarà soprattutto chi opera nei servizi centrali e i gestori della rete.

C’è un tetto, per ora: otto giorni al mese. L’adesione sarà volontaria ma andrà concordata con il responsabile di filiale. Il progetto coinvolgerà in una prima fase i lavoratori di Banca Prossima e dell’area di Milano. Quanto ai numeri, «non vedo limitazioni e non penso che lo smart working porti uno scompenso operativo nell’azienda. Quando il progetto partirà valuteremo il perimetro delle richieste», sostiene Lodesani. Per i sindacati «quest’accordo è innovativo: coniuga le esigenze di produttività dell’azienda con quelle personali e di vita dei lavoratori», commentano Roberto Aschiero e Tiberio Carello, segretari di coordinamento Fabi Intesa Sanpaolo. «Per i dipendenti interessati abbiamo ottenuto tutte le garanzie del caso – spiegano -: volontarietà di accesso e possibilità di interrompere il progetto in qualsiasi momento, mantenendo invariate tutte le tutele previdenziali e di assicurazione sul lavoro».

 

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-12-11/lo-smart-working-arriva-banca-lavori-casa-o-un-altra-sede-8-giorni-mese–194958.shtml

 

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Sospesa gara Ater da 25 mln: l’ombra delle coop di Buzzi

“Proprio ieri il Comune ha detto che c’era una gara in corso per Ater per 25 milioni, anche questa e’ stata sospesa in attesa in informazioni, anche qui si profilava un’aggiudicazione a Buzzi e alle solite cooperative”. Cosi’ il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone in Commissione Antimafia. Pignatone ha inoltre ricordato che il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, “ha ritenuto di revocare un appalto per il cup del valore di non meno di 60 milioni di euro. I benificiari sarebbero stati in tutto ed in parte Buzzi o le sue cooperative”.

 

 

http://www.affaritaliani.it/roma/sospesa-gara-ater-da-25-mln-l-ombra-delle-coop-di-buzzi-111220114.html

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Alloggi popolari: in arrivo 68 milioni per ristrutturazioni necessarie

Alloggi popolari: in arrivo 68 milioni per ristrutturazioni necessarie
I fondi dovrebbero arrivare dal decreto “Emergenza abitativa”: l’obiettivo è abbassare il drammatico carico della tensione abitativa
Il tema degli alloggi popolari si colloca al centro del dibattito in queste settimane: la questione del disagio abitativo e del degrado delle strutture è stato posizionato sotto la bollente luce dei riflettori . Ma quali attività sta portando avanti il Governo per risolvere, almeno parzialmente, il problema? Alcune risposte non tardano a pervenire, ecco l’ultima: sono disponibili 68 milioni di euro per avviare un piano di ristrutturazione degli alloggi di residenza pubblica , un intervento che potrebbe alleggerire in maniera decisiva la tensione abitativa .

Il censimento del Governo
Ad annunciarlo è Enrico Seta , vertice della segreteria tecnica del dicastero delle Infrastrutture sotto l’egida del ministro Maurizio Lupi: “Il Governo – ha spiegato Seta durante un convegno organizzato da Federcasa – ha realizzato un censimento su dati delle Regioni sugli immobili da recuperare, dividendoli in due fasce: quelli che necessitano di interventi fino a 15mila euro e quelli fino a 50mila euro. Complessivamente gli alloggi su cui intervenire sono circa 20mila”.

68 milioni per ristrutturazione alloggi popolari
Seta ha poi sottolineato che “all’interno del decreto Emergenza abitativa , che dovrebbe essere firmato entro la fine dell’anno con l’intesa della Conferenza Stato-Regioni, ci sono disponibili 68 milioni, ma ci sarà la possibilità di attingere fino a 500 milioni al fondo istituito dal ministero delle Infrastrutture e alimentato dalle revoche di finanziamenti a opere pubbliche che non vengono realizzate entro i termini”.

A parere del responsabile della segreteria tecnica del ministro Maurizio Lupi “entro la prima metà del prossimo anno le ristrutturazioni potrebbero partire” .

