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Ant-Man

di Peyton Reed. Con Paul RuddMichael DouglasEvangeline LillyCorey StollBobby Cannavale USA, Gran Bretagna 2015

Nel 1989 il dottor Hank Pym (Douglas), che ha inventato una formula ed una tuta  che consentono all’uomo di rimpicciolire, moltiplicando la propria forza, si dimette dallo S.H.I.E.L.D., che rischia di usare l’invenzione per scopi aggressivi;  il suo capo, Howard Stark (John Slattery) – il padre del futuro Iron Man – cerca di dissuaderlo ma una battuta infelice del politico Mitchell Carson (Martin Donovan) sulla moglie di Hank morta in una missione, scatena l’ira dello scienziato, che gli sferra un pugno e se  ne va. Lui fonda una sua compagnia, basata sulla sua invenzione – la cui formula lascia però segreta per la parte riguardante il rimpicciolimento di esseri viventi – e si affianca il dottor Darren Cross (Stoll) e la figlia Hope (Lily): i due però – siamo ai nostri giorni –  lo estromettono dall’azienda (Hope non riesce a perdonargli la morte della madre e l’assenza come padre). Un giorno Cross lo manda prendere e gli mostra trionfante la tuta del Calabrone, un supereroe in potenza al quale manca un essere umano che la indossi: Carson, che per conto dell’Hydra tratta affari loschi, è pronto a pagare il Calabrone svariati miliardi di dollari ma Pym rifiuta di dare la formula completa. Intanto il mago del computer Scott Lang (Rudd) esce di prigione – ha scontato una condanna per essere entrato nel sistema dei suoi precedenti datori di lavoro ed aver risarcito tutti i clienti che loro sfruttavano – e trova ad attenderlo il suo ex compagno di cella Luis (Michael Pena), un ladruncolo di buon cuore. Ora è disoccupato e non può dare gli alimenti all’ex moglie Maggie (Judy Greer) e all’amatissima figlioletta Cassie (Abbie Ryder Fortson), che ora vivono con Paxton (Cannavale), un solerte poliziotto, perciò quando Luis, che ha avuto una soffiata, gli propone di andare a  svaligiare una cassaforte in una villa abbandonata, lui, dopo qualche resistenza, accetta. I due, con lo slavo Kurt (David Datsmalcian) e il rapper Dave (T.I.), vanno alla villa, Scott apre la cassaforte ma trova solo una tuta e delle fialette, le prende e scornati i quattro tornano indietro. La tuta ha strane proprietà e Scott la riporta indietro ma quando esce dalla villa viene arrestato da una squadra di polizia, guidata proprio da Paxton. Pym si finge avvocato e lo va a trovare e, dandogli la tuta che lo rimpicciolisce, lo fa evadere. Nella villa lo scienziato gli spiega che gli aveva fatto arrivare lui la soffiata e che lui dovrà indossare la tuta e – trasformandosi in Ant-Man –  entrare nel laboratorio e portar via la tuta da Calabrone. Segue un duro addestramento, al quale partecipa anche Hope – che ce l’ha col padre ma lo aiuta, facendo il doppio gioco  con il folle Cross –all’inizio diffidente, poi sempre più convinta della buona fede di Scott- lui è anche riuscito a rubare un componente importante per la missione dalla fabbrica di Stark, uscendo incolume da uno scontro con il Falcone (Anthony Mackie).  Paxton, intanto, indaga sull’evasione e scopre la vera identità del misterioso “avvocato” e si mette sulle tracce di Hank. La sera dell’ufficializzazione della nuova invenzione, Scott, che ha reclutato la vecchia banda, riesce a penetrare nel congegno che contiene la tuta del Calabrone ma Cross, all’ultimo momento, spara ad Hank e la indossa diventando un potente supereroe negativo. Paxton è lì con i suoi uomini per catturare Scott ma il Calabrone va a casa sua e prende in ostaggio Maggie. Scott riesce a sconfiggerlo e Paxton fa in modo che sia assolto da ogni accusa. Lui ora ha iniziato un storia con Hope e gli Avengeres, avvertiti dal Falcone, lo vogliono reclutare nelle loro fila.

Dopo varie vicissitudini produttive arriva il nuovo film sul supereroe più piccolo (anche come seguito di fan) della Marvel. Il regista Peyton Reed (Abbasso l’amore, Ti odio, ti lascio, ti…) e Paul Rudd (Nudi e felici, Questi sono i 40) sono più portati per la commedia sentimentale e, di fatto, il loro Ant-man è un americano medio, simpatico ma troppo poco combattivo, un borghese piccolo, piccolo, non solo nelle dimensioni. Nella storia del cinema ci sono esempi illustri di eroi rimpiccioliti, dagli ottimi Radiazioni RX- Distruzione Uomo di Jack Arnold e Dottor Cyclops di Ernest Schoedsack, al successo disneyano Tesoro, mi sono ristretti i ragazzi di Joe Johnston. Ant-man è costato 130 milioni di dollari e gli incassi sono deludenti, anche se non catastrofici. Difficile che abbia un sequel.




Joker – Wild Card

di Simon West. Con Jason StathamMichael AngaranoDominik García-LoridoHope DavisMilo Ventimiglia USA 2015

