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Apre la Bottega dei piccoli

Il “non negozio” dove scambiare vestiti e giochi.
Con il motto “niente sprechi!” si inaugura a Roma il prossimo 19 marzo la bottega del baratto pensata per i bambini che vivono in casa famiglia e in famiglie indigenti. Iniziativa della Onlus Terra dei Piccoli.
Una bottega del baratto, o meglio un “non negozio” dove scambiare e regalare senza denaro beni nuovi e usati per bambini e ragazzi. Apre a Roma (in via Montaione 44) la Bottega dei piccoli. L’iniziativa è dalla Onlus Terra dei Piccoli, la sua inaugurazione è prevista per il prossimo 19 marzo.

Come funziona? Per 15 euro all’anno si sottoscrive una tessera associativa che dà diritto a uno scambi senza limiti. Ogni volta che si lascia qualcosa in cambio o in dono, il responsabile del negozio lo valuta e accredita sulla tessera magnetiche personale il valore in “good money”, le monete elettroniche “buone” che servono per gli scambi successivi. Tutto quello che non entra in negozio per problemi di spazio o perché richiesto da situazioni di disagio viene regalato.

Lo scambio sarà possibile solo tra gli associati alla onlus muniti di tessera, mentre i principali beneficiari dei beni sono i bambini che vivono in casa famiglia e i bambini di famiglie indigenti che la Onlus Terra dei Piccoli segue. “Abbiamo progettato questa iniziativa cercando di rispondere alle esigenze dei bambini che seguiamo – spiega la onlus -, mettendo attenzione alle preoccupazioni principali dei donatori”. Il motto dell’iniziativa è “Niente sprechi!”. “Riusare e condividere fa sfuggire alla discarica giochi, vestiti, scarpe e scarpine ancora nuovi, perché i bambini crescono in fretta e non fanno in tempo a consumarsi – aggiunge Terra dei piccoli -. Con gli scambi gli indumenti vengono usati più a lungo”.

La onlus garantisce, inoltre, che lo scambio o il regalo andrà veramente ai bambini in stato di bisogno, i cui stati di indigenza o di abbandono sono verificati e certificati dai servizi sociali pubblici. Fiorella Deodati, presidente di Terra dei Piccoli onlus, sottolinea che il “non negozio” si inserisce in un percorso tracciato da anni nella vista dell’associazione, che vuole proporre ai bambini e ai loro adulti di riferimento un modo nuovo per contrastare l’emarginazione, insieme alla riflessione sui temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. “In Italia poco meno di 2 milioni di minori, quasi 1 su 5, vivono in condizioni di povertà relativa, cioè in famiglie che possono permettersi un livello di spesa modesto e comunque inferiore alla linea mediana nazionale (fissata nel 2014 in 1.698 euro per una famiglia di 4 persone) – sottolinea -. La capitale purtroppo amplifica questi numeri”.

“Siamo contenti ed emozionati” dichiara Francesca Accettella, responsabile del negozio, “dopo 4 anni, Terra dei Piccoli Onlus è riuscita finalmente a realizzare uno spazio interamente dedicato al dono e allo scambio. Si tratta di una soluzione per affrontare in modo ecologico le nuove povertà, ma anche per promuovere e sostenere l’attenzione allo spreco. Viviamo in città sempre più segnate dall’inquinamento e dalla povertà, soprattutto infantile. Crediamo che sia possibile scegliere con gesti concreti una maggiore sobrietà e rispetto per le cose, per l’ambiente e per i bambini.”

“Stimiamo che lo spazio riesca a permettere lo scambio e il dono, durante l’anno, di oltre 1.000 beni al mese; lavoriamo per arrivare all’autonomia finanziaria del negozio in tre anni”, sostiene Andrea Cippone, socio fondatore della Onlus. “Abbiamo scelto di insediare il negozio nel III municipio, una zona ad alta densità abitativa di minori, ma con un tessuto borghese ancora rilevante. Questo dovrebbe permettere ai genitori di poter disporre, potenzialmente, di molti più beni. Il locale che abbiamo affittato, grazie al supporto di alcuni cittadini e di un’azienda particolarmente attenta ai temi della difesa delle persone e dell’ambiente, è un po’ piccolo rispetto al potenziale di scambi che ci aspettiamo, ma è decisamente carino e colorato. Se riusciremo a convincere altri cittadini e la nuova amministrazioni dell’utilità del progetto. Siamo pronti a ingrandirci o ad aprire altri “non negozi”!”. “Tutti gli oggetti scambiati e donati saranno gestiti tramite un software appositamente realizzato e accessibile dagli associati anche dal web e tutte le “good money” saranno spese e accumulate in una tesserina magnetica che sarà consegnata a tutti i bimbi “ dichiara Fabrizio Fiore, volontario storico della Onlus e responsabile della digital innovation. La bottega resterà aperta il martedì e il giovedì dalle 15 alle 19 e il mercoledì e sabato dalle 10 alle 13.