 

 

http://www.ediliziaurbanistica.it/pf/widget-news/42036/Alloggi-popolari-in-arrivo-68-milioni-per-ristrutturazioni-necessarie

 

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Berlusconi: “Moratoria di 6 mesi delle imposte sulle compravendite di case”

U na moratoria di sei mesi delle imposte sulle compravendite di abitazioni: è la proposta che intende presentare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che l’ha annunciata in occasione dell’iniziativa “Basta tasse” tenutasi in piazza san Fedele a Milano.

“Visto che c’è la crisi delle imprese dell’edilizia, serve che per sei mesi le compravendite di case avvengano senza pagare soldi allo Stato. C’è bisogno di uno choc, questo lo è”, ha dichiarato Berlusconi.

DAL 1° GENNAIO 2014 L’IMPOSTA DI REGISTRO È PIÙ LEGGERA . Ricordiamo che dal 1° gennaio 2014 l’imposta di registro è più bassa e qualche impulso sulle vendite c’è stato, mentre si sono bloccate quelle del quarto trimestre 2013.

La nuova tassazione degli atti immobiliari è stata introdotta dal Dlgs n. 23/2011, come modificato dal Dl n. 104/2013 e dalla Legge di stabilità 2014 (Legge n. 147/2013). Dal 1° gennaio di quest’anno per i trasferimenti di immobili fuori campo Iva sono entrate in scena tre sole aliquote dell’imposta di registro : 2% per la prima casa, 9% per tutti gli altri beni immobili, 12%, a determinate condizioni, per i terreni agricoli e relative pertinenze. L’imposta di registro dovuta non può essere in ogni caso inferiore a 1.000 euro.

La riforma prevede un’imposta di registro leggera per i trasferimenti di case di abitazione, in cui il cedente è un privato. Ciò a patto che non si tratti di abitazioni di tipo signorile (cat. A/1), abitazioni in ville (A/8), castelli e palazzi di eminente pregio artistico e storico (A/9).

Inoltre, è aumentato da 168 a 200 euro l’importo di ciascuna delle imposte di registro, ipotecarie e catastali previste in misura fissa per gli atti soggetti a Iva.

ESENZIONE DALL’IMPOSTA DI BOLLO, DAI TRIBUTI SPECIALI CATASTALI E DALLE TASSE IPOTECARIE . A partire dal 1° gennaio 2014 è stato introdotto un regime di assorbimento che prevede l’esenzione dall’imposta di bollo, dai tributi speciali catastali e dalle tasse ipotecarie per gli atti per i quali trova applicazione l’articolo 1 della Tariffa, parte prima, allegata al TUR. Con riferimento alle imposte ipotecaria e catastale, la misura fissa di euro 50 è applicabile solo in relazione agli atti assoggettati all’imposta di registro di cui all’articolo 1 della Tariffa, nonché in relazione agli atti e alle formalità direttamente conseguenti posti in essere per effettuare gli adempimenti presso il catasto e i registri immobiliari.

STOP AGEVOLAZIONI . Sempre a partire dal 1° gennaio di quest’anno non trovano più applicazione quelle previsioni normative che stabiliscono misure agevolate dell’imposta di registro intese quali riduzioni di aliquote, imposte fisse o esenzioni dall’imposta; tali trasferimenti scontano, dunque, l’imposta di registro nella misura proporzionale ordinaria del 9, del 2 o del 12 per cento. Restano, invece, applicabili le agevolazioni tributarie riferite ad atti non riconducibili nell’ambito dell’articolo 1 della Tariffa, ovvero atti non riconducibili tra quelli traslativi a titolo oneroso della proprietà di beni immobili in genere o traslativi o costitutivi di diritti reali immobiliari di godimento, compresi la rinuncia pura e semplice agli stessi, i provvedimenti di espropriazione per pubblica utilità e i trasferimenti coattivi.

