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Sabato 21 febbraio è la giornata internazionale dei dati aperti. Le occasioni per discutere le opportunità dell’uso intelligente dei dati per migliorare la qualità della vita.
Gli Open Data non servono a niente se non migliorano la vita delle persone. Forti di questa convinzione, sono molti quelli che sabato 21 febbraio parteciperanno al terzo evento italiano dedicato ai Dati Aperti. L’Open Data Day celebrato a livello internazionale, è un’occasione di incontro, distribuita in Italia tra dieci città, per costruire, secondo gli organizzatori, un modo nuovo e diverso di pensare la relazione reciproca tra informazione, diritti e conoscenze, al fine di migliorare il rapporto tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini.
Un obiettivo da raggiungersi proprio attraverso un uso diverso della enorme mole di dati che tutti noi produciamo a lavoro o nel tempo libero, interagendo con strumenti digitali, banche dati, uffici, spazi pubblici e privati. Ma quando si parla di dati aperti si parla anche dei dati ambientali generati dal monitoraggio del livello d’acqua nei fiumi, di quelli sulla qualità dell’aria, dei dati sulla frequenza delle corse del trasporto pubblico, dello stato del patrimonio artistico o dei crimini commessi in un certo lasso di tempo all’interno di un certo territorio.
Dati che sono in genere prodotti, gestiti e pagati da enti pubblici, e che sono pubblici per legge, e che dovrebbero essere utilizzabili da chiunque, per decidere, ad esempio, se e dove impiantare una certa attività commerciale, piuttosto che per realizzare interventi socioabitativi o reindirizzare le politiche di sicurezza nel caso di enti territoriali e di governo. Per gli esperti questi dati devono diventare occasione per innovare prodotti e servizi privati ed aumentare l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici, ma anche, come sostiene l’Associazione degli Stati generali dell’Innovazione (SGI), per “migliorare la trasparenza ed il controllo democratico, e favorire la partecipazione alla vita pubblica.” E qui un bell’esempio è il lavoro che sui dati comunali e ministeriali effettua l’associazione Open Polis che li offre ai cittadini per promuovere la partecipazione civica attraverso la conoscenza degli atti, dei comportamenti, e delle decisioni dei nostri rappresentanti. Secondo SGI però i dati aperti “Necessitano di maggiore traduzione e diffusione, cosa spesso non garantita, che va a scapito dei cittadini e delle opportunità che gli vengono così precluse”.
Gli fa eco Ernesto Belisario, avvocato, esperto di dati aperti nella Pubblica Amministrazione: “L’Open Data Day sarà importante solo se riuscirà ad essere l’occasione per uscire dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, se rappresenterà il momento in cui fare capire ad amministratori, cittadini e imprenditori il valore dei dati aperti per la trasparenza e la crescita economica.” Diversamente? “Se dovesse diventare un evento autoreferenziale “per iniziati” sarebbe l’ennesima occasione perduta.”
Per questo, poiché la politica ci ha abituati al mantra dell’innovazione tecnologica che non si realizza, c’è da chiedersi come possano effettivamente migliorarci la vita i dati aperti. Secondo Morena Ragone, giurista, esempi virtuosi ce ne sono eccome: “Il notissimo Open Coesione, che rende accessibile ai cittadini i dati relativi all’impiego del fondi strutturali europei; oppure Confiscati Bene che mappa, monitora e rende disponibili ed intellegibili i dati dei beni confiscati alle mafie , e ancora Open Pompei, che interessa un settore, quello dei beni artistici, tanto prezioso e delicato.” Quindi i dati aperti non sono più solo una parola ad effetto. Certo necessitano di standard unici, di protocolli di qualità e una chiara esposizione di scopi e utilità e della lorro effettiva messa in comune da parte di chi li produce. L’International Open Data Day 2015 può essere l’occasione per farlo di più e meglio.
L'”evento hub” italiano si svolge a Roma, ma uno dei momenti più partecipati sarà a Bari, presso il Politecnico, dove nel promeriggio si svolgeranno gli hackaton: momenti di lavoro collettivo in cui sviluppatori di software, programmatori, appassionati, lavoreranno sui temi del monitoraggio ambientale, dell’infomobilità e dei beni culturali.