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Baratto urbano a Torino

A Torino si sperimenta il primo progetto di baratto urbano, denominato “Pac-baratto”, dov’è possibile sia barattare oggetti con altri che donarli in cambio di nulla. La partecipazione è libera, improntata verso uno spirito di reciprocità, dello scambio non monetario e del dono.
Mentre il consueto mercato storico di Piazza della Repubblica, a Torino, brulica di acquirenti e venditori, un variegato gruppo di cittadini si prepara a rompere gli schemi del consumo. L’associazione Yepp di Porta Palazzo ha presentato qualche giorno fa, il suo primo progetto di baratto urbano, denominato “Pac-baratto” . Sotto la volta della Galleria Umberto I, presso lo spazio 0/6, decine di persone hanno partecipato alla stimolante iniziativa, ciascuna munita dei propri oggetti da barattare.
I ragazzi dell’associazione dopo aver allestito lo spazio con banchetti e musica anni Cinquanta, hanno accompagnato questa iniziativa all’insegna del riciclo e volta alla riqualificazione del quartiere inteso come luogo di scambio ed interconnesione socio-culturale. Un manifesto con le regole basilari del baratto è affisso all’ingresso della galleria e recita cosi: “Tutti i partecipanti allestiscono le postazioni con i propri oggetti e le modalità di scambio vengono liberamente definite. È possibile sia barattare oggetti con altri che donarli in cambio di nulla. La partecipazione è libera, improntata verso uno spirito di reciprocità, dello scambio non monetario e del dono”.
“L’idea che sta alla base di questa iniziativa – spiega Anna Gentile, antropologa collaboratrice di Yepp – è quella di creare relazioni tra persone attraverso lo scambio di beni e il riciclo, così da stimolare forme di consumo più consapevole e meno frenetico. La forte valenza socio-culturale di progetti come questo, mette in luce la necessità di indirizzare i cittadini verso forme di scambio incentrate sui rapporti tra persone, anzichè sul profitto.”
L’intento è di assegnare ai beni utilizzati nello scambio un valore diverso da quello economico, che può essere di tipo affettivo o legato al reale utilizzo dell’oggetto. Ivano Casalegno, uno degli organizzatori dell’evento, racconta come grazie a questo tipo di iniziativa sia possibile riflettere sul senso del riuso e del riciclo, rivitalizzando da un lato oggetti che altrimenti sarebbero stati gettati via, dall’altro la trama sociale e la rete di comunicazione tra individui.
L’associazione Yepp, nata a Berlino e approdata a Torino nel 2003, fa parte di un progetto internazionale che coinvolge centinaia di giovani di età compresa tra i quindici e i ventinove anni e decine di territori, proponendo molteplici eventi e iniziative culturali che spaziano dal teatro alla danza, dal videomaking all’orientamento sul lavoro. Principale obiettivo dell’associazione è quello di divenire punto di riferimento per le politiche giovanili in Italia, favorendo l’inclusione e la partecipazione attiva delle nuove generazioni nello sviluppo e nella crescita dei contesti locali.

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Il baratto delle tasse, per chi non riesce a pagare

