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È la donna più potente del mondo. Con il trionfo alle ultime elezioni in Germania, Angela Merkel ha confermato di essere la signora della politica. Mutti (mamma), come la chiamano i tedeschi, è diventata cancelliera per la terza volta, catapultando il partito cristiano democratico oltre il 40 per cento dei consensi.
Presa la poltrona più ambita di Germania nel 2005, non l’ha mollata più senza curarsi delle critiche che spesso riguardano soltanto il suo look e il suo fisico. Basta pensare all’irripetibile insulto rivolto alla cancelliera e al suo lato “B”, pronunciato da Berlusconi durante una telefonata intercettata e finita su tutti i giornali. O all’ironia spicciola di altri politici italiani che forse qualcosina da lei potrebbero imparare in termini di modestia e sobrietà.
Lei va avanti per la sua strada, con le sue giacchette dai colori improbabili, certi pantaloni che urlano vendetta, le scarpe basse dal tacco tozzo e, come unico vezzo, le collane che abbina sempre al colore dei bottoni delle giacche. Incurante di tutto, continua il percorso iniziato tanti anni fa nella Germania Est. Angela Dorothea Kasner nasce nel 1954 ad Amburgo, città della Germania Ovest ma cresce Germania Est, dove si laurea in fisica e dove inizia la sua irresistibile ascesa politica.
Nonostante gestisca un potere enorme, Angela è rimasta una donna semplice che va a fare la spesa con una scorta minima, fa colazione con il marito, sempre negli stessi posti: per Pasqua a Sant’Angelo di Ischia, d’estate sulle Dolomiti. Una tipa così, apparentemente alla buona, ispira fiducia anche ai più giovani.
«Indipendentemente dal partito che rappresenta, i ventenni tedeschi considerano la Merkel una figura in grado di trasmettere speranza. Cosa che in Italia non è accaduta», spiega a Nuovo la giornalista Maria Latella. «Padri, madri e giovani hanno visto in lei una persona capace di costruire un futuro. E come donna, ha sfatato trent’anni di messaggi molto basati sull’apparire e poco sull’essere: “Se non sei bella, magra e sexy, è inutile che tu vada in giro”. Ebbene una signora non particolarmente bella, magra e sexy, è il leader di tutti i signori maschi europei. E il messaggio che arriva a tutte le ragazze è: “Conviene studiare e acquisire una sicurezza che il tempo non porterà via. La sicurezza di Angela Merkel non diluirà con gli anni, anzi si rafforzerà perché è basata sui contenuti e non sul corpo o sull’apparire».
E su questa strada della concretezza e della laboriosità è cresciuta anche Julia Klöckner, vicepresidente della Cdu (Unione Cristiano Demopcratica). Alta, bionda, con padronanza delle lingue è considerata la “delfina” della cancelliera anche se non c’è stata ancora nessuna investitura ufficiale e dovrà aspettare almeno quattro anni prima di succedere alla Merkel. E non è detto che Angela, ancora giovane come capo di stato, lasci lo scettro tanto facilmente.
«Ha una grandissima capacità di mediare, di galleggiare, di gestire i rapporti con calma. È una donna che è stata lungamente sottovaluta ma è impressionante vedere come abbia distrutto tutti i suoi antagonisti interni ed esterni al suo partito», ci spiega la sociologa Chiara Saraceno. « Non ha un’idea politica forte ma è una donna che assorbe tutto: conservatrice della CDU ha inglobato moltissimi temi della socialdemocrazia cambiando idea senza fare grandi drammi. È un interessante fenomeno di capacità di gestione del potere e di conquista della fiducia. In questo senso è una bravissima politica. I cittadini non la amano ma si fidano.
«Durissima in Europa, è prontissima a cambiare idea in patria come ha fatto due volte per il nucleare, piegandosi all’umore del suo paese più che del suo partito. Può piacere o non piacere ma è sicuramente una politica di razza».
Una politica che ha in mano le sorti dell’Europa, la possibilità di cambiare realmente le cose, privilegio appartenuto a pochissime donne. Una è stata Margaret Thatcher, a cui Angela è stata spesso paragonata. Unica donna ad aver ricoperto la carica di primo ministro del Regno Unito, la lady di ferro, scomparsa nell’aprile scorso, ha tenuto in pugno le sorti europee, e non solo, dal 1979 al 1990 con una durezza che aveva turbato anche la regina Elisabetta che una volta si lasciò scappare di detestarla “cordialmente”.
Un’altra delle protagoniste del vero potere in rosa è Hillary Clinton. A lei il presidente Obama aveva affidato la politica estera durante il suo primo mandato. E anche se l’ex first lady non ha ancora sciolto la riserva sulla possibilità di candidarsi ala Casa Bianca nel 2016 molti giurano che potrebbe essere lei la prima presidente donna degli Stati Uniti.
Prima di Hillary si era seduta sulla poltrona di Segretario di Stato degli Stati Uniti Condoleezza Rice, la prima donna afroamericana a ricoprire tale carica, nella seconda amministrazione di George Bush, e seconda donna dopo Madeleine Albright che ricoprì il ruolo dal durante la presidenza di Bill Clinton.
Su 339 capi di stato e di governo, soltanto 22 sono donne ma lungo è stato il percorso di conquista di un potere al femminile. Quasi quarant’anni sono trascorsi da quando, dopo la morte del presidente argentino Juan Domingo Perón nel 1974, la sua terza moglie Isabel Peron diventò la prima donna al mondo a ricoprire la carica di Capo di Stato. Ma non va dimenticata Eva Duarte, detta Evita, la seconda moglie di Perón che, con la sua appassionata retorica lo aiutò tantissimo a catturare e mantenere il favore delle masse. Grazie alla mediazione di Evita, amata e odiata dal popolo, nel 1947 il voto in Argentina fu esteso anche alle donne.
Un’altra importante personalità politica è Antonia Edvige Albina Maino, detta Sonia, italiana naturalizzata indiana. Leader del Partito del Congresso, attualmente al governo della più grande democrazia del mondo, Sonia è entrata in politica qualche anno dopo l’assassinio del marito Rajiv (figlio di Indira Gandhi e già primo ministro), avvenuto nel 1991, riuscendo a risollevare il partito e conquistando la fiducia degli elettori.
Farfalla d’acciaio, così era chiamata Imelda Marcos, vedova del presidente delle Filippine. First lady dal 1965 al 1986, esercitò una fortissima influenza politica sul suo paese e accumulò ricchezze enormi sottraendole alle risorse pubbliche. Quando il governo fu rovesciato nel 1986, Imelda fuggì in espadrillas perché abbandonò precipitosamente il palazzo presidenziale lasciando una collezione di 2700 scarpe e più di 4000 abiti firmati.
Di tutt’altra pasta per correttezza e incorruttibilità la nostra Nilde Iotti, la prima donna presidente della Camera dei Deputati, uno scranno che occupò per tre legislature, dal 1979 al 1992. Un record ancora imbattuto nell’Italia repubblicana. La compagna di Palmiro Togliatti, leader del Pci, diventò una delle più autorevoli figure del panorama politico italiano nonostante la criticata relazione con il Migliore, così era definito Togliatti. Come lei stessa rivelò in una delle sue rare confidenze: «Lui era sposato, anche se il legame con Rita Montagnana era consunto, il divorzio non c’era e il moralismo dell’Italia di allora non concepiva certi amori».
Daniela Artioli
Settimanale Nuovo N.40 – 10 Ottobre 2013 (oggi in edicola)