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Sarà il mio tipo?  (Pas son genre) e altri discorsi sull’amore

Critica della ragion sciampista

sara-il-mio-tipo-film-03di Lucas Belvaux. Con Émilie DequenneLoïc CorberySandra NkakeCharlotte TalpaertAnne Coesens  Francia 2014

Clement Le Guern (Cobery) è un giovane filosofo raffinato e un po’ cinico: ha pubblicato un saggio dal titolo Dell’amore e del caso, nel quale contesta l’essenza men che carnale del sentimento; lo vediamo lasciare con freddezza  la sua ultima amante (Martine Chevalier), alle cui lacrime contrappone freddamente le proprie teorie. Ora gli hanno assegnato una cattedra ad Arras e lui, parigino fino al midollo, ne è assai seccato. All’arrivo lo accoglie la collega Helene Pasquier-Legrand (Coesens) sua grande ammiratrice e il preside (Christophe Moyer) gli organizza un orario che lo impegna solo i primi tre giorni della settimana. Tra lezioni ad allievi svogliati, conferenze, discussioni con gli snobbissimi genitori (Didier Sandre e Martine Chevallier) che non condividono il suo, ai loro occhi modesto, lavoro. Una sera incontra in un locale un’altra ex, Marie (Amira Casar), che lo accusa di egocentrismo ed anaffettività. Un giorno va dal parrucchiere e la titolare, m.me Bortolin (Talpaert) lo affida a Jennifer, una giovane parrucchiere con un passato sentimentale burrascoso – ha un figlio, Dylan (Tom Burgeat) che cresce allegramente da sola – e una irresistibile solarità. Dopo qualche giorno lui la va a prendere per bere un aperitivo, poi per altre sere vanno a cena, al cinema e, mentre lei gli racconta la sua passione per i romanzi rosa di Anna Gavalda, per il gossip sui divi e per i film di Jennifer Aniston, lui le fa leggere L’idiota di Dostoevski e le dice che ha criteri estetici kantiani. Al terzo appuntamento vanno a letto e scoprono di avere una bella intesa sessuale. La relazione continua, lei lo porta al bar karaoke, dove lei e le sue amiche, Cathy (Nkake) e Nolowenn (Talpaert) si esibiscono in You can’t hurry love abbigliate come le Supremes e lui le legge Proust e Zola (lei, per amore, affronta anche, armata di dizionario, la Critica della ragion pura di Kant) ma evita di incontrare Dylan. Un  giorno però in libreria lei vede il suo saggio e gli fa una scenata perché non gliene aveva mai parlato, probabilmente non ritenendola all’altezza. Dopo un breve periodo di freddezza, si rivedono ma ormai  qualcosa non va: quando fanno l’amore lei gli apre gli occhi che lui tiene costantemente chiusi e, durante la Sfilata dei Giganti – la manifestazione carnevalesca di Arras – incontrano Helene ed il marito (Christophe Leys) e lui non la presenta. Jennifer ne è ferita (evidentemente lui si vergogna di lei con i colleghi) ma fa finta di niente. A letto gli dice che partirà con le amiche per una settimana, al karaoke canta in lacrime I will survive  e, arrivata a casa, dice alla baby sitter (Tiffany Coulombel) adolescente del figlio che non avrà più bisogno di lei e le raccomanda di studiare per non finire come lei. Quando Clement va a cercarla al lavoro per salutarla prima del viaggio Cathy gli dice che si è licenziata e che a loro aveva detto che sarebbe partita con lui. In realtà ha lasciato l’appartamento ed è andata non si sa dove con Dylan.

Sarà il mio tipo è tratto dal romanzo Non il suo tipo di Philippe Vilain (che nel film appare come se stesso) ed ha avuto in Francia, in Belgio ed in Canada svariati premi e nomination, molti dei quali alla bravissima Emile Dequenne (l’indimenticabile Rosetta del film dei Dardenne). Intenso, intelligente – è anche un po’ snob – conferma la rinnovata forza del cinema francese che tra commedie, drammi sentimentali e l’action-polar di Besson ha ritrovato un’autorevolezza innegabile nel panorama europeo – e non solo. E noi? Noi facciamo i documentari di Veltroni!

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