 

 

http://www.casaeclima.com/ar_20467__ITALIA-Il-parere-di…-compravendite-di-abitazioni-imposta-di-registro-Berlusconi-Moratoria-di-6-mesi-delle-imposte-sulle-compravendite-di-case.html

 

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Mutui casa, +30,5% nei primi dieci mesi del 2014

Nonostante la crisi ancora forte del mercato immobiliare, nei primi dieci mesi dell’anno i prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti del 30,5% rispetto allo stesso periodo del 2013. Nel periodo gennaio-ottobre l’ammontare erogato è arrivato a quota 20,2 miliardi di euro, superando il valore di 19,1 miliardi raggiunto nell’intero 2013.

Lo ha rilevato l’ABI spiegando che su novembre le indicazioni delle banche evidenziano un’attenzione crescente da parte delle famiglie. Probabilmente, a fine 2014 la crescita dei mutui sarà lievemente più elevata del 30,5% e sarà superato anche l’ammontare erogato nel 2012, pari a 20,7 miliardi.

SI STABILIZZANO I PREZZI DELLE CASE . Risultano ancora in calo o prezzi delle abitazioni, ma negli ultimi trimestri ci sono segni di stabilizzazione che lasciano intravedere un possibile cambio di tendenza. A luglio-settembre le transazioni di unità immobiliari sono tornate a crescere a quota 206.945 (+3,6% annuo), dopo parecchi trimestri in caduta libera interrotti solo nei primi tre mesi del 2014 da un primo debole segno positivo (+1,6%).

CALA LO SPREAD E AUMENTANO LE SURROGHE . Con i tassi d’interesse ai minimi, la percentuale di mutui a tasso variabile è passata dal 70% al 79% del totale. Con il calo degli spread si è registrata anche una crescita delle surroghe, soprattutto nel periodo più recente. Le surroghe sono comunque solamente il 3% circa sul totale dei finanziamenti.

PRESTITI A TASSO VARIABILE, SI RIALLINEANO I TASSI TRA ITALIA E AREA EURO . Il calo degli spread sta inoltre favorendo un riallineamento dei tassi tra Italia e l’area Euro sui prestiti a tasso variabile, una forbice che si era creata con la crisi del debito sovrano dalla fine del 2011.

 

http://www.casaeclima.com/ar_20472__ITALIA-Mercato-mutui-casa-ABI-Mutui-casa-305-nei-primi-dieci-mesi-del-2014-.html

 

 

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TASI, dal 1° gennaio l’aliquota massima potrebbe schizzare al 6 per mille

Col primo gennaio scatterà la possibilità per i Comuni di portare la TASI al 6 per mille, prevista dalla legge di stabilità approvata col Governo Letta un anno fa. La nuova legge di stabilità che entra oggi in aula alla Camera lascia in vigore la previsione in questione. In sostanza è incontrovertibile, e se ne ha la prova inconfutabile, che si vogliano ancora una volta aumentare le imposte sulla casa, e non di poco”.

A lanciare l’allarme Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, che chiede al Governo e al Parlamento di scongiurare l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2015 della norma che consente l’aumento della Tasi (tassa sui servizi indivisibili dei comuni) al 6 per mille, e che porterebbe a oltre 32 miliardi di euro il salasso per i contribuenti del gettito Imu-Tasi.

LA MASSIMA ALIQUOTA PASSEREBBE DAL 2,5/3,3 PER MILLE AL 6 PER MILLE. “L’aliquota massima della TASI che può essere stabilita dai Comuni passerebbe dal 2,5 per mille (o dal 3,3, se sono state previste detrazioni) al 6 per mille. E se tutti i Comuni arrivassero al massimo, così come è prevedibile facciano e così come insegna l’esperienza, il gettito delle imposte, solo locali, sulla casa raggiungerebbe i 32 miliardi e mezzo di euro, con un aumento in un solo anno di quasi 5 miliardi”, avverte il presidente di Confedilizia.

