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Podemos snobba le banche: finanzia la politica con il crowdfunding

Il partito spagnolo guidato da Pablo Iglesias sceglie un metodo alternativo per raccogliere fondi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: dalle amministratie alle politiche di novembre. Ai sottoscrittori la promesse di rimborsare tutto una volta ricevuti i finanziamenti pubblici.

L’hashtag è esplicito: #SinBancosSePuede. Nessun ricorso ai prestiti bancari per finanziare le campagne elettorali. E’ la scelta strategica di Podemos, la formazione emergente del panorama politico spagnolo che, oltre a proporre un modo alternativo di governare la cosa pubblica, vuole lanciare un segnale anche dal punto di vista della gestione interna. Il partito guidato da Pablo Iglesias sceglie il metodo del “crowdfunding” in vista dei prossimi appuntamenti con le amministrative e, probabilmente, anche per le politiche in programma a novembre. Appello ai simpatizzanti perché sostengano i candidati con il microcredito. A cambio, la semplice promessa di restituire i fondi una volta ricevuto il finanziamento pubblico che arriverà solo a urne chiuse e quando il partito avrà una presenza stabile nelle istituzioni.

L’esperimento è già stato realizzato con successo in Andalusia, dove si voterà per le regionali il 22 marzo in seguito allo scioglimento anticipato dell’assemblea locale da parte della presidente Susana Díaz (il voto nazionale per le amministrative – municipi e comunità autonome – sarà due mesi più tardi). La candidata di Podemos al governo di Siviglia, Teresa Rodríguez, ha lanciato un appello che è stato subito raccolto dai simpatizzanti del partito: chiedeva 100mila euro, che sono arrivati nel giro di ventiquattr’ore sotto forma di piccoli versamenti attraverso la piattaforma Fiare Banca Ética.

“Il 22 marzo ti restituiamo l’Andalusia. Aiutaci a finanziare la campagna elettorale sottoscrivendo un microcredito Podemos. Quando ci bonificheranno la sovvenzione elettorale, ti restituiremo la cifra versata”. Un patto sulla fiducia. Lo stesso metodo di finanziamento era stato adottato in occasione delle Europee dello scorso 25 maggio, che segnarono l’esordio (sorprendente) di Podemos sulla scena politica spagnola. Con la differenza che, in quell’occasione, il partito non si impegnava alla restituzione del prestito.

Secondo la legge elettorale attualmente in vigore, ogni partito riceve, dopo il voto, una sovvenzione calcolata in funzione dei risultati ottenuti e delle spese sostenute. Per non avere difficoltà nella restituzione del prestito, Podemos tende a fare una stima al ribasso delle proprie necessità per l’organizzazione della campagna. Ma si tratta sempre di stime basate su sondaggi che in questo momento danno il partito in forte ascesa e che solo il responso delle urne potrà confermare o smentire.

Fino ad ora, non esiste in Spagna una regolamentazione precisa del “crowdfunding”. Tuttavia, i siti web che si occupano di prestiti fra privati sono soliti pretendere una garanzia ipotecaria dalla persona che sollecita il prestito. Condizione alla quale sfuggono i responsabili di Podemos. La Corte dei conti, proprio dopo le ultime Europee, ha rilevato una serie di incongruenze nel rapporto presentato dal partito di Iglesias, senza tuttavia riscontrare nulla di illegale. L’organo di controllo ha però messo in allerta il Parlamento sulla necessità di colmare il vuoto legislativo e regolamentare in modo preciso il “crowdfunding” politico.

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