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Una giovane appassionata di architettura (Paola Cortellesi) studia sodo, dopo la laurea va all’estero e accumula master. Alla fine diventa project manager di uno dei tanti interventi che stanno trasformando Londra. Ma c’è un problema. È sola, ha nostalgia dell’Italia e ci vuole tornare. Prende la sua decisione: rientrare nel suo Paese, che ama. Detto fatto. Sbarca a Roma, che l’accoglie a calci in bocca: chiede aiuto per strada e gli rubano il motorino; cerca lavoro come architetto e riesce solo a farsi assumere come cameriera (con curriculum); cerca un alloggio e si sistema in una soffitta alta un metro e mezzo; si innamora del suo datore di lavoro (Raul Bova) ma scopre che è gay.
Alla fine capita davanti a Corviale, l’immenso complesso di edilizia popolare in periferia, e ha suo colpo di fulmine: quella periferia romana popolata da giovani facce da galera e casalinghe pronte a prenderti a randellate – ma poi anche ad aprirti la porta di casa e darti da mangiare – la conquista. Ancora una volta prende la sua decisione: partecipa a un bando di architettura per riqualificare quel palazzone enorme e spersonalizzante. Alla fine lo vince.
Scusate se esito! il film immaginato da Riccardo Milani prende spunto da una storia vera, e da un architetto in carne e ossa. Quell’architetto è Guendalina Salimei: 50% passione e 50% tenacia. Con il suo T-studio ha vinto il vero bando di architettura per riqualificare il “famoso” quarto piano di Corviale, cioè il piano che, negli anni delle sbornie ideologiche, l’architetto Mario Fiorentino aveva immaginato come l’isola felice fatta di negozi, servizi pubblici, aree di socializzazione, divertimento… In realtà, dopo 10 anni, il vuoto del quarto piano è stato riempito dalle residenze autocostruite dagli intraprendenti inquilini.
Il progetto del chilometro verde, che attraversa l’intera gigantesca stecca del falansterio, cerca di dare ai residenti quel decoro, quella dignità e quella dotazione di spazi che gli era stata promessa e che renderebbe più umano abitare a Corviale. Ma il progetto va oltre, cercando anche di sperimentare forme di residenzialità condivisa e di soluzioni ecosostenibili. Un bel progetto, lanciato nel 2008, e finora – purtroppo come tanti altri concorsi di architettura – rimasto sulla carta (in questo caso, sullo schermo).