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Periferie e ruolo della Cgil

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Ognuna con le sue peculiarità e la sua storia le periferie, figlie di una stagione di edilizia economica e popolare o dello spontaneismo, hanno in comune un risentimento nei confronti delle amministrazioni pubbliche incapaci a trovare soluzioni alle difficoltà e alla domanda di giustizia sociale dei residenti anzi interpretandole spesso più come un problema che un’opportunità. Solo nell’ultimo decennio sono diventate i luoghi dove sempre di più si intrecciano reti informali fatte da associazioni, comitati, movimenti, imprese locali o singole persone che danno risposte in modo pragmatico e non ideologico scombinando gli schemi classici di partecipazione e sviluppo ,dove, per quello che dicevamo prima, anche la pubblica amministrazione è costretta ad assumere un nuovo ruolo che eviti politiche calate dall’alto se non vuole perdere quel poco di autorevolezza rimastole (lo conferma la sempre maggiore astensione o il voto dato a formazioni antipolitiche).
In questa stagione di forti cambiamenti e contraddizioni anche le OO.SS, e con esse la Cgil, hanno vissuto il loro declino rappresentativo privilegiando più un ruolo istituzionale con la politica di territorio, , piuttosto che incidere, essere protagonisti dei cambiamenti e orientare le scelte.
La realtà invece ci dice che manteniamo una forte struttura organizzativa, forse l’unica nel panorama associativo, che siamo capillari ma che spesso ci limitiamo a interpretare il nostro ruolo di prossimità con l’efficienza ed efficacia del nostro sistema servizi delle nostre Camere del Lavoro, delegando la rappresentanza politica allo spontaneismo associativo di quartiere al quale associazionismo vanno riconosciute capacità di ascolto, presenza attiva e competenze specifiche.
Allora il nostro primo impegno è quello di fare il nostro mestiere e di ricollegare il lavoro alle persone e al territorio, perché la periferia diventa sinonimo di abbandono quando in essa il lavoro non rappresenta più il centro delle relazioni sociali ed economiche.
In sintesi la Cgil ha un sistema organizzativo e un personale politico che può prendere di petto i bisogni della periferia romana vecchia e nuova declinandone le differenze e le caratteristiche e come definito nell’ultima conferenza di organizzazione rilanciare con la contrattazione sociale e territoriale un nuovo protagonismo. Le astrattezze accademiche sono utili per un buon bagaglio di conoscenze ma la Cgil come pochi è in grado di intercettare ed elaborare politiche rivendicative che attraverso “la qualità del lavoro” incrocino i temi e le aspettative delle popolazioni residenti .

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