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Sulla vicenda di Monti dell’Ortaccio il TAR del Lazio ha, finalmente, messo la parola fine, respingendo il ricorso presentato dalla società di Manlio Cerroni, patron di Malagrotta, e scongiurando, una volta per tutte, il perocolo che quell’area possa in qualche modo divenire discarica: una vittoria dei cittadini, il riscatto di un territorio che oggi ha bisogno di riqualificazione e di essere restituito alla città. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.
Erano iniziati in gran segreto, ben prima del 2012, le operazioni di preparazione e scavo di una cava a Monti dell’Ortaccio che copriva in realtà la realizzazione di un sito alternativo dove sversare i rifiuti indifferenziati in sostituzione dell’ormai colma discarica di Malagrotta, distante uno scarso centinaio di metri. Operazioni e scavi del tutto irregolari, effettuati fino ad arrivare alla falda acquifera tanto da far emergere un laghetto naturale, tuttora presente. Operazioni illecite come sostenevano da tempo i cittadini e smascherate, nel Settembre del 2012, dal Municipio XI e dalla Polizia di Roma Capitale che avevano sorpreso mezzi ad operare movimentazioni di terra e che avevano proceduto al fermo dei lavori ed alla denuncia alla Magistratura. Il fine di tutto questo era criminale, si puntava sulla totale inerzia delle Istituzioni, bloccate nel rimpallo di responsabilità tra l’allora Sindaco Alemanno e la Presidente della Regione Polverini sul dove fare la nuova discarica, per gettare Roma nell’emergenza e creare al contempo la “soluzione”: un meccanismo criminale smascherato dalla Procura.
Nonostante il parere tecnico contrario della Conferenza dei Servizi e la contrarietà politica espressa dal Municipio, dall’Assemblea Capitolina e dal Consiglio Regionale del Lazio, il 27 dicembre del 2012 il sito di Monti dell’Ortaccio aveva comunque ottenuto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), dall’allora Commissario all’emergenza rifiuti romana, Goffredo Sottile per la realizzazione di una discarica provvisoria di 36 mesi. Tale autorizzazione era poi stata revocata tramite una determinazione della Regione Lazio (la n. G02364 del 28/02/2014) sia per l’assenza di adeguate garanzie finanziarie, sia perchè il sito non era considerato adatto dal punto di vista idrogeologico. Manlio Cerroni ha impugnato questa decisione ma, il TAR del Lazio il 29 Dicembre del 2014 ha respinto il ricorso, mettendo definitivamente la parola fine a questa annosa vicenda.
Nel frattempo, il Sindaco Marino si è insediato e nel Settembre 2013 ha provveduto alla chiusura di Malagrotta, escludendo Cerroni dalla gestione romana dei rifiuti ed anticipando la Magistratura che, nel Gennaio del 2014, ha provveduto all’arresto dello stesso Cerroni con l’accusa, tra l’altro, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. La città, adesso, seppur con fatica, sta andando verso una gestione del ciclo dei rifiuti che fa a meno di discariche ed inceneritori e che investe sul riciclo, il riuso e sulla raccolta differenziata estendendo sempre a più zone il “porta a porta”. Passaggi questi che sono andati avanti grazie ad un cambio di management di AMA ed alla dotazione di nuovi strumenti come quelli previsti nella delibera “Roma verso Rifiuti Zero”, approvata prima di Natale dall’Assemblea Capitolina.