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Una sceneggiatura miracolosamente perfetta
di Steven Knight. Con Tom Hardy, Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott, Ben Daniels USA, Gran Bretagna 2013
Autostrada Birmingham-Londra, notte. Un uomo, Locke (Hardy), è alla guida della sua BMW. Dalle prime telefonate con il suo capo, Gareth (Ben Daniels/Roberto Draghetti) e con il capo-operaio Donal (Andrew Scott/Alessandro Quarta) apprendiamo che lui è uno stimatissimo manager dell’edilizia e che, all’alba, avrebbe dovuto sovrintendere alla più ingente colata di cemento armato che mai si sia effettuata. Alla moglie Katrina (Ruth Wilson/Marina Guadagno) ed ai figli, Eddie (Tom Howard/Alex PolidorI) e Sean (Bill Milner/Manuel Meli), comunica che quella sera non tornerà a casa; la moglie è confusa ed i ragazzi delusi (lo aspettavano per vedere insieme un partita in tv). Dalle telefonate con Bethan (Olivia Colman/Selvaggia Quattrini), una non più giovane impiegata dell’impresa nella quale lui lavora, sappiamo che lei è incinta di lui e che sta per partorire; qualche mese prima, a seguito di un party aziendale, lui e lei, ubriachi, hanno fatto l’amore e Bethan, senza dirgli nulla, aveva deciso di tenere il bambino; quella sera, però, sola e spaventata in ospedale lo ha chiamato rivelandogli la verità. Lui è figlio di un uomo che, dopo aver ingravidato la madre, è fuggito. Locke non glie lo ha mai perdonato ed ora non vuole comportarsi allo stesso modo, anche se non ha nessun afflato affettivo verso la lagnosa Bethan. Questa scelta estrema gli sta, però, facendo perdere il prezioso lavoro e la famiglia amatissima ma…
Knight è un ottimo sceneggiatore (Piccoli affari sporchi di Stephen Frears, La promessa dell’assassino di David Cronenberg) e nel 2013 ha diretto i suoi due primi film (questo e l’interessante Redemption – Le identità nascoste con Jason Stratman) . Locke, presentato fuori concorso a Venezia, è stato subito accolto come un piccolo capolavoro. E lo è : la scommessa di reggere un film con un solo attore in scena (degli altri sentiamo solo le voci – è il motivo per il quale ho voluto citarne anche i doppiatori italiani), per di più sempre ripreso nell’abitacolo della macchina il regista la ha vinta in pieno. Una cosa del genere la aveva già fatta Spielberg con il suo splendido film d’esordio Duel , in cui però il thrilling era assicurato dalla gara mortale con un minaccioso camion assassino; Knight riesce a tenere sempre altissima la tensione con una sorta di melò etico e lo fa grazie alla bravura di Hardy (ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno era il cattivissimo Bane) e ad una sceneggiatura miracolosamente perfetta. La qualità della scrittura (fondamentale per al riuscita di qualunque film) fa venire alla mente un altra fortunatissima opera seconda, Memento, che ha fatto conoscere a ed apprezzare Christopher Nolan.