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L'artigianato della commedia
di Vincenzo Salemme. Con Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Paolo Calabresi, Serena Autieri, Tosca D’Aquino Italia 2016
Vincenzo (Salemme) – proprietario di un’agenzia di viaggi – e Paolo (Calabresi) – tecnico informatico, con padre (Carlo Giuffrè) a carico – si incontrano ad un party e ciascuno riconosce nell’altro lo sguardo di chi è stato lasciato dalla moglie. Nasce tra i due un’amicizia, fondata sulle lamentele e i rimpianti, sino a che Vincenzo non ha un’idea: ognuno di loro farà innamorare la ex dell’altro, per poi lasciarla e farla soffrire ciò che loro soffrono adesso. Sara (Autieri), la moglie di Vincenzo, è maniacalmente ecologista e salutista e Paolo, oltre a fare propri i di lei gusti musicali e letterari, deve imparare a cucinare un’immangiabile zuppa vegana. Federica (D’Aquino), che gestisce una società di arredamenti, invece, è ambiziosa e arrivista e Vincenzo dovrà contattarla nelle vesti di un magnate che vuole ristrutturare una favolosa villa. Questo secondo travestimento richiede un autista e, all’uopo, viene ingaggiato Alberto Giorgiazzi, un attorucolo di sceneggiata, pieno di prosopopea e di debiti. Sara, nonostante i pasticci di Paolo, cade nella trappola ma anche lui se ne innamora perdutamente. Vincenzo, invece, arrivato sulla porta dell’ufficio di Federica, viene costretto da Alberto, che si picca di curare la regia dell’imbroglio e vuole mostrargli come si muove un ricco, a mettersi al volante con il cappello da autista e lei, che ha visto la scena, si convince che il facoltoso cliente sia l’attore. Lui si presta volentieri e, coi soldi di Vincenzo, la porta a cena in una pizzeria, dove però un pizzaiolo gay – che lo aveva già aggredito mentre recitava nei panni del malamente – lo riempie di contumelie. Per rimediare, il giorno dopo la fa chiamare dalla figlia (Mirea Stellato) del proprietario della pensione, dove lui dorme a sbafo ( la ragazza – nonostante una pronunzia improponibile – sogna di diventare attrice e lui le ha promesso una sfolgorante carriera), che fingendosi segretaria, la invita a cena in un villone che Vincenzo ha ottenuto, per una sera, da un amico. Alberto, però, è stato convocato per un provino per un Otello e lascia Vincenzo a cavarsi d’impaccio; dopo qualche bicchiere Federica comincia a lasciarsi andare con il finto chauffeur, confessandogli di non provare niente per il supposto magnate e facendogli un po’ la corte. Il giorno dopo lei prova a richiamare il numero del finanziere e scopre tutto; va a teatro e alza una piazzata contro Alberto nel pieno della scena madre dell’Otello e di lì a poco aggredisce Vincenzo, che sta spiando una cenetta tra Paolo e Sara; va poi dai due commensali e Sara, scoperta la verità, se ne va indignata. Federica, però, ha visto lo sguardo innamorato dell’ex-marito e, pentita, si fa aiutare da Vincenzo ed Alberto per farli rimettere insieme.
Salemme e Buccirosso – che erano partiti insieme e si erano separati piuttosto polemicamente – dopo la trasposizione cinematografica di …E fuori nevica (il loro maggior successo teatrale) sono di nuovo co-protagonisti in un film, per una volta, non scritto da Salemme – il soggetto è di Paolo Genovese e Martino Coli – ma molto salemmiano. Lui ricorda spesso i suoi esordi con Eduardo e il film rimanda molto, soprattutto nel ruolo di Buccirosso, ai guitti del geniale Uomo e galantuomo e del pirandelliano L’arte della commedia. Detto questo, Se mi lasci non vale non è una grande commedia: gli attori sono bravi (il recupero di Giuffrè è persino commovente), la fotografia di Pesci è perfetta ma non è che si rida poi così tanto. Il napoletano Salemme ha il suo pubblico e il film lo soddisferà di sicuro. Visti i tempi, non è poco.