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La rigenerazione urbana è l’infrastruttura base europea

araba feniceC’era un tempo in cui si pensava che lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione avrebbe trasformato a forme remote buona parte delle attività produttive che originarimenete erano svolte nelle città o nelle periferie urbane. Oggi più che mai si assiste a fenomeni inversi di attrazione dei grandi poli urbani di cittadini e competenze che trovano dalla connettività del tessuto urbano terreno fertile per la relaizzazione delle proprie ambizioni.  Lo sviluppo mondiale avrà al centro le città. Ma i grandi investimenti europei vanno dalla parte opposta.

“L’Unione Europea deve mettere al centro della propria azione le politiche di rigenerazione urbana sostenibile, uscendo da una visione miope che porta ad investire, prioritariamente, sulle grandi infrastrutture di trasporto, e considerando, invece, secondarie le politiche dell’abitare; tutto ciò senza tenere conto che decine di milioni di europei vivono e lavorano nell’altra Europa, quella non collegata dalle reti veloci, dove tantissime città ricche di storia e dense di vita rischiano di morire perché abbandonate dagli investimenti pubblici e privati”.

E’ questo il monito lanciato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso del Forum EU Cities Reloading che gli architetti italiani hanno organizzato in collaborazione con il Forum Europeo per le Politiche Architettoniche,  il Consiglio Europeo degli Architetti e l’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili.

Dati sulle città italiane

Nel corso del Forum sono stati diffusi alcuni dati che riguardano le città italiane: 24 milioni di persone vivono in zone ad alto rischio sismico in oltre 6 milioni di edifici; oltre il 70% del totale degli edifici è stato realizzato prima delle norme antisismiche. Tra questi oltre il 50% delle scuole che dovrebbero, invece essere i luoghi più sicuri; 5 milioni e mezzo di persone vivono in 1,2 milioni di edifici in zone a grave rischio idrogeologico; il 55% degli edifici italiani ha oltre 40 anni di vita, il 75% di questi sorge nelle nelle città; oltre un quarto degli 11 milioni di edifici italiani sono in stato di conservazione mediocre o pessimo e si avvia rapidamente a fine vita. Ed ancora: dal 1948 al 2009 si contano 4,6 milioni di abusi edilizi, 450 mila edifici illegali e 1,7 milioni di alloggi illegali. Solo un quarto degli iter autorizzativi rispetta i tempi prescritti dalle norme; siamo il fanalino di coda dell’Unione Europea nell’attesa di un sì o di un no dell’Autorità pubblica a un progetto (la World Bank ci pone al 153° posto su 180 Stati rispetto all’efficienza dei tempi per la burocrazia in edilizia). Il 35% dell’energia consumata in Italia – pari a 48 Mtep, milioni di tonnellate equivalenti in petrolio – è usata per gli edifici, veri e propri colabrodi energetici che ci fanno “buttare” 22 miliardi ogni anno, risparmiabili dalle famiglie italiane.

L’architettura è in grado di offrire soluzioni pratiche ai problemi delle città, ambiente e inclusione sociale

L’architettura europea non è solo una grande risorsa culturale e scientifica per l’Unione. E’ anche capace di offrire soluzioni pratiche ai problemi della rigenerazione delle città, dell’ambiente, dell’inclusione territoriale e sociale. Ed è anche in grado di declinare il nuovo paradigma di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle aree urbane, affinchè le città europee, grandi e piccole, siano adeguate alla contemporaneità che coniuga innovazione, sviluppo e ambiente, senza lasciare che cittadini, comunità e luoghi vengano messi ai margini a causa di strategie macroeconomiche indifferenti alla vita quotidiana e cieche verso il futuro.

Le città italiane sono in emergenza
Per Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale “esiste una vera e propria emergenza per le città italiane: serve che il Paese adotti una politica urbana seria e una specifica politica per l’architettura, ma entrambe oggi sono del tutto assenti. Il primo passo è quello di costruire una visione organica e d’insieme capace di generale progetti ambiziosi ma realistici in grado, anche, di fruire di finanziamenti europei. Le risorse comunitarie sono una fonte importante, ma se mancano un disegno complessivo, obiettivi chiari da raggiungere e progetti definiti in ogni loro parte, il Paese non saprà come fruire delle risorse comunitarie e finirà – come spesso succede – di perderle”.

La questione urbana è il principale problema dei governi europei di questi anni e lo sarà anche per i prossimi: la maggior parte della vita delle persone si svolge – e sempre di più si svolgerà – negli agglomerati urbani e l’esaurimento delle risorse energetiche ne segna un destino inimmaginabile anche solo pochi decenni fa: nel mondo, come in Italia, la città e l’habitat sono a rischio “default” e l’allarme è già stato suonato dalle istituzioni internazionali e dai cittadini

I lavori del Forum EU Cities Reloading – che fruisce dei patrocini della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, della Commissione europea, del Dipartimento Affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’ambiente e del Comune di Milano – si sono conclusi sabato 8 novembre.

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