Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Ron English, star del surrealismo pop, firma un murales nella periferia della città. Torna a dipingere a Roma dopo tre anni. Per il muro di via dei Pisoni, ha scelto come protagonista The Temper Tot
Un baby Hulk al Quadraro. Dopo aver passato Guernica “ai raggi X”, rivisitandola tre anni fa in un’installazione all’ex Mattatoio di Testaccio, Ron English è tornato a dipingere a Roma. Questa volta per il M. U. Ro, il museo di urban art a cielo aperto del Quadraro, dove l’artista americano, fra i principali esponenti del surrealismo pop, ieri ha terminato il suo ultimo lavoro. Per il muro di via dei Pisoni, English ha scelto come protagonista The Temper Tot, lo stesso Hulk bambino dipinto un anno fa a Little Italy. “È una figura che unisce in sé forza e immaturità, come un bimbo di due anni. Può rappresentare il contrasto fra un Paese molto potente, con un forte esercito, ma con una leadership immatura”. Accanto a lui, fra supereroi e cartoni rivisitati, l’inquietante Mickey Mouse con la maschera antigas. Uno dei “target” più ricorrenti nelle opere di English, che fin dagli albori della sua carriera ha preso di mira multinazionali del tabacco, giganti dei fast food (sua la mascotte obesa del cibo spazzatura MC Supersized, usata per il documentario “Super Size Me”) e simboli della pubblicità, reinterpretati in modo spesso dissacrante. Ma che ha anche saputo creare vere e proprie icone contemporanee, come nel caso di “Abraham Obama”, la celebre immagine in cui i volti dei due presidenti americani – Obama e Lincoln – si sovrappongono, realizzata per la campagna 2008.
A seguire il lavoro dell’Andy Warhol della streetart, durato tre giorni, le telecamere di Sky Arte Hd che il 3 dicembre gli dedicherà una puntata del nuovo programma dedicato all’arte urbana. Un episodio che racconta anche il legame che l’artista ha stretto col quartiere e con i suoi abitanti, dal reduce di un campo di concentramento al barbiere di Cinecittà preferito da Totò, a cui ha confidato: “Anche mio padre ero un barbiere a Dallas”. “La street art – spiega English – nasce integrandosi prima di tutto con il territorio”. In questo caso, con un quartiere che vanta nella sua storia grandi battaglie, da quella contro i nazifascisti (per cui ha ricevuto una medaglia d’oro al merito civile) alla più recente contro la speculazione edilizia. “Abbiamo chiamato English per il M. U. Ro perché è un artista battagliero, come il quartiere” racconta David Vecchiato, in arte Diavù, ideatore del progetto. “Un legame ideale, dopo quello direttosperimentato l’anno scorso con Gary Baseman, che per il suo murales si ispirò al rastrellamento nazista del Quadraro del ’44, ricordando l’esperienza dei genitori polacchi sopravvissuti all’Olocausto”. Il sogno di Vecchiato è ora di estendere il museo di urban art all’intero municipio, “magari invitando Obey, lo streetartist famoso per aver realizzato il manifesto “Hope”, simbolo della prima campagna di Obama, a intervenire su via di Torpignattara”.
di SARA GRATTOGGI
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/10/10/news/le_pareti_del_quadraro_per_il_warhol_della_street_art-68269324/