Nick Wild (Statham) è vive a Las Vegas, è ludopatico, di lavoro fa l’accompagnatore-bodyguard di giocatori ricchi e divide l’ufficio con l’avvocato Pinky  (Jason Alexander) ma non disdegna altri lavoretti: lo vediamo in un bar attaccare briga con il croupier Osgood (Max Casella) che sta cercando di conquistare la bella DD (Sofia Vergara) e prenderle di santa ragione; poco dopo, Osgood, felicissimo, gli darà 1.000 dollari: la scena ha fatto cadere DD tra le sue braccia. Nick è stato appena ingaggiato dal giovane Cyrus Kinnick (Angarano) per accompagnarlo in un giro nei casinò e riceva una telefonata da Holly (Garcia-Lorido), una sua amica prostituta che gli chiede di andare subito da lei. Arrivato nella sua casa la trova piena di lividi e lei gli racconta che un bulletto (Ventimiglia) accompagnato da due giganteschi guardaspalle – Tiel (Chris Browning) e Kinlaw (Matthew Willing) – la ha fatta salire nella sua suite e lì l’ha picchiata, violentata e minacciata di morte; lei ora vuole giustizia e gli chiede di aiutarla a rintracciare il violentatore: lui si arrabbia – capisce che è un incarico rischioso – e se ne va. Poco dopo, però, riesce  a farsi dare dalla cameriera Millicent (Davenia McFadden) il nome del tipo: è Danny De Marco, figlio di un boss mafioso. Non lo rivela a Holy e accompagna Cyrus nel suo giro nei casinò ma, dopo poco, lo lascia – il ragazzo gioca piccolissime somme e non corre rischi – e va da Danny: lui prova a zittirlo con 50.000 dollari, poi lo fa attaccare dai due scagnozzi ma Nick li atterra e mette fuori combattimento anche lui. I tre sono legati ed ecco arrivare Holy che con un paio di tronchesi minaccia di castrare il bulletto, che terrorizzato ed in lacrime chiede pietà, sotto gli occhi dei suoi uomini. Lei lo lascia legato ed umiliato e si prende i dollari, che dividerà con Nick, come risarcimento. Nick, che sogna di avere 500.000 dollari per lasciare Las Vegas e andare a pescare in Corsica, gioca i 25.000 a Black Jack e, suscitando l’ammirazione di Nicky, vince mezzo milione al tavolo gestito dalla croupieuse Cassandra (Davis); non riesce a fermarsi e perde di nuovo tutto; di lì a poco nella sala da giuoco arrivano  degli uomini mandati da Danny; lui, ancorchè ubriaco, li atterra ma altri scagnozzi lo portano dal boss di Las Vegas Baby (Stanley Tucci), che gli comunica che i due guardaspalle di Danny sono stati uccisi legati ad una sedia e che il ragazzo ha accusato lui. Segue un drammatico confronto con Danny, nel quale viene fuori che, vergognandosi della propria vigliaccheria, li aveva uccisi lui stesso perché non parlassero. La mattina Nick va a colazione nel suo solito bar, dove lavora la sua amica Roxy (Anne Heche), e trova ad aspettarlo Cyrus – che la sera prima gli aveva rivelato di essere diventato ricchissimo grazie alla creazione di sito web e gli aveva offerto una forte somma se lo avesse aiutato a superare le proprie paure – che rinnova la sua offerta, quando riappaiono gli scagnozzi di De Marco. Cyrus si mette a fare il matto e consente a Nick di scappare dal retro. Qui, con un coltellino da torta e un cucchiaio, lui fa fuori Danny e i suoi armati fino ai denti. Cyrus, che nel bar ha finalmente trovato il proprio coraggio, gli regala i 500.000 dollari ed un biglietto per la Corsica.

Joker è tratto dal racconto Heat di William Goldman (qui anche autore della sceneggiatura), dal quale nel 1987 era già stato tratto il film Black Jack di Dick Richards con Burt Reynolds. Lo scrittore ha una bella storia di sceneggiatore: lo splendido Detective’s story, Butch Cassidy, Il maratoneta sono tra i suoi titoli .Simon West, a sua volta, vanta ottimi titoli, come Con Air, Lara Croft , I mercenari2. Statham (I mercenari 1-2-3, Spy, Fast & Furious 7) infine, è un ottimo specialista dell’action ma il film non decolla: il racconto è molto datato anni’80 e l’ambientazione a Las Vegas, dopo i vari Ocean’s, Casino e la serie CSI, ha perso l’appeal allegramente kitsch e sinistramente malavitoso che la rendeva una location cinematograficamente affascinante. La novità dell’incontro dell’eroe da hard-boiled novel – più Mike Hammer che Sam Spade o Philip Marlowe –  con una specie di Zuckeberg (l’inventore di Facebook) non rende più attuale il plot.




Il ragazzo della porta accanto (The Boy Next Door)

di Rob Cohen. Con Jennifer LopezRyan GuzmanIan NelsonJohn CorbettKristin Chenoweth USA 2015

Claire Peterson (Lopez) è un’insegnante di Lettere Classiche e vive sola con il figlio Kevin (Nelson) perché ha allontanato il marito Garrett (Corbett) dopo che ha scoperta che aveva un’altra relazione; lui spera di riconquistarla e, comunque, tra i due c’è una relazione civile. Una mattina le si rompe la saracinesca del garage ed interviene Noha Sandborn (Guzman), l’atletico nipote del loro vicino (Jack Wallace), che è in attesa di esser ricoverato per un trapianto di midollo spinale. Noha e Kevin diventano amici e, quando lo zio viene ricoverato, Claire invita spesso il ragazzo, rimasto sol, a cena. Una sera dalla finestre lei lo vede nudo e si eccita e lui se ne accorge e comincia, con affettuosa – o così pare – insistenza a corteggiarla .Lui si iscrive al suo corso di Letteratura – e, per farlo, manda dal computer di lei una falsa richiesta al preside(Hill Harper ) – e plagia il debole Kevin, da un lato, aiutandolo a rompere il ghiaccio con Allie (Lexi Atkins) la ragazza più carina della scuola, dall’altro, mettendolo pesantemente contro il padre. Una sera Claire va da lui per chiarire alcune cose ma i due finiscono a letto. L’indomani mattina lei, confusa e pentita, gli dice che quello che è successo fra di loro deve essere dimenticato ma lui non se ne dà per inteso, anzi diventa sempre più aggressivo ed allusivo. Lui viene espulso dalla scuola per aver prima picchiato selvaggiamente un bulletto (Adam Hicks) che, con due amici (Chad Ballard e Forrest Hoffman), infastidiva Kevin e poi aver insultato la vice-preside Vicky Lansing (Chenoweth) e continua a tampinare Claire, blandendola e minacciandola. All’ennesimo rifiuto di lei, le riempie l’aula di foto del loro rapporto sessuale e, di lì a poco, Kevin e il padre si salvano per miracolo da un incidente d’auto causato da un guasto ai freni della loro auto. Claire teme il peggio e si rivolge a Vicky dicendole la verità: l’amica si offre di aiutarla, depistando Noha e permettendo così a Claire di cercare la registrazione dell’amplesso che il ragazzo si vanta di aver effettuato. Durante la ricerca lei trova dei disegni che proverebbero che il guasto alla loro auto era stato doloso e, ricordando che anche il padre del ragazzo era morto insieme all’amante in un incidente simile, chiede notizie al Detective Chou (Francois Chau), il poliziotto che aveva indagato sul vecchio caso ma la macchina del padre di Noah era andata distrutta ed è impossibile saperne di più. Noah è ormai impazzito: va da Vicky, la costringe a telefonare a Claire per chiederle di raggiungerla e la uccide, poi, con una scusa, fa andare Garrett e Kevin in un ranch abbandonato e Claire, quando sopraggiunge, li trova legati e feriti. Insieme avranno la meglio su Noah che, all’ennesimo rifiuto di Claire, aveva cercato di dare fuoco a tutto.

