Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Sul tavolo anche la richiesta di creare una ‘no tax area’ dove una volta c’era Expo. Messi tutti insieme, i progetti e i desiderata della città rappresentano un conto che supera il miliardo di euro.
A due mesi (quasi) esatti dalla riunione straordinaria di giunta alla presenza del premier, Matteo Renzi torna a Milano per firmare con il sindaco Beppe Sala il Patto Milano: il documento che segna i fronti strategici per la città e su cui governo e Comune si impegnano a lavorare insieme. Dall’ambizione in chiave post Brexit di candidarsi come alternativa a Londra per diventare sede dell’Agenzia europa del farmaco al futuro delle aree Expo; dai prolungamenti delle metropolitane alla sicurezza, dalla casa al welfare. Fino al nodo, ancora irrisolto, del destino anche economico della Città metropolitana.
È lungo l’elenco di proposte che si è trasformato in un documento spedito a Roma. Tra cui la parte che riguarda la possibilità di utilizzare i militari, solo su base volontaria, per scopi di polizia locale, che è ancora in discussione. Il motivo: la possibilità sulla carta esiste, ma non è semplice da realizzare e soprattutto non ci sono fonti di finanziamento precise. L’architettura generale, però, c’è. Così come la volontà di Renzi, sono convinti in giunta, di mettere la faccia anche politicamente su questa operazione puntando le proprie carte su Milano.
Messi tutti insieme, i progetti e i desiderata della città rappresentano un conto che supera il miliardo di euro. In Comune si respira un generale ottimismo. Anche perché, è il ragionamento, l’importanza del patto è nella sua visione strategica e i fondi, a cominciare da quelli per le metropolitane, non devono essere trovati nell’immediato. Solo far viaggiare per i primi tratti i treni del metrò fino a Monza e Settimo Milanese (l’allungamento di M5) e Buccinasco (la 4) vale centinaia di milioni. Ma quello che deve partire ora, appunto, è solo il percorso.
Tra i punti c’è anche la protezione dal rischio esondazione del Seveso e del Lambro, con gli ultimi pezzi del piano che ancora mancano. Altri impegni del governo, però, non prevedono assegni da staccare, ma sponde politiche, legislative e diplomatiche. A cominciare dall’orizzonte più ampio. Per conquistare l’Agenzia europea dei medicinali o quella delle banche in fuga da una Londra fuori dall’Ue, servirà la volontà dell’esecutivo di spendersi a livello internazionale. Così come sarà Roma a dover studiare strumenti per attirare investimenti sulle aree Expo dedicati all’innovazione o fare di quel luogo una “no tax area”.
Infine, i campi in cui è Milano a candidarsi come modello nazionale: la casa e il welfare, con progetti pilota contro le povertà. Nel primo caso, la città conterà sulle proprie forze per trovare i 130 milioni necessari per curare periferie e quartieri popolari. Al governo si chiedono interventi normativi per velocizzare, ad esempio, le procedure per assegnare gli appartamenti che verranno ristrutturati. E una discussione dovrà essere aperta anche sulla questione degli arrivi dei profughi.