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L’hotel delle occasioni perse
di Christophe Honoré. Con Chiara Mastroianni, Vincent Lacoste, Camille Cottin, Benjamin Biolay, Stéphane Roger Francia 2019
Lo studente Asdrubal (Harison Arevalo) sta facendo lo svenevole sulla porta con la fidanzata (Clara Choi), quando da dietro una tenda appare, seminuda, Marie (Mastroianni), l’insegnante di diritto del ragazzo, che dichiara di non aver nessuna voglia di assistere di nascosto a quelle smancerie e, dopo aver dichiarato alla ragazza di essere stata lei a sedurle il fidanzato, si riveste e se ne va. Tornata a casa va a fare una doccia e il marito Richard (Biolay) vede sul suo cellulare i messaggi d’amore di Asdrubal. La affronta e lei difende il proprio diritto ad una vita sessuale libera e dice di essere sicura che anche lui non le è fedele; non è così e lui le dichiara tutta la propria amarezza. Più tardi, mentre Richard dorme, lei esce e prende una stanza nell’hotel davanti alla loro casa, dalla cui finestra può spiare i movimenti del marito. Poco dopo la raggiunge Richard venticinquenne (Vincent Lacoste) – all’età del loro matrimonio- e dopo una serie di recriminazioni, loro fanno l’amore. Ecco che arriva la quarantenne Irene (Camille Cottin), l’insegnante di pianoforte, con la quale lui, quattordicenne (Kolia Abitebul), aveva avuto una relazione, terminata quando lui le aveva comunicato che si sarebbe sposato con Marie. Ora Irene rivendica il diritto a riprendersi Richard, che non ha mai smesso di amare. Marie si ingelosisce ma, quando lui il giovane marito le ricorda i tanti amanti, arrivano le defunte mamma (Marie-Christine Adam) e nonna (Claire Johnston) di lei ad enumerarle tutti gli uomini con i quali era stata. Nuova discussione e nuova parentesi di sesso per Marie e Richard, interrotta dall’arrivo della Volontà (Stephane Roger) di lei che la induce ad approfondire la propria natura libertina e poco dopo fa salire Asdrubal, che è andato a cercarla per dichiararle il proprio amore, raggiunto da tutti gli altri amanti (Anthony Moro, Nassim Rachy, Tommy Schlesser, Alexander Leach, Amin Boué, Victor Bergeon, Selim Zahrani, Nabil Taleb, Anthony Deveaux, Cyril Mezger) di lei. Intanto Irene è andata a casa di Richard e, mentre cerca di portarlo a letto gli mostra il bambino (Gabriel Onée) che avrebbero avuto se fossero stati insieme e che lui avrebbe desiderato (Marie non aveva voluto avere figli). Lui le dice di amare ancora la moglie e la pianista se ne va con il bambino che è diventato un bambolotto. Marie la vede disperata e la porta nella casa al mare dove lei andrà a vivere e sarà una felice lesbica sessantenne (Carole Bouquet). Alla fine della nottata Marie e Richard ricominceranno il loro complesso ma irrinunciabile ménage.
Christophe Honoré è, di base, uno scrittore e, anche nei suoi racconti per i ragazzi, tende al didascalismo e alla provocazione. I suoi film (raramente distribuiti in Italia) sono, a loro volta, piccole provocazioni con taglio adolescenziale sulla labile complessità dei sentimenti. Qualche tempo prima di questo film, nel 2011, si era cimentato nel complesso musical (ma lui aveva preferito considerarlo un racconto sottolineato da musiche) storico Les Bien-Aimés, in cui le vicende sentimentali ed erotiche dei protagonisti sono attraversate dagli eventi degli ultimi 40 anni. L’hotel degli amori smarriti è, forse, la sua opera cinematografica più ambiziosa, con richiami al racconto Wakefiled (un marito in crisi si nasconde in un edificio di fronte alla sua casa per spiare i movimenti dell moglie) di Hawthorne, con rimandi stilistici alla nouvelle vague ma anche a Robbe-Grillet e, forse, al Roger Corman de I vivi e i morti e de Il pozzo e il pendolo (i colori delle stanze che sottolineano stati d’animo, cosi come all’Antonioni de Il deserto rosso. Come in Les Bien-Aimés le canzoni hanno un forte ruolo di contrappunto: Vanoni-Toquinho, The Rapture, Caterina Valente e, soprattutto Charles Aznavour (addirittura evocato da Stephan Roger, famoso attore d’avanguardia che spesso cita, imitandolo, il cantautore armeno) danno un respiro alle vicende che altrimenti non avrebbero. Si, perché il film è faticoso e pesantemente metaforico (a cominciare dal titolo originale, Chambre 212, che è il numero dell’articolo del codice civile – che Marie, docente di diritto, conosce bene – che tratta del rispetto tra coniugi). Chiara Mastroianni è stata premiata per questo ruolo a Cannes nel sezione “Un certain regard”. Buon per lei.