Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Corri, sicario, corri
di Stefano Sollima. Con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey Donovan, Catherine Keener USA, Italia 2018
Al confine con il Messico, una pattuglia blocca un gruppo di Immigrati clandestini e uno di loro si fa saltare insieme agli agenti con una bomba; il giorno dopo gli investigatori trovano tappeti di preghiera musulmani stesi sul terreno. Poco dopo a Kansas City un gruppo di terroristi suicidi fa esplodere un grande magazzino, uccidendo quindici persone. L’agente CIA Matt Graver (Brolin) va in Somalia, cattura il pirata Bashiir (Faysal Ahmed) e, dopo aver fatto bombardare la casa di uno dei suoi fratelli, lo costringe a confessare di fornire lui le navi ai terroristi islamici che, d’accordo con il cartello delle immigrazioni clandestine di Carlos Reyes, sbarcano in Messico per poi entrare negli Stati Uniti. Il Sottosegretario alla Sicurezza degli Stati Uniti, James Riley (Matthew Modine), convoca Matt e il suo capo Cynthia Foards (Keener) e li autorizza ad istigare, con qualsiasi mezzo, la guerra tra i maggiori cartelli messicani. Graver recluta il sicario Alejandro Gillick (Del Toro), al quale gli uomini di Reyes avevano ucciso la famiglia, il quale – come primo atto – uccide a Città del Messico un potente avvocato (J.D.Garfield) dei cartelli, mentre Graver, con il fido Steve (Donovan) e la sua squadra rapiscono la figlia di Reyes, Isabel (Moner). Ciascuna di queste operazioni deve apparire ai due principali cartelli – quello di Reyes e i Matamoros – come un atto di guerra dell’altro. Intanto, in Messico, il giovanissimo Miguel (Eliah Rodriduez) viene convinto dall’amico Hector (David Castaneda) a lavorare con Gallo (Manuel Garcia-Ruffo) – uno dei capi dei Matamoros – nel business delle immigrazioni. Isabel viene portata, incappucciata, in Texas, dove Matt e Alejandro, vestiti da agenti della DEA, mettono in scena un salvataggio, per farle credere di essere stata rapita dai rivali del padre; il piano è quello di riportarla a Città del Messico e di lasciarla in una zona controllata dai Matamoros per inasprire la guerra tra le bande. Durante il viaggio, però, la pattuglia di polizia messicana – che è al soldo dei cartelli – li attacca. Nello scontro a fuoco muoiono 25 poliziotti messicani; Isabel, terrorizzata, riesce a scappare nella campagna circostante e Gillick, d’accordo con Matt, decide di inseguirla da solo. Le indagini in America, intanto, sembrano portare ad una pista interna per alcuni degli attentati, rendendo meno urgente la guerra ai cartelli; la morte dei poliziotti messicani ha, inoltre, creato una tensione con il governo di quel paese e, quindi, Riley ordina di cancellare tutte le prove della missione, facendo fuori Isabel, come pericolosa testimone. Graver chiama Gillick – che ha raggiunto la ragazzina – e gli dà l’incarico di ucciderla ma lui rifiuta e, con l’aiuto del contadino sordomuto Angel (Bruno Bichir), dopo aver fatto tagliare i capelli alla ragazza perché sembri un maschio, nelle vesti di un peone messicano che vuole immigrare con il figlio raggiunge un punto di raccolta dei Matamoros. Mentre sta per salire sul pullman che porta i clandestini in America, però, viene riconosciuto da Miguel, che lo aveva visto in Texas con la divisa della DEA. Gallo, in cambio della promessa di promuoverlo a sicario, convince il ragazzo a sparare ad Alejandro, dopodiché parte portando via Isabel. Miguel, ancora scombussolato per il suo primo omicidio, durante il viaggio lascia gli altri per stare un po’ da solo. Cynthia – temendo che Matt possa avere degli scrupoli – ordina a Steve di recarsi, con due elicotteri pieni di agenti armati, ad uccidere Isabel e Alejandro ma Graver decide di guidare personalmente la missione. Con l’aiuto di un trasmettitore GPS, che Alejandro aveva infilato nella scarpa della ragazzina, Gallo e i suoi vengo raggiunti ed uccisi, mentre Graver – contravvenendo agli ordini – risparmia Isabel. Gillick, che era solo ferito, riesce a raggiungere il confine e un anno dopo rintraccia Miguel e gli chiede se vuole ancora diventare un sicario.
Il film è un sequel di Sicario del canadese Dennis Villeneuve e, come il precedente, è scritto da Taylor Sheridan che dopo qualche ruolo da attore ed aver firmato varie sceneggiature di serie televisive di successo (CSI, NCIS, Veronica Mars, Yellowstone) si è subito imposto con lo script del film del 2015. Questo secondo capitolo, umanizza in qualche modo i due protagonisti, Matt e Alejandro, pur lasciando ad entrambi la freddezza necessaria per le missioni-limite cui sono chiamati. Questa – oltre la stima professionale che si è guadagnato dirigendo le migliori e più esportabili serie italiane degli ultimi anni: Romanzo criminale e Gomorra – è probabilmente la ragione per la quale è stato chiamato a dirigerlo Stefano Sollima, che all’ottima mano nel filmare la violenza, unisce la capacità di dare umanità a personaggi, che per definizione dovrebbero esserne privi. Lui ha dichiarato di essersi approcciato al progetto con qualche timore (“Mi stupivo, all’inizio, che il mio idolo Del Toro facesse quello che gli dicevo”, ha detto in un intervista) ma l’operazione è riuscita: il film – ancora in uscita in molti mercati – ha già superato in incassi Sicario. E’ improbabile che Sollima abbia potuto mettere mano più di tanto alla sceneggiatura di Sheridan ma l’ambientazione nel confine tra Texas e Messico e l’aria western che ha il film a noi, vecchi cinefili, fa pensare che lo abbiano anche ispirato i suggestivi western del padre Sergio – in particolare La resa dei conti e Corri, uomo, corri – con Del Toro/Alejandro che richiama Milian/Cuchillo senza i suoi ingenui (e un pochini ridondanti) ammiccamenti rivoluzionari.