“Non sappiamo se questo sia il frutto di una deliberata scelta del pensiero maxieconomista, che ha nel Governo e nella dirigenza pubblica illustri rappresentanti. Se si vuole comunque evitare questa ulteriore ed irresponsabile crescita di un Fisco incivile sotto più aspetti, occorre – suggerisce Sforza Fogliani – correggere da subito lo scempio, abrogando con la legge di stabilità la normativa di cui s’è detto. Rimandare puramente e semplicemente la cosa al riordino della local tax non ci dà nessuna sicurezza , a parte che le indiscrezioni su quest’ultima imposta già riferiscono che la stessa prevederebbe un aumento delle aliquote sia per l’abitazione principale (dal 2,5 al 5 per mille) sia per tutti gli altri immobili, compresi quelli locati (dal 10,6 al 12 per mille)”.

 

http://www.casaeclima.com/ar_20435__ITALIA-Fisco-tasi-confedilizia-TASI-dal-1-gennaio-laliquota-massima-potrebbe-schizzare-al-6-per-mille.html

 

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Abitazione principale Prima casa, regole Imu per pagare la Tasi

Il 16 dicembre quasi 23 milioni di soggetti proprietari della casa in cui risiedonosaranno chiamati al pagamento della Tasi. In pochi eviteranno l’appuntamento con la tassa sul mattone: coloro che possiedono un immobile con un valore catastale che non genera imposta, in quanto completamente assorbita dall’eventuale detrazione riconosciuta dal Comune, quelli che hanno l’alloggio in uno dei rari Comuni che hanno escluso dalla tassa tutti gli immobili e, in molti casi, i proprietari delle abitazioni di lusso che scontano invece l’Imu.
L’abitazione principale
Ma procediamo con ordine partendo dalla definizione di abitazione principale che è la stessa dell’Imu. Si tratta dell’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Ne discende che in caso di utilizzo di più unità abitative, il contribuente dovrà scegliere quale di esse considerare abitazione principale con conseguente esclusione dall’Imu e assoggettamento, nella generalità delle situazioni, alla Tasi. Tutte le altre unità saranno considerate immobili diversi dall’abitazione principale. È da ritenere che questa regola incontri una deroga quando l’accatastamento unitario sia precluso dalla diversa titolarità dei due beni, come si verifica nel caso in cui un appartamento risulti in proprietà alla moglie e l’altro al marito, fermo restando l’unitario utilizzo come abitazione principale di entrambi. In questa ipotesi, infatti, è possibile richiedere un accatastamento unitario delle due unità, in esito al quale le due unità vengono considerate come porzioni di un unico complesso immobiliare, pur conservando rendite catastali separate (Direzione centrale del catasto, nota n. 15232 del 2002). Affinché l’unità immobiliare possa essere considerata abitazione principale, è poi necessario che il proprietario vi dimori abitualmente e, inoltre, che lì abbia la residenza anagrafica. Vi è però un’eccezione, che riguarda gli appartenenti al comparto sicurezza, ai quali non sono richieste le condizioni della dimora e della residenza in relazione, però, a un solo fabbricato, purché non di lusso e non locato.
I coniugi
Va poi ricordato che in presenza di coniugi non separati ma con residenze diverse in due unità abitative possedute dagli stessi soggetti, occorre distinguere a seconda che i due immobili siano, o meno, nello stesso Comune. Nella prima ipotesi, solo uno dei due fabbricati sarà considerato abitazione principale sulla base della scelta operata dai contribuenti. Nella seconda eventualità, invece, entrambi sono abitazioni principali. Le stesse regole previste per il calcolo della Tasi dovuta per l’abitazione principale trovano applicazione anche alle pertinenze di cui all’articolo 817 del Codice civile, si ritiene però, con le stesse limitazioni previste per l’Imu: ossia si deve trattare di una sola unità immobiliare per ciascuna delle categorie catastali C2 (depositi), C6 (autorimessa) e C7 (tettoie, chiuse o aperte). In pratica, si potranno avere, al