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La bruttina e la bestia
di Bill Condon. Con Emma Watson, Dan Stevens, Luke Evans, Kevin Kline, Josh Gad USA
Nel Settecento in Francia, alle porte del castello di un giovane principe (Stevens) vacuo ed arrogante durante un ballo si presenta una vecchia mendicante (Hattie Morahan) che implora la sua ospitalità offrendogli in cambio una rosa. Lui la scaccia sdegnato e lei, che in realtà è una maga, getta un incantesimo sul principe, trasformando lui in una bestia e i suoi servitori in oggetti mentre il castello, del quale gli abitanti dei villaggi vicini perderanno la memoria, sarà circondato dal buio e da un inverno perenne. Prima di andare via, la maga lascia alla Bestia la rosa con la consegna che solo se fosse riuscito ad amare e a farsi amare prima che cadesse l’ultimo petalo l’incantesimo si sarebbe spezzato. Qualche tempo dopo a Villeneuve, un minuscolo villaggio lì vicino, Belle (Watson), una giovane ragazza che vive col padre artista e artigiano Maurice (Kline), fa la spesa, circondata dalla disapprovazione dei compaesani perché, a differenza delle altre ragazze del paese, è indipendente, volitiva e (scandalo: le ragazze devono restare analfabete per non avere grilli per la testa!) ama leggere. Gaston (Evans), un prestante ex-militare, che è sempre accompagnato dall’amico e commilitone Le Tont (Gad) e che è concupito da tutte le ragazze del paese (oltre che, segretamente, da Le Tont), si è incaponito a voler sposare Belle, che rifiuta le sue rozze e maldestre attenzioni. Una volta lui la salva dall’ira dei compaesani – fomentati dal Preside (Chris Andrew Mellon) – per aver insegnato a leggere ad una ragazzina (Skye Lucia Degruttula) ma lei gli concede di accompagnarla al cancello di casa per poi sgattaiolare via. Un giorno il padre parte per vendere alla fiera di un paese vicino un carillon che ha appena creato e, come sempre, la figlia risponde alla sua richiesta di cosa voglia per regalo, chiedendogli di portarle solo una rosa (il fiore amato dalla mamma morta). Al ritorno, Maurice viene sorpreso da un temporale e un fulmine si abbatte su un albero che, crollando sulla strada, blocca il cammino; a fianco si intravede un intricato sentiero sul quale, pur essendo giugno, man mano che lui vi si inoltra, comincia a nevicare; di lì a poco un branco di lupi lo assale, facendo rovinare a terra il suo carretto, lui sale sul cavallo che lo trainava, inseguito dalle bestie che, però, quando arrivano vicino al castello maledetto, tornano indietro. Maurice cerca riparo nella magione ma viene accolto da oggetti parlanti e, spaventato, scappa via, non senza essersi fermato nel giardino a cogliere una rosa da portare a Belle; qui viene raggiunto dalla Bestia, che, dandogli del ladro, lo rinchiude nella torre del castello. Al villaggio, Belle vede il cavallo che è tornato da solo e, salitagli in groppa, gli chiede di portarla nel luogo in cui suo padre si era perso. Arriva al castello e trova Maurice condannato a rimanere per sempre chiuso in una cella; lui la esorta a scappare ma Belle propone alla Bestia di tenere prigioniera lei al posto del padre, Maurice si oppone ma lei, con uno stratagemma, lo spinge fuori dalla cella, richiudendovisi dentro. Il candelabro Lumière (Ewan McGregor), l’orologio Tockins (Ian McKellen) e la teiera Potts (Emma Thompson) – accompagnata dal figlioletto Chicco (Nathan Mark) – decidono che lei può essere la ragazza giusta per spezzare l’incantesimo e, contravvenendo agli ordini, la liberano e la portano in una lussuosa stanza, che il piumino Spolverina (Gugu Mbatha Raw) provvede a rendere lustra, mentre l’armadio Garderobe (Audra McDonald) le rovescia addosso preziose stoffe, che lei però disdegna. Poi la portano nella sala da pranzo e le offrono una splendida cena, accompagnata dalle musiche del clavicembalo Cadenza (Stanley Tucci). Loro cercano di convincere il padrone a frequentarla e ad essere gentile con lei ma con scarsi risultati. Un giorno lui la sorprende a curiosare nell’ala del castello che le era stata inibita e dove è custodita la rosa fatale e la caccia via in malo modo. Belle, spaventata, fugge a cavallo e viene attaccata dai lupi; la Bestia, accorsa in suo aiuto, riesce a salvarla ma resta a terra gravemente ferito e lei, grata del suo gesto, lo riporta al castello per curarlo. Durante la convalescenza, lei viene a sapere che il principe da bambino (Rudi Goodman) era rimasto orfano della madre (Harriet Jones) per colpa di una terribile epidemia di peste – la stessa che aveva ucciso la madre (Zoe Rainey) di Belle a Parigi e convinto il padre a portarla piccolissima (Daisy Duzcmal) a Villeneuve – e che il suo crudele padre, il re (Henry Garrett), lo aveva cresciuto rigidamente, rendendolo superbo e altezzoso. Durante i giorni di convalescenza Belle, mentre lo cura amorevolmente, impara a conoscere la Bestia e inizia a provare, timidamente ricambiata, qualcosa per lui. Maurice intanto chiede aiuto a Gaston per salvare Belle dalla