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Poveri noi, dossier a cura di openpolis e ActionAid sulla povertà in Italia dopo 10 anni di crisi economica.
Openpolis, nota associazione di promozione culturale per la pratica della trasparenza pubblica, ha realizzato e pubblicato, in collaborazione con ActionAid, un mini dossier sulla situazione economica degli italiani a 10 anni dall’inizio della crisi economica.
10 anni di crisi
In pochi anni la popolazione in povertà assoluta, che non è in grado di permettersi un paniere di beni considerato minimo per una vita accettabile, è più che raddoppiata passando da 2 milioni di persone nel 2005 a 4,6 milioni di persone nel 2015. L’incremento più drammatico tra 2011 e 2013: in un solo triennio i poveri assoluti sono passati dal 4,4 al 7,3% della popolazione.
Lavoro e povertà
Una delle cause principali dell’impoverimento delle famiglie è la mancanza di lavoro. Quasi il 20% delle famiglie in povertà assoluta ad esempio ha la persona che solitamente provvedeva al sostenato economico, disoccupato e in cerca di occupazione.
Ma oltre alla disoccupazione influisce molto anche il sistema di occupazione che si è venuto a creare nel periodo di crisi ad influire. Infatti molti lavori sono precari a termine, intermittenti, oppure di poche ore settimanali.
Disoccupazione e povertà giovanile
Altro drammatico aspetto che emerge dal dossier è la povertà giovanile. Se nel 2005 i più poveri erano gli anziani sopra i 65 anni, a distanza di 10 anni di crisi questo dato si è invertito; il tasso di povertà assoluta è diminuito tra gli anziani (sceso al 4,1%), mentre è cresciuto nelle fasce più giovani: di oltre 3 volte tra i giovani adulti (18-34 anni) e di quasi 3 volte tra i minorenni.
Welfare italiano non adeguato
Purtroppo il welfare italiano, la cui spesa per lo Stato è pari al 21,4% del PIL ovvero sopra alla media europea del 19,5% del PIL, non è adeguato alla situazione. Infatti, fa notare il dossier, poca della nostra spesa sociale viene destinata ai soggetti che, con la crisi, hanno subìto maggiormente l’impoverimento. In Italia la tutela dalla disoccupazione e dal rischio esclusione impiega il 6,5% della spesa in protezione sociale, contro il 15,8% della Spagna, il 12,1% della Francia, l’11,7% della Germania e il 10,9% del Regno Unito.