Negli anni ’90 una delle migliori società di produzione di Tv-movies thriller, la canadese Motion Picture, lanciò una serie di titoli che avevano alla base la storia di un folle che riusciva a conquistare l’affetto di qualcuno, per poi tormentarlo ed uccidere tutte le persone intorno a lui per un paranoico senso di possesso. A distanza di oltre vent’anni Il ragazzo della porta accanto ripropone lo stesso tema ed un andamento di racconto molto simile a quei film televisivi. Certo, Cohen è uno specialista in successi (sono suoi Dragonhearth, xXx e il primo Fast and Furious) e il budget produttivo è assai più largo: la Lopez (qui, peraltro, insolitamente efficace) e l’emergente Guzman (è il protagonista degli ultimi due Step-in), ad esempio, non costano certo poco ma in fondo siamo, comunque, ad un film di genere, aggiornato (vent’anni fa non esisteva neppure il termine) dal tema della Milf (acronimo pesantuccio che indica le donne mature che si relazionano con gli adolescenti). Per una serata estiva va benissimo.




Spy

di Paul Feig. Con Melissa McCarthyJason StathamJude LawRose ByrneBobby Cannavale USA 2015

Susan Cooper (McCarthy) è un’agente della CIA ma, grassa e piena di insicurezze, si trova relegata in uno scantinato infestato di topi e ratti a dare istruzioni da un monitor all’affascinante agente Bradley Fine (Law) del quale è innamoratissima senza speranze. Fine sta cercando di recuperare un ordigno atomico, rubato dallo spietato Tihomir Boyanov (Raad Rawi) e, arrivato al suo covo, lo uccide e, grazie alla propria abilità ed alle istruzioni di Susan, riesce a scappare. Lui, anche per merito delle informazioni che Susan è riuscita a ricavare dai file, è convinto che la vendita della bomba sarà gestita dal boss mafioso Sergio De Luca (Cannavale) e che la figlia di Boyanov, Rayna (Byrne) sarà della partita. L’agente va nella villa di quest’ultima ma, sotto gli occhi atterriti della Cooper – che come sempre lo segue con il monitor – lei lo uccide dopo avergli rivelato di essere al corrente di tutti i segreti dell’Agenzia . La direttrice della CIA Elaine Crocker (Allison Janney), consapevole che tutti gli agenti operativi sono bruciati, accetta con riluttanza la richiesta di Susan di essere messa in campo. Questa decisione fa infuriare l’atletico e maschilista agente Rick Ford (Statham), che si dimette e decide di agire per conto proprio. Ora è la volta della sua amica Miranda (Nancy B. Artingstall), sfigata come lei, guidarla dallo scantinato. Parte per a Budapest e lì se la deve vedere con il killer Nicola (Julian Miller); lei riesce a farlo fuori ma la sede della vendita della bomba è stata spostata a Roma. Qui in un casinò – più ostacolata che aiutata da Rick, che la segue ovunque, e da Aldo (Peter Serafinowicz), l’agente italiano chiacchierone e pomicione che le hanno messo a fianco – salva Rayna da un veleno che le hanno messo nel cocktail e viene da lei ingaggiata come guardia del corpo. Insieme vanno a Bucarest ed ecco spuntare Miranda spedita anche lei in appoggio alla missione. Le due riescono a salvare Rayna da un attentato ad opera di Karen (Morena Baccarin), l’agente CIA strafica che loro invidiavano e che faceva il doppio gioco. Il nuovo convegno per vendere l’atomica è in un albergo nel quale è in corso una grande festa in onore di Rayna, nella quale si esibisce 50 cents (se stesso); Susan, che ha visto tra gli invitati anche il redivivo Fine, sta per essere scoperta ma Miranda si butta addosso al rapper, creando un diversivo; invano però, perché di lì a poco Rayna e Fine, che sono amanti, la catturano e la legano in cantina insieme ad Aldo; dopo poco però Bradley torna per spiegarle che la sua finta morte era una copertura per carpire la fiducia di Rayna e portare a termine la missione e le promette che tornerà a liberarla. I due prigionieri riescono comunque a scappare ed a raggiungere il luogo del convegno , dove De Luca e Rayna stanno concludendo la vendita della bomba ad un terrorista ceceno, Solsa Duadev (Richard Brake) e Fine si prepara ad entrare in azione ma De Luca a sorpresa gli spara ferendolo e, prima che Susan ed Aldo appena possano intervenire, scappa su di un elicottero portando con se l’ordigno e i 100.000 dollari in diamanti, che erano il prezzo della vendita. Susan riesce a salire sul velivolo e a far precipitare il mafioso, la bomba e i gioielli nel lago. Ora è un’agente a tutti gli effetti.