Bestia e conduce lui e Le Tont là dove era stato sorpreso dal temporale ma l’albero caduto è misteriosamente ancora in piedi e lui non vede più il sentiero ma insiste con Gaston per continuare le ricerche; l’altro, credendolo un po’ tocco, decide di tornare indietro a meno che Maurice non acconsenta a concedergli la mano di Belle; al suo rifiuto lo tramortisce e – tra le proteste di Le Tont che viene subito zittito – lo lascia legato ad un albero in balia dei lupi; per fortuna, viene liberato dalla vagabonda Agata e, arrivato al villaggio, accusa Gaston di tentato omicidio, chiamando a testimone Le Tont; questi però, spaventato dalle minacce dell’amico, nega tutto e Gaston convince i compaesani a rinchiuderlo in manicomio. Intanto al castello Belle e la Bestia, per la prima volta, danzano insieme. Lei però è un po’ triste perché ha nostalgia per il padre e lui glielo mostra in uno specchio magico; Belle vede così che Maurice è in pericolo e la Bestia, pur prevedendo che non la vedrà più, la lascia andare in suo soccorso, dandole lo specchio come regalo d’addio. Arrivata al villaggio, nel tentativo di convincere i paesani che il padre ha detto la verità, mostra alla folla la Bestia nello specchio ma ottiene solo che Gaston inciti tutti ad andare al castello per uccidere il mostro, facendo rinchiudere Belle (alla quale aveva offerto salvezza se lo avesse sposato, ottenendo l’ennesimo rifiuto) e Maurice in un carro che li condurrà in manicomio. I paesani arrivano al castello dove ingaggiano una grande battaglia con i servitori/oggetti del principe (durante la quale Le Tont, stanco dei soprusi di Gaston si schiera con questi ultimi), uscendone sconfitti. Sopraggiunge anche Belle, che è riuscita a liberarsi mentre il padre distrae Monsieur D’Arque (Adrian Schiller), il conducente del carro-prigione, in tempo per vedere la cruenta lotta tra la Bestia e Gaston, con quest’ultimo che muore cadendo dal tetto del castello non senza aver ferito mortalmente con ripetuti colpi di schioppo la Bestia; in punto di morte, però, una lacrima d’amore di Belle spezza l’incantesimo e Agata – che altri non è che la maga – riporta in forma umana il principe e i suoi servitori e ripristina la memoria agli abitanti del villaggio. Un grande ballo di fidanzamento festeggia l’amore di Belle e il Principe ma anche di Lumiere e Spolverina, di Cadenza e Garderobe e dei ritrovati Potts e Jean (Gerard Horan) e Tockins e la moglie Clothilde (Haydn Gwynne), nonché di Le Tont con il bel Stanley (Alexis Loizon).
La bella e la bestia è, secondo tradizione letteraria, una fiaba francese che ha avuto la prima versione nel 1740 a cura di M.me Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve (da cui il nome del villaggio nel film) e una più diffusa riduzione 16 anni dopo per la penna di Marie Leprince de Beaumont ma, in varia forma, la ritroviamo in tutta Europa ed appare nei racconti di Perrault, dei Grimm e di Basile. Lo psicanalista Bruno Bettelheim la accomuna a Barbablù come racconto di iniziazione sessuale delle fanciulle: l’incantesimo della Madre/maga fa apparire bestiale e repellente l’uomo che, solo dopo un casto percorso/fidanzamento di conoscenza può essere accettato come Principe/sposo; altri accostano la favola a Cappuccetto Rosso, in cui il maschio predatore ha l’aspetto di lupo. Al cinema è passato alla storia lo splendido film di Jean Cocteau del 1945 che dava all’amato Jean Marais la pelliccia belluina della Bestia per farne un simbolo della diversità circondata (allora più che oggi) dall’orrore del mondo; seguirono altre versioni (anche una russa del 1952) ma la migliore – e quella di maggior successo – è il cartone animato Disney del 1991, della quale il film odierno è una versione con attori molto fedele. La Disney da vari anni ha deciso di puntare su eroine post-femministe e la Belle delle due versioni non fa certo eccezione: anzi, mentre la ragazza disegnata del ’91 era risoluta e forte ma anche carina e femminile, la scelta della non avvenentissima Emma Watson, della quale è noto l’impegno in battaglie civili, rende la scelta ancora più evidente. L’operazione sta avendo grande successo, quindi niente da dire se non che, di fatto, non si può non preferire la versione disegnata a questo ottimo remake, che – a differenza del recente Cenerentola di Kenneth Branagh, pieno di ammiccante ironia – è diretto con solida ma un po’ piatta professionalità. Sta di fatto che le cose migliori del film sono la riproposizione delle due più vivaci coreografie del precedente: i numeri Gaston e Stai con noi (Be our guest); a proposito di quest’ultima canzone non si può non notare che ci troviamo di fronte al secondo rimaneggiamento di Be a clown di Cole Porter (da Il Pirata di Vincent Minnelli), dopo Make ‘em laugh , cantato e ballato da Donald O’Connor in Ballando sotto la pioggia; questa versione ha però il pregio di una splendida citazione delle coreografie di Bubsy Berkley, sia nel cartoon che nella – in questo caso ottima – trasposizione di Condon.