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di STEFANO PETRELLA da Repubblica:
Si chiama “Famocose”, apre a metà settembre. Sul modello delle officine di mezza Europa.
Seghe elettriche, macchine da cucire, saldatrici, ma anche stampanti e scanner 3D, plotter e macchine a taglio laser, una camera oscura e una cabina di verniciatura. Sono alcuni degli strumenti degli “artigiani digitali”: designer, falegnami, sarti, fotografi, architetti, che dal 13 settembre si ritroveranno in una Bauhaus del Terzo Millennio nel cuore del Pigneto, in via Caltanissetta, a ridosso dell’area pedonale.
Qui al civico 26, in quella che un tempo era una tipografia, aprirà “Famo cose”, il primo makerspace romano, prendendo a modello spazi analoghi nelle capitali del mondo, come la Beta Haus di Berlino, che da cinque anni è la casa degli artigiani urbani, quei giovani professionisti che nelle affollate e care metropoli occidentali non hanno spazio e risorse per un laboratorio personale. “Famo cose” è un open space di 210 metri quadri in cui far confluire passioni e professionalità dei trentenni freschi di università, unendo le tecnologie all’avanguardia alla vocazione artigiana del Pigneto.
Così mentre in centro le botteghe storiche chiudono per lasciare spazio ai fast food la soluzione per i creativi di ieri e di oggi è il makerspace. “Sono il primo ad aver bisogno di un posto dove “fare cose” – racconta Luca Magarò, designer romano, 30 anni, – e a Roma mancava un punto dove riunire le idee e le professionalità, che andasse oltre il coworking e i fablab. Questa non è un’associazione o un centro sociale, ma un punto di servizi e formazione artigiana”.
“Famo cose” sarà aperto a tutti, dai bambini alle casalinghe, dagli studenti ai pensionati. Se di giorno (dalle 9 alle 18) sarà dedicato ai professionisti, che troveranno attrezzature e consulenza, anche per start up e gruppi di lavoro, la sera (dalle 18 alle 22) il makerspace aprirà le porte agli hobbisti. Chi non ha un luogo dove fare decoupage, dipingere o creare piccoli mobili, cucire abiti o realizzare gioielli, smanettare con l’elettronica, insieme alle idee e agli stimoli di altri creativi. E chi non sa da dove cominciare, potrà iscriversi a corsi di elettronica, falegnameria, design, moda: il sabato l’open space si trasformerà in un’aula con videoproiettore, per lezioni in cui gli attrezzi del mestiere sono parte integrante della formazione.
“Le persone devono uscire da qui con un oggetto realizzato da loro – spiegano i “makers” che sono diventati otto – anche se avremo una piccola sala relax, non ci sarà spazio per perditempo”. Fin dal nome, che è una provocazione al “faccio cose vedo gente” di Moretti, una dichiarazione di guerra a quello spirito “radical chic” che nell’immaginario urbano sembra essersi impossessato del Pigneto. Qui si viene a sporcarsi le mani. Di vernice e trucioli, con il seghetto in una mano e l’iPad nell’altra. Artigiani con passione, come nel simbolo di “Famo cose”: un bullone stilizzato a forma di cuore.
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