Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
“Lasciati soli dal Comune, ma andiamo avanti”.
I volontari hanno deciso di rimettere in piedi una struttura abbandonata alla stazione Tiburtina. Il nuovo progetto si chiamerà Baobab experience: all’interno non solo distribuzione di cibo e vestiti ma anche tutela legale, sanitaria e psicologica e un museo. L’iniziativa sarà in rete con le altre esperienze nazionali.
Il Baobab riaprirà i battenti entro l’estate: dopo mesi di silenzio assordante da parte del Comune di Roma, saranno i volontari a prendere ancora una volta l’iniziativa, per creare il primo centro per transitanti della Capitale. Non sorgerà più a via Cupa ma nella sede dell’ex Istituto Ittiogenico, a pochi passi dalla stazione degli autobus di Tiburtina. Proprio lì, l’anno scorso, scoppiò il caso dell’emergenza migranti a Roma, che diede vita all’attività dei volontari nel centro Baobab. Il nuovo progetto, che nelle intenzioni dovrebbe essere attivo entro pochi mesi, si chiamerà Baobab experience.
Il progetto. L’area dell’ex Istituto Ittiogenico che comprende due stabili e un ampio giardino, per un totale di più di 6.000 metri quadri, attualmente è in stato di abbandono. L’obiettivo dei volontari è di riqualificarla e creare all’interno un’iniziativa di accoglienza a 360 gradi. “Quello che abbiamo in mente non è un progetto solo assistenziale, limitato alla distribuzione di vestiti e cibo – spiega Roberto Viviani, uno dei volontari del Baobab -. La struttura è molto grande quindi dentro si potrebbe creare un vero centro di accoglienza dove, con il contributo delle altre associazioni che già ci supportano a via Cupa, fare tutela legale e psicologica. Pensiamo anche di dare vita a un museo della migrazione e a un centro didattico, perché riteniamo che ormai questo sia un tema da affrontare anche culturalmente”. L’assistenza sanitaria sarà garantita tramite la firma di un protocollo di intesa tra diverse associazioni, come già avvenuto la scorsa estate. Ci sarà poi uno sportello legale, saranno attivati corsi di lingua e attività ludiche per i bambini.
Il via vai continuo e il silenzio “assordante” delle istituzioni. Al centro Baobaob di via Cupa, da giugno fino a settembre 2015 sono stati accolti circa 30mila migranti in transito nella capitale. Il centro è stato poi stato chiuso e sgomberato per un’ordinanza del Commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca. Nelle promesse iniziali del Comune il progetto sarebbe dovuto andare avanti, ma in un’altra area da destinare. Un’ipotesi, poi tramontata, era quella dell’ex Ferrhotel di via Tiburtina . I volontari hanno proposto, con tanto di progetto dettagliato, l’ex Istituto Ittiogenico, ma nonostante diverse riunioni, non hanno ottenuto una risposta. “Abbiamo deciso di andare avanti da soli – aggiunge Viviani – anche perché vorremmo iniziare la riqualificazione prima che inizino gli arrivi massicci e si crei una nuova situazione emergenziale. A Roma questo è ormai un fenomeno strutturale, di cui le istituzioni faticano a prendere coscienza”. In questi mesi, anche se con numeri più contenuti, è continuato il via vai in via Cupa, dove è stato allestito uno sportello di consulenza al di fuori dell’ex Baobab. L’ultima ad arrivare questa mattina è stata una donna eritrea con un bambino di 3 mesi, partorito in Libia. Ma sono tanti anche i casi di minori non accompagnati: “L’altra sera al presidio si è presentato un minore non accompagnato del Gambia: sbarcato in Sicilia ad ottobre, ha vissuto per mesi fuori da tutti i circuiti accoglienza, ha dormito in stazione ad Agrigento finché non ha deciso di prendere il treno per Roma – racconta ancora Viviani – . Quando è venuto da noi abbiamo subito chiamato un’operatrice di Save the children per aiutarlo. Mentre parlavamo con lei sono arrivati altri tre ragazzini eritrei, di 13 anni circa, che erano scappati dalla Sicilia, ed erano arrivati a Roma senza sapere dove andare. Il via vai è continuo, di storie così ne incontriamo tutti i giorni, vorremmo costruire un sistema di accoglienza e tutela per queste persone”.
Una rete nazionale di accoglienza dal basso. L’idea è anche di mettere in rete l’esperienza romana di accoglienza dal basso con le tante iniziative sorte nelle diverse città italiane, dai porti del sud Italia dove i migranti sbarcano, alle città di frontiera (Milano, Ventimiglia, Bolzano). “E’ importante che ci sia uno scambio continuo di informazioni, soprattutto per salvaguardare le figure più fragili – spiegano i volontari – come i minori non accompagnati, le donne in stato di gravidanza o le persone con particolari patologie”. Proprio per questo a fine mese si terrà a Roma una 3 giorni (dal 29 aprile al 1 maggio) dal titolo Pensare migrante, che riunirà gli attivisti di tutta Italia per una prima assemblea nazionale. Sono previsti anche woorkhsop e dibattiti sul fenomeno migratorio.