La McCarthy è l’attrice di punta di quel gruppo di nuove comiche – in origine stand up comedians – che negli Usa ha imposto uno stile molto trasgressivo (oltre a lei possiamo citare l’australiana Rebel Wilson e le emergenti Amy Schumer e Sarah Silverman, mentre in Italia si fa notare Velia Lalli). Post-femministe e molto politically uncorrect (la Schumer di recente ha avuto pesanti attacchi per una battuta sui messicani), usano un linguaggio molto diretto e crudo e sono spesso esplicitamente alla ricerca del maschio ma , a differenza dei comici uomini, non hanno difficoltà a conquistarli. Paul Feig si è da qualche tempo messo al servizio della comicità della bravissima McCarthy (la ha già diretta ne Le amiche della sposa e in Corpi da reato e sta preparando il remake al femminile di Ghostbusters con lei tra le protagoniste). In Spy però ha voluto attenuare la trasgressività dell’interprete e la ha calata in una ben costruita operazione tradizionale di presa in giro di un genere di successo ( qui le spy-stories); un po’ come accadeva con Bob Hope e Bing Crosby nei Road to… o con Gianni e Pinotto nei vari Abbott & Costello meet…o con i nostri Franchi e Ingrassia. Il risultato al botteghino in America è stato soddisfacente- 103 milioni di $ – ma i fan della sboccatissima Melissa non possono che essere delusi, anche se l’auto-ironia di Stathman in parte ci risarcisce.




Terminator Genisys

di Alan Taylor. Con Arnold SchwarzeneggerEmilia ClarkeJai CourtneyJ. K. SimmonsJason Clarke USA 2015

Nel 2029 le macchine hanno sconfitto gli uomini e, dopo un conflitto che ha decimato l’umanità, la Terra è un ammasso di rovine. Un manipolo di resistenti, guidati da John Connor (J. Clarke), si prepara all’attacco finale e con un attacco a sorpresa riesce a conquistare il quartier generale delle macchine ma mentre si preparano a distruggere Skynet – il fulcro della comunità robotica – i cyborg riescono ad inviare nel 1984 un Terminator T-800 (Brett Azar, sosia di Schwarzegger giovane) per uccidere Sarah (E.Clarke), madre di Connor. Questi manda il suo braccio destro Kyle Reese (Courtney) a proteggere la madre e lui, mentre sta per essere lanciato nel passato, vede un Cyborg, Alex (Matt Smith) che assale a tradimento John. Nel 1984 Il T-800 si trova faccia a faccia con se stesso (Schwarzernegger) invecchiato e viene sconfitto, mentre Kyle raggiunge Sarah che non è affatto l’ingenua ragazza che immaginava: il Terminator che la protegge – e che lei chiama “papà” – le ha detto tutto, compreso il fatto (che Reese ignora) che dovrà accoppiarsi con Kyle per far nascere John. Sulle loro tracce c’è anche il terribile T100, che travestito da poliziotto, che aveva convinto il giovane detective O’Brien (Wayne Bastrup) ad arrestarlo per poi cercare di ucciderli entrambi, Terminator li salva e con Sarah e Kyle va in un rifugio dove ha costruito uno Skynet artigianale; il piano è quello di andare nel 1997 per impedire la nascita dei robot ma Kyle – che ha avuto delle visioni, relative ad un network Genisys durante il viaggio nel tempo – la convince a muovere nel 2017. Appena arrivati, nudi e dentro ad una palla di fuoco, vengono arrestati e portati in una clinica per accertamenti; qui li raggiunge John che li aiuta a fuggire e li incita a seguirlo; nella fuga li aiuta un ex poliziotto (Simmons) alcolizzato che altri non è che l’agente O’Brien, ancora sotto shock per quanto ha visto nell’84 e perché nessuno gli nha mai creduto. Il gruppo dei fuggitivi è raggiunto dal Terminator che capisce che John è posseduto da Skynet. I ricordi di Kyle gli rendono chiaro che il network globale Genysis, in grado di collegare tutte le apparecchiature del globo e che sarà messo in funzione da lì a 24 ore, è la chiave per far schiavizzare dalle macchine l’umanità. I nostri arrivano alla fabbrica di Genysis e qui devono vedersela con John e con Alex, che è l’ologramma pensante di Genysis. Terminator sacrifica la propria vita per salvare i suoi protetti (ma, nel finale, lo vediamo tornare pimpante e pronto ad un nuovo sequel) è l’umanità è salva.

Narrano le leggende di cinema – ma la storia ha varie conferme – che il giovane Cameron, venuto in Italia perché innamorato del nostro cinema e, in particolare, di Fellini, si era trovato a dirigere un fantasy di serie b e che il produttore, irritato dai suoi tentativi di girarlo al meglio, lo avesse cacciato dicendogli: “Il cinema non è cosa per te!”. Risultato: il produttore il filmetto lo ha finito e firmato lui e il povero Cameron, durante il viaggio di ritorno, per distrarsi dalla delusione, aveva scritto una sceneggiatura: era Terminator. Ovviamente, questa storiella si riferisce ad un capolavoro, che ha dato origine a quattro sequel in trent’anni, nessuno – compreso il secondo sempre diretto da Cameron – all’altezza del prototipo. Quest’ ultimo è un onesto drone che si lascia seguire, niente di più se si esclude il grande carisma di Schwarzy che conosce tutti trucchi e sa magnetizzare con poche, geniali smorfie da duro il suo, irriducibile pubblico. C’è anche il J.K. Simmons di Whiplash e non è poco.




