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Omicidio all’Italiana

Il web non è un film

di Marcello Macchia. Con Marcello MacchiaLuigi LucianoEnrico VentiGigio MorraSabrina Ferilli  Italia 2017

Ad Acitrullo, in provincia di Campobasso, il sindaco Piero Peluria (Macchia/Maccio Capatonda) insieme a Marino (Luciano/Herbert Ballerina), suo pelosissimo fratello e vicesindaco, mette in campo ogni sforzo per far conoscere il suo piccolissimo paese e fermare lo spopolamento (sono rimasti in 16, con un’età media di 69 anni); la sua ultima trovata è quella di metter on line il paese ma il vetusto computer, appena comprato e collegato con il telefono a gettoni della piazza, va in tilt e l’anziana contessa Ugalda Martirio in Cazzati (Lorenza Guerrieri), che aveva finanziato l’impresa, arrabbiatissima dichiara che non caccerà più un soldo. I due Peluria la sera stesa vanno dalla contessa ma, sotto i loro occhi, lei muore strozzata dal polpettone che la cameriera Concetta (Luca Confortini) le aveva preparato per la cena, mentre lei guardava in tv il suo programma preferito “Chi l’acciso”, presentato dalla criminologa Donatella Spruzzone (Ferilli). Proprio il programma fa venire a Piero un’idea: fingeranno che la contessa sia stata uccisa e Acitrullo sarà famosa come Avetrana, Cogne e Novi ligure. Portano il cadavere in piazza, salgono sul campanile con un servizio di coltelli da 12 e Marino (per fare un dispetto al fratello che gli aveva rotto il telefonino) li butta giù, facendoli casualmente finire tutti conficcati nella contessa. L’indomani, il paese viene inondato da giornalisti e troupe televisive, tra i quali si fa fatica largo Il commissario Fiutozzi (Morra), accorso sul luogo del delitto insieme all’ispettore Gianna Pertinente (Roberta Mattei) e all’agente Farina (Venti/Ivo Avido). L’arrivo della Spruzzone, che promette popolarità al commissario, lo convince, nell’indignazione della Pertinente, a farsi da parte e a lasciare le indagini nelle mani dell’anchor-woman. La poliziotta va al bar e, con la scusa di assaggiare le specialità locali (l’imbevibile Amaraccio e il pessimo babacchione, dolce tipico che, se mangiato dopo l’orrendo liquore, sembra quasi buono), interroga Marino e gli dice che dall’autopsia si chiarirà il caso. Lui allerta il fratello, che riesce a trafugare il reperto, con il quale il medico legale (Christian Iansante), chiarisce che la contessa è morta per soffocamento da cibo ma, presosi l’incarico di distruggere il documento, pensa bene di gettarlo dal campanile (“da lassù le cose vanno in mille pezzi”) e così il foglio vola da Fiutozzi, che si reca dalla Spruzzone per rivelarle la scoperta ma lei, pensando all’audience, lo convince a nascondere il referto e continuare nelle indagini. Le agenzie turistiche specializzate – come la Viaggi Sventura, il cui titolare (Ninni Bruschetta) ha confezionato il pacchetto Morì Ammazzato – mandano centinaia di turisti ad Acitrullo, come il veneto Eugenio Normale (Macchia) che con la napoletanissima moglie Fabiola (Antonia Truppo) e due bambini fa incetta di souvenir – come la maglietta “Je sus Acitrullo” – e di selfie. A “Chi L’Acciso”, la sera della trasmissione, il tele voto individua il sospettato n.1: il venditore ambulante del paese, Antonello Zumba (Fabrizio Biggio), che, essendo un po’ olivastro, viene subito etichettato come “negro” e, applaudito dai compaesani, viene portato dietro alle sbarre del programma televisivo. La Pertinente però, che sospetta del sindaco, e, dopo un esame del suo DNA coincidente con quello trovato sui coltelli, irrompe durante il programma rivelando il coinvolgimento di Peluria nel delitto. Piero è costretto a scappare e – promettendogli di portarlo nella tentacolare metropoli di Campobasso – convince Marino a seguirlo. Nel centro commerciale della città, la troupe di “Chi l’acciso?”, li rintraccia e li porta al processo della trasmissione. La Spruzzone, consapevole che quel delitto ha già stancato l’audience, cala l’ultimo asso: tira fuori il vero referto della scientifica e sputtana il povero Fiutozzi in diretta. Acitrullo viene ora abbandonata sia dai turisti che dagli ultimi abitanti che avevano, grazie delitto, vissuto un po’ di movimento e di benessere. Amareggiati, i Peluria debbono vedersela con la Pertinente, che vuole incriminarli per la messinscena ma, mentre ricostruiscono i fatti, viene fuori che la contessa era notoriamente allergica al babbacchione, la cui presenza nello stomaco della morta era stata rilevata dall’autopsia. A questo punto, i tre si recano da Concetta, che messa alle strette, cerca di scappare; Piero, però, le salta addosso, rivelando una maschera di cerone: lei, in realtà, è Concetto, il figlio illegittimo della contessa che la aveva avvelenata per l’eredità. L’assassino riesce però a neutralizzarli e a legarli, predisponendo una complicatissima trappola mortale; all’ultimo momento, però, l’intervento miracoloso del Patrono del paese, San Ceppato, fa, appunto, inceppare il meccanismo. I tre catturano Concetto ma Piero, forte della recente esperienza, convince Gianna a non arrestarlo, perché, dopo una lieve condanna, avrebbe tutti i vantaggi della notorietà. Meglio usarlo, incatenato, come lavorante nella nuova impresa che il sindaco ha immaginato per dare lustro al paese: una Casa di Mode che confeziona abiti con i peli di Marino che ricrescono ininterrottamente. Un servizio del tele cronista Salvo Errori (Pippo Lorusso), testimonierà il nuovo status modaiolo di Acitrullo.

Marcello Macchia/Maccio Capatonda, viene, come è noto, dal web, dove era seguitissimo e da lì è passato, con i suoi amici Herbert Ballerina e Ivo Avido (quest’ultimo anche producer) alla televisione e, poco più di un anno fa, ha diretto ed interpretato il suo primo film, Italiano medio, che era un po’ la summa dell’umorismo che gli aveva dato notorietà. Omicidio all’italiana è il tentativo di trasferire il suo mondo in una storia surreale ma compiuta. La confezione è certamente impegnativa, a partire dal cast: ai veterani Sabrina Ferilli, Gigio Morra, Ninni Bruschetta e, in un cameo personalissimo, Nino Frassica, si aggiungono le emergentissime Antonia Truppo (David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot) e Roberta Mattei (Non essere cattivo e Veloce come il vento) ma la risata arriva più dalla testa che dalla pancia. D’altronde, Capatonda, fingendosi naif, non risparmia citazioni colte (dal travestimento e la pettinatura di Concetta/Concetto che viene da Psycho, al cartello di avvertenza iniziale, che ricorda l’incipit di Se la luna mi porta fortuna di Campanile, fino alla macchina mortale, tipica dei gialli di Edgar Wallace, presi in giro da Wodehouse nel suo Più forte e più allegro), accumulando, talora, gag più sorprendenti ed intelligenti che realmente divertenti. Spesso la seconda prova d’autore dopo un successo è deludente; Omicidio all’italiana non fa eccezione ma non del tutto (anche, certamente, per merito degli ottimi attori che abbiamo citato, primo fra tutti l’eccellente Gigio Morra, qui in stato di grazia).

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