massimo, tre pertinenze: una accatastata in C2, l’altra in C6 e la terza in C7. Le pertinenze richiedono particolare attenzione anche con riguardo all’eventuale detrazione che il comune potrebbe aver collegato alle rendite catastali. Alcune delibere prevedono, invero, la quantificazione della detrazione in ragione della rendita del solo appartamento; altre, invece, con riguardo alla sommatoria delle rendite dell’abitazione e delle relative pertinenze. Rispetto al calcolo dell’imposta da versare entro il 16/12, occorrerà poi verificare quando il Comune ha inviato la delibera della Tasi al dipartimento delle Finanze per la pubblicazione sul sito internet del ministero. Se infatti la delibera è stata pubblicata entro il 31 maggio 2014, il contribuente dovrebbe aver già versato l’acconto entro il 16 giugno (termine differito al 16 ottobre se la delibera sia stata pubblicata entro il 18 settembre) e pertanto, il 16 dicembre, resterà da pagare il saldo. Diversamente, se la delibera è stata pubblicata dopo il 18 settembre, oppure non compare proprio sul sito ministeriale in quanto non adottata o non trasmessa, il tributo sarà dovuto in unica soluzione, sempre entro il 16 dicembre, con applicazione dell’aliquota di base dell’1 per mille.
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Gli esempi
IL COMPROPRIETARIO
Contribuente comproprietaria assieme al figlio del 50% di un appartamento e relativo garage posti a Bologna. Nell’immobile risiede solo lei. L’abitazione, non di lusso, ha una rendita di € 1.301,47 (valore € 218.646,96); il garage di € 182,62 (valore € 30.680,16). L’aliquota fissata dal Comune è del 3,3 per mille. L’imposta lorda ammonta, pertanto, a € 411,39 (€ 249.327,12 x 0,33% * 50%) che va ridotta dell’importo di € 25,00 come previsto dal Comune sulla base della sommatoria dei valori dell’appartamento e del garage. L’imposta dovuta, su base annua, è quindi di € 386,39. Posto che a giugno la contribuente ha versato un acconto di € 193,00, entro il 16 dicembre dovrà corrispondere la restante somma a saldo. Il figlio non sarà tenuto al versamento della Tasi in quanto il Comune di Bologna ha escluso dalla tassazione gli immobili assoggettati all’Imu.
L’UNICO TITOLARE
L’esempio riguarda un proprietario al 100% dell’abitazione principale (rendita catastale 2.357,63 euro) con relativa pertinenza (rendita catastale 99,16 euro) nel Comune di Padova, con aliquota Tasi dello 0,27%. Il saldo da versare è di 557 euro (2.456,79 euro x 105% x 160 x 0,27% x 50%).
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Bologna: approvato un piano di oltre 800000 euro contro gli sfratti

Approvato il piano per attivare oltre 800.000 euro di risorse finanziarie nazionali e regionali con l’obiettivo di ridurre i problemi legati al disagio abitativo. Il nuovo protocollo d’intesa, promosso dalla Prefettura di Bologna tra Tribunale di Bologna, Provincia di Bologna, Comuni della Provincia di Bologna, Ordine degli avvocati di Bologna, sindacati ed associazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini, istituti di credito e fondazioni bancarie, recepisce la normativa nazionale sulla morosità incolpevole.
I contributi sono destinati sia a inquilini che proprietari e rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2016.
Nel caso degli inquilini , sono state messe in campo due misure distinte. La prima serve a coprire morosità pregresse che non superino i 10.000 euro, sia in caso di sfratto convalidato che non convalidato. La seconda invece consiste in un contributo a fondo perduto erogato a favore di coloro che, in situazione di sfratto convalidato ma non eseguito, decidano di stipulare un nuovo contratto in altro alloggio purché il nuovo canone di affitto sia sostenibile da parte dell’inquilino.
I proprietari potranno infine chiedere un contributo corrispondente a 6, 9 o 12 mensilità nel caso in cui lo sfratto, convalidato ma non eseguito, venga rinviato.
Comune di Bologna

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