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Perchè Europa

C‘è un articolo di Francesco Merlo sulla Repubblica che, più di tutte le analisi, individua il nucleo della partita in atto: “Il terminal luogo simbolo della nostra laicità”:
“da Bruxelles, in un’ora o poco meno, arrivi a Londra e a Francoforte, a Milano e a Copenaghen, ad Amsterdam e a Vienna, a Parigi e a Zurigo. È appunto lo snodo non solo geografico di una rete che ha trasformato l’Europa in una Città-Continente, come aveva intuito la migliore architettura già negli anni Sessanta (Yona Friedman). Solo l’Europa realizza così la mescolanza. Gli altri Continenti sono fatti di megalopoli perse nella natura, spaventosi assembramenti urbani”
Come in Italia l’irrompere del terrorismo delle brigate rosse modificò gli schieramenti politici da “arco costituzionale”/”fuori dall’arco” a “linea della fermezza”/”partito della trattativa”, così la dichiarazione di guerra dell’Isis all’Europa modifica gli schieramenti in “difendersi come Europa”/”difendersi come stati”.
L’unico tratto comune tra i populismi di vario genere che attraversano il continente è, infatti, la ripulsa con più o meno generiche motivazioni della dimensione europea a favore di un rinchiudersi nei propri confini.
Questa netta divisione di campo dovrà essere ben presente a tutti quando ci saranno da fare scelte a cominciare da quelle elettorali.
Oggi, nel tempo in cui non c’è più spazio per le idee (dove i progetti come – cito a memoria – Mi-To, Gioia Tauro mediterranean tranship, sud come Costa Brava, Italia hub europeo del metano? l’unico odierno è il “rammendo delle periferie” di Renzo Piano), è necessario costruire un’egemonia delle forze dell’ “ottimismo della volontà ” a discapito delle formazioni a vario titolo rinunciatarie e disgregatrici.
La scelta di partire dalle periferie puntando sull’animazione sociale per la battaglia della legalità e della sicurezza è la strategia che ci permette di unire le forze di chi vuole vincere questa guerra senza perdere l’identità per cui si combatte.
Anche nella nostra città, quella immaginata capitale della pace mediterranea diventata nel frattempo front line della partita in atto, non si può consegnare il governo a chi pensa che le buche siano il primo problema o che l’Europa sia il nemico.
Questa la partita in atto per chi decide di giocarla e di non fare, come spesso e volentieri è capitato ma in tempi meno cruciali, solo testimonianza di frustrazione e velleitarismo.
“Perché Europa” non è quindi una domanda ma la risposta.

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