Poltergeist

di Gil Kenan. Con Sam RockwellRosemarie DeWittJared HarrisSaxon SharbinoNicholas Braun USA 2015

La famiglia Bowen – il padre Eric (Rockwell), la madre Amy (DeWitt), e i tre figli: l’adolescente Kendra (Sharbino), il decenne e nevrotico Griffin (Kyle Catlett) e la piccola Madison (Kennedy Clements) – si è appena trasferita in una villetta in periferia (Eric ha appena perso il lavoro e il prezzo è assai conveniente) e da subito strani segnali inquietano i due più piccoli : a Griffin cascano quasi in testa minacciosi clown giocattolo e Madison sente delle voci ed una sera, mentre i genitori sono a cena, il televisore si accende da solo e delle mani da dietro lo schermo tentano di afferrare la bambina. Durante la cena i Bowen vengono a sapere dai loro vicini Stiller (Patrick Garrow e Karen Yvany) che tutto il comprensorio è stato costruito su di un cimitero. Una notte Griffin viene svegliato dai clown e sente dei rumori venire dalla camera della sorellina, quando entra vede che una forza misteriosa la sta trascinando via e terrorizzato scappa dai genitori. Troppo tardi: Madison è scomparsa. La polizia fa inutili ricerche e i Bowen si rivolgono alla dottoressa Brooke Powell (Jane Adams), che dirige un centro di ricerche sui fenomeni paranormali; lei arriva con i suoi aiutanti Sophie (Susan Heyward) e Boyd (Braun) e l’attrezzatura necessaria ma ben presto capisce che serve l’opera dal suo ex-marito Carrigan Burke (Harris), un vero sensitivo che, per vivere, produce un programma televisivo sulle case possedute. Burke sta quasi per farcela a recuperare Madison, che è prigioniera dei morti inferociti per l’invasione del loro cimitero, ma all’ultimo istante i poltergeist la riafferrano. Griffin, che si sente in colpa per non averla salvata all’atto della sua cattura, si butta nel varco aperto da Burke e riesce a trascinare con sé la sorellina. Gli spiriti distruggono la casa e una parte del quartiere ma i Bowen sono salvi ed uniti.

Negli anni ’70 il cinema horror – uno dei generi più presenti nella storia del cinema (a conferma della teoria psicoanalitica che attribuisce ai film un valore di simbolismo onirico) – ha avuto una forte ripresa, grazie soprattutto a due grandi autori-artigiani John Carpenter (Halloween, Fog) e Tobe Hopper, autore di Non aprite quella porta! e, appunto, di Poltergeist-Demoniache presenze; quest’ultimo era stato ideato e scritto da Spielberg e uno dei suoi punti di ispirazione era l’idea – ingenua ma molto presente negli autori di cinema di quegli anni – che la televisione fosse la fonte di ogni nefandezza. Il film ebbe un tale successo da generare due sequel (il secondo è memorabile perché vede la presenza nei panni del capo di una setta di fanatici – in una delle sua rarissime apparizioni sul grande schermo – del grande Julien Beck, fondatore del Living Theatre) e una serie televisiva. Il film di Kenan – il quale, a sua volta, ha avuto Spielberg come produttore del suo cartoon Monster House – è correttamente diretto, ha i giusti effetti speciali, un cast adeguato e non pecca dell’ ingenuità del primo (la tv è solo un tramite parziale per l’arrivo degli spiriti) ma gli manca la tempestosa e maniacale voglia di incubo che rendeva grande il film di Hopper, non a caso uno degli horror di maggiore incasso di quegli anni.




Ted 2

di Seth MacFarlane. Con Mark WahlbergAmanda SeyfriedSeth MacFarlaneLiam NeesonMorgan Freeman USA 2015.

Ted (MacFarlane/Mino Caprio), – l’orsetto che, grazie all’affetto di John (Wahlberg), al quale lo avevano regalato da bambino, è vivo, parla (dice prevalentemente sconcezze), beve e si fa di crack – si è sposato con Tami-Lynn (la sua collega al supermarket, strafatta come lui), mentre John è in piena crisi perché il suo matrimonio con Lori (Mila Kunis) è naufragato. Anche il menàge di Ted è a rischio: lui e la moglie litigano spesso sulle spese di casa. La loro collega Joy (Cocoa Brown) indica la soluzione: fare un bambino; Ted è piatto davanti ma non si perde d’animo: vuole dello sperma speciale e chiede prima al suo amico Sam Jones (se stesso), il Flash Gordon del vecchio colossal, di fare il donatore e, al suo rifiuto, tenta, insieme a John, di masturbare il divo del football Tom Brady (se stesso); fallito anche questo espediente, decide che sarà John il padre biologico; alla Banca del Seme i due combinano un sacco di guai ma il campione del liquido seminale è salvo, senonché il ginecologo (Dennis Haysberth) disillude lui e Tami-Lynn: le troppe droghe ingerite hanno reso le ovaie di lei inservibili. Loro non si perdono d’animo e decidono di adottare un bambino ma l’assistente sociale (Nana Visitor) spiega che è impossibile: formalmente lui non è un essere umano, è un oggetto. Ted – che per questo motivo viene anche licenziato dal suo capo Frank (Bill Smitrovich) su pressione dei sindacati – decide di aprire una vertenza legale e, con il fido John, va dall’avvocato Jackson (Jay Patterson) ma, squattrinato com’è, ottiene solo il patrocinio gratuito di Samantha (Seyfried), la figlia neo-laureata e fricchettona del legale. Donny (Giovanni Ribisi),il pazzoide che aveva già tentato di impadronirsi di Ted, lavora come addetto ai gabinetti alla Hasbro e convince il boss della casa di giochi, Tom Jessup (John Carroll Lynch), che, qualora l’orsetto perdesse la causa, sarebbe un reato minore impadronirsene e riprodurlo in migliaia di esemplari. Tom fa sì che l’avvocato di parte avversa nel processo sia il bravissimo avvocato Shep Wild (John Slattery) e, nonostante il generoso impegno di Samantha, Ted perde la causa: è definitivamente una cosa. I tre vanno a New York dal più bravo costituzionalista d’America, Patrick Meighan (Freeman) ma lui declina l’incarico: Ted, a parte drogarsi e combinare guai non ha fatto niente di significativo che possa far ribaltare il verdetto precedente. Disperato, Ted se la prende con John e Samantha – che nel frattempo si sono messi insieme – e vaga solo per i locali di una Convention di Comics; qui lo sorprende Donny che, travestito da Tartaruga Ninja, lo insegue e, alla fine, con l’aiuto di Frank lo porta nello scantinato per aprirlo ma John – che l’orsetto aveva fatto in tempo ad avvertire – all’ultimo istante lo salva. Donny, infuriato, tira un grosso disco volante contro Ted ma colpisce John, che cade in coma. All’ospedale – John si è salvato- arriva Patrick che, avendo visto in televisione – come milioni di americani – la profonda angoscia di Ted per l’amico, accetta di presentare il ricorso in tribunale. Naturalmente vincerà.

