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Un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Carlo Verdone,Carlo Buccirosso, Sabrina Ferilli, Pamela Villoresi
Jep Gambardella (Servillo) è un giornalista di costume di 65 anni ; arrivato a Roma sull’onda del successo di un suo unico romanzo giovanile , ci è rimasto e si è ritrovato al centro della vita mondana della città : ha un solo vero amico, lo scrittore fallito Romano (Verdone) e vive un rapporto affettuosamente (quasi) filiale con la direttrice del suo giornale , Dadina (Giovanna Vignola ) nana e tosta che gli prepara risotti e minestroni e lo rassicura sulla sua capacità professionale ; il giro, che, distante e un po’ brillo, frequenta comprende un commerciante erotomane ( Buccirosso) con moglie disperatamente allegra ( Iaia Forte), una intellettuale femminista che scrive robaccia per la televisione (Galatea Ranzi), una mondana ( Villoresi) che cerca nelle feste conforto dall’angoscia di un figlio malato di mente , una ex-diva televisiva (Serena Grandi) compulsivamente cocainomane , un commerciante d’arte (Lillo Petrolo) che non si perita di sfruttare una bambina-pittrice prodigio, un chiurgo estetico (Massimo Popolizio) che riceve centinaia di clienti al giorno, un cardinale ( Roberto Herlitzka) prodigo di costose ricette di cucina e di superficiali insegnamenti morali, un gestore di night (Massimo De Francovich ) addicted di eroina, la cui figlia, Ramona ( Ferilli) , ormai più che quarantenne fa , per disperato bisogno di danaro , ancora la spogliarellista. Proprio con Ramona , dopo tante brevi, insulse relazioni- vedi l’incontro con la noiosa Ornella ( Isabella Ferrari )- Jep ha un sussulto di quell’affetto che sembrava sopito dalla prima giovinezza e che riaffiora quando il marito (Luciano Virgilio )della sua prima fidanzatina gli comunica che alla sua morte ha scoperto che lui, Jep, è stato per lei l’unico amore. La morte di Ramona, la partenza del deluso Romano e l’incontro con una sorta di Madre Teresa centoquattrenne inducono Gambardella a ricercare i luoghi del suo primo amore e della sua perduta ispirazione artistica.
Il film , presentato pochi giorni fa a Cannes, ha fatto molto discutere : a molti nostri critici non è piaciuto – lo hanno visto come una sorta di “Dolce vita” senz’anima e , soprattutto (male dei mali!) senza una riconoscibile critica sociale ; altri (per lo più stranieri) ,invece, lo hanno trovato bellissimo e doloroso come tutta la filmografia di Sorrentino . Le sue storie sono , infatti, pervase da un profondo senso di solitudine , che rende umani e vicini a noi i personaggi che le vivono , i quali , guarda caso, sono sempre , in qualche modo, dei “mostri” : il contabile di malavita de “Le conseguenze dell’amore”, lo squallido usurario de “L’amico di famiglia”, l’Andreotti de “Il divo” ,l’egocentrica pop-star di “This must be the place” sono , come Jep, angosciosamente soli e non possono trovare riscatto in un amore che non è dato loro di conoscere, se non perdendovisi definitivamente e il vero, unico amore di Gambardella è la splendida (e splendidamente fotografata da Luca Bigazzi) e voracemente distruttiva Roma dei terrazzi abusivi, dei palazzi in decadimento e della promiscuità senza valori comuni . Il cast è stellarmente teatrale e a tutti i personaggi la costumista Daniela Ciancio dà un tocco di riconoscibilità . Se c’è un paragone possibile con il capolavoro di Fellini (ma in realtà non serve) è nella capacità de “La grande bellezza” di raccontare il nulla nel quale siamo dolorosamente immersi.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=hpPz0Umsff4