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Perché fare foto in bianco e nero?

“Prof. ma perché i fotografi scattano ancora in bianco e nero, adesso che c’è il colore?”

Ecco una di quelle domande, apparentemente banali, con cui uno studente ti inchioda nel bel mezzo di una lezione sulla storia della fotografia…

Quella delle foto in bianco e nero è una di quelle cose che si dà per scontato: anzi, la foto d’autore (con le dovute eccezioni) è per antonomasia in bianco e nero! Ma gli studenti, abituati a fare quotidianamente decine di scatti a colori con il loro cellulare (al massimo applicano qualche filtro effetto “vintage”) non sono abituati al bianco e nero e lo percepiscono come un’anomalia.

“Ho cominciato con la tv in bianco e nero, con il cinema, di cui sono appassionato, in bianco e nero. Tutti i miei maestri sono fotografi in bianco e nero. Sono cresciuto con il bianco e nero e poi per i reportage, per quello che faccio io, è più efficace. Il colore distrae sempre chi guarda una foto, si concentra più sul colore che sul contenuto“.

Ecco cosa ha dichiarato il grande fotografo Gianni Berengo Gardin quando gli hanno chiesto, di recente, perché continuasse ad usare il bianco e nero. E questa foto della serie “Mostri a Venezia” ci spiega bene il senso delle sue parole…

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Dunque togliere il colore non costituisce necessariamente una perdita di informazioni. Può, infatti, rafforzare molto di più il senso e la comunicatività dell’immagine.

Una foto a colori rischia di essere troppo realistica, lascia poco spazio all’immaginazione, in alcuni casi è proprio una copia del reale.

Le foto a colori più belle, in effetti, sono quelle che hanno proprio il colore come soggetto.

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Il bianco e nero risulta, invece, più evocativo proprio perché sottrae un dato visivo. È la differenza che passa tra l’acqua del mare e la sua rappresentazione fatta da un impressionista: toglie precisione ma guadagna di atmosfera!

foto-bn-monet

Nella foto in bianco e nero le forme emergono maggiormente grazie ai passaggi chiaroscurali attraverso toni di grigio. La tridimensionalità è più evidente, i volumi si fanno più puri.

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Le ombre, grigie o nere anch’esse, assumono la stessa importanza degli oggetti che le producono e diventano parte fondamentale della composizione molto più che nella foto a colori.

ombre

La texture dei materiali diventa molto più ricca e tattile. La luce accarezza la materia svelandone la trama superficiale.

texture

Il ritmo presente nelle architetture o negli elementi naturali appare particolarmente marcato grazie alle diverse intensità di luce e ombra.

ritmo

Nebbia e foschia diventano incredibilmente suggestive. Sembrano soffici ed impalpabili…

831.624.2801 c. 1960

La profondità spaziale appare più leggibile grazie ai gradienti di grigio dovuti all’atmosfera che si frappone tra gli oggetti e l’osservatore.

grigi

Le silhouette si stagliano in modo netto e assumono una forte espressività.

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Anche le immagini drammatiche sembrano più astratte e surreali.

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Il dolore e la paura, perdendo la carnalità (e a volte la pornografia) del colore, risultano più assoluti e intensi.

dolore

E composizioni essenziali e minimaliste risultano comunque piene e complete.

essenziali

Naturalmente non si deve credere che per migliorare una foto a colori basti convertirla in bianco e nero. Una buona foto in bianco e nero va pensata (in bianco e nero) ancor prima dello scatto. Perché la scelta del soggetto, della luce e della composizione deve essere fatta in funzione di una rappresentazione composta da tutti i toni del grigio.

Questo non vuol dire che occorra scattare direttamente in bianco e nero. Oggi, infatti, si può scattare a colori e convertire in b/n in un secondo momento. Occorre, però, lavorare con programmi di post-produzione fotografica (Photoshop ad esempio) seguendo alcuni accorgimenti per bilanciare le tonalità e migliorare il contrasto.

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Può sembrare una procedura che “falsa” la realtà ma si tratta di correzioni che vengono fatte anche con la tradizionale pellicola (sia con filtri sull’obiettivo che in fase di stampa in camera oscura).

Si usano, infatti, dei filtri da apporre sull’obiettivo capaci, ad esempio, di scurire molto l’azzurro del cielo per aumentare il contrasto con le nuvole. In questi casi si applica un filtro arancione che, assorbendo tutte le lunghezze d’onda della luce meno quelle relative all’arancione (poco presenti però nel colore del cielo) fa sì che l’azzurro appaia quasi nero! Per inciso: la funzione bianco e nero con filtro arancione è presente anche in Photoshop.

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Ultimamente si sta diffondendo la moda di fare il procedimento opposto: passare dal bianco e nero al colore. Ma se una foto a colori contiene tutte le informazioni relative alla luminosità utili a trasformarla in bianco e nero, il contrario non è così automatico.

Una foto in bianco e nero non possiede più le informazioni cromatiche; si possono intuire i colori (anche per la cosiddetta “costanza percettiva“) ma non è detto che siano quelli realmente appartenuti al soggetto.

Black and white photo of Natalie Wood at the Beach Colorized

E poi c’è una via di mezzo, capace di mettere insieme l’asciuttezza del bianco e nero e l’impatto del colore. È quella foto in cui di colorato resta solo un elemento focale, che attira tutta l’attenzione su di sé.

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È un effetto interessante di cui non si deve abusare. Se utilizzato in modo mirato può creare una scena molto suggestiva. Un po’ come la bambina con il cappottino rosso nel film Schindler’s list.

SCHINDLER'S LIST (1993) OLIWIA DABROWSKA STEVEN SPIELBERG (DIR) 025 MOVIESTORE COLLECTION LTD

Provare a creare degli scatti in bianco e nero può essere un interessante esercizio didattico. Ho fatto questo esperimento a scuola lavorando sugli scorci urbani, un soggetto abbastanza adatto a cogliere forme, volumi, passaggi di luce ed ombra, ritmi, texture etc.

Ecco alcune foto fatte da studenti e studentesse di quinto anno (liceo scientifico) dopo avere osservato i lavori dei grandi maestri.

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Ci sono verticali un po’ cadenti, immagini sottoesposte o sovraesposte, inquadrature imperfette… ma quello che conta è aver provato ad osservare intenzionalmente la realtà circostante con l’idea di selezionarne una porzione significativa capace di comunicare qualcosa in più dell’intera scena.

Lo scopo è sempre quello: imparare a vedere. Bisogna imparare a vedere prima di fotografare, ma fotografare può diventare un modo per imparare a vedere!

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