Seth MacFarlane, regista, ideatore e doppiatore – nella versione originale, in Italia la voce è di Mino Caprio – di Ted è, lo sappiamo, una specie di re Mida dei media: ha ideato le serie I Griffin ed American Dad ed ha sbancato i botteghini con il primo film sull’orsetto sporcaccione. Il sequel non è, inevitabilmente, efficace come il primo ma chiarisce meglio il senso del personaggio: Ted è una specie di Pinocchio, molto più simpatico e senza la pesantezza moralistica del burattino di Collodi: anche il nostro orsacchiotto, in fondo, anela alla promozione al ruolo di piccolo borgese ma, almeno, rimane se stesso con i difetti e i viziacci di un vispo compagnone, al quale si chiede – non di essere perfettino come il Grillo e la Fata Turchina pretendono dal povero Pinocchio – solo di essere compiutamente, allegramente, imperfettissimamente umano.




Torno indietro e cambio vita

di Carlo Vanzina. Con Raoul BovaGiulia MicheliniRicky MemphisMax TortoraPaola Minaccioni.  Italia 2015

Marco Damiani (Bova) è un analista finanziario in carriera ed è sposato felicemente – ne è talmente convinto da trattare con ironico compatimento il collega Mariotti ((Carlo De Ruggeri) abbandonato dalla moglie – con Giulia (Michelini), rimorchiata ad una festa ai tempi del liceo. Una sera però lei gli chiede di andarsene e gli comunica di avere un altro. Marco si sfoga con Claudio (Memphis), anche lui amico dai tempi della scuola, dichiarando che se potesse tornare indietro eviterebbe con tutte le forze di mettersi con Giulia. Mentre parlano un auto li investe, svengono e si risvegliano nel cortile della loro vecchia scuola con i ragazzi che li trattano da coetanei: il desiderio si è avverato e loro sono tornati indietro di 25 anni. A casa il padre (Tortora) e la madre (Michela Andreozzi), sentendo i suoi strani discorsi (“ho girato il mondo”, “sono laureato”, “mi dai venti euro?”) si convincono – e il fratello più grande Gilberto (Emanuele Propizio) ci mette il suo maligno carico – che si faccia le canne. Alla festa fatidica Giulia lo vede e cerca di farsi notare ma lui, pur innamorato, la tiene a distanza. Il destino però continua a farli incontrare ed ogni volta gli è più duro ignorarla. Gilberto, vedendolo sbandato, pensa di portarlo da una ragazzina (Ludovica Bizzaglia)   “facile” che cerca di sedurlo ma l’ultraquarantenne Marco non se la sente di andare a letto con una minorenne; Giulia ,che lo ha seguito, equivoca, cade in depressione e decide di desistere. I genitori di Marco lo portano da un neurologo che gli diagnostica un forte stress e dice loro che avrebbe bisogno di cambiare aria e distrarsi un po’. Partono tutti per Amsterdam ed in albergo i Damiani trovano i loro vecchi amici Borghini (Stefano Masciarelli e Fiorenza Tessari), che altri non sono che i genitori di Giulia, con la quale sono anche loro in vacanza in Olanda. I due ragazzi rimasti soli (le loro famiglie sono fuori a cena) litigano un po’ ma poi schiocca il primo bacio. Nel frattempo Claudio ha il suo daffare con la madre (Minaccioni) che, non avendo elaborato il lutto per l’abbandono del marito, beve troppo e si incarica di cercare un suo vecchio fidanzato, Lando (Augusto Fornari) sperando che un nuovo amore le faccia bene. Il piano funziona ma anche Lando è un beone e Claudio si trova due alcolizzati in casa. Marco, tornato a Roma, dice chiaramente all’attonita Giulia che non può stare con lei e, quando un suo compagno di scuola gli dice di volerci provare con lei, lo incoraggia. Una sera però a casa Damiani scoppia la solita lite: la madre ha saputo dell’ennesimo tradimento del marito e lo caccia di casa; lui se ne va ma tranquillizza il figlio, dicendogli che ogni matrimonio ha le sue crisi ma se ci si vuole bene le si supera rapidamente. Marco, allora, va da Claudio (che nel frattempo, con l’aiuto di uno smartphone rimastogli in tasca che gli dà i risultati,, ha compilato una schedina piena di 2) e si fa portare in motorino da Giulia per ricomquistarla ma un nuovo incidente li riporta all’oggi. Ad una festa in casa di Claudio – ricchissimo grazie alla vecchia giocata – trova Giulia che è sposata con il compagno di scuola, al quale lui aveva permesso di corteggiarla. Scocca di nuovo la scintilla e lei lascia il marito per il suo nuovo amore: Marco.

In questo nuovo film i Vanzina riesumano la situazione del loro Il cielo in una stanza (l’adulto che torna alla propria adolescenza) e la gag (un amore giovanile da evitare) di un episodio della serie Anni’60, aggiungendovi una lieve patina di nostalgia – loro chiave autoriale dai tempi di Sapore di mare. Il risultato è un po’ scialbo; il cast è adeguato (Tortora magari sordeggia un po’ troppo), la regia è di livello ma gli spunti comici sono appena garbati e Bova continua a trovarsi sulle fragili spalle gran parte del peso di una commedia.