Lavori di pubblica utilità in cambio di uno sconto sui tributi comunali. Dai rifiuti alla casa. Una via per combattere l’evasione e stimolare i cittadini a occuparsi della collettività.
Se passate da Invorio, paesino in provincia di Novara, lo potete incontrare lungo la strada con una scopa e un carretto. È Carlo (il nome è di fantasia, ndr ) che a quasi sessant’anni e dopo una vita passata a fare il muratore, ha trovato un nuovo lavoro come netturbino. Magari, ma non è così. Carlo si sta soltanto sdebitando nei confronti del Comune. “Ci doveva mille euro fra Tari e affitto per l’appartamento che occupa nelle case popolari, rientra nella categoria ‘inquilini morosi non colpevoli’” racconta il sindaco Dario Piola. A Carlo la buona volontà non manca, era stato addirittura lui a farsi avanti e a dire che soldi non ne aveva, ma si offriva per manutenzioni e piccoli lavoretti. Così adesso, per un mese, cinque giorni la settimana, paga di 7,5 euro l’ora (per un massimo 4 ore al giorno), lavora in strada e si prende cura dei marciapiedi.
Invorio è stato fra i primi paesi ad applicare il “baratto amministrativo”, articolo 24 del decreto “Sblocca Italia”. Dà la possibilità ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi in accordo con l’amministrazione di avere uno sconto sui tributi. Manodopera a progetto, legata da un patto fra pubblico e privato. Il battistrada è stato Massarosa (Lucca) che ha varato fin dallo scorso gennaio, un bando che offriva uno sconto del 50 per cento sulla tassa dei rifiuti in cambio del taglio dell’erba in certe aiuole, l’imbiancatura di alcune aule della scuola, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade: “Chi viene reclutato segue due incontri di formazione e poi, per i lavori che lo richiedono come per esempio il taglio del verde, diamo tutta l’attrezzatura occhiali, scarpe antiscivolo, giubbotti fosforescenti e protezioni, più l’assicurazione” spiega il sindaco Franco Mungai.
È stato un successo: si sono fatti avanti cento cittadini e dieci associazioni, qui la questione del reddito o della fragilità sociale non rientra nei criteri di selezione. Il sindaco è stato sommerso dalle mail dei suoi colleghi, da Lecco a Messina, da Pesaro a Carrara, da Imola a Bergamo, fino a Sirmione: tutti interessati a chiedere consigli e copia dei regolamenti approvati, tanto che il 16 ottobre organizzerà un convegno nazionale proprio per dare modo a chi governa le città di confrontarsi sull’applicazione del “baratto”. “Che brutta espressione “baratto amministrativo” – interviene il sociologo Luciano Gallino – va detto che per le fasce deboli potrebbe rivelarsi un provvedimento utile, un’alternativa al trauma del pignoramento del frigorifero o del divano”. Là dove non arriva il portafoglio, arrivano le braccia e la donazione del proprio tempo. Ma l’articolo 24 in realtà lascia libertà ai comuni di declinare e orientare il provvedimento.
In pochi mesi sono comunque un centinaio le città che si sono sintonizzate su questo tema, segno che c’è fame di manodopera e bisogno di affidare alla responsabilità dei cittadini certi beni comuni. I più rapidi sono stati i piccoli centri dove ci si conosce tutti ed più facile mettersi d’accordo: a Borgo a Mozzano (Lucca) hanno attivato dieci progetti, spiega il sindaco Patrizio Andreuccetti e hanno messo come un tetto massimo per lo sgravio fiscale la soglia dei 500 euro. A Bazzana, Rota d’Imagna e Palazzago, tre comuni del bergamasco, hanno appena deliberato gli indirizzi generali, poi la giunta fisserà i criteri di reddito e gli altri parametri per i cittadini che possono accedere agli sconti.
Sulla stessa strada con qualche cautela, si muovono le città più grandi come Cuneo, Pescara, Firenze o Napoli, tutte a sfogliare le “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. Il concetto è quello dello scambio: il cittadino pota degli alberi, imbianca delle aule o aiuta i netturbini e in cambio riceve uno sconto sulla tassa dei rifiuti o sulla Cosap (occupazione suolo pubblico), sulla Tasi (prima casa) o su altri tributi. Gli interventi possono riguardare dalla pulizia, alla manutenzione, all’abbellimento di aree verdi, di piazze, di strade oppure interventi di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. Può coinvolgere il singolo oppure delle associazioni. Naturalmente sconti o esenzioni sono per un periodo limitato.
A Napoli prima ancora che lo “Sblocca Italia” fosse in vigore era già partito il progetto “adotta un’aiuola”, ora si propone “adotta una strada”. “Non è che demandiamo la manutenzione ai cittadini, si tratta di un completamento delle attività – spiega l’assesssore Carmine Piscopo – Abbiamo previsto che le agevolazioni tributarie non superino il 50 per cento”. Cuneo ha approvato due giorni fa l’ordine del giorno che apre al “baratto”, Firenze ce l’ha nel cassetto per cinque piazze (una per quartiere), a Pescara il sindaco Marco Alessandrini dice che “è interessante perché dà il senso di comunità, ma che bisogna fare bene i conti sul gettito delle entrate che deve restare invariato “.
A Bologna si sono mossi prima dello “Sblocca Italia” e un anno e mezzo fa hanno approvato il regolamento sui beni comuni che si è tradotto in un’ottantina di progetti, spiega l’assessore Luca Rizzo Nervo: “È un orizzonte più ampio, un passaggio culturale, qui il cittadino propone idee da realizzare insieme: dalle mamme che si occupano di mantenere un parco giochi, all’associazione di musicisti che rigenera un vecchio mercato in disuso e lo trasforma in una sala prove”. Al di là degli incentivi e degli sconti, quello che tutti stanno cercando è un diverso rapporto tra chi vive nella città e gli spazi che usa nella città.

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