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Quant’è elegante e tenero l’(h)orrore!
di Guillermo Del Toro. Con Sally Hawkins, Michael Shannon (II), Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg USA 2017
Baltimora, 1962. Elisa Esposito (Hawkins), ragazza muta addetta alle pulizie in un laboratorio della Difesa, vive una vita solitaria ed appartata; ogni mattina compie gli stessi gesti: si sveglia, si masturba nella vasca mentre fa il bagno e prepara la colazione per sé e per il suo vicino e – insieme alla collega Zelda (Octavia Spencer) – unico amico: il disegnatore, semi-disoccupato e gay Giles (Jenkins). Un giorno al laboratorio arriva una cisterna blindata ed Elisa, che stava facendo le pulizie, guarda in un oblò e vede uno strano uomo-pesce (Jones). L’arrivo della creatura appare subito misterioso e strategico: l’Esercito affida la gestione della Sicurezza al temibile Richard Strickland (Michael Shannon), che effettua brutali esperimenti sulla creatura. Una volta Elisa e Zelda vengono chiamate d’urgenza dal capo della sicurezza interna, Fleming (David Hewlett), per pulire il sangue nel pavimento della stanza dove è rinchiusa la creatura che, per reagire alle torture di Strikland, gli aveva staccato due dita con un morso; Elisa le mette in un sacchetto e le dà a Fleming; poco dopo fa in modo di rimanere sola nella stanza e dà un uovo sodo alla creatura, che, dapprima diffidente, lo mangia e la ragazza gli comincia a parlare con il linguaggio dei segni. Ora lei ogni giorno va di nascosto dall’anfibio nell’intervallo del pranzo, gli porta le uova, ci parla e gli fa ascoltare ballabili con un giradischi portatile. Un giorno, nella stanza, entrano Strickland, al quale sono state riattaccate chirurgicamente le dita, il dottor Robert Hoffstetler (Stuhlbarg) – che è lo scienziato incaricato di studiare la creatura – e il generale di Stato Maggiore Hoyt (Nick Searcy), che ordina ai due di vivisezionarlo. Elisa, che si è nascosta, apprende con orrore che l’anfibio è oggetto di studi per migliorare le possibilità dell’uomo nella corsa allo spazio e che l’ordine ò stato dato nel timore che i russi se ne possano impadronire. Hoffstetler, che ha visto la ragazza ma non ne ha fatto cenno, tenta di opporsi ma invano; poco dopo lo vediamo in un luogo deserto, scambiarsi ridicole parole d’ordine in un russo con un omaccione (Marvin Kaye) che lo porta nel retro di un ristorante russo: in realtà il dottore è una spia sovietica (il suo vero nome è Dimitri Mosenkov), incaricata da KGB di carpire i segreti della creatura e adesso, dopo aver informato il suo superiore Mihalkov (Nigel Bennet) delle intenzioni degli americani, riceve l’ordine di praticare una iniezione distruttiva all’essere per osteggiare gli americani; lui vorrebbe tenerlo in vita ma il russo (come prima il generale americano) è irremovibile. Elisa decide di rapire l’anfibio e chiede disperatamente aiuto a Giles ma questi che spera di riavere il suo vecchio lavoro nell’azienda di pubblicità diretta da mr. Arzoumanian (John Kapelos) e si è innamorato del bel gestore (Morgan Kelly) di un bar specializzato in pessime torte, si rifiuta; poco dopo però Azoumanian gli rifiuta un bozzetto e il cameriere, risponde con sdegno alle sue avances e lui va da Elisa e con lei organizza la fuga, predisponendo un furgone che rende uguale a quello della lavanderia che serve il laboratorio. Hoffstetler, che ha capito tutto, aiuta Elisa facendo saltare la luce al momento del rapimento e dandole il composto salino ed i consigli che servono a tenere in vita la creatura. All’ultimo momento anche la reticente Zelda si unisce al complotto e l’anfibio arriva sano e salvo a casa di Elisa. Strickland è furioso: ha, per la prima volta in vita sua, perso, il furgone nella fuga ha distrutto la Cadillac nuova che si era appena regalato e, soprattutto, Hoyt lo minaccia di tremende ritorsioni se non ritroverà l’anfibio. Elisa è felice e, in breve, ha con la creatura dei bellissimi rapporti sessuali, per lo stupito divertimento di Zelda; Giles invece – dopo un drammatico scontro perché l’anfibio aveva mangiato uno dei suoi gatti – scopre che l’essere ha il potere di guarire le ferite, di fermare il processo di invecchiamento e di far ricrescere i capelli (la calvizie è un suo narcisistico cruccio). Elisa si è innamorata della creatura ma decide, per salvarlo, di portarlo, nel giorno in cui è previsto un acquazzone, nel canale del fiume che, ingrossandosi, lo faccia arrivare al mare. Hostetler riceve l’ordine di tornare in patria ma, intanto, Strickland che sospetta di lui, lo segue; così, quando, nel solito luogo degli appuntamenti segreti, vede l’omaccione ferirlo mortalmente, lo uccide; poi – convinto di aver scoperto una grande rete di spionaggio – lo tortura e, l’altro, irridente in punto di morte gli rivela la verità: è stato sconfitto da due donne delle pulizie. Pazzo di rabbia va a casa di Zelda e il marito di questa, (Martin Roach), terrorizzato, gli rivela il nascondiglio dell’anfibio. Elisa e Giles, intanto, sono al canale e lei, pur consapevole di doverlo lasciar andare, soffre all’idea di doverlo lasciare. Arriva Strickland che tramortisce Giles e spara a Elisa ed all’uomo pesce; questi, grazie ai suoi poteri, guarisce e uccide Strickland, poi si getta in acqua con il corpo di Elisa e in acqua, le risana le ferite e le fa crescere le branchie così che lei possa rimanere per sempre con lui nel mare.
Il segno distintivo della filmografia di Guillermo Del Toro è sempre stata la commistione tra il fantasy e il damma di sentimenti, sin da La spina del diavolo e Il labirinto del fauno così come il tenero ed inquietante trasformista Doug Jones è presente in molti suoi lavori (oltre a questo e ai due citati, lo abbiamo visto anche in Mimic e nei due Hellboy). Qui però, Del Toro ha trovato una ispirazione più profonda e il film è pieno di suggestioni e richiami di grande raffinatezza musicale e filmica: vediamo Carmen Miranda interpretare il mitico Chica Chica Boom Chic, sentiamo Caterina Valente duettare con il fratello Silvio Francesco in Babalù, ci arrivano scene da La storia di Ruth (non a caso: il film romanza le vicende della contadinella dalla quale nascerà la stirpe di David), Elisa ripeterà le mosse di Shirley Temple e di Bill “Bojangles” Robison nel famoso balletto sulla scala di Piccolo colonnello. Queste ed altre citazioni (tra le altre il film con Pat Boone Martedì grasso), accompagnano un soffuso e coinvolgente tono generale che richiama ai primi anni sessanta: la guerra fredda, la corsa allo spazio, la casa e la famiglia perfettina di Strickland – la moglie Elaine (Lauren Lee Smith), e i figli Tammy (Madison Ferguson) e Timmy (Jayden Greig) – che sembrano presi di peso da una pubblicità di quegli anni. La stessa fotografia di Dan Lautsen richiama, nella grana e nei colori la vecchia pellicola Eastmancolor e, sfacciatamente, il film si permette anche una nostalgia nella nostalgia con il bianco e nero di Elisa e la creatura che ballano in una coreografia alla Bubsy Berkeley. Io, come molti, ero quasi certo che avrei rimpianto il delizioso Mostro della laguna nera del grande Jack Arnold ma non è successo. Il film ha avuto il Leone d’Oro a Venezia, due Golden Globe (regia e colonna sonora) e ha 13 nomination all’Oscar di quest’anno. Li merita tutti.