Io, Arlecchino

di Matteo BiniGiorgio Pasotti. Con Giorgio PasottiRoberto HerlitzkaValeria BilelloLunetta Savino, Gianni Ferreri.  Italia 2015

Paolo (Pasotti) è un divo televisivo in crescita, viene da buone scuole di recitazione ma il successo gli derivadalla conduzione di talk dedicati al gossip; il suo agente Mauro (Massimo Molea) gli ha fatto ottenere un con-tratto per il suo primo programma di prima serata e la sua ragazza, la show-girl Francesca (Lavinia Longhi)insiste per essere nel programma (cosa che le riuscirà perché va a letto anche con Mauro).In piena fibrillazioneper la preparazione dello show a Paolo arriva una telefonata che gli comunica che il padre Giovanni (Herlitzka)è ricoverato in ospedale; lui parte per Cornello del Tasso, il suo paese nel bergamasco, sicuro di tornare presto.Giovanni, vecchio attore da sempre impegnato nella ricerca sulla Commedia dell’Arte e nell’approfon-dimento del personaggio di Arlecchino, è stato dimesso dalla clinica ma è chiaro che le sue condizioni nonsono affatto buone (anche se lui tenta di nasconderlo). Paolo è ancora risentito con quel padre assente che,gli era sempre apparso anaffettivo e concentrato solo sulla sua arte. Appena arrivato ha un piccolo scontrocon Cristina (Billello), una giovane attrice della compagnia del padre che lo accudisce in piena libertà di movi-mento nella loro casa. Frugando tra le carte e palando con il padre, però, scopre la tenerezza con cui luilo ha sempre amato, seguendone trepidante la carriera ed entra in contatti con gli altri membri della compagnia-oltre a Cristina – con la quale si è riappacificato- ci sono Maria (Savino), Giuseppe (Ferreri) e Dario (EugenioDè Giorgi), tutti generosamente impegnati nell’affiancare i costanti approfondimenti del vecchio attore nelCercare il tono perfetto della vecchia Commedia. Tra Paolo e Cristina nasce qualcosa e lui rimanda, nonostantele continue allarmate telefonate di Mauro, il rientro per lavorare alle prove dello show. Alla fine sarà Giovanni,continuando a mentirgli sul proprio stato di salute, a convincerlo a rientrare ma, di lì a poco un’altra telefonatagli comunica la morte del padre e lui, tornato per il funerale, vede la sincera disperazione dei compagni dilavoro che hanno perso una persona cara ed il perno del loro prezioso impegno. Alla prima dello spettacolotelevisivo Paolo, a sorpresa, si presenta vestito da Arlecchino e apre con un discorso sull’arte e la mediocritàche gli vale la cacciata dalla televisione. Paolo torna al paese e, mettendo a frutto gli insegnamenti del padre,continua con Cristina e con gli altri a portare in giro i testi della Commedia dell’Arte.Pasotti è alla sua prima regia e – così come con la sua prima sceneggiatura, La prima stella cadente, avevapreferito lasciarne la regia a Giulio Base – ha chiamato ad affiancarlo Matteo Bini (anche lui al primo lungo-metraggio ma con un folto curriculum i corti). L’operazione è condotta con grande serietà e il cast tecnico edartistico è di prim’ordine; non a caso accanto ai volti teatrali noti appare Eugenio Dè Giorgi, da sempre impegnatonella ricerca e rappresentazione di testi della Commedia dell’Arte. Ci sono, inevitabilmente, ingenuitànarrative (tutto il discorso sulla televisione cattiva maestra è una facile semplificazione) ma la freschezza delracconto, l’accuratezza delle riprese, la qualità della recitazione (Pasotti ha vinto alla festa di Roma il premioLaika come miglior attore) e, soprattutto, il richiamo alla grande tradizione della Commedia – l’unico veroportato culturale della nostra tradizione – con inevitabile riferimento a Moretti e Soleri, indimenticabili Arlecchinidi Strehler, ne fanno un film nuovo ed interessante.




Jurassic World

di Colin Trevorrow. Con Chris PrattVincent D’OnofrioBryce Dallas HowardJudy GreerNick Robinson USA 2015

Riprendo la trama pubblicata da Wikipedia con varie modiche ed aggiunte:

Ventidue anni dopo gli eventi di Jurassic ParkIsla Nublar dispone di un parco a tema di dinosauri completamente rifatto che calamita milioni di turisti: il Jurassic World, proprio come il sogno dell’ormai deceduto magnateJohn Hammond (Richard Attenborough), costruito sui resti del parco originale. Il parco è gestito dalla Masrani Corporation, fondata da Simon Masrani (Irrfan Kahn). Tra i membri dello staff del parco vi è Claire Dearing (Howard), la responsabile delle operazioni del parco, e Owen Grady (Pratt), un ex militare che ora lavora nel parco insieme all’amico e collega Barry (Omar Sy) e svolge ricerche comportamentali su un branco di quattro Velociraptor: Blue, Charlie, Delta ed Echo, dei quali è diventato il maschio Alfa. I coprotagonisti della storia sono Zach (Robinson) e Gray (Ty Simpkins), nipoti di Claire venuti a stare per una settimana al parco per passare un po’ di tempo con la zia – anche perché i loro genitori, Karen (Greer) e Scott (Andy Buckley) stanno per divorziare; lei però ha poco tempo per stare assieme a loro e li affida alla sua assistente Zara (Katie McGrath).Il parco è pronto all’inaugurazione di un nuovo tipo di dinosauro nato per mano degli scienziati del Jurassic World: l’Indominus rex, creato dal genista capo Henry Wu (BD Wong) con l’unione del DNA di diverse specie, con l’intento di attirare nuovi investitori .Fin da subito però, l’I-rex femmina mostra un comportamento sociopatico, divorando il proprio fratello. A seguito di ciò, Owen viene chiamato a controllare la gabbia del nuovo dinosauro, che però sembra essere scappato dal recinto. Quando Owen e un paio di tecnici vanno ad ispezionare l’interno dell’abitazione della bestia, finiscono in un’ingegnosa trappola creata dallo stesso I-rex (che si scopre avere le capacità di nascondere il proprio segnale termico e di mimetizzarsi perfettamente) per poter uscire dalla gabbia, uccidendo i due tecnici e fuggendo nella foresta. Inizialmente viene inviata una squadra di recupero per sedare l’animale e riportarlo in gabbia; per seguirlo seguono il segnale inviato dal chip inserito chirurgicamente nel corpo di ogni dinosauro, ma ad un tratto, la squadra trova un pezzo di carne appartenente all’Indominus con all’interno il chip di rilevamento. Owen capisce quanto è realmente intelligente questo animale, visto che è riuscito a strapparsi il chip di localizzazione; l’ex-soldato propone quindi di abbattere l’animale, ma Claire e lo stesso Masrani rifiutano categoricamente, vista l’enorme spesa sostenuta per la creazione del dinosauro. L’Indominus rex, nel frattempo, uccide tutti i componenti della squadra che era stata mandata ad immobilizzarlo con armi non letali. Viene perciò dato l’ allarme ma Zach e Gray, che erano sfuggiti alla sorveglianza di Zara, sono saliti a bordo di una Girosfera e stanno andando a zonzo per la valle. Nel frattempo, Claire si accorge che i ragazzi è ancora fuori e, sconvolta e terrorizzata, va a cercarli accompagnata da Owen. Intanto i due fratelli si ritrovano in mezzo ad un gruppo di Anchilosauri, quando l’I-rex attacca il branco e uccide, spezzandogli il collo, uno degli animali. Nello scontro però la Girosfera dei ragazzi si rompe e il mostruoso dinosauro li attacca; fortunatamente, Zach e Gray riescono a fuggire tuffandosi nel fiume da un dirupo. Nel frattempo, Owen e Claire raggiungono la valle dove si trovavano prima i due ragazzi, scoprendo una tremenda carneficina dell’I-rex su un gruppo di Apatosauri. Nell’area in cui sono andati i ragazzi trovano soltanto la Girosfera ormai distrutta e temono il peggio. Owen però nota le loro impronte sul terreno e capisce che si sono salvati. Zach e Gray intanto raggiungono i resti del Centro Visitatori del Jurassic Park originale, nel quale trovano un paio di Jeep dello staff del vecchio parco . I due ragazzi riescono a risistemarne una e si allontanano poco prima dell’arrivo di Owen e Claire .Il signor Masrani e altri soldati vanno a bordo di un elicottero per abbattere l’Indominus, che tuttavia distrugge una voliera piena di Pteranodonti e di Dimorfodonti che, fuggendo in volo, abbattano l’elicottero uccidendone i passeggeri, per poi dirigersi nella zona turistica, seminando il caos. Zara viene catturata da uno Pteranodonte, che a sua volta cade nella laguna del Mosasauro (sorta di coccodrillo preistoico) e lei viene divorata insieme al volatile. Zach e Gray si riuniscono a Owen e Claire. I membri della InGen – la squadra di sicurezza –  si dirigono nel parco; li guida Vic Hoskins (D’Onofrio) , un fanatico militare che, avendo osservato il rapporto di Owen con Blue, Charlie, Delta ed Echo, è convinto che si possano usare i Velociraptor come obbedienti armi da guerra- che, morto Msrani, prende il comando delle operazioni e decide di usare i quattro Raptor per combattere l’Indominus. Owen e Barry partecipano alla missione, seppur a malincuore. I Raptor, seguendo l’odore, trovano l’I-rex, ma questi comunica con loro (essendo stato creato anche con parte del loro DNA), diventando il nuovo Alfa del gruppo al posto di Owen, e ordinando loro di attaccare i soldati. Il team InGen con il dr. Wu evacua in elicottero con gli embrioni di dinosauro. Owen, Claire, Zach e Gray giungono al laboratorio, e trovano solo Hoskins che rivela loro di voler trasformare l’Indominus rex in un’arma militare. In quell’istante però uno dei Raptor giunge nella stanza e uccide Hoskins. I quattro protagonisti escono dall’edificio, ma si ritrovano circondati da Charlie, Delta ed Echo. Owen riesce però a ristabilire la fiducia con loro . Quando l’I-rex giunge sul posto, i Raptor si ribellano e lo attaccano, ma rimangono uccisi nello scontro. Claire decide quindi di liberare l’unico dinosauro che potrebbe potenzialmente fermarlo: il Tyrannosaurus rex. I due carnivori combattono, e l’Indominus rex sembra avere la meglio, ma proprio quando sta per uccidere la rivale interviene Blue, l’ultimo Raptor rimasto in vita, il quale attacca permettendo all’altro predatore di rialzarsi. La T-rex e Blue combattono l’I-rex e, dopo essere stato ferito gravemente, quest’ultimo si accascia sul bordo della vasca del Mosasauro, il quale salta immediatamente fuori e lo trascina sott’acqua, uccidendolo. La T-rex scambia con Blue uno sguardo di rispetto e si allontana; anche il Raptor fà la stessa cosa con Owen, per poi sparire tra le rovine del parco.I turisti vengono evacuati in Costa Rica e Zach e Gray si riuniscono ai propri genitori, mentre Owen e Claire decidono di stare insieme .Nell’ultima scena, la T-rex osserva il parco distrutto dall’alto, per poi emettere un ruggito in segno di vittoria.

Il primo e il secondo Jurassic Park sono stati gli ultimi film dello Spielberg vitalmente infantile (del terzo lui era solo produttore – la regia era del corretto Joe Johnston); tutti i suoi titoli successivi, anche quelli avventurosi come La guerra dei mondi, sono attraversati da una costante malinconia. Ora è   produttore esecutivo di questo nuovo episodio che, collocato a ventidue anni dal primo capitolo, non vede presenti nessuno dei protagonisti della prima serie. Se Johnston era un fedele copista, Trevorrow si limita a gestire gli effetti speciali di una sceneggiatura ridotta all’osso, compito peraltro non da poco visto il budget di 150 milioni di dollari che è il più alto della serie. I primi incassi in Usa e da noi sembrano dar ragione alla scelta di mettere giù un meccanismo semplice, semplice, senza nessuna complicazione psicologica. I bambini si divertono parecchio e, giustamente, non si pongono problemi né di verosimiglianza né di logica di racconto.