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Perché la marcia di Milano è una buona notizia per Corviale e per tutte le periferie

La reazione dei milanesi ai fatti del 1° maggio ha suscitato tanti commenti.
Proviamo a leggerli, con un po’ di forzatura, dal punto di vista di Corviale e di tutte le periferie.
Cominciamo senza dubbi da Stefano Boeri che già nel titolo (“Prova di forza, ora la camminata riparta dalle periferie”) su Repubblica lega i fatti alle periferie: “corteo, composto da una somma di individui ognuno con la sua cultura, la sua etica, la sua passione, ma tutti riuniti in un atto civile di riappropriazione della città (…) come il prodotto di migliaia di individualità che condividono il senso di appartenenza a una comunità (…) una città che conserva la memoria ma è proiettata al futuro (…).che (…) debba estendersi alle periferie” (1)

Ma è interessante anche il commento mediatico di Aldo Grasso (2) sugli “effetti perversi” della comunicazione (effetti su cui noi di Corviale Domani siamo maestri essendo riusciti a rovesciare in positivo il brand negativo di Corviale): “Le immagini che in questi giorni i media hanno dato dell’Expo sono immagini di speranza (…) Le immagini assumono il ruolo che un tempo era affidato alla memoria. Fissano l’apparenza degli eventi”.

E allora pensiamo, insieme a Mauro Calabresi sulla Stampa, che “sta accadendo qualcosa (…) stanchezza verso l’idea che si debba sempre dire no (…) c’è un momento in cui ci si rende conto (…) che dipende anche da noi, da quello che saremo capaci di fare, dalla quantità di innovazione e cambiamento che riusciremo a mettere in circolo (…) Credo che il Paese sia a un nuovo punto di svolta (…) la nostra voglia di vivere, di non arrenderci.” (3)
Non sappiamo se questo sentimento sia la nostalgia di cui parla della Loggia: “Nostalgici (…) dello Stato. Inteso (…) come (…) insieme di organi e di funzioni di controllo e di vigilanza, preziosi al centro come nelle periferie. Nostalgici di quello Stato (…) che non aveva ancora deposto quasi per intero la sua sovranità (…) ai voleri di qualche capetto dei «territori» (…) conservare le nostre città: (…) senza (…) la scomparsa dalle vie di barbieri e di fiorai, di ciabattini e librerie. Conservare i paesi (…) con gli uffici postali, le stazioni ferroviarie, i palazzi e le opere d’arte: quel paesaggio, quelle forme di vita che legano tanti di noi al passato (…) vivo e vitale del Paese (…) una considerazione nuova per i valori della coesione collettiva” (4)
Quel senso della comunità che noi siamo riusciti a far risorgere a Corviale e che ci permette di essere un esempio di rinascita per tutte le periferie partendo dall’analisi di Stefano Rodotà che in “Cittadini” (5) su Repubblica definisce “La città (…) il luogo dove in modo più marcato compare (…) la differenza nei diritti” per proporci di “chiedersi in che modo si possa tornare (…) ad un governo della città nel quale i cittadini possano ritenersi coinvolti” creando quel “modello (…) di collaborazione tra cittadini e comuni «per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani»” che stiamo producendo col nostro partenariato multidisciplinare pubblico-privato per la rigenerazione urbana di Corviale.
(1) Prova di forza, ora la camminata riparta dalle periferie

(2) Gli «effetti perversi» della diretta video che ha finito per isolare i violenti in Corriere della sera del 4/5/15

(3) La rivincita del Paese che dice “sì”

(4) Nostalgia di un’Italia diversa

(5) Repubblica 6/5/15

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