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L’immigrazione: un costo o una risorsa? Vertice internazionale a La Valletta

L’11 e il 12 novembre si svolgerà a La Valletta (Malta) il Vertice internazionale, convocato dal Consiglio Europeo, per discutere di Migrazioni, con i paesi africani e altri paesi chiave coinvolti.

Un contributo di Thierry Vissol – Commissione Europea – Rappresentanza in Italia

Il numero di migranti che arrivano nell’Unione europea è senza precedenti, ed è probabile che questo flusso continui ad aumentare. L’UE, insieme agli Stati membri, sta adottando una ampia serie di misure per rispondere alle sfide e definire una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura. La gestione dei flussi migratori è una responsabilità condivisa e ha anche un impatto rilevante sui paesi di origine e di transito.
“Diario europeo” ospita l’intervento del dott. Thierry Vissol, consigliere speciale Media e Comunicazione nella Commissione Europea-Rappresentanza in Italia.

Quando si parla d’immigrazione, c’è molta confusione per molti motivi. Particolarmente in materia di definizione. Si deve distinguere tra i vari tipi d’immigrazione.
Prima di tutto, la circolazione dei cittadini europei all’interno dell’Unione, ricordandosi che oltre ad essere cittadini del loro paese di nascita gli europei sono anche cittadini europei e godono per questo statuto giuridico del diritto di circolare, soggiornare e lavorare in tutti i paesi dell’Unione.
Secondo, c’è l’immigrazione economica di persone – regolari o clandestini – provenienti da paesi terzi (alla ricerca di un lavoro e di migliore condizioni di vita).
Terzo, ci sono i rifugiati, per motivi di guerra o di persecuzioni, regolari o clandestini, protetti dalle leggi internazionali ed europei, che possono pretendere allo statuto di rifugiati.
Sono ovviamente diverse sia le legislazioni da applicare a queste diverse categorie, sia le nostre responsabilità di paesi ricchi e democratici, in termini di sicurezza e umanitarie.

Un’altra confusione risulta dal modo con il quale le popolazioni europee risentono del problema dell’immigrazione in generale: come un aggressione da parte di popoli con culture, lingue, religioni, abitudini diverse – un approccio vicino alla xenofobia – o come una minaccia per l’economia del loro paese, un rischio per il loro lavoro, ecc. Cioè l’aspetto puramente economico.
In questa materia sono state fatte molti studi sia dalla Commissione europea, dall’Ocse, dalle Nazioni Unite. E’ tutti convergono. Non solo l’immigrazione non rappresenta un costo a medio termine, ma spesso rappresenta un beneficio netto per i paesi e i loro sistemi sociali.

In altri termini, il contributo a medio termine degli immigrati ai sistemi sociali e fiscali sono superiori al loro costo.
Per esempio, uno studio recente di due economisti britannici dell’University College of London dimostra che dal 1995 al 2011, il contributo dei immigrati al fisco britannico è stato del 10% superiore a quello degli inglesi. Il contributo netto degli immigrati (studenti o lavoratori) è stato di ben 45 miliardi di sterline.
In termini di lavoro, l’OCSE dimostra che i migranti non “rubano” il lavoro ai nazionali, ma al contrario sono un fattore di accelerazione della promozione sociale dei lavoratori nazionali verso lavori più qualificati, quando i migranti meno qualificati trovano lavoro nei settori in crescita media o senza prospettiva. Tutti gli studi dimostrano che non c’è nessun legame tra immigrazione e disoccupazione. Al contrario, l’immigrazione crea un dinamismo economico a medio termine, soprattutto nei paesi colpiti dall’invecchiamento della loro popolazione.
Nessuno fino ad ora, tra i più virulenti oppositori all’immigrazione, ha dimostrato il contrario con dati alla mano.
Un altro risultato convergente di tutti gli studi è che per migliorare l’impatto positivo dell’immigrazione, invece di rallentare l’integrazione con ostacoli di tutti tipi, conviene di ridurre il tempo necessario all’integrazione amministrativa, economica e sociale dei migranti.

Ovviamente, questo non vuole dire che l’Ue può ricevere tutto il mondo, né che non deve intervenire – non tanto per impedire l’entrata di migranti – ma per agire sulle vere cause dell’immigrazione: guerre, torture e povertà.

Thierry Vissol
Commissione Europea – Rappresentanza in Italia