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Una mensa per le persone più povere, una novantina, e la cooperativa sociale per l’inserimento lavorativo di gente in difficoltà, con alle spalle storie di dipendenza o di carcere. Sono alcune anime del volontariato alla Magliana, di cui ci parla Giancarlo Gamba, da una vita impegnato in parrocchia: “Se creiamo comunità, anche il senso della legalità sarà più forte”.
Una realtà molto vivace è la scuola di italiano portata avanti nell’ambito delle attività dell’associazione In Senso Inverso, nata dieci anni fa, dove c’è anche un laboratorio di teatro impegnato a creare un prodotto culturale a vantaggio dell’intero quartiere. Il fondatore è Ugo Sestieri, per oltre trent’anni insegnante di matematica nelle scuole superiori, e autore di diversi romanzi, l’ultimo “Pantalassa” (Prospettiva editrice): “Abbiamo la media di 100-120 stranieri ogni anno, da tutti i Paesi del mondo. E’ nei fatti un vero e proprio centro di accoglienza, una situazione estremamente interessante. Anche il Tribunale ci manda dei ragazzi che sono agli arresti domiciliari. Con loro questa operazione funziona molto bene. Vengono a fare lezione anche le badanti e con loro le persone anziane di cui si prendono cura”. Si può dire che da voi c’è un buon livello di integrazione? “E’ complesso il discorso. A Magliana la gente di una certa età è più accogliente. Tra i giovani è già più difficile, ma questa è una tendenza che si registra ovunque. I giovani paradossalmente hanno paura non della diversità ma dell’uguaglianza. Hanno paura di diventare uguali a loro. Il problema è che l’Italia è stupenda nella fase della prima accoglienza, siamo forse all’avanguardia. Però questa è insufficiente”.
La lampada dei desideri è una associazione che offre ai diversamente abili progetti di inclusione. Hanno messo su una web radio, una casa editrice di libri per bambini, progetti contro il bullismo e perfino una banda musicale: la… banda della Magliana.
Accanto a questa effervescenza di progetti sociali, quale è livello di sicurezza percepito qui?: “Noi possiamo uscire la sera e non succede nulla – spiega il Presidente del Comitato di quartiere – non si registrano fatti significativi di pericolosità. Il mio cruccio è che purtroppo, pur nei loro ottimi risultati, non siamo mai riusciti a mettere in collegamento le realtà del volontariato e a farle diventare volano di occupazione anche per i tanti giovani immigrati per coinvolgerli in un senso di appartenenza. Quando cerco di parlare alle istituzioni del fatto che dovremmo cercare degli sbocchi lavorativi per loro, che sono diventati i nuovi ragazzi del muretto, inattivi, e anche facile preda di malavitosi senza scrupoli, mi rispondono: questa è sociologia, che c